Fino a mezzo secolo fa, Mestre era considerata un dormitorio per le decine di migliaia di operai che lavoravano nelle fabbriche di Marghera o la periferia povera e dimenticata di Venezia o un paesotto di campagna, al di là della laguna.
Seguo sempre con grande attenzione gli interventi sulla storia di Mestre che Sergio Barizza, storico brillante e competente, scrive ormai da molte settimane su L’Incontro circa le vicende del passato di Mestre. Ogni volta leggo con curiosità i suoi articoli, ammiro la perizia con cui illustra le poverissime “reliquie” di una storia poco celebre e mi sorprendo di come sa scoprire e incorniciare vicende poco gloriose e degne di attenzione. Però fortunatamente, da qualche decina d’anni, un gruppo di cittadini che ama la nostra città si è impegnato per darle un volto più nobile e una vita meno incolore, ottenendo risultati apprezzabili. Sto pensando a tante realtà associative, tutte vere e proprie “medaglie al petto” di Mestre poichè una città si può considerare tale soltanto se oltre alle case, alle botteghe e alle fabbriche offre anche cultura, ricerca, gusto del bello, poesia e bellezza.
La Fondazione Carpinetum, fin dalla sua nascita, si è assunta pure essa il compito di contribuire a far crescere a Mestre l’arte, e soprattutto la pittura. Vorrei ricordare ai miei concittadini che i Centri don Vecchi ospitano una grande pinacoteca nella quale chi cerca poesia e bellezza può trovare un paio di migliaia di opere d’arte di artisti in gran parte locali. Recentemente questa istituzione ha cominciato a dar vita a gallerie permanenti, dedicate a singoli pittori locali. Nel centro di Carpenedo c’è una galleria stabile e visitabile, che offre circa novanta opere di Vittorio Felisati. Al Don Vecchi di Marghera, invece, abbiamo una galleria dedicata a Umberto Ilfiore, mentre il Don Vecchi 5 ne ospita un’altra dedicata a Vittorio Felisati e al Don Vecchi 6 c’è quella di Toni Rota. Al Centro Don Vecchi 7, che sarà inaugurato a fine giugno, vi saranno altre gallerie permanenti: una di Renzo Semenzato, una di Agostino Avoni e una di Rita Bellini.
I Centri don Vecchi si qualificano principalmente per lo studio, la ricerca e la sperimentazione di soluzioni abitative più attente alla sensibilità e alle esigenze della terza e della quarta età, ma s’impegnano anche affinché i concittadini anziani e pure i giovani possano godere della bellezza che ci regalano gli artisti del nostro tempo.
Con questo mio intervento, vorrei raggiungere i pittori di Mestre, di Venezia e dell’hinterland, che desiderano farsi conoscere e “passare alla storia”, per informarli che siamo disponibili ad esporre una ventina delle loro opere, in una sede sempre degna.