Ai fedeli della chiesetta del cimitero di Mestre

Cari amici, per un breve periodo non potrò essere con voi nelle messe in quella che ho sempre definito la mia “cattedrale tra i cipressi” e che amo tanto, bella come una baita di montagna.

I postumi del Covid, che ha colpito anche me nelle scorse settimane, sono ancora forti per un ultranovantenne. Inoltre, a breve, dovrò sottopormi ad un intervento per una cataratta ad un occhio, quindi era necessario prendere un periodo di riposo.

Come già avvenuto in passato, ringrazio don Gianni Antoniazzi che si è reso disponibile a sostituirmi durante questa mia assenza che mi auguro il più breve possibile.

Non vorrei diventare un piagnone. Ho avuto il tifo a 20 anni, la cistifellea, un tumore al colon quand’ero parroco a Carpenedo, mi hanno tolto un rene una decina di anni fa, e ogni volta che tornavo a casa mi rendevo conto di quanto è bella la vita. Tutto è stato un dono, non una disgrazia, e sono sempre tornato.

Cari amici, conto di rivedervi tutti presto nella nostra piccola, grande Cattedrale.

Grazie a tutti

Impossibilitato di ringraziare personalmente tutti coloro, che a livello personale o mediante lettera, messaggi, telegrammi, internet e la stampa cittadina mi hanno onorato mediante parole di augurio, attestati di simpatia o preghiere in occasione del mio novantesimo compleanno, ringrazio tutti di gran cuore con tanta riconoscenza e promettendo che tenterò di ricambiare la fiducia, la stima e l’affetto impegnandomi con tutte le mie forze e fino a l’ultimo respiro per il bene della nostra cara città.

Don Armando Trevisiol

Lo scambio dei libri

Monsignor Mario D’Este fu mio docente di Morale per tutti i quattro anni di Teologia. Questo prete mi ha fatto veramente del bene perché, oltre ad offrirmi un insegnamento quanto mai valido di questa materia che illustra il comportamento al quale un cristiano si deve attenere in rapporto agli insegnamenti di Gesù, spesso ci parlava della testimonianza che un sacerdote deve offrire al “popolo di Dio”.

Ricordo che durante una lezione ci parlò di un sacerdote veneziano dalla vita veramente esemplare. Ci disse che questo uomo di Dio era pure uno studioso molto serio che amava quanto mai la lettura e che pian piano, durante la sua lunga vita, s’era fatto una bellissima biblioteca aggiornata e con moltissimi testi di valore. Pare poi che fosse non solamente orgoglioso per quanto era andato raccogliendo, ma era quanto mai geloso dei suoi amati libri.

Sennonché i suoi colleghi scoprirono con molto stupore che da qualche tempo aveva incominciato a donare a destra e a manca i libri della sua biblioteca. Finchè un collega gli domandò meravigliato: “Come mai ti stai disfacendo di quello che era l’orgoglio della tua vita?”. Ed egli rispose: “Sono vecchio e presto dovrò lasciare comunque la mia raccolta di libri, trovo più giusto donarli uno ad uno perché ora questa offerta rappresenta un gesto di simpatia mentre, quando sarò morto, il lasciare il mio patrimonio diventerà una necessità che non rappresenta per nulla un segno di amicizia e di fraternità!”.

Questo racconto è rimasto impigliato della mia memoria per più di mezzo secolo e finalmente questa buona semente ha incominciato a germogliare. Io sono stato un manovale a livello ecclesiastico e non una persona studiosa e colta, perciò la mia biblioteca è ben più modesta di quella del mio vecchio collega veneziano, però mi sono detto “perché anch’io non faccio un qualcosa del genere con i miei libri di formazione religiosa, piuttosto che essi continuino a coprirsi di polvere negli scaffali?”. Poi piano piano ha preso forma il mio modesto progetto che si rifà al mio confratello ben più illustre.

Sto cominciando con il mettere in un espositore all’ingresso della mia “cattedrale tra i cipressi”, in cimitero, qualche volume, scrivendo che chi fosse interessato ad averlo o a leggerlo, lo prendesse pure perché glielo regalo volentieri. Poi avendo preso piede l’iniziativa ho invitato pure chi avesse qualche volume di cultura religiosa ad aggiungerlo ai miei.

L’iniziativa ha preso piede, tanto che ogni settimana arrivano nuovi volumi e altri partono perché qualche fedele ne è interessato. Sono ben cosciente che la mia iniziativa non darà corpo alla nuova evangelizzazione, ma di certo ne può offrire una qualche piccola tessera del mosaico che illustra il messaggio di Gesù.

Offro quindi soprattutto ai miei colleghi sacerdoti, ma anche ai fedeli interessati all’avvento del regno di Dio, questa piccola “ricetta”, sognando che presto in tutte le parrocchie di Mestre si realizzi questo interscambio di volumi, mediante cui, senza spesa alcuna, possa realizzarsi un aggiornamento e un approfondimento di cultura religiosa. Il mio vuol essere soltanto un piccolo contibuto per sostenere la nuova evangelizzazione.

Il dolore e la morte fuor da libri e prediche

Le notizie costituiscono ormai un bombardamento a tappeto, però ci sono certune che ti colpiscono in maniera tale che, a differenza di tante altre più consistenti, finisci per non dimenticarle più.

In questi giorni me n’è tornata in mente una, che non so perché, nonostante il passare dei decenni, m’è rimasta impressa. Si era al tempo della tragedia di Superga quando il grande Torino si spense al completo nella distruzione dell’aereo che trasportava l’intera squadra.

Ricordo un’intervista in occasione di quel dramma umano e calcistico. Un intervistato, alle domande solitamente banali del telegiornalista, affermò: “Quando leggi nel giornale che è caduto un aereo e sono morti i passeggeri, ti vien da esclamare: “Poveretti!” ma se in quell’aereo ci stava un tuo amico, allora la cosa cambia!”.

Io vivo praticamente in cimitero, vivo tra i morti e parlo ogni giorno di questa realtà, però in questi giorni in cui la morte ha aggredito mio cognato, meglio ancora il compagno di giochi della mia infanzia, la morte è diventata tutt’altra cosa!

Mia sorella mi ha fatto una telefonata angosciata, dopo un minuto ero da lei, ed Amedeo, che aveva giocato a carte facendo spettacolo nella piazzetta del don Vecchi, in cui gli anziani ammazzano il tempo, era ormai rantolante. Un ictus a distanza di trent’anni dal primo, l’aveva fulminato. Gli sorressi la testa fino all’arrivo dell’autoambulanza.

Il dolore, l’agonia, la morte m’apparvero subito con un volto diverso da quello che conosco bene parlando in cimitero della morte, della Terra Promessa o della Casa del Padre!

Quanta delicatezza, quanta comprensione e quanto rispetto si deve avere verso chi soffre e chi muore! Il dolore e la morte sono ben diverse da quelle dei libri o delle prediche!

Angosce superate dalla Storia

Quando ero ragazzo e da giovane prete sentivo parlare dell’ateismo di Stato praticato nell’Unione Sovietica, con gli spazi dedicati nella scuola per insegnare scientificamente che la religione è l’oppio dei popoli, provavo l’angoscia che questa nube malefica, che partiva dal Cremlino, avesse invaso ed avvelenato anche la nostra vecchia Europa. Ora a pochi anni di distanza dalla rovinosa disfatta di quella impalcatura fittizia ed effimera mi capita di vedere Putin, il capo del governo, cresciuto alla scuola dalla polizia segreta, il potentissimo apparato che doveva difendere l’integrità della dottrina di Stato, abbracciare il Patriarca di Mosca e poi segnarsi col segno di croce che è tipico dei popoli slavi. mi sono detto l’altra sera mentre ve-devo alla televisione questa scena: “Uomo di poca fede perché hai dubitato?”

Tante volte i miei educatori cristiani m’avevano ripetuto l’affermazione di Gesù “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, le porte del male non prevarranno!” L’altra sera mentre solo soletto, vedevo alla televisione il potente Putin, cresciuto alla più rigida scuola dei senza Dio, farsi la croce come un bimbetto da prima comunione, ho pensato che la mia preoccupazione per il secolarismo dilagante, per l’anticlericalismo becero e insistente dei radicali, le reticenti, ma sempre presenti nelle riserve della sinistra estrema, ma non solo estrema, ogni qualvolta c’è un problema morale sul tappeto del nostro Paese, non solo non è giustificato in uno che si dice credente, ma pure sono state decisamente smentite tantissime volte dalla storia!

Commiato per un vecchio parrocchiano

La figlia di un mio vecchio parrocchiano mi ha pregato di partecipare al funerale del padre.

Avrei un invito al giorno se accettassi tutte le richieste, ma qui si trattava di una cara famiglia che mi ha sempre voluto un gran bene, che mi ha sempre accolto a braccia aperte a casa loro, ma soprattutto verso la quale ho nutrito tanta stima ed affetto.

Don Danilo, con tanta cortesia, mi ha offerto l’opportunità di un breve intervento, ho però declinato l’offerta, da un lato perché non amo le cose sbrodolose e dall’altro lato perché ero stato informato che a fine messa il nipote avrebbe detto una parola di addio al nonno. Ho fatto bene a fare questa scelta perché il nipote, avvocato, ha tratteggiato la storia, lo stile di vita, i pregi e i difetti del nonno in maniera perfetta sia nella sostanza che nella forma.

Dalle parole di questo giovane avvocato, che io avevo conosciuto da bambino assieme al fratellino, e che pur non avendoli più visti per tanti anni, li ricordavo perché il padre, cultore della Bibbia a suo modo, li aveva chiamati Habram ed Isach, nomi poco frequenti da noi!

Terminata la messa gli ho chiesto il testo perché l’avrei pubblicato volentieri, ma l’estensore si è schernito quasi per modestia.

Il signor Rallo, più che novantenne, cristiano da Pasqua e Natale come pratica, ma di grossa taratura cristiana nella sostanza, è stato veramente una gran brava persona che, tornato dalla ritirata dell’Armir in terra di Russia, s’è fatto da sé lavorando sodo fino all’ultima età.

Era un uomo sano, schivo, amante della famiglia, generoso, basti dire che tutti i suoi inquilini, e ne aveva molti, parlavano bene del loro padrone di casa, cosa pressoché inaudita!

Sono stato contento di aver partecipato al suo commiato perché, per me, meritava almeno il vescovo ausiliare per i suoi funerali.

Mentre ascoltavo con estremo interesse, le parole franche e commosse del nipote che salutava con onestà, rispetto ed ammirazione il nonno, tra me e me pensavo che molto volentieri avrei offerto al vecchio parrocchiano, lavoratore e galantuomo, il posto di Napolitano, l’avrebbe meritato e avrebbe fatto fare più buona figura al nostro Paese!

Vedere Gesù, non riti e cerimonie

Sono appena tornato dalla messa che ho celebrato in cimitero. Credo che sia stata in assoluto la messa con meno fedeli di quante ho celebrate negli ultimi quarant’anni.

I motivi che hanno determinato questa scarsità di partecipanti, sono molti. Stanotte è avvenuto il cambio dell’ora solare con quella legale e perciò la celebrazione si è anticipata di un’ora, oggi nel nostro territorio non possono circolare le automobili e il cimitero non è servito da mezzi pubblici, il cielo poi è cupo, color fumo di Londra ed una pioggerella uggiosa non cessa di cadere, la scarsa illuminazione della cappella ha fatto il resto.

Anche se il tema del Vangelo era uno di quelli che mi coinvolgono profondamente, la situazione mi ha messo in panne! Perciò il sermone è risultato impaniato e poco convincente, tanto che desidero rifare la mia predica a questa carta bianca del diario.

L’evangelista Giovanni scrive che dei greci che erano saliti al tempio per la Pasqua chiedono a Filippo: “Vogliamo vedere Gesù!” E’ la richiesta esistenziale degli uomini d’oggi!

E’ la ricerca di quel Cristo che tanti o tutti sperano sappia dare risposte agli interrogativi della vita, richiesta che è struggente ed universale anche se non sempre manifesta.
Allora Filippo con Andrea li accompagnano da Gesù, il quale fa una volta ancora la sua proposta.

Ma oggi da chi io li posso portare?

Per carità, no ad una delle tante messe smorte e passive, no certo a vedere la carità in una delle nostre parrocchie, perché non esiste o è del 1800!

No ove i cristiani fanno politica, perchè appartengono tutti alla casta! No ove si vuole pace, giustizia perché i discepoli di Cristo sono benpensanti e là ci sono i no-globals, no al pontificale, perché esso è più vicino al teatro che alla vita! No …! Ma allora da chi li porto? Neanche dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, perché là c’è una fila infinita!

Stando così le cose, se non vogliamo cambiare, bisogna proprio che ci rassegniamo alla diserzione dei fedeli; essi vogliono vedere Gesù; non riti e cerimonie delle quali non sanno cosa farsene perché al cinema o alla televisione la fanno tanto di meglio!

Detesto la guerra e chi la fa!

La mamma di Monsignor Vecchi era una donna intelligente, volitiva ed arguta. Essendo rimasta vedova ancora abbastanza giovane, si rimboccò le maniche ed affrontò con coraggio la vita, lavorando sodo riuscendo così a laureare ambedue i figli, ma soprattutto dando loro un’educazione ricca di valori essenziali. Non so quale titolo di studio avesse perseguito, comunque era veramente intelligente e saggia, di una saggezza concreta che la teneva con i piedi a terra.

Io la conobbi quando era già anziana e veniva in seminario dal figlio, don Valentino, dandogli una mano sugli acquisti. Nonostante fosse una donna concreta, amava la lettura e quando le capitava sotto mano un volume che le sembrava interessante, lo prendeva, ma era solita dire “Ora non ho tempo, ma lo conservo per quando…” ed aggiungeva sorniona e con un pizzico di amarezza: “non avrò più occhi per poterlo leggere!”

A me non è capitato proprio così per quanto riguarda i libri, i films, la musica … però mi accorgo che non è proprio facile scegliere qualcosa che valga la pena di leggere o di vedere.

Talvolta però mi capita questa fortuna.

Qualche sera fa ho visto alla televisione un bel film d’amore, inquadrato ai tempi della guerra di secessione tra gli stati del Nord e del Sud America. Una bella storia, ben condotta, con tanta poesia, con immagini struggenti, personaggi ben definiti, linguaggio e soprattutto denuncia decisa dell’assurdità della guerra e di tutte le magagne umane che fatalmente l’accompagnano.

Il protagonista riesce a tornare a casa a riabbracciare la ragazza tanto amata, se non che un colpo di coda della cattiveria scatenata da quell’amaro conflitto, lo uccide.

Da sempre detesto la retorica, le ragioni di Stato, la logica della forza che sacrifica, senza batter ciglio, la vita, i sentimenti e le cose belle della persona. Ora detesto, rifiuto e odio chi adopera ancora questo strumento anche se si tratta di far valere anche le cause più nobili, l’uso della forza è sempre incivile e soprattutto disumano!

Il “dopo Cacciari”: cosa sarà dei cattolici veneziani?

Talvolta mi capita di provare uno strano sentimento pensando cosa sarà con l’uscita di Cacciari dalla scena politica ed amministrativa della nostra città.

Bene o male l’intelligenza e la forte personalità di Cacciari, hanno garantito spazi di vita civile di libertà e di presenza ai cattolici veneziani e in particolare a quei credenti che sono convinti che le soluzioni care alla sinistra storica possano risolvere i problemi della collettività.

Da sempre credo che in un paese democratico (e intendo democratico in assoluto non come usano questi termini Stalin o i veterocomunisti anche italiani) i cattolici possono vivere e militare sia nella destra che nella sinistra pur rimando fedeli ai valori evangelici ed operando per il vero bene del popolo, specie dei più deboli.

Ora però mi pare che con l’uscita dalla scena amministrativa di Cacciari, non ci siano più personalità di spessore umano, culturale e politico che possono dare ai cattolici, che ormai sono privi di rappresentanza, perché i vecchi funzionari di sinistra, più furbi, più esperti, più disinvolti e tutto sommato più organizzati, hanno occupato tutti i posti decisionali e la frangia cattolica di sinistra è stata totalmente fagocitata ed emarginata.

I cattolici veneziani sono ormai degli orfanelli appiccicati alle gonne di Madre Chiesa, questo però crea soltanto spirito di rivalsa, tentazione di non collaborazione e di isolamento.

Io, per tantissimi anni, quando a Venezia i cattolici sembravano cittadini di serie B di fronte alle giunte socialcomuniste, mi sono impegnato a fondo, negli ambiti della mia attività, per creare strutture, organizzazioni parallele a quelle pubbliche, che potessero permettere ai cattolici di proporre il loro messaggio sociale e garantire ai fratelli di fede rappresentanza sociale.

Solamente nell’ultimo ventennio ho abbandonato questo isolazionismo per una integrazione con la struttura pubblica ed una collaborazione aperta e fiduciosa. Ora temo davvero che con l’uscita di scena di Cacciari la nuova sinistra, che poi non so perché si chiami nuova, sia stata così poco lungimirante da non lasciare spazio sia ai cattolici di destra che di sinistra!

Una meditazione costruttiva e bella

Fare meditazione è una cosa molto importante, anzi necessaria.

Meditare poi non consiste in una lettura frettolosa per capire velocemente il senso del discorso, ma invece deve consistere nel soffermarsi sul messaggio perché la verità espressa sia assimilata lentamente e accompagnata dalla preghiera perché il buon Dio apra il nostro cuore e ci aiuti a far germogliare la semente che abbiamo l’opportunità di piantare sulla nostra coscienza.

Stamattina sono partito da una frase della Bibbia: “Saziaci al mattino della tua grazia, o Signore, e noi gioiremo tutto il giorno”. In partenza mi è sembrata una delle tante pie aspirazioni da mistici, che vivono sulle nuvole, perché non riescono mai a tenere i piedi per terra e a lasciarsi coinvolgere dai problemi e dai drammi delle persone normali, sia delle persone di buon senso che dell’uomo della strada. Pensandoci su un po’ e chiedendo aiuto al Signore mi si è aperta invece una prospettiva bella e soprattutto concreta, che per tutta la giornata mi ha piacevolmente accompagnato.

In fondo mi è parso che è necessario al mattino chiedere a Dio la grazia che il nostro lavoro e la nostra vita in generale possa godere della sua guida e della sua ispirazione.

Continuando poi a riflettere su questo concetto sono arrivato alla conclusione che il Signore mi avrebbe fatto incontrare durante il succedersi delle ore del giorno quelle persone che avevano qualcosa di interessante ed utile per me, da dirmi o da donarmi e altre persone che potevano aspettarsi da me qualcosa di particolare di cui avevano bisogno e che io ero in grado di offrire loro.

Incontrare uomini e donne, bimbi e vecchi in questa ottica è veramente bello e tanto interessante!

Gli incontri diventano una scoperta una meraviglia ed un incanto!

Peccato che se non mantieni vivo il pensiero tutto ridiventa subito monotono banale ed insignificante!

Scientology

Le trasmissioni della televisione che mi interessano sono veramente poche, quelle di carattere politico mi fanno arrabbiare un po’, perché sono estremamente polemiche e i relativi conduttori sono quanto mai faziosi.

C’è n’è una di carattere sociale ed economico, condotta da una brava giornalista, ma che mi scoraggia perchè mette in luce in maniera cruda e spietata: incongruenze, imbrogli, raggiri di una classe corrotta e con nessuna sensibilità sociale, ma solamente preoccupata di raggiungere i propri interessi. C’è n’è un’altra di costume, condotta da un bel ragazzo, giovane, intelligente, ma spesso si risolve in grosse litigate con l’accavallarsi di interventi a squarcia gola!

Disordinato poi e smemorato come sono non so mai quando questa o quella rubrica vanno in onda e quindi le piglio a caso girovagando col telecomando.

L’altra sera mi sono fermato su una rubrica particolare, stravagante che mette a confronto truffati con i truffatori, la conduce un signore chiacchierone e simpatico, che lascia trapelare abbastanza palesemente le sue simpatie, prendendo le difese della povera gente raggirata dai numerosi lestofanti che campano a spese degli sprovveduti e degli allocchi.

Quella sera erano di turno i Scientology, con cui ebbi a che fare quando presentai il libro della Gardini che ha raccontato la sua “costosa” esperienza all’interno di quel movimento che, non so perché, si definisce religioso.

Un signore di Padova, evidentemente membro del movimento americano, mi chiese ripetutamente di incontrarmi per confutare delle cose non dette da me, ma dalla Gardini, per fortuna sono riuscito ad evitare l’incontro.

Finalmente ho capito di che gente si tratta e mi guarderò bene dall’aprire un dialogo con loro.

Preghiere da Internet

Mio padre mi raccontava lo stupore e l’incredulità di mio nonno quando un suo compare gli raccontò che nell’osteria, che ambedue frequentavano alla domenica dopo la messa delle sei del mattino, avevano comperato una scatola che parlava.

Mio padre era un buon parlatore, alla sera ci raccontava sempre le stesse favole, ma sempre con varianti tali per cui ci sembravano sempre nuove o ci parlava dei fatti della prima guerra mondiale il cui fronte si era attestato sul Piave ove i miei cari vivevano in un casone, in prima linea; racconti che mi incantavano.

Il babbo perciò incorniciava l’incredulità del nonno per l’arrivo in Paese della prima radio come un avvenimento inverosimile e favoloso, tanto che, campassi altri cent’anni, non dimenticherò mai la scena del nonno incredulo di fronte ad una vicenda così sorprendente.

Ora io ho l’età che a quel tempo aveva mio nonno e mi capita di essere meravigliato e sorpreso, quanto fu lui, quando arrivò la prima radio ad Eraclea, mio paese natale.

I miei collaboratori di internet mi avevano avvertito che mi avevano aperto un blog perché io potessi colloquiare non solo con i cittadini i Mestre, ma con gli italiani e il mondo intero e perciò quando avevo qualcosa da dire lo facessi scrivendo sul mio blog. Sinceramente non ho ancora capito questo strano marchingegno, poi diffido che in questa “Treccani” mediatica moltiplicata per mille o per diecimila ci sia chi va a scoprire il mio indirizzo!

Vedendo che io non adoperavo questo blog, qualcuno degli amici deve aver scritto che lunedì scorso ero stato ricoverato in ospedale, martedì mi portano un foglio con tanto di disegno a colori con la scritta di una ragazzina dodicenne di Mondello, Palermo, che mi ha conosciuto mediante il sito internet, è rimasta colpita dalla notizia.

Mi scrive che si è impegnata assieme alla madre di pregare per la mia guarigione scrivendomi “Don Armando, guarisci presto!”.

La mia pronipote più piccola si chiama Anne, le racconterò questo evento perché quando sarà vecchia racconti ai suoi cari la sorpresa e la meraviglia del suo vecchio prozio!

Liana Foletto

Alla messa che celebro nell’ospedale all’Angelo non c’è mai tanta gente, specie durante la settimana, ma mentre quando celebro in cimitero debbo leggermi le letture perché nessuno si offre a farlo, in ospedale c’è sempre qualcuno che si alza e s’accosta al leggio.

Stamattina, mentre me ne stavo un po’ assorto, ho sentito un timbro di voce che mi pareva di ricordare. Diedi una sbirciata e scorsi una signora di mezza età in vestaglia, con i capelli un po’ arruffati ed un braccio in gesso. Conclusi di non conoscerla. Durante la predica più di una volta cercai con lo sguardo, ora che mi stava di fronte, la lettrice dalla dizione perfetta che aveva proclamato la Parola del Signore in maniera egregia. Accanto a lei c’era seduto un signore che riconobbi subito perché per molti anni aveva fatto il contabile della San Vincenzo.

Finalmente compresi che la signora ospite dell’ortopedia, era Liana Foletto, la splendida creatura che ha donato voce alla liturgia, cuore ai poveri, sensibilità alla musica e al canto.

In un baleno si accavallarono nella mia mente tanti fotogrammi, precisi che mi fecero riaffiorare la memoria di tante vicende vissute assieme.

Liana per anni ed anni si era impegnata con la casa di Riposo di via Spalti, alla mensa dei poveri di Ca’ Letizia, per anni questa donna ha animato la liturgia ai Cappuccini per non averlo potuto fare nella sua comunità per un parroco impossibile. Liana ogni anno mi donava voce e cuore nel tessuto de “Il Quaresimale” la paraliturgia vespertina delle domeniche in preparazione alla Pasqua.

Terminata la messa l’incontro è stato quanto mai caldo, affettuoso e cordiale; due vecchi amici, due commilitoni di tante battaglie sul campo della carità.

Ora io sono vecchio e lei quasi, ma mi fa felice di averla incontrata ancora una volta in prima linea!