Tutto nasce dall’idea di creare un luogo dove chi è in condizione di disagio possa trovare aiuto: ora siamo tutti chiamati a essere protagonisti di questa avventura.
Sono ben felice che la redazione de “L’incontro“, il settimanale della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi, periodico a cui ho dato vita all’inizio del 2005 appena andato in pensione, mi abbia chiesto un intervento in occasione dell’inaugurazione del “Centro Papa Francesco“. Ho sempre ritenuto giusto, anzi doveroso, offrire un contributo di idee in occasione di eventi che riguardano la mia Città e la mia Chiesa. Ho sempre espresso il mio pensiero, anche quando ero consapevole che mi trovavo in minoranza; “partecipare” oltre che un diritto è un dovere per chi ha a cuore il domani e le sorti che riguardano sia la Comunità civile che quella religiosa.
Questa opportunità che mi è stata offerta mi permette di felicitarmi nella maniera più convinta con chi ha realizzato questa struttura straordinaria ed innovativa nel campo della solidarietà. Credo che la nostra Città e la nostra Chiesa debbano rendere onore e pure riconoscenza nei riguardi della Fondazione per i Centri Don Vecchi, ma soprattutto al suo attuale consiglio d’amministrazione, che ha avuto il coraggio e l’intuizione di dar vita ad una meravigliosa struttura di cui credo non si trovi una uguale nel nostro Paese a livello di carità cristiana.
Questo intervento mi dà modo di fare una precisazione che finalmente posso confessare ai miei concittadini; perché spesso, a proposito di questa iniziativa, mi si danno dei meriti che non sono veri. Io in questa bella vicenda non ho collaborato se non donando una piccola parte del grande sogno di dar vita ad un “Centro della solidarietà”, sogno che il Patriarca Cé aveva condiviso ed incoraggiato, ossia di un polo nel quale i concittadini in disagio potessero trovare aiuto, quali che fossero i motivi delle loro difficoltà.
Quindi i meriti e la riconoscenza vanno a don Gianni Antoniazzi, presidente della Fondazione, ad Andrea Groppo, vicepresidente, che è il vero realizzatore del progetto ed a Edoardo Rivola, che è il presidente de “Il Prossimo“, associazione che ne curerà la gestione, per non parlare dei 250 volontari che stanno dando tempo ed energie per la sua vita.
Questa precisazione mi dà modo di liberarmi dalla sensazione di sentirmi molto di frequente un “ladro” dei meriti altrui.
Voglio pure precisare che avendo spesso parlato dell'”ipermercato della solidarietà”, ho temuto che si potesse confonderlo con le analoghe strutture di natura commerciale. Preciso che nel nostro “ipermercato” ai più poveri viene donato tutto gratuitamente, ma pure a chi non abbia gravissimo bisogno di aiuto, tutto viene offerto in maniera gratuita, perché si richiede solamente una modestissima offerta per i costi di gestione. Spero quindi che questa precisazione metta in pace e tranquillizzi la “concorrenza commerciale”!
Essendo pure stato coinvolto molto spesso nella necessità di mettermi addosso “la bisaccia dei frati da questua” per cercare benefattori, debbo dichiarare di aver trovato una risposta estremamente generosa da parte del “Banco Alimentare di Verona”, dai “mercati generali frutta e verdura di Padova”, da 25 supermercati cittadini e dell’hinterland per la cessione dei generi alimentari in scadenza e da un considerevole numero di aziende del settore che quasi ogni giorno ci offrono “eccedenze” di ogni genere che i nostri volontari vanno a raccogliere usando la nostra “flotta” di sette furgoni con la scritta rossa sul fondo bianco “Servizi per i poveri”, furgoni che da mane a sera girano a Mestre e in tutte le città del Veneto.
Da ultimo, fra tutte le belle cose che dovrei segnalare ai miei concittadini, circa questa splendida e meravigliosa avventura di carità, è quella di non sentire mai più menzionare “Il supermercato di don Gianni, di don Armando, della Fondazione dei Centri don Vecchi o dell’associazione “Il Prossimo”, ma invece vorrei sentire che “l’Ipermercato” sia ritenuto la bella e innovativa realtà solidale della Città e delle Comunità parrocchiali, iniziativa della quale ognuno si senta partecipe e coprotagonista offrendo ad esso la propria collaborazione.
Ultimissima confidenza di questo povero prete ultranovantenne: spesso mi sorprendo che sto rivolgendomi al Signore con le parole del vecchio Simeone, quando ha avuto la grazia di incontrare il Messia: “Ora puoi chiamarmi, Signore, perché ho già visto “Le meraviglie di Dio!” Però se mi facesse vedere anche altre cose di questo genere non mi dispiacerebbe affatto!