“Il dado è tratto!”, facciamo risorgere “La biennale d’arte sacra”.
L’esperimento di una biennale locale d’arte sacra ebbe inizio nella mia vecchia comunità pressappoco una ventina di anni fa ed è morta quattro o cinque anni orsono.
Io mi sono sempre interessato di arte; quest’amore è nato da un bacillo che monsignor Vecchi, assistente dell’UCAI di Venezia (Unione cattolica artisti veneziani) ha seminato nel mio animo negli anni del liceo, quando ero ancora vergine e reattivo ad ogni bella semente. Venezia poi è una scuola d’arte a cielo aperto. A Venezia tutto parla di armonia, di bellezza: chiese, palazzi, calli, rii, ponti ed orizzonti marini.
Non so se ci arrivai da solo o se qualcuno me l’ha fatto capire, che mentre nei secoli andati religione ed arte erano come due sorelle siamesi, dal settecento in poi pian piano si è arrivati alle liti, quindi al divorzio, infine allo scontro duro ed amaro. E’ sempre triste e desolante la divisione e il guardarsi in cagnesco.
Sognatore come sempre, pensai di dar vita nella mia città ad un tentativo di riconciliazione, nella speranza di arrivare pian piano a far rinascere prima il dialogo, dopo la simpatia, infine l’amore. Con pochi soldi, ma con tanta buona volontà, è nata la “Biennale d’arte sacra” per aiutare gli artisti e presentare le realtà della fede con un linguaggio moderno, anzi corrente.
Le edizioni di questa singolare e povera impresa sono state parecchie e molti artisti aderirono al progetto cimentandosi sul soggetto sacro.
Al “don Vecchi”, dove si trova la più vasta galleria d’arte moderna, sono molte le opere provenienti da questa biennale in miniatura.
La mia uscita dalla parrocchia e l’abbandono di una pastorale globale che abbracciava tutto l’uomo ed ogni suo interesse, fece si che venisse a mancare il respiro a questa iniziativa.
Quest’anno per Pasqua, con l’aiuto di una giovane e coraggiosa critica d’arte, ritentiamo l’esperimento su un soggetto che, a nostro parere, è facile: “Maria di Nazaret”.
Non m’aspetto Madonne di Leonardo, Michelangelo, Pinturicchio, Cima da Conegliano, Lotto o Veronese, ma spero che avremo delle immagini della Vergine che vesta come le nostre donne, ne riporti il sorriso, le lacrime, la luce interiore, ossia delle immagini di una Madonna che parli la lingua degli uomini del nostro tempo.