Sono sempre convinto che la vita sia comunque bella e di questo dono sono profondamente grato al Signore. Sono pure convinto che la vita sarebbe immensamente più bella se fossi più saggio nel valutare gli eventi ma, soprattutto, se mi fidassi e mi abbandonassi totalmente ai consigli che il Signore mi ha dato e mi fa pervenire mediante l’insegnamento di Gesù. Ritengo innanzitutto però che la vita potrebbe essere molto più interessante e più bella se fossi veramente convinto che essa non termini con quella, che Francesco d’Assisi chiamava “Nostra sora morte corporale”, ma che termini invece con l’incontro con il Padre, fonte di ogni valore. Vivere con l’incubo di quella “Spada di Damocle” che ti può colpire in maniera inattesa e inevitabile non è di certo un bel vivere! Guai a me se non sapessi che alla meta del mio cammino c’è una risposta assolutamente esauriente ad ogni mia domanda e alla mia sete di amore, verità, felicità e pace! Sant’Agostino ha sintetizzato queste mie angosce esistenziali, da cui evidentemente nemmeno lui era immune, con queste parole: “È inquieto, Signore, il mio cuore finché non riposerà in Te”. La vita senza eternità sarebbe un dono a metà, anzi sono convinto che diventerebbe quasi una beffa se fosse vero che la morte distruggerà in un sol colpo quello che ho tentato di costruire in più di ottant’anni di fatica e di impegno. Mi conforta a questo proposito l’affermazione di Pietro: “Da chi andremmo Signore se soltanto Tu hai parole di vita eterna!”.
Il mio Credo
Ogni giorno, con le preghiere del mattino, recito anche il Credo, preghiera che recito assieme ai fedeli anche ogni domenica o in occasione di feste importanti.
Qualche giorno fa mentre lo recitavo, lasciandomi condurre, come una dolce nenia, dal ritmo delle parole che conosco fin dalla mia infanzia, mi è venuto da chiedermi: “Ma io in che cosa credo veramente?”.
D’istinto mi è venuto di rispondermi: “A tutto quello che la Chiesa mi chiede di credere, altrimenti dovrei cambiare mestiere!”. Però nella coscienza mi è rimasta la medesima domanda, magari formulata in maniera più specifica: “Quali sono le verità del Credo su cui mi appoggio con più fiducia e trasporto?”. Con un po’ di fatica e qualche disagio sono arrivato a questa conclusione: credo in Dio senza alcuna perplessità ed incertezza, credo che il cristianesimo dia le risposte più esaurienti alle domande sulla vita, sui rapporti umani, sul domani prossimo e futuro e credo che la Chiesa, con il suo insegnamento ed anche con i suoi riti mantenga vivi nel tempo e per tutti la proposta ed il progetto di Gesù. Di questo sono assolutamente sicuro e offrirei la mia vita per testimoniarlo, su tutto il resto invece, pur dopo tanto indagare, talora perfino esasperato, quante perplessità e quanti dubbi! Mi auguro tanto che il buon Dio accetti come sufficiente l’essenziale! Forse posso aggiungere, a mia difesa, che sono impegnato in una ricerca vera e sofferta e aperto ad ogni spiraglio di luce che da qualsiasi fonte mi giunga. Spero tanto che tutto questo mi basti!
Un sogno rimasto solo un sogno
Quasi cinquant’anni fa Monsignor Vecchi, la San Vincenzo ed io aprimmo il “Ristoro” di Cà Letizia, quella struttura che attualmente tutti chiamano: “La Mensa dei Poveri”.
Noi a quel tempo non intendevamo avesse i connotati che essa pian piano ha assunto, cioè una mensa in cui senza tetto e sbandati potessero trovare un piatto di minestra calda e qualcosa per placare i morsi della fame ma, a quel tempo, lo progettammo affinché fosse come un ristorante, pur modesto, in cui le persone, con poche risorse economiche, potessero pranzare in un luogo dignitoso e ad un prezzo pressoché simbolico.
Inizialmente fu così, tanto che perfino una coppia di giovani sposi organizzò il pranzo di nozze nella sala da pranzo di Cà Letizia! Forse era fatale che diventasse la “Mensa dei Poveri” però nel mio animo è rimasto ancora l’antico sogno del “ristorante” per la povera gente, sogno che probabilmente dovrò lasciare in eredità a chi verrà dopo di me.
Qualche settimana fa, leggendo un servizio de “Il Messaggero di Sant’Antonio”, ho appreso dell’iniziativa di un ristoratore milanese che ha aperto un locale in cui, chi è di modeste condizioni economiche, può pranzare con un euro. A motivo di questa notizia ho cercato di raccogliere informazioni presso gli addetti ai lavori per capire se la sala da pranzo del don Vecchi potesse essere adibita a “Ristorante Popolare”, però mi sono reso conto che la cena verrebbe a costare non meno di quattro euro, garantendo però ogni sera almeno una cinquantina di commensali. A questo punto mi vedo costretto a rimettere nel cassetto dei sogni questo progetto in attesa di momenti migliori!
Insulto ai poveri
Qualche settimana fa ho letto su “il Gazzettino” una notizia, che ormai non si può più nemmeno definire notizia, e cioè che a Venezia è stato aperto un nuovo albergo! Ogni anno Venezia perde abitanti e ogni anno aumentano i turisti cosicché tutta la vita cittadina, pian piano, si adegua sempre più alle richieste dei turisti piuttosto che rispondere alle esigenze della popolazione autoctona. Sennonché “la notizia non notizia” ha attratto la mia attenzione per il costo di una suite.
Da quanto ho potuto capire il costo di una camera, nel nuovo albergo, è di tre-quattrocento euro a notte, quasi la pensione mensile di una delle cinquanta persone che vivono al Don Vecchi. Credo che notizie del genere vengano offerte con una certa enfasi per evidenziare le capacità ricettive di Venezia, città che può soddisfare anche le esigenze più raffinate dei ricconi del nostro tempo.
Questi nuovi alberghi, così costosi, sono in realtà un’ignominia ed un’offesa alla povera gente che deve ridurre le proprie spese perfino per l’acquisto dei generi alimentari. Credo poi che sia ancora più triste e desolante che nessuno si indigni per il fatto che, né la Chiesa né la Civica Amministrazione, bollino di ignominia simili sperperi. Di fronte a tali notizie ancora una volta sento il bisogno di pregare il Signore per me e per tutti: “Signore non darmi né la miseria né la ricchezza ma soltanto quello che è necessario per vivere!”.
Crimea
Ho ripetuto più volte che la domenica pomeriggio mi piace quanto mai seguire due rubriche televisive, la prima è “L’Arena”, trasmessa su Rai Uno e condotta da Giletti mentre la seconda è trasmessa da Rai Tre con il titolo “Mezz’ora” ed è condotta dalla giornalista Annunziata ben nota per il suo acume ma, purtroppo, anche per la sua faziosità. Ogni domenica provo sempre stizza perché queste due rubriche si sovrappongono e perciò mi ritrovo a ripetere frequentemente lo stesso stupido tentativo di seguirle contemporaneamente cambiando canale in continuazione, rischiando così di non riuscire a cogliere fino in fondo i contenuti né dell’una né dell’altra trasmissione.
Questo pomeriggio il personaggio intervistato dall’Annunziata e l’argomento trattato mi interessavano così tanto da rinunciare totalmente alla trasmissione di Giletti per vedere “Mezz’ora”. La giornalista, lucida ed intelligente, stuzzicava con estrema arguzia il nuovo ministro Gentiloni per conoscere la posizione dell’Italia nei riguardi delle prese di posizione di Obama e soprattutto della Merkel che, per discutere con Putin sulla Crimea, si è fatta accompagnare dal “principe consorte” Hollande. I due, pur tentando di trovare un accordo, si sono spinti tanto in avanti da pronunciare la nefasta e terribile parola: “GUERRA”.
Ho ammirato la misura, la saggezza e il coraggio del nostro neo ministro degli esteri che si è dimostrato attento e anche abile nel prendere le distanze da queste due super potenze, senza però lasciarsi andare a parole di rottura, evitando così di incrinare i buoni rapporti, anche se di sudditanza, che l’Italia intrattiene con loro. Ho provato però un brivido al solo sentir pronunciare il termine GUERRA. Rifiuto con estrema decisione le posizioni sulla Crimea della Russia, ma, con altrettanta decisione, rifiuto anche quelle degli Stati Uniti e della Francia a cui pare non siano bastate le amarissime batoste subite in Indocina, in Afghanistan, in Iraq e in Libia!
Non riesco proprio a capire perché si voglia proibire ad ogni costo, agli abitanti della Crimea del nord abitata da filo russi, di formarsi uno stato autonomo di Mosca. Temo che quando i “grandi” parlano del diritto all’autodeterminazione dei popoli raccontino solo barzellette e si limitino a fingere di voler tutelare un sacrosanto diritto di tutte le genti. Comunque se qualcuno volesse la guerra, la faccia, ma eviti di coinvolgerci in un crimine tanto spaventoso!
Le scelte
La denuncia che Dino Buzzati fa in merito al tempo non utilizzato, destinato quindi assurdamente alla discarica, dovrebbe renderci coscienti di quanto dissennati e sperperoni siamo noi che ci riteniamo benpensanti. Le sue considerazioni mi hanno riportato alla mente una lontana lezione ascoltata durante i miei studi liceali. Era mio insegnante Monsignor Vecchi il quale, durante una lezione di filosofia scolastica, cercò di mettere a fuoco il problema di cosa sia il tempo.
Diceva il Monsignore che il tempo è un contenitore vuoto che viene riempito dagli eventi. Riflettendo su questa definizione teorica, apparentemente ininfluente sulla vita di tutti i giorni, mi è venuto da pensare che è l’uomo uno degli attori che riempie questo contenitore e, quando lo fa, è lui che sceglie cosa mettere all’interno del contenitore stesso. Proseguendo nella mia “riflessione filosofica”, che pian piano diventava esistenziale, ho capito che ognuno di noi, anche se non ci pensa e non ne è cosciente, finisce fatalmente per riempire comunque “il suo tempo” però se non sta attento, invece di riempirlo con qualcosa di umanamente valido, rischia di metterci dentro solamente scarti di vita o spazzatura morale. Un uomo, non solo non deve buttar via il suo tempo ma, non può e non deve nemmeno riempirlo di “spazzatura”!
Spreco dimenticato
Non passa settimana che sulla stampa nazionale non si parli dello spreco alimentare. I giornali poi di orientamento religioso denunciano ancor più di frequente il fatto che, mentre in molte zone della terra si muore di fame, nel nostro mondo occidentale centinaia di migliaia di tonnellate di generi alimentari vengono sprecate e buttate in discarica. Poco tempo fa mi è capitato di leggere uno dei cento racconti del famoso autore Dino Buzzati, il quale denuncia, con una prosa serena ed avvincente, uno spreco ancor maggiore ed ancora più assurdo e colpevole. Racconta Buzzati che un signore aveva notato che sul far della sera un grosso bilico versava puntualmente nella discarica cittadina un’enorme quantità di scatole piccole, grandi e grandissime, tutte così ben confezionate da sembrare appena uscite da un negozio. Incuriosito del fatto che quotidianamente l’evento si ripeteva, chiese all’autista che cosa contenessero tutti quei contenitori che sembravano nuovi e mai utilizzati. Questi rispose: “Le scatole piccole contengono le ore non utilizzate e quindi ormai inservibili, quelle più grandi i giorni, le più grandi ancora i mesi, gli anni e perfino le vite intere”. Questo racconto mi ha messo letteralmente in crisi pensando a tutto quel prezioso ben di Dio, col quale si potrebbero fare cose veramente belle e sublimi, che viene sprecato e buttato in discarica ogni giorno! Spero tanto che questa mia crisi di coscienza mi aiuti ad utilizzare bene da oggi in poi ogni attimo della mia vita e così avvenga anche per i miei amici!
L’atea sprovveduta
Qualche tempo fa ho ricevuto un’e-mail da una signora che legge “L’Incontro” e che si è dichiarata atea. Questa signora, che afferma di vivere serenamente, si occupa di chi è in difficoltà e si ritiene migliore di tanti credenti. Quest’ultima affermazione, che è purtroppo abbastanza frequente in questo genere di persone, mi suona un po’ stonata e negativa perché non è nobile esprimere giudizi positivi su se stessi e negativi sugli altri senza avere motivazioni obiettive. Non ho ritenuto di dover rispondere per non impelagarmi in polemiche che non risultano mai positive, però voglio sommessamente farle notare che chi si dichiara ateo non può esimersi dal fornire una spiegazione della vita e del mondo in cui vive. Vivere senza avere una meta che giustifichi seriamente la vita stessa è desolante perché un’esistenza del genere, fatalmente tesa verso la morte, a me pare semplicemente assurda. Ma poi, chi nega Dio creatore ed ordinatore dell’universo, non può non sentirsi in dovere di cercare di spiegare, soprattutto a se stesso, chi ha creato lui e l’universo intero facendolo poi girare in maniera così perfetta. Mi pare di dover concludere che se è difficile dimostrare e fare accettare l’esistenza di Dio è veramente impossibile credere che l’universo non abbia un creatore ed un ordinatore di infinita intelligenza e potenza!
Lutero
Per molti anni ho cercato formule di preghiere, con contenuti profondi e stimolanti, da pubblicare su “L’Incontro”. Un paio di anni fa ho scoperto e pubblicato una preghiera di Martin Lutero, il famoso frate che cinque secoli fa ha promosso il grande scisma della Chiesa d’Occidente dando vita al protestantesimo. Di primo acchito rimasi un po’ titubante perché i miei catechisti e docenti di teologia mi avevano fatto conoscere un Lutero arrogante, crapulone, ambizioso, però la preghiera era così appassionata che ritenni giusto pubblicarla. Qualche sera fa poi, Rai Storia, ha dedicato un ampio servizio a Lutero e lo ha presentato come un autentico uomo di Dio. Una serie di studiosi e religiosi, che penso fossero prevalentemente protestanti, lo hanno descritto come un vero asceta, studioso, innamorato della parola di Dio e alla ricerca di una fede e di una vita religiosa veramente autentica. Alla mia bella età mi sento quasi costretto ad una revisione della mia cultura a proposito di questo personaggio che visse in tempi quanto mai deludenti ed incoerenti da parte dei Papi e dei cattolici del tempo. Confesso però che questa revisione e la conseguente riabilitazione che ho fatto di Lutero mi stanno facendo bene e mi aiutano a nutrire quello spirito ecumenico che apre alla comprensione, alla stima e all’amore di quelle moltitudini di discepoli di Gesù che lo hanno conosciuto per strade diverse da quelle che pratico io. Questa stima, verso quelli che un tempo avrei definito apostati e lontani dal Signore, mi fa bene e mi apre ad una fraternità universale sia nello spazio che nel tempo.
Matteo fa centro ancora una volta
Non so se il detto: “Piove, governo ladro!” sia un modo di dire tipico del Veneto o se sia diffuso anche nel resto d’Italia” ma questo detto popolare ha delle fondamenta ben solide e motivate e credo sia difficile smentirlo. Spero proprio però che ora finalmente sia andato al governo un giovanotto che colpo su colpo faccia centro. Non sono esperto di queste cose e non le seguo con eccessiva attenzione ma mi pare che Renzi abbia fatto centro.
- Formando un governo di gente giovane, simpatica, bella e intelligente.
- Mettendo in disparte le vecchie cariatidi della politica italiana.
- Accordandosi finalmente, almeno per alcune riforme, con i “nemici”, dimostrando così che governo e opposizione possono anche collaborare.
- Sbaraccando l’ingombrante struttura del senato.
- Mettendo all’angolo l’arroganza dei sindacati ancora arroccati alla mentalità del primo dopoguerra e promulgando la nuova legge sul lavoro.
- Rompendo le uova nel paniere alla prepotenza tedesca che non perde occasione per ricordarci che i soldi li hanno loro.
- Dimostrando di non avere complessi d’inferiorità né nei confronti di Grillo né in quelli di Berlusconi.
- Facendo eleggere a grande maggioranza e rapidamente il Capo dello Stato scegliendo al di fuori della solita congrega di personaggi ambiziosi e avidi di potere.
- Pare poi che, magari debolmente, stia rimettendo in moto l’occupazione.
- Voglio poi concludere questo “decalogo” affermando che, per quanto mi riguarda, provo piacere nell’avere un capo di governo un po’ scanzonato, dalla battuta facile, con ritmi di lavoro intensi ma soprattutto ottimista sulle capacità di ripresa del nostro Paese e capace di proporre ideali, speranze e valori elevati.
Renzi non sarà un nuovo Mosè, però ci voleva per non farci morire di tristezza, di noia e di disperazione.
Il barbiere
Non dedico troppo tempo alla televisione, perché spesso mi annoia e più spesso ancora mi fa addormentare. I cronisti televisivi però, imperterriti, continuano a parlare nonostante io mi sia addormentato, arrivo perfino a guidare i miei sogni, tanto da farmi temere che possano arrivare ad inquinare le falde profonde del mio subconscio! Comunque ogni tanto scopro qualche “perla”, che rassomiglia al “Tesoro nascosto” della parabola evangelica.
Qualche giorno fa, nel notiziario regionale, ho ascoltato una splendida testimonianza; mi spiace solamente di averla scoperta un po’ tardi. Un giovane parrucchiere, non ho capito bene se della Marca Trevigiana o del Veronese, ha scelto di lavorare anche il lunedì, giorno che notoriamente è di riposo per barbieri e parrucchieri, non so se per tagliare i capelli gratuitamente a chi è in difficoltà o se per donare il ricavato dei suoi “tagli” ai poveri.
Ho appena intravisto la figura di questo giovane che nel suo negozio faceva “cantare” le forbici come sanno fare gli addetti di questa corporazione.
Una decina di anni fa un vecchio e famoso avvocato, il Cacciavillani di Dolo, mi confidò che la sua “carità” consisteva nel dedicare la mattinata, il dopo Messa della domenica, a tutta la povera gente che aveva bisogno di consulenze legali. Sono grato alla televisione per aver riferito questa testimonianza e mi auguro che lo faccia più di frequente piuttosto che propinare notizie futili o peggio ancora tristi e deludenti.
Ascetica minore
Più volte ho confidato che io mi alzo ogni giorno alle cinque e un quarto per aver modo di espletare le mie pratiche di pietà in un’atmosfera di silenzio, di solitudine e senza fretta o distrazioni esterne, purtroppo di quelle interne ne ho comunque molte e frequenti! Recito il breviario con fatica e spesso non condividendo il pensiero di chi ha steso “i salmi”.
Mi pare che il concetto di Dio e dei rapporti con il prossimo da parte degli ebrei dei salmi lascino molto a desiderare. Certe invocazioni rivolte al Signore di sterminare i nemici, le recito con le labbra non certamente con il cuore. Forse sarà per questo che dicono che solamente il quindici per cento dei preti recita ancora il breviario! Poi faccio meditazione. Mi avvalgo di una modestissima rivista della Chiesa Metodista che riporta le testimonianze dei discepoli di Gesù che vivono sparsi per il mondo intero.
Ho fatto questa scelta perché in quelle pagine trovo sempre una fede fresca, candida, profonda ed entusiasta. Io ho bisogno di questo tipo di testimonianza che faccia da contrappeso al mio naturale scetticismo.
Qualche giorno fa, uno di questi cristiani raccontava che mentre era nell’anticamera del medico, soffrendo egli fisicamente e psicologicamente per gravi disturbi di carattere alimentare, si accorse che per terra c’era un biglietto, lo raccolse e vi lesse: “Mai darsi per vinti, mai arrendersi”. Questa persona di fede lo interpretò come un messaggio del Signore e si abbandonò ad esso con fiducia. Voi non potete immaginare quanto bene mi abbia fatto cogliere questo messaggio e ancor di più cogliere la fede con la quale il protagonista lo ha interpretato.
La “paga” di Mattarella
Mi pare che i commenti, in occasione dell’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, siano stati tutti positivi; ne hanno parlato tanto bene che credo che la “Congregazione per i Santi” dovrebbe prendere in considerazione l’idea di proclamarlo fin da subito “Beato”, sia pure a livello civile! Ben si intende io sono molto felice di questa elezione e più felice ancora per le qualità che Mattarella dicano abbia. Ho ammirato anche il Napolitano della vecchiaia però, per quello che è stato in gioventù, l’ho sempre visto avvolto in un’ombra cupa che non sono mai riuscito a dissipare totalmente.
C’è stata però una notiziola, data quasi sottovoce, che mi ha turbato alquanto. Un cronista ha scritto che Mattarella, diventando Presidente della Repubblica, ci rimette perché da magistrato aveva un compenso di quattrocentocinquantamila euro all’anno mentre ora, da Presidente, ne percepirà solamente trecentoventimila, quasi mille euro al giorno! “Io non ci sto!” aveva detto Scalfaro in passato, ed io meno ancora! È vero che tutto questo avviene nel rispetto della legge, però io ritengo che una ruberia ed un’ingiustizia “secondo legge” non sia né meno ruberia né meno ingiustizia!
Credo che Mattarella farebbe un atto esemplare se denunciasse questa ignominia e si dissociasse rinunciandovi. Aggiungo che finché lo Stato Italiano permette queste ingiustizie e queste ruberie non ci sarà mai magistratura o morale che possa condannare “il nero”, anzi penso rappresenti una giusta e lodevole “rivolta sociale”, checché ne pensino magistrati e parlamentari!
Villa Salus
Non so bene quale sia la funzione specifica di Villa Salus nell’organigramma della Sanità approntato dalla Regione per la nostra città.
Per quel poco che mi è dato di capire credo che quello dell’Angelo sia l’ospedale d’eccellenza per le situazioni più gravi, mentre Villa Salus debba affrontare le situazioni meno impegnative e fare da supporto per completare le cure ai pazienti che si sono sottoposti ad interventi molto gravi nell’ospedale dell’Angelo.
Comunque, avendo frequentato in quest’ultimo tempo Villa Salus, a motivo del ricovero di una persona cara, mi è parso di avvertire che in questo ospedale periferico, in cui sono presenti un gruppetto di suore anziane, si respiri un’aria di famiglia, si avverta un clima di umanità, di rispetto e di attenzione particolare per i pazienti per cui tutto pare più sereno. Pure medici ed infermieri sembrano adeguarsi alla motivazione religiosa che ha dato vita a questa struttura e che tutto sommato, s’avverta che l’ambiente risente dell’amore per il prossimo, quell’amore che ha spinto quest’ordine religioso a dedicarsi ai fratelli ammalati. L’altra mattina poi, quando ho sentito la suora guidare la preghiera del mattino, ho capito quanto grande sia il valore aggiunto dello spirito di fede che impregna ancora questa struttura.
Le imprese di pompe funebri
Tutti i preti hanno a che fare con le imprese di pompe funebri perché fa parte del servizio di un sacerdote celebrare il commiato dei fratelli che ci precedono in cielo.
Svolgo molto volentieri questo servizio, da un lato perché mi da modo di riproporre le grandi verità cristiane che danno significato alla vita e offrono consolazione e speranza ai fratelli che vivono l’evento del lutto, e dall’altro perché spero tanto di essermi creato e di continuare a crearmi una folla di “amici” in cielo su cui poter contare. Questo ministero si inserisce però nell’organizzazione del funerale che è gestita quasi esclusivamente dalle imprese di pompe funebri, che in questi ultimi anni sono spuntate come funghi dopo la pioggia, perché pare sia una attività lucrosa. Io per temperamento e per scelta tento di favorire il loro lavoro come mi pare giusto che sia. Vi sono imprese serie che hanno rispetto ed attenzione anche per gli impegni di un prete, ma ve ne sono altre che pretenderebbero che il prete fosse al loro servizio facendo i loro interessi senza porsi problemi di sorta. Qualche giorno fa c’è stata una di queste imprese che pretendeva da me l’impossibile tanto da farmi venire la mosca al naso e dire al titolare: “Mi metta a libro paga e solamente allora potrà pretendere che sia a sua completa disposizione!”. C’è da aggiungere inoltre che al sacerdote giungono solo le briciole di questo loro “affare”. Questo mi dispiace perché, almeno nel caso mio, tutto quanto ricevo è interamente destinato ai poveri!