Da “LA BORROMEA” – 6 maggio 2018

Da “LA BORROMEA” – 6 maggio 2018
settimanale del duomo di San Lorenzo

Oltre alle normali notizie sul mese di maggio e alla continuazione del commento del parroco, mons. Bernardi, dell’ultima esortazione apostolica di Papa Francesco, mi pare degno di nota l’appello della Banca del Tempo Libero per avere volontari ed offerte per aiutare chi è in difficoltà. Mi permetto di aggiungere che piuttosto di distribuire a pioggia soldi in beneficenza, sarebbe opportuno creare strutture che diano risposte serie alle povertà emergenti. La Fondazione Carpinetum si comporta così ed ora mette a disposizione 500 alloggi.

Le parrocchie di Mira si sono tassate per costruire dei magazzini per distribuire generi alimentari ai poveri. Le parrocchie di Mestre sono certamente in grado di mettere a disposizione denaro più che a sufficienza per dar vita a risposte serie ai bisogni dei nuovi poveri.

Di certo queste cose le può disporre soltanto “il governo”, ben s’intende della Diocesi, mediante la Caritas.

don Armando

Btl – appello

I volontari della Banca del Tempo Libero quotidianamente sono impegnati su vari fronti delle povertà presenti nella nostra città e, nei limiti del possibile, cercano di portare soccorso grazie alla vicinanza della comunità, delle istituzioni e di vari cittadini. Vi sono purtroppo situazioni per le quali sembra impossibile trovare delle soluzioni. Una di queste, abbastanza frequente, riguarda la richiesta da parte di persone singole, italiane e straniere, di una stanza come posto di riposo e luogo di domiciliazione. Ci rendiamo conto della difficoltà e tuttavia non possiamo tacere anche su questa povertà e se in città vi e qualche disponibilità, la segreteria della BTL è sempre pronta a ricevere l’offerta telefonando allo 041.958418 dalle 9:30 alle 12:00 dal lunedì al venerdì.

Da “IL DIALOGO” – 6 maggio 2018

Da “IL DIALOGO” – 6 maggio 2018
settimanale della parrocchia di San Michele Arcangelo di Quarto d’Altino

Ogni volta che prendo in mano questa testata per la recensione provo un certo disagio perché sotto il titolo così accattivante e cristiano, qual’è “Il dialogo”, c’è un angelo con uno spadone che attraversa tre quarti di pagina. Per associazione di idee mi viene in mente il centurione dei soldati della Vermakt con la scritta “Dio è con noi!”. Credo che non sarebbe male cercare una testata meno bellicosa.

Nella prima pagina del settimanale si incontra un certo modo abbastanza originale di come e dove recitare il rosario nel mese di maggio.

Nella seconda facciata una volta si registrano le magre offerte pro restauro (20 euro). Comunque, pur con queste offerte così modeste il giornale informa che si sono raggiunti i 110.000 euro.

Credo che sia degna di esser citata la “buona azione” degli scout di Quarto d’Altino a favore della scuola media Roncalli, per controbilanciare il furto delle apparecchiature informatiche subito dalla stessa scuola. Bravi scout!

Simpatica ed originale la scelta di offrire ai cittadini la visita guidata a salire il campanile.

Mi pare pure interessante la notizia che in preparazione alla prima comunione, bambini e genitori si sono recati a Valvasone per un ritiro spirituale. E ancora la commedia organizzata in patronato dai genitori della scuola materna e il concerto d’organo. Cosa non fanno questi poveri preti per tenere unite le loro comunità e perché non vi siano troppe pecore smarrite!

don Armando

SPECIALE MESE DI MAGGIO
PREGHIERA DEL SANTO ROSARIO
da lunedì a venerdì ore 20.30 in chiesa:

LUNEDÌ: anima il gruppo DIVINA VOLONTÀ’:
MARTEDì: anima il gruppo dei CATECHISTI ELEMENTARI: preghiamo per i fanciulli del catechismo e le loro famiglie; –
MERCOLEDÌ: anima il Gruppo CARITAS: preghiamo per tutti i malati;
GIOVEDÌ: animano i GR. D’ASCOLTO: preghiamo per tutte le famiglie;
VENERDÌ: libero
Il rosario verrà recitato anche in alcuni luoghi del paese; questa settimana presso la fam. Zanotto, via Colombera.
in chiesa sono a disposizione anche alcune corone del Rosario e alcuni libricini sulle apparizioni di Fatima.
in fondo alla chiesa, possibilità di scrivere sul quaderno, un’INTENZIONE per cui pregare la Madonna.

NUOVE
RACCOLTA PRO RESTAURO
Offerte € 20
UN’ALTRA TACCA: raggiunta quota 110.000 …GRAZIE A TUTTI I CUORI GENEROSI !

UN GESTO DI SOLIDARIETÀ
Il 22 febbraio noi Scouts, in tutto il mondo, festeggiamo il Thinking Day (Giornata del Pensiero) in cui ricordiamo la nascita del nostro fondatore Robert Baden Powell, B.P., e della moglie Olave. Nel 1932 Olave propose che ogni guida, in questa occasione, desse un “penny” con un pensiero per contribuire alla diffusione e allo sviluppo dello Scoutismo nei paesi più poveri, e l’idea fu ben accolta!! Infatti di anno in anno la raccolta dei “Penny” non si è mai fermata. Nella Giornata del Pensiero 2018 l’AGESCI ci ha chiesto di unirci per riflettere sull’impatto che il nostro impegno e le nostre azioni hanno nel mondo per diventare “costruttori di Pace”, “artigiani del bene comune”, nel fare del nostro meglio per migliorare le cose attraverso i fatti. Noi, come gruppo Quarto d’Altino, abbiamo pensato di offrire il nostro “penny” alla Scuola Media Roncalli in quanto frequentata dai nostri ragazzi per contrastare, nel nostro piccolo, quel brutto gesto avvenuto a fine novembre quando sono state rubate tutte le apparecchiature informatiche. Abbiamo quindi raccolto quel famoso penny tra i bambini, ragazzi e adulti di tutto il gruppo. Con il nostro gesto cerchiamo di aiutare assieme a tutti gli altri, che hanno dato il loro contributo, a ricucire un punto di quella brutta ferita.

CERCASI VOLONTARI APERTURA CAMPANILE
Iniziano i mesi caldi e come l’anno scorso vogliamo rendere accessibile il nostro bel campanile ai turisti e visitatori.

Purtroppo abbiamo alcune fasce scoperte: il sabato dalle 17 alle 22 e la domenica (dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 22)…

…UNA PRECISAZIONE CONTRO TUTTI I MORMORATORI: la visita prevede un’offerta che va interamente alla parrocchia (lo IAT e la PROLOCO collaborano con i loro volontari a livello totalmente gratuito) e che serve per la manutenzione del campanile (pulizia, illuminazione), nonché per costituire il fondo per il futuro restauro del manufatto.

RITIRO A VALVASONE PER I FANCIULLI CHE SI PREPARANO A RICEVERE LA PRIMA COMUNIONE

I ragazzi di 4à elementare con le loro famiglie, domenica 22 Aprile sono andati a Valvasone in ritiro per prepararsi alla Comunione. Siamo partiti con 2 pullman dopo aver partecipato alla messa delle 9:30, carichi di entusiasmo e felici di passare una splendida giornata con le catechiste, Don Gianpiero e gli amici. In autobus le catechiste hanno coinvolto i ragazzi con dei giochi a squadre su domande relative alla comunione e si sono impegnati, divertendosi. Non sono mancati canti di gruppo in cui si sentiva l’affiatamento di tutti. Arrivati a Valvasone in patronato abbiamo mangiato condividendo anche dolci e bibite e i ragazzi hanno giocato a calcio e poi rilassati nel bellissimo parco. Poi genitori e ragazzi sono stati divisi in gruppi: Don Gianpiero e le catechiste li hanno aiutati a confrontarsi e rispondere a domande sul significato della comunione. Prima di ripartire siamo andati nella chiesa del SS.Corpo di Cristo dove don Domenico ci ha raccontato del Miracolo eucaristico avvenuto in quella zona. Questa magnifica esperienza resterà nei cuori dei ragazzi e di tutti i genitori.

Cinzia Sbrogiò

IL CIRCO MATTO DELL’ARCIGATTO

Sabato 5 maggio ore 20.30 Patronato: Sala S. Marco
Va’ in scena il
TEATRO dei GENITORI della SCUOLA MATERNA
Ingresso libero

Da “PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO” – 6 maggio 2018

Da PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO – 6 maggio 2018
settimanale della parrocchia relativa di viale don Sturzo

Questa parrocchia ha 4363 abitanti, è retta dal parroco don Corrado Comizzaro e conta sull’aiuto del parroco in pensione don Rinaldo Gusso. Gran parte del foglio parrocchiale è dedicato ai testi della liturgia della domenica e normalmente offre solamente alcune scarne notizie sugli appuntamenti della settimana.

Questa settimana dedica 4 foto su un incontro dell’Azione Cattolica a San Servolo del 21 aprile scorso, sulla gita dei chierichetti del 1° maggio, “I pozzi di Venezia”, 21 aprile, il 22 aprile battesimi e prime comunioni. Riporta quindi gli appuntamenti di maggio e la pedalata ecologica del 6 maggio.

don Armando

Comunità parrocchiale S.Pietro Orseolo
Associazione culturale ” La Fornace”

ORGANIZZA
Domenica 6 maggio 2018 ore 15.00

PEDALATA ECOLOGICA
Iscrizioni
domenica 6 maggio ore 9-14.30
Km. 20
Partenza Parco Don Sturzo Ritrovo ore 14.30
Arrivo Chiesa S. Maria Assunta ( alla fine di via vallon)
A metà percorso sosta alla fattoria Berton Panini, vino e bibite per tutti
L’associazione la Fornace declina ogni responsabilità per danni a persone e cose

* * *

Ci stiamo avvicinando rapidamente ad alcuni appuntamenti importanti della vita della comunità. Segnali già in agenda e magari prova a vedere se puoi darci anche una mano nell’organizzazione:
Domenica 13 maggio — ore 9.30: S. MESSA DI PRIMA COMUNIONE
Sabato 19 maggio – ore 21.00: VEGLIA DI PENTECOSTE
Domenica 20 maggio — ore 9.30: CRESIME
Domenica 27 maggio: FESTA DELLA TERRA E 50 DELLA PARROC­CHIA CON IL PATRIARCA

Da “IL FOGLIETTO” – 6 maggio 2018

Da “IL FOGLIETTO” – 6 maggio 2018
settimanale della parrocchia Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera

L’editoriale è dedicato alla festa della mamma e contemporaneamente e soprattutto alla Madre delle madri, Maria. La parrocchia della Gazzera pare più sensibile a questo discorso perché la chiesa è dedicata alla Madonna ausiliatrice.

Il foglio dà quindi ampio spazio al saveriano padre Simone che opera a Manila in una comunità gemellata a quella della Gazzera, alla firma per l’otto per mille e alla festa dei lustri di matrimonio che è preparata da una conferenza.

Questa parrocchia cura con particolare attenzione l’attività sportiva mediante l’associazione “Noi”. Questa settimana viene presentata “La marcia della tartaruga” e la festa del “Basket Gazzera”.

don Armando

La festa delle MAMME” nella luce di Maria la mamma di Gesù e della Chiesa

Oggi ci ispiriamo con piacere all’editoriale della rivista “Il portavoce” di S.Leopoldo Mandic, di questo mese, che ha incontrato perfettamente la nostra riflessione di maggio.

Il direttore ci invita ancora a guardare a Maria “la mamma di tutte le mamme” come al “fiore più bello sbocciato dalla creazione”, portatrice al mondo di Gesù la nuova primavera, e diventata “cuore spirituale della Chiesa”. Maggio allora è il tempo più bello per celebrare Maria e la maternità.

Ci stimola quanto scritto dal Card. J. Mindszenty (1892 – 1975) carcerato dal regime comunista in Ungheria, dal 1948 al 1956: “la persona più importante sulla terra è una madre. Lei non può rivendicare l’onore di aver costruito la cattedrale di Notre-Dame. Non ne ha bisogno.

Ha costruito qualcosa di più magnifico di qualsiasi cattedrale: una dimora per un’anima immortale, la minuscola perfezione del corpo del suo bambino… Soltanto una madre umana lo può. Le madri sono più vicine a Dio Creatore di qualsiasi altra creatura. Dio si allea con le madri per compiere questo atto di creazione-Cosa su questo mondo è più prezioso di essere madre?”

Beata, dunque, quella persona che può dirsi generata da una donna “forte e piena di fede”. Il mondo ha bisogno di queste donne, che in tutti gli stati di vita (sposate, non sposate, o consacrate) seguono Maria, con i loro “doni” portando l’amore femminile con le sue particolari qualità.

La “festa della mamma” diventa per noi tutti l’occasione per riflettere sulla bellezza e il valore della maternità, e per esprimere la nostra riconoscenza a tutte le donne per il dono dell’amore, rinnovando a quanti ne hanno la responsabilità l’invito a tutelarle nella cultura e nella società. Forte il richiamo di Papa Francesco proprio nella festa dello scorso anno.

Auguri, grati ed affettuosi, “a tutte le mamme, anche le nostre mamme in Cielo, affidandole a Maria, la mamma di Gesù”.

Da Manila ci scrive PADRE SIMONE

Carissimi amici della Gazzera, in questi giorni post pasquali mi sono domandato tante volte: “Quali sono i segni del Risorto nella mia vita?”. Per questo ho invitato e invito spesso i parrocchiani della nostra parrocchia di San Francesco Saverio, a farsi cercatori dei segni della presenza del Risorto tra di noi. Questa è la Pasqua… il Signore che è con noi oltre la morte, che continua a farsi presente e ci invia come testimoni di Lui.

È davvero presente? Sì lo è …voglio condividere con voi questa esperienza. Insieme ad alcuni laici si è costituito in parrocchia grazie ad un confratello che mi ha preceduto, un gruppo che settimanalmente fa visita agli ammalati. È un’esperienza davvero forte. Lo scorso giovedì mi è capitato di arrivare in una casa che non avevo ancora visitato. Siamo entrati e la persona ammalata era in bagno. Dopo alcuni minuti è uscito un uomo in carrozzella senza un piede. La moglie mi ha spiegato che avevano dovuto amputarlo a causa del diabete.

Come tutte le altre volte abbiamo invocato lo Spirito Santo e poi abbiamo letto il vangelo della domenica. Abbiamo invitato l’ammalato, Danilo, a condividere il suo pensiero sul brano del Buon Pastore. Mi ha colpito immediatamente la sua serenità, davvero insolita. Pensavo: “quest’uomo che farà ora, senza un piede eppure così sorridente?” Ci ha raccontato che aveva continuato a lavorare nonostante la sua malattia senza prendere medicine, perché i soldi li aveva dati al figlio affinché finisse gli studi. Ho detto tra me e me: ecco il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore. Il Signore non smette di suscitare uomini e donne che CI TESTIMONIANO la sua presenza, la presenza del Risorto. Davvero il Signore è vivo e continua ad operare nelle situazioni più difficili, dando speranza, forza per affrontare le avversità della vita.

Mi è rimasto il sapore delizioso delle parole di Danilo. Di fronte a questo uomo, mi chiedo: “quanto è grande la mia fede nel Gesù Risorto? Ci credo finché sto bene?” Ma il Signore si fa presente e dà la sua vita a coloro che avrebbero tutte le ragioni per disperare. Proprio loro sono SEGNI DEL RISORTO!

“Di questo voi siete testimoni”. Siamo chiamati a essere testimoni del Risorto per tutti soprattutto per i più deboli, i disperati, gli esclusi, gli emarginati, gli immigrati.

Buona missione a tutti noi!

MAGGIO GAZZERESE

Domenica 6 maggio
MARCIA DELLA TARTARUGA
(Associazione NOI)
ore 15.00: Ritrovo nel piazzale della Chiesa ore 16.00: Partenza.
Alla fine: ristoro e animazione

Sabato 12 maggio
CARITAS: Mostra della Solidarietà in Patronato
Sabato 12 ore 16.00-19.30
Domenica 13 ore 8.30 -1230 ore 19.30 Cena al Chiosco ore 21.00 Ballo liscio

Domenica 13 maggio
Festa del Basket Gazzera a.s.d. (Noi Assoc.)
Ore 14.00: iscrizioni dei Ragazzi e giochi ore 18.30:
Serata dei “Baskettosi Treviso”
ore 19.30: Cena (su prenotazione)

Da “IL NOTIZIARIO” – 6 maggio 2018

Da “IL NOTIZIARIO” – 6 maggio 2018
settimanale della parrocchia di Santa Rita di via Miranese

Don Gianfranco, come tutte le domeniche dopo Pasqua, ha curato personalmente il commento del Vangelo della domenica. Lo stile di questo commento è un po’ devozionale, ma serio e puntuale da un punto di vista teologico.

Questa parrocchia si contraddistingue per i concerti d’organo, concerti che meritano l’attenzione dell’intera città. Anche la musica, e soprattutto quella sacra, è una strada per conoscere ed amare il Signore. Quindi tutti a concerto il 13 maggio alle ore 17.

don Armando

Per Riflettere
L’esperienza cristiana è un’esperienza di amore reciproco

Così la presenta il Vangelo di questa domenica.
L’esperienza cristiana nasce da un atto d’amore mediante il quale diventiamo una cosa sola con Gesù Cristo, come una vite con i suoi tralci.

E’ Dio che la rende possibile mediante lo Spirito Santo. Nessuno può diventare cristiano da se stesso. Cristiani si diventa per un’azione misteriosa di Dio che si realizza e si manifesta attraverso il battesimo e la cresima, le due azioni simboliche della Chiesa che si chiamano, appunto, sacramenti di iniziazione cristiana, proprio perché rendono visibile l’azione con cui Dio interviene nella vita del credente e lo configura a Cristo, facendolo diventare come lui e affidandogli la sua stessa missione.

La condizione principale per diventare cristiani non è quella di aver letto la Bibbia o di sapere a memoria il catechismo, ma quella di essere disposti ad amare come Gesù, fino a donare la propria vita, cominciando da coloro che sono diventati cristiani come noi e hanno lo stesso impegno di praticare il comandamento nuovo dato da Gesù, prima di morire. Il vangelo di oggi non lascia dubbi. L’esperienza cristiana è anzitutto un’esperienza di amore reciproco. Tutti sappiamo quanto sia difficile. Per renderla possibile Dio con la Tradizione ci ha fatto dono di tanti mezzi, primo fra tutti la lettura della sua Parola e la partecipazione al memoriale dell’Ultima Cena con la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo. Senza l’uso abituale e frequente di questi mezzi non solo l’amore per chi sta dall’altra parte del pianeta o anche solo nell’appartamento di fianco è impossibile, ma anche l’amore tra i cristiani è impossibile.

E ciò che dovrebbe funzionare come mezzo, finisce per diventare l’unica cosa che sappiamo fare o siamo disposti a fare per soddisfare la nostra religiosità o il nostro bisogno di sentirci a posto e protetti. I cristiani non si amano tra loro perché sono parenti e amici, ma perché in essi opera l’amore di Cristo, che è stato riversato nel loro cuore dallo Spirito Santo. Certo, non devono amarsi solo tra di loro. L’amore che Dio ha messo nel loro cuore è per tutti e va bene per tutti.

Ma il primo banco di prova è la loro comunità di appartenenza, che ha come segno di riconoscimento non la chiesa dove vanno a pregare o il patronato, ma l’amore reciproco di coloro che hanno scelto di appartenervi.

Don Franco

Concerto di Organo e Canto

Domenica prossima 13 maggio alle ore 17.00 ci sarà il primo dei due concerti di Organo e Canto con cui in questo mese di maggio intendiamo celebrare la festa dell’Ascensione e la festa di S. Rita.

Interpreti di questo concerto due giovani artisti, Jasna Kovacevic, soprano drammatico, nata a Belgrado, laureata in “Cultura musicale” all’Università scientifico-didattiche di Pola – Croazia, diplomata in Canto lirico al Conservatorio di Castelfranco Veneto, impegnata in numerosi concerti e opere musicali in Italia e all’estero, e Andrea Albertin, di Este (Padova), direttore d’orchestra e direttore artistico dell’Associazione Grande Organo di S. Rita.

Da “PROPOSTA” – 29 aprile 2018

Da “PROPOSTA” – 29 aprile 2018
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Nell’articolo di fondo don Roberto racconta ai suoi parrocchiani le fatiche che si è sobbarcato durante l’anno pastorale, quasi una specie di martirio incruente, e delle incombenze delle quali afferma di non voler farsi più carico. Poi si dilunga ad informare sugli incontri relativi al mese di maggio. In verità a me pare un programma assai complesso e difficile da ricordare, forse perché mi è sempre sembrato più facile organizzare un incontro di preghiera quotidiano per i ragazzi ed uno per giovani ed adulti.

Il periodico riporta poi le impressioni del centinaio di ragazzi di questa parrocchia che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano.

Segnalo poi due pratiche parrocchiali che ritengo quanto mai significative: il catechismo per adulti e la prima comunione fatta in terza elementare.

Ultimo elemento assai significativo, la pubblicazione di un articolo quanto mai valido di un altro periodico parrocchiale. Ritengo questo fatto quanto mai valido ed intelligente. Se la cosa si ripetesse anche in altri periodici parrocchiali, penserei che la mia rassegna stampa sta raggiungendo un risultato assai significativo.

don Armando

CARI PARROCCHIANI VI SCRIVO

Quasi al termine dell’anno pastorale, cari miei parrocchiani, mi sento di scrivervi in modo che possiate leggere e riflettere su quanto vi dirò.

L’anno che si sta concludendo è stato per me particolarmente faticoso. Potete capirlo benissimo.

Tutto il peso e tutta la responsabilità della nostra parrocchia, numerosa di abitanti ma soprattutto ricchissima di gruppi ed attività (grazie a Dio), l’ho sentito sulle mie spalle anche se a portarlo con me ci sono stati soprattutto la Katia e don Sandro.

Quasi al termine di questa impresa, guardando indietro, posso dire con umile onestà, che sostanzialmente abbiamo tenuto e che abbiamo portato avanti tutte le iniziative e tutti i gruppi che c’erano nello scorso anno. Perfino con la benedizione delle case sono alla pari con gli anni passati.

Tutto questo ha avuto il suo costo: la sveglia molto presto al mattino e una costante tensione per esserci: alte sera mi sento un rudere. Nelle cose dello Spirito quasi ci siamo. Ma nelle cose “materiali” o di “contorno”, cari amici, non posso essere più di aiuto a nessuno. E qui volevo attirare la vostra attenzione.
IL MAGNA E BEVI.
Io non potrò che fare qualche firma su documenti che altri avranno preparato.

Non sono, però, in grado di convocare e di guidare nessuna riunione per organizzarlo, gestirlo, concluderlo. Non sono in grado di trovare manodopera e addetti ai vari settori.

Per questo chiedo umilmente a chi ha lavorato lo scorso anno di riproporsi quest’anno. Se ci sarà questo senso di responsabilità collettivo si potrà fare altrimenti, con dispiacere, dovremo farne a meno Lo stesso discorso vale (anche se gli appuntamenti sono ancora lontani nel tempo) per il PAN E VIN/BEFANA e per il CARNEVALE.

Io non ho margini di energie per farmi carico anche di queste pur bellissime iniziative. Non sono “essenziali” per il regno di Dio e non toccano la sostanza della vita della Chiesa. Sono i segni di una vitalità spirituale che rendono più bella una parrocchia.

Allora: ci sono genitori giovani a cui dispiacerebbe che non ci fosse più, per i loro bambini, il grande falò del cinque gennaio? Ci sono genitori giovani a cui dispiacerebbe che non ci sia più, per i loro figli, la festa del carnevale? Si facciano avanti.

Io, lo dico da subito, posso solo incoraggiare e benedire.

don Roberto Trevisiol

BELLI, SERENI E CONSAPEVOLI

Questi aggettivi mi sembrano fotografare i nostri bimbi di terza elementare che hanno vissuto la loro Prima Comunione. In realtà è dal pomeriggio del 25 che cerco di tradurre in parole tante emozioni che mi porto nel cuore. Nate non tanto dalla cerimonia, che pure è stata molto bella, perché i bambini l’hanno vissuta con impegno, consapevolezza ma anche con una certa tranquillità data dalle tante prove fatte con don Roberto. Quello che mi porto dentro c’è da un po’, come riassunto di un lungo percorso iniziato ad ottobre, fatto di più binari. Il primo binario è costituito dagli incontri di don Roberto. Di questi mi porto dentro la meraviglia di vederlo trasformarsi in cantastorie che lascia tutti i bimbi a bocca aperta mentre illustra il suo percorso chiaro che ci ha guidati fino alla Comunione. Ci ha fatto conoscere un Dio amico, compagno di viaggio, con un linguaggio a misura di bambino. Ce lo ha consegnato idealmente, con i suoi incontri, e concretamente, offrendo ad ognuno di noi una particola fatta spezzettando il “pane della fretta”, pane azzimo fatto da lui, spezzato e condiviso (quanti significati in questo!). E spero che questa avventura rimanga stampata nel cuore di ognuno. I bambini sono un secondo binario. In questo anno catechistico sono cresciuti, arrivavano sempre carichi di avvenimenti da condividere, tanto che spesso i tre quarti ‘ora risultavano insufficienti per completare l’incontro. In questo percorso ho capito che sono capaci di grandi emozioni, che a volte non sanno gestire molto bene (abbiamo dovuto talvolta fare da pacieri), ma li ho visti capaci di scegliere senza esitazione la strada indicata da Gesù. E nelle preghiere preparate al ritiro del 24 aprile, quando molti hanno scritto “Gesù ti voglio bene”, sono stati sicuramente sinceri. Ciò che più di tutto mi ha stupito è stato proprio il bene che mi hanno voluto (terzo binario): un biglietto, un abbraccio, uno sguardo, mi hanno ripagato della fatica che accompagna naturalmente questo ruolo. Anzi, come sempre accade, ciò che si riceve è molto più di ciò che diamo, e di questo devo ringraziare il Signore.

Un grazie speciale va anche a suor Ada col suo aiuto prezioso, a suor Guidalma che ha guidato la recita del rosario, il coro che ha reso così bella la cerimonia, a don Sandro e a Katia. Grazie anche alle altre catechiste mie compagne di viaggio, la cui abilità e organizzazione sono state vitali perché tutto andasse per il meglio.

Che dire? Genitori, siate orgogliosi dei vostri figli, e di questa parrocchia.

Catechista Lucia

CHIUDE IL CATECHISMO DEGLI ADULTI

Giovedì scorso si è concluso, con la tradizionale Messa celebrata attorno alla tavola imbandita e con una cena fraterna, il CATECHISMO DEGLI ADULTI. Alcuni numeri, innanzitutto: in totale quest’anno si sono fatte 13 lezioni: 19 da parte di don Roberto e 4 da parte di don Sandro.

Abbiamo calcolato con matematica esattezza: la mèdia dei presenti è stata di 48 persone a serata (10 in più rispetto allo scorso anno che erano invece 38). L’argomento trattato è stato la conclusione della lettura del libro egli ATTI DEGLI APOSTOLI (cap.21-28) e l’inizio dell’APOCALISSE (cap. 1-3) ed è stato proprio questo libro che ha particolarmente incuriosito ed invogliato alla partecipazione.

Il gruppo ha anche goduto di una lezione via skype con una brava biblista, Ester Abattista, ed ha accolto Giulia, una donna adulta che riceverà il Battesimo durante la Veglia di Pentecoste, per gli scrutini prebattesimali, Un programma intenso e vario che invita alla partecipazione. Se Dio lo vorrà l’appuntamento è per Giovedì 4 ottobre alle 20,40.

drt

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 29 aprile 2018

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 29 aprile 2018
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Don Bonazza, nel suo intervento settimanale, comunica alla comunità che il seminarista che il patriarca ha messo a servizio della collaborazione pastorale ha fatto un ulteriore passo verso il sacerdozio ricevendo l’accolitato. Don Bonazza approfitta di questo avvenimento per ribadire il parallelismo tra servizio a Cristo, rappresentato dall’Eucarestia e allo stesso Cristo rappresentato dalla comunità-

Mi pare quanto mai interessante l’articolo “Bulli non si nasce” di Monica Alviti che invoca un fronte comune tra docenti, dirigenti scolastici e famiglia, non solo per deprecare con deprecare i tristi fenomeni di “bullismo scolastico”, ma per reprimerlo con decisione da parte di ogni componente della comunità.

La quarta pagina del periodico è dedicata agli eventi religiosi e civili in occasione del mese di maggio e delle feste della parrocchia.

don Armando

CHIAMATI A SERVIRE
di don Natalino

Finalmente è giunta la buona notizia! a lungo attesa. Nel pomeriggio di domenica prossima 6 maggio, alle : 16.30, Daniele Cagnati, il seminarista ; destinato quest’anno alle nostre parrocchie in collaborazione pastorale, riceve il ministero di accolito dal Patriarca Francesco. Che cosa significa? ; Si tratta di un compito stabile riconosciuto nella Chiesa e che può essere affidato anche a dei battezzati laici. E’ un servizio che nasce ai piedi dell’aiutare, in aiuto al sacerdote che celebra l’eucaristia, ma non si ferma qui. Tende a espandersi nella vita servire il corpo di Cristo nel sacramento porta a servire il corpo di Cristo che è la Chiesa, specialmente le membra più fragili (i piccoli e i poveri) e sofferenti (gli infermi).

Per Daniele si tratta di un passo in avanti nella sua formazione al sacerdozio: non un titolo in più, ma piuttosto un coinvolgimento più profondo.

«Accolito» e un termine che viene dal greco e nel suo significato originario significa «compagno di viaggio». Diventare accolito spinge a mettersi ancora di più a disposizione del Figlio, che compie la missione affidatagli dal Padre, e per questo occorre lasciarsi plasmare dall’eucaristia. Mentre stiamo accompagnando Daniele nel suo cammino vocazionale con la preghiera e l’amicizia fraterna, ricordiamoci che don Giorgio Balestra dal suo letto in ospedale offrì le sue sofferenze in preghiera «per i sacerdoti e per le vocazioni».

BULLI NON SI NASCE

Non ho figli adolescenti ma una lieve traccia di ribellione è già presente in loro. Sono una madre permalosa come la maggior parte delle madri quando le si toccano i propri figli ma un vago senso di obiettività e lucidità ancora mi appartengono.

Leggo articoli di giornale e do un’occhiata veloce (non riesco a guardarli per via del fastidio che mi suscitano!) ai video pubblicati su fb in cui giovanissimi cafoni si permettono di canzonare (quando si limitano a questo) un professore remissivo mentre qualcuno riprende l’umiliante (non solo per il professore!) scena.

Ricordo come reagiva mia madre alla notizia di un mio brutto voto e la mia angoscia nel doverglielo riferire perché poi sapevo sarebbe seguita una punizione. Ricordo quando e quante volte ci si alzava in piedi all’arrivo in aula del preside, di un altro insegnante, della bidella. Avevo una certa riverenza per gli insegnanti, per gli adulti in generale a dire il vero e non perché fossi una sfigata ma perché così mi era stato insegnato, dai miei genitori e dalla scuola. Come siamo potuti arrivare a questo punto? Cosa ci è sfuggito di mano? In questo eterno passarsi la patata bollente tra famiglia e scuola, tra insegnanti e genitori, dove sta l’inghippo? Io ascolto. Ascolto molto; genitori, figli, insegnanti.

Ci sono ancora, ma credo siano diventati davvero rari, i genitori “di una volta” che prima di dare ragione a spada tratta ai propri figli, vogliono sincerarsi di come sono andate le cose davvero e sentire anche e soprattutto la versione degli insegnanti.

Ma ci sono genitori che faticano a riconoscere determinati comportamenti come appartenenti ai propri figli. Dietro quel “mio figlio non farebbe mai una cosa simile” si nasconde la tragedia: quel genitore non consce suo figlio! E questo non dovrebbe stupirci ormai più, dal momento che la comunicazione in famiglia è evento raro se non via chat.

Ci sono figli che a quanto pare non sanno più a chi raccontare le loro angosce e arrivano ad affidarle ad un foglio bianco che diventerà nel peggiore dei casi un necrologio. Ci sono insegnanti sfiduciati dalle istituzioni, abbandonati a se stessi, senza l’appoggio né dei colleghi né soprattutto del dirigente scolastico (a loro volta abbandonati dalle istituzioni), che si trovano paradossalmente con le mani legate per non rischiare una denuncia dai genitori e che si trovano a subire certe mortificazioni passivamente, senza poter reagire. Non credo manchi a tutti il coraggio di farlo, manca però la sicurezza di essere poi spalleggiati e sostenuti nell’intento.

Non si tratta di non cogliere le provocazioni ma di provvedere, correggere e punire comportamenti inadeguati. Compito questo prima di tutto delle famiglie ma anche della scuola. Non per ultima, come parrebbe finalmente muoversi in questi ultimi tempi, dopo i troppi fatti di cronaca, della legge! In breve: bulli non si nasce, lo si diventa quando qualcosa non funziona correttamente come dovrebbe funzionare ma non si tratta di danno irreparabile! Per riparare però ci vuole coscienza, buon senso, collaborazione e soprattutto ammissione.

Monica Alviti

Da “LETTERA APERTA”- 29 aprile 2018

Da “LETTERA APERTA” 29 aprile 2018
Settimanale della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Segnalo l’articolo di apertura del parroco don Gianni, un articolo che pone problemi piuttosto che indicare soluzioni. Lo segnalo perché credo che ci sia bisogno anche di proporre problemi e spero che qualcuno si impegni a sviluppare queto discorso.

C’è poi l’intervista a Gianpiero Giromella, un giovane di questa parrocchia che sta terminando il corso di preparazione e il prossimo anno sarà consacrato sacerdote. Sono talmente pochi i giovani che vogliono farsi prete, che quando se ne incontra qualcuno è opportuno ascoltarlo.

Il periodico riferisce pure del folto gruppo di adolescenti che sono andati ad Assisi. E’ molto bello leggere l’entusiasmo e l’incisività di queste stupende esperienze religiose che rimangono indelebili nella coscienza di chi le compie.

Mi pare pure degno di segnalazione l’articolo sul doposcuola parrocchiale per i ragazzi extracomunitari. Le collaborazioni pastorali dovrebbero puntare ad avere almeno uno di questi doposcuola all’interno del gruppo di parrocchie che le compongono, perché questa è di certo carità cristiana.

Il periodico poi spazia dalla mostra delle icone alla dichiarazione dei redditi e dall’opportunità di costruire una schiera di villette in via del Tinto alla prossima sagra.

don Armando

FESTA DEL LAVORO… CHE MANCA

Il Primo maggio si è soliti celebrare il lavoro come strumento di realizzazione della persona La disoccupazione e la precarietà continuano ad affliggere i più giovani condizionandone il futuro

Sono riflessioni discutibili, ma vanno proposte. Per la sacra Scrittura il lavoro non è condanna, ma realizzazione, è la strada gioiosa per dar corpo alla vita, ciascuno con le proprie capacità. La situazione attuale, però, ci porta altrove. Già è difficile trovare un impiego. Quando si ottiene un contratto spesso è precario e bisogna spegnere gli interessi personali. Peggio: manca anche la solidarietà che in passato offriva un po’ d’aria fresca. Attenzione perché il “lavoro imposto” era chiamato “schiavitù”. Bene, chi oggi desidera libertà, soprattutto fra i giovani, deve valutare un’ipotesi: non più “cercare”, ma “creare” lavoro. Il passo è rischioso ma nessuno diventa genitore senza le responsabilità connesse, né c’è vita senza rischi. Dunque: senza esporsi non si trovano soddisfazioni. È importante, poi, che il lavoro sia anche in armonia con il creato. Alcuni giovani tornano a coltivare terra per un prodotto biologico di qualità.

Bello, ma non basta. Tutto chiede una nuova sinergia con l’ambiente altrimenti l’opera umana non ha futuro. Da ultimo bisogna riconoscere che esistono lavori inutili e dannosi. C’è, per esempio, chi vive di burocratismo, che non solo fa il parassita sulle tasse degli altri, non solo complica l’esistenza a chi desidera costruire un’attività, ma si fa anche venerare come un reuccio che concede quel che è dovuto come se fosse un generoso “atto di clemenza”.

don Gianni

INTERVISTA A GIANPIERO GIROMELLA

Caro Gianpiero la parrocchia è contenta di saper che fra i giovani in cammino verso il sacerdozio c’è anche un nostro seminarista. Tu che legame hai con Carpenedo? Sono venuto a vivere a Carpenedo all’inizio del 2000, quando già frequentavo la quarta elementare, e qui ho fatto Comunione e Cresima. Prima abitavo a Mogliano e sono stato battezzato a Peseggia. La quarta e la quinta elementare le ho fatte alla “Tintoretto” dove ho conosciuto i ragazzi che frequentavano anche il catechismo. Le medie le ho fatte dalle suore Canossiane di via Piave e infine le superiori all’istituto alberghiero “Barbarigo” a Venezia. Dalla terza superiore in poi ho cominciato ad essere presente alla Messa quotidiana. Come si è ravvivato il tuo legame con la fede?

Dentro una situazione di ricerca e di fatica nel capire il senso della vita, in terza superiore -anche ispirato da un pellegrinaggio – sono tornato sulle tracce della fede ricevuta col battesimo. Da lì, piano piano, è nato il desiderio di diventare prete. Mi sono trovato molto da solo nel cammino di Fede e molto ha fatto lo Spirito in questo cammino. Un’altra domanda è: cosa ti ha spinto a questa scelta? Sono stato sollecitato dall’azione dello Spirito: una ricerca personale e incontrando – ricorda – don Armando in quarta elementare… Poi tanti altri tra cui anche Marco Scarpa. Ho saputo che nella famiglia c’era stato Padre Romeo Carniato, fratello del nonno materno, giunto anche a 60 anni di Messa e cieco per la maggior parte della vita. Ti vediamo poco… che impegni hai? C’è stato il pellegrinaggio ad Assisi, c’è l’impegno con la pastorale giovanile e in Cattedrale a San Marco, qualche saluto alle vecchie parrocchie oppure una testimonianza in altre realtà diocesane.

DOPOSCUOLA

L’anno scolastico si sta avviando verso la sua conclusione e anche l’attività di volontariato nel doposcuola va verso le battute finali. Martedì 15 maggio dalle 16.30 alle 18.00 ci sarà una festa conclusiva, in patronato, nella sala al piano terra del Lux. Sono invitati genitori, ragazzi, volontari, quale che fosse il loro giorno di lezione. Non si faranno le lezioni abituali, si mangerà qualcosa, ci si saluterà. Dopo il 15 maggio chi ritiene utile continuare le lezioni potrà autonomamente decidere, in accordo con le famiglie e informando la responsabile, Marina. Venerdì 4 maggio alle ore 17.30 faremo un incontro per i volontari in aula Cristalli: sarebbe importante esserci tutti. Ringraziando ancora una volta tutte/i per il proprio impegno, raccomando un ultimo sforzo per le due scadenze sopra indicate: poi anche per voi meritate vacanze…!

Questa è la sintesi di una mail di Marina Ticozzi. Ho deciso di pubblicare le parti che interessano a tutti i lettori e colgo l’occasione per ringraziare la responsabile del dopo scuola per il lavoro che sta facendo a vantaggio della nostra zona. Ricordo che questo servizio è nato in parrocchia dopo l’attentato a Charlie Hebdo, come risposta serena alle difficoltà di relazione fra culture. Servono sempre molti volontari perché crescono le richieste dei ragazzi e serve anche chi collabori con responsabilità a coordinare quest’opera.

don Gianni

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 29 aprile 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 29 aprile 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Don Angelo, il vecchio preside in pensione, nel suo “fondo” ribadisce l’assurdità della guerra ed illustra come in questo ultimo secolo la Chiesa abbia fatto passi da gigante in questo settore, condannando sempre, senza se e senza ma, il conflitto armato mosso per qualsiasi motivo.

Interessante pure l’intervento del solito collaboratore Graziano Duse sui nuovi dati sulla persona fisica di Gesù che emergono dalla ……

don Armando

Questo nostro tempo

Ancor oggi ci troviamo di fronte al problema angosciante della guerra; la linea di demarcazione si sposta ma lo scontro fisico, ora amplificato enormemente dalla strumentazione atomica e nucleare, diviene un massacro e sembra essere potenzialmente la distruzione dell’intero nostro mondo. Ma che cos’è la guerra e soprattutto perché la guerra? Un generale prussiano, Von Clausewitz, nella prima metà dell’800 ha scritto un intero trattato su questo argomento dal titolo proprio “Della guerra”; in questo lungo trattato si trova anche questa espressione: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.” Certamente l’intera umanità ha maturato dei concetti ben più elevati dall’800 fino ad oggi, eppure con la guerra ci troviamo ancora a dover fare i conti. Ora è la volta della Siria, il luogo dello scontro colorato di interessi politici, di ambizioni di Stati che estendono la loro influenza ed anche di fanatismo religioso. La Siria, che duemila anni fa comprendeva anche l’odierna Turchia, fu la culla del Cristianesimo, oggi è ridotta ad uno stato pietoso: appare come un immenso campo di battaglia, sono migliaia e migliaia i morti, i bambini vengono uccisi come fuscelli sbattuti dal vento, l’Isis non molla l’osso e si ostina, in nome di una di una fede religiosa che si rifà a Maometto, a portare ad immolazione un’intera popolazione che muore di bombe, di fame, di odio reciproco. Dobbiamo riconoscere che la Chiesa ha presentato in merito al tema della guerra una concezione morale in rapida evoluzione. Cito solo alcune indicazioni dalla storia recente, quella dell’ultimo secolo: Pio X muore nell’agosto del 1914 preso dall’angoscia per lo scoppio della prima guerra mondiale, guerra cui aderirà anche l’Italia nel maggio del ’15; rimane famosa la frase con cui Benedetto XV definitiva quella triste guerra come “una inutile strage”. Pio XII nel ’39 allorquando prendeva avvio la seconda guerra mondiale affermava: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”. Papa Giovanni ha lasciato come testamento del suo magistero un solenne inno alla pace con l’enciclica “Pacem in terris”. Paolo VI gridò nel ’65 all’ONU: “non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!”.

Pagine splendide si trovano nel testo conciliare “Gaudium et spes” a proposito dell’impegno per la pace e il rifiuto della guerra. Non è stato sempre così nella Chiesa; i nostri antenati veneziani hanno conosciuto un Papa guerriero, Giulio II (siamo nel primo decennio del ‘500), che per il possesso della zona di Ferrara ha scatenato la guerra a Venezia con la lega di Cambrai; Paolo V ha scatenato la lotta a Venezia mentre il monaco Paolo Sarpi difendeva la laicità dello Stato. Si avverte chiaramente che lo Spirito di Gesù Cristo conduce la Chiesa alla “verità tutta intera”. Oggi Papa Francesco, che ci sta abituando ad un discorso chiaro e sintetico, afferma: “Non c’è una guerra buona e una cattiva, e niente, niente può giustificare l’uso di tali strumenti di sterminio contro persone e popolazioni inermi.”

La guerra è sostanzialmente il trionfo della irrazionalità; è riconoscere come unico giudizio di valore la forza bruta; è il rifiuto del ragionamento e del confronto; è lo scontro violento per cui ha ragione non chi ha argomenti validi ma chi ha la muscolatura più forte. La guerra riporta l’uomo al livello animalesco. La logica, naturalmente illogica, umana assegna regolarmente la vittoria a Golia in forza dei muscoli, la logica divina prevede l’assegnazione della prevalenza all’intelligenza di Davide.

Caro don Angelo,
Il forte sviluppo raggiunto dalle attuali tecnologie, soprattutto nel campo del digitale e dell’elaborazione delle immagini, ha permesso di riprodurre il modello tridimensionale dell’uomo della Sindone, ossia Gesù Cristo nell’istante della resurrezione. Questo modello è stato presentato lo scorso 20 marzo al Palazzo del Bo dell’università di Padova, alla conferenza: L’Uomo della Sindone. Ricostruzione tridimensionale del corpo avvolto dalla Reliquia. È frutto della ricerca realizzata in particolare tra le università di Padova e Bologna. Riporto una frase del professore Giulio Fanti, della università di Padova: “Per la tradizione cristiana l’immagine che si vede sulla Sindone è quella di Gesù morto crocifisso. E ormai anche la scienza è di questa opinione. Noi abbiamo studiato per anni usando le più sofisticate tecnologie in 3d l’immagine lasciata dal corpo sul lenzuolo. E la statua ne è il risultato finale”. La statua rappresenta un uomo vigoroso di 1,80 metri (a quel tempo la statura media era 1,65) con espressione regale e maestosa, su cui sono segnate 370 ferite da flagello (mancano quelle laterali che la sindone non riporta). Dalle analisi anche biologiche del tessuto sindonico risulta in particolare che il corpo (al momento della resurrezione) era incorrotto, torturato in maniera indicibile e che non è mai stato tolto dal lenzuolo, ma è svanito.

(Graziano Duso)

Da ”SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 29 aprile 2018

Da SAN NICOLÒ E SAN MARCO – 29 aprile 2018
settimanale della comunità cristiana di Mira

Questa settimana le riflessioni di don Gino sono meno felici ed incisive del solito perché si esprimono con un linguaggio un po’ stanco ed abusato, comunque sono sempre valide. Mi dispiace molto che, nonostante io abbia più volte suggerito agli altri parroci di scrivere nei bollettini parrocchiali qualcosa del genere, il mio invito finora non abbia trovato riscontro.

Segnalo di particolare una gita al santuario della Madonna di Caravaggio per il 17 maggio prossimo.

don Armando

Appunti… di don Gino

“E’BUONA?”

Il fatto, semplice e insieme commovente, lo ha raccontato don Tonino Bello ai suoi catechisti. (La scorsa settimana Papa Francesco è andato a pregare sulla sua tomba). Alla Messa solenne s’avvicina un papà, con la sua bimbetta in braccio, per ricevere l’Eucaristia. La bimba lo osserva con occhi colmi di stupore e gli chiede: “E’ buona?”. La domanda di questa bimbetta chiama in causa non tanto il nostro sapere teologico, ma la nostra vita vissuta. Se l’Eucaristia è “buona”, allora desidero anch’io sedermi a questa mensa e ricevere questo “Pane” speciale. Come desidero ricevere gli altri doni del Signore: la sua Parola, il suo Perdono, la sua luce che illumina la strada della vita. La riflessione l’ho proposta durante la Messa di Prima Comunione a Mira Porte e la ripropongo oggi, con convinzione, alla nostra comunità, ai genitori che accompagnano, in questo tempo, i loro bimbi a ricevere l’Eucaristia per la prima volta. “E’ buona?”. La domanda è nel cuore dei nostri ragazzi e se non dovesse trovare una risposta vera, autentica e bella, tutto è destinato a morire, anche dopo una bella “cerimonia”.

L’INSERTO

Pubblico volentieri, come inserto di questo numero del nostro settimanale, la riflessione fatta dal bel gruppo dei ragazzi di terza media. Ci è parsa bella perchè autentica. I nostri ragazzi si sono domandati cosa c’entra l’esperienza dell’amicizia con quella vissuta dai “discepoli di Emmaus” nell’incontro con il Signore Risorto. Ci è parsa bella perchè lega il Vangelo con l’esperienze concrete che determinano la crescita dei nostri ragazzi. Il guaio grande, che finisce poi per provocare guai irriparabili, è mantenere staccato il Vangelo dalla vita, quasi si trattasse di due strade che corrono parallele, ma finiscono per non incontrarsi mai. La freschezza e la semplicità delle riflessioni dei nostri ragazzi ci richiamano ad uno sforzo di testimonianza, che coinvolge la nostra comunità e le nostre famiglie, nel proporre la vita quando si incrocia con il Vangelo e trova in questo e nella presenza viva del Signore Risorto, una luce che mostra una strada e dei passi concreti per percorrerla. Sono grato a questo gruppo dei nostri ragazzi che ci ha mostrato la bellezza e la verità di tutto questo.

I RAGAZZI E LA MORTE

Don Mauro mi ha passato una “nota” che ha pubblicato sul suo profilo facebook (che invito tutti a leggere), dopo aver celebrato il commiato cristiano di una giovane mamma, di due ragazzi dodicenni. La sua riflessione è bella, ma soprattutto onesta e vera. Di questo abbiamo bisogno di fronte al mistero della morte. Il “silenzio” di chi non sa nulla, oppure le “fantasie” frutto delle nostre povere elucubrazioni, non possono donare una luce che invece scaturisce dal mistero del Signore morto e risorto. La preghiera e la fede profonda nella Pasqua di Gesù e nella nostra Pasqua sono capaci di offrire una prospettiva vera oltre la morte. E’ di questo che abbiamo bisogno tutti e in modo particolare i nostri ragazzi che affrontano una realtà alla quale non si pensa mai, quando si è ragazzini.

PELLEGRINAGGIO MARIANO

GIOVEDÌ’ 17 MAGGIO è STATO ORGNIZZATO UN PLLEGRINAGGIO MARIANO AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI CARAVAGGIO. Il programma prevede la partenza da s. Marco alle ore 7.15 e dal sagrato della chiesa di s. Nicolò alle ore 7.30. Iscriversi al più presto fino all’esaurimento dei • posti disponibili. Il costo è di 30 euro e comprende il viaggio e il pranzo. Presso il Santuario è prevista la celebrazione della s. Messa. Al ritorno ci sarà una sosta a Peschiera del Garda. Rientro a Mira per le ore 20.00. Questo pellegrinaggio rappresenta un altro momento di unione tra le nostre due parrocchie (s. Marco e s. Nicolò) per questo lo raccomandiamo vivamente.

Da “SEGNO DI UNITÀ” – 29 aprile 2018

Da SEGNO DI UNITÀ – 29 aprile 2018
periodico della parrocchia Santa Maria della pace di Bissuola

Il foglio di questa settimana informa che la parrocchia darà vita ad un grest dal 13 al 29 giugno in patronato ed uno presso la scuola materna dal 2 al 27 luglio per i bambini della stessa scuola e per i ragazzi delle prime tre classi elementari.

C’è inoltre la testimonianza di un “adulto” che descrive il suo stato d’animo e le emozioni provate in occasione del conferimento del sacramento della cresima.

Mi pare di avvertire nei bollettini parrocchiali di queste ultime settimane dell’anno pastorale una certa sensazione di stanchezza. Mi auguro che presto parta con più entusiasmo la stagione estiva della pastorale delle nostre parrocchie.

don Armando

GREST 2018
Da oggi sono disponibili sui tavolini in fondo alla chiesa i moduli di iscrizione al Grest 2018.

Il Grest sarà attivo dal 13 al 29 giugno. Attenzione!! La raccolta delle adesioni avverrà solo di domenica dalle 10.30 alle 11.15 a partire dalla prossima 6 maggio e fino al giorno 27.

Gli incaricati a raccogliere le iscrizioni sono Chiara C, Michela D.M., Francesco M. e Federico T.

CENTRO ESTIVO

Anche quest’anno l’Associazione Patronato Bissuola e la Scuola per l’Infanzia “Madonna della Pace” propongono l’esperienza del Centro Estivo per i bambini della fascia d’età della Scuola Materna e delle prime tre classi elementari (frequentate nel corrente anno scolastico 2017/2018).

Il periodo va dal 2 al 27 luglio, dal lunedì al venerdì con due opzioni d’orario: dalle 7.45 alle 16.40 e dalle 7.45 alle 14.00. Il Centro dispone di una cucina interna che si avvale del personale specializzato della Scuola Materna.

Presso la stessa Scola è disponibile un volantino che illustra le finalità e i programmi dell’offerta che non si limita ad offrire una semplice possibilità di “parcheggio” dei bambini.

Le iscrizioni si raccolgono presso la Scuola Materna il lunedì e il mercoledì dalle 8.30 alle 9.30 e il giovedì pomeriggio dalle 15.00 alle 16.30. Per contattare la Scuola tei. 041615141.

LA MIA CRESIMA

il 15 aprile il mio gruppo di catechismo ha affrontato il sacramento della confermazione

Era molto tempo che aspettavo di poterlo dire: sono un “adulto” nella nostra comunità. Già dall’ inizio di questo anno catechistico, durante gli incontri settimanali, si captava nell’aria come un po’ di emozione poi, con il passare del tempo forse si era perso l’obbiettivo ma, a circa un mese ecco di nuovo quel senso di emozione, eccitazione che a ogni incontro cresceva: la Cresima si stava avvicinando. Ecco poi l’apice: l’incontro con Don Danilo che, nonostante si sia rivelato subito aperto e disponibile, ha dato il suo contributo nel metterci addosso quel pizzico di agitazione. In quella settimana composta da prove e incontri i giorni volavano.

E poi ecco il grande giorno: quella domenica mi è apparsa normalissima fuori ma molto viva dentro. Appena arrivato in chiesa è ricominciata I’“ansietta” che è aumentata poi con I’ arrivo dei miei compagni d’avventura. Durante la celebrazione (prima della crismazione) non riuscivo a pensare a niente (e dire che durante le messe io penso molto) ma dopo la crismazione: BOOM, un’ esplosione nella testa.

Dopo la messa è partita la festa che non mi ha permesso di rendermi conto del tutto di quello che mi era appena successo. Solo la sera ho potuto riflettere sulla responsabilità che mi era stata consegnata e ho potuto ripensare con gratitudine a quanti mi sono stati accanto durante questo percorso: Daniela, Rosa, don Liviano e tutti coloro che ci hanno portato la loro testimonianza lungo il cammino.

Dovrei ringraziare anche don Danilo che ci ha incoraggiato e sostenuto durante la celebrazione, il coro che l’ha animata con entusiasmo e la comunità che l’ha “sopportata” con pazienza!

Marco Baccarini

Da “L’INCONTRO” – 29 aprile 2018

Da L’INCONTRO” – 29 aprile 2018
settimanale della Fondazione Carpinetum

Don Fausto Bonini, con la consueta franchezza ed onestà, analizza lo scarso seguito religioso al sacramento della cresima. Franca la denuncia, però neanche don Fausto offre delle soluzioni e dei rimedi. A questo riguardo, per conto mio, penso che sia già molto positivo portare alla comunione e alla cresima quasi tutti i ragazzi della parrocchia perché comunque questa esperienza avrà un seguito. Don Fausto afferma, con un po’ di ironia, “di non delegare troppo allo Spirito Santo la soluzione di questo problema. Per me: pensiamoci, confrontiamoci, sperimentiamo, perché se è vero che nulla sarà totalmente risolto, è anche vero che prima o poi tutto è risolvibile.

Riporto pure due articoli di storia che non hanno molto a che fare con la pastorale, ma che comunque possono interessare molti lettori del periodico.

don Armando

Il punto di vista
Sarà la fine di tutto?
di don Fausto Bonini

La prima Comunione e la Cresima segnano una tappa fondamentale nella vita dei ragazzi Tuttavia è necessario riflettere su come evitare la successiva emorragia di partecipazione.

Comunioni e Cresime: inizia la stagione degli addii Aprile e maggio: tempo delle prime Comunioni e spesso anche delle Cresime. Ma soprattutto delle prime Comunioni. Tuniche bianche prese in prestito, piccoli crocifissi al collo, mani giunte, prove generali su come si prende la particola, ingresso solenne in chiesa con processione, foto, tante foto e filmati. E poi a seguire la festa con i genitori, i parenti, gli amici. Ma se vuoi partecipare alla festa, la buona educazione esige che si porti un regalo. Le prime Comunioni sono un momento magico nella crescita dei bambini. Un momento importante, atteso e desiderato. Il bello viene dopo quando quel bambino o quella bambina riceveranno il sacramento della Cresima. Quando? Nel momento che ogni sacerdote ritiene più opportuno. Alla fine delle elementari, alla fine delle medie, all’inizio delle superiori. Alla ricerca del momento più opportuno per evitare la “grande fuga”. Sì, perché purtroppo la Cresima non è più il sacramento della consapevolezza del cristiano maturo, ma il sacramento che chiude un percorso. Poi, nella maggior parte dei casi, non se ne parla più.

Il momento della scelta nel momento sbagliato?

Al tempo della presenza segue il tempo dell’addio. Tutti i sacerdoti lo sanno. Eppure si continua a fare di tutto per negare l’evidenza. Si discute sul ruolo dei padrini e delle madrine. Ci vuole un certificato di un sacerdote per poterlo fare e quasi sempre si trova il sacerdote consenziente o di manica larga. Tanto tutti sanno che il ruolo del padrino e della madrina è quello di fare un bel regalo a prescindere dal risvolto religioso. Ormai sono diventati dei riti sociali con risvolto religioso. In un libretto che prepara i ragazzi alla Cresima sta scritto giustamente che la Cresima segna un momento di passaggio in cui si dice no alla mamma e al papà, alla maestra e al professore perché “adesso vuoi essere tu a pilotare la vita. È finita l’epoca del gregario e inizia l’epoca del protagonista. E hai ragione: ne hai l’età”. Perfetto! Si dice no alla mamma, al papà, alla maestra, al professore e, il ragazzino aggiunge, anche al prete. La Cresima segna il momento del passaggio dalla pre-adolescenza all’adolescenza che tutti conosciamo come l’età dei rifiuti. Conclusione: la Cresima è collocata nel momento meno opportuno, quello del rifiuto. Soluzione? Nessuno ha la risposta in tasca, ma un po’ di riflessione su questo fenomeno del tutto naturale si potrebbe fare. No. Niente di niente. Si continua a dire ai ragazzi che la Cresima è il sacramento dell’impegno, sapendo bene che non sarà così.

Non deleghiamo troppo allo Spirito Santo

Quante energie si sprecano in catechesi, incontri, discussioni con dei risultati molto vicini allo zero. Qualsiasi persona intelligente si porrebbe il problema del rapporto costi/risultati e studierebbe nuove strategie. So che i soliti “devoti” tireranno in ballo lo Spirito Santo. Ma anche lo Spirito Santo, che viene donato nella Cresima, ha bisogno dell’intelligenza umana. Non si può fare un dono così importante come quello della Cresima nella stagione del “grande rifiuto”. Lo scorso fine settimana oltre duemila ragazzini delle medie della nostra Diocesi sono stati in pellegrinaggio con il Patriarca ad Assisi. Una vera folla. Pellegrinaggio dell’impegno o pellegrinaggio dell’addio? Lo sapremo fra qualche mese.

Tradizioni popolari
San Marco e Liberazione
di don Sandro Vigani

Il 25 aprile, festa del Santo, le campane della cattedrale suonano a distesa. Un tempo il 24 aprile sul far della sera il Procuratore di San Marco esponeva sull’altare del Santo tutte le reliquie del tesoro della basilica, bottino di guerre con l’Oriente o di scambi commerciali. Il Doge in pompa magna accompagnato dal clero, dai canonici della basilica, dalla Signoria si recava in processione nella chiesa per i vespri solenni. Alla cerimonia partecipavano le varie Scuole, cioè le corporazioni, della città: quella dei Pittori, dei Mercanti, dei Tessitori… con le loro insegne. La cerimonia si ripeteva il mattino della festa per la Messa che durava fino a mezzogiorno: alla processione dogale partecipavano anche il nunzio papale, gli ambasciatori, la Signoria. San Marco veniva festeggiato in tutte le chiese di Venezia e anche nelle maggiori città sotto il dominio della Serenissima: in esse si ergeva sempre una stele con sopra il leone alato tanto che i veneziani venivano spesso soprannominati dagli avversari “pantaloni”, cioè “pianta leoni”.

Il grido “Viva San Marco!” divenne nel tempo l’affermazione dell’identità della Serenissima, fino alla dominazione francese (1797) e in particolare a quella austriaca (1814), che lo vietò. Il rimpianto per gli anni di libertà era espresso dal popolo con la cantilena: “Co’ San Marco comandava, se disnava e se senava; coi francesi bona zente, se disnava solamente; co’ la casa de Lorena no se disna né se sena”. Il 25 aprile a fidanzate e mogli viene donato un bòcolo (bocciolo) di rosa rossa. L’antica tradizione nasce da una leggenda. Si racconta che la figlia del Doge Orso Partecipazio (+881), Maria, avesse gli occhi così splendenti da essere soprannominata Vulcana. La giovane donna si innamorò di un umile giovinetto, Tancredi, che però non poteva sposarla a causa delle sue povere origini. Vulcana allora lo spinse a partire per la guerra contro gli infedeli al seguito di Carlo Magno: se si fosse comportato da eroe, avrebbe potuto sposarla. Tancredi si coprì di gloria, mentre i veneziani lo attendevano in patria per tributargli gli onori dovuti. Ma un brutto giorno, prima di tornare, Tancredi fu colpito a morte e si accasciò su un rosaio, macchiando con il proprio sangue un bocciolo di rosa. Prima di morire consegnò il fiore ad un messaggero che lo recò alla bella Vulcana. La donna mori di crepacuore, col boccolo di rosa insanguinato posato sul suo cuore: era il 25 aprile. Da allora si tramanda l’uso di offrire all’amata un bocciolo di rosa rossa, simbolo di eterno amore. Il 25 aprile è anche la festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ad Eraclea (Venezia) la Messa grande veniva celebrata in piazza, attorno al monumento dei caduti, dove quattro grandi statue di bronzo che raffiguravano i simboli della patria, sostenevano l’asta altissima della bandiera. Schierate attorno al monumento, le varie associazioni di ex combattenti e di partigiani, non più divise dalla guerra, facevano memoria dei morti del paese. La banda paesana accompagnava la celebrazione con le note del Piave mormorava e l’Inno di Mameli. Alla consacrazione i gagliardetti di tutte le associazioni venivano sollevati al cielo mentre la banda suonava il Silenzio. Poi la processione, al fiume Piave sacro alla Patria, teatro della prima guerra mondiale dove, dal ponte che era stato distrutto durante il conflitto, veniva gettata una corona di alloro in ricordo dei morti di tutte le guerre, sempre sulle note delle musiche di battaglia.

La nostra storia
La torre perduta
di Sergio Barizza

La storia della demolizione della torre di Belfredo, porta di accesso al CasteInuovo di Mestre per quanti provenivano dal Terraglio e dalla Castellana, può icasticamente segnare l’inizio di quello che nel Novecento fu chiamato ‘Il sacco di Mestre’: tonnellate di cemento rovesciate su un fragile tessuto urbano tanto da deturparne definitivamente il volto. Ha scritto lo storico francese Jacques Le Goff: “Se è vero che c’è stata una forza d’inerzia del patrimonio, di cui hanno usufruito le mura per sopravvivere, si è avuto anche un modernismo delle città, un vandalismo urbano che ha imposto la sparizione di vestigia sentite come qualcosa di arcaico. La demolizione delle mura si colloca al centro delle metamorfosi, materiali e simboliche, della città moderna e contemporanea”.

Negli ultimi decenni dell’Ottocento, quando la crescita economica e demografica spingeva Mestre a divenire una città, quegli avanzi rovinosi di mura, quella porta che “strozzava” la strada di accesso al centro furono visti come un orpello, un residuato inutile e non redditizio in un’area che la crescita di una città moderna doveva saper sfruttare in termini economicamente ben più consistenti sul piano dell’edilizia patrimoniale e a vantaggio di un miglioramento della circolazione con l’allargamento della strada stessa. Il 20 gennaio 1875 giungeva in Municipio a Mestre una lettera dei proprietari della torre in cui, dopo aver fatto presente che la situazione dello stabile era talmente rovinosa da non poter indurre a un progetto di restauro, chiedevano se non ci fosse alcun ostacolo, nel caso si presentasse l’occasione, di demolirla per ricavarne un utile. Nei mesi successivi si sprecarono appelli per la salvaguardia ed elucubrazioni più o meno dotte circa l’importanza della salvaguardia di un monumento che tutti ritenevano storico.

Non, però, la Commissione per la Conservazione dei Monumenti secondo la quale non c’erano invece motivi per “costringere il proprietario della torre di Belfredo a rinunciare alla vendita della torre stessa per essere poi demolita allo scopo di ritrar vantaggio dal materiale ricavabile”, precisando puntigliosamente che “la deliberazione fu principalmente motivata per non essere provata l’importanza storica od anche artistica della torre stessa così da poter limitare il diritto di proprietà nel suo legittimo proprietario, né tampoco di proporre allo stato l’acquisto della torre medesima”. Tutto questo avveniva dopo appena cinque anni da quando una preoccupata nota del Ministero dell’Interno aveva invitato anche i più piccoli comuni del regno d’Italia a non alienare o distruggere non solo “gli edifizi antichi ma anche gli avanzi di essi”. Insomma, nella piccola Mestre di bottegai, barcaioli, carrettieri e piccoli artigiani non ci poteva essere nulla degno di rilevanza storica. E così, circa un anno e mezzo dopo la prima lettera, il 21 agosto 1876, al Municipio di Mestre ne giunse un’altra in cui si comunicava di aver già cominciato a demolire i muri interni della torre e che si concedevano 24 ore di tempo per fermare la totale demolizione in cambio di lire 7.000. Naturalmente la somma non si trovò e i proprietari poterono tranquillamente ricavare il desiderato guadagno. E pure il Comune ebbe il suo vantaggio perché poté allargare la strada che, prima della strettoia della torre, si chiamava “via Bandiera e Moro”, in precedenza “borgo dei Tedeschi”, e dopo “via Palazzo”: da allora si sarebbe chiamata “via Torre Belfredo” a perpetuo ricordo della torre perduta. (13/continua)

Da “IL PUNTO” – 29 aprile 2018

Da “IL PUNTO” – 29 aprile 2018
settimanale delle parrocchie di Catene e Villabona di Marghera

Segnalo l’articolo di Lucia Paladin che, facendo la relazione della trentina di adolescenti del pellegrinaggio ad Assisi, coglie l’esperienza religiosa da particolari angolature non comuni in tutti i commenti fatti da bollettini parrocchiali a questo proposito.

Infine noto l’invito alla recita del rosario durante il mese di maggio. Purtroppo però quasi nessuna parrocchia coglie l’occasione per recitare il rosario fuori dalle chiese relative, per dare testimonianza di preghiera nei luoghi dove la gente vive.

don Armando

Inizio mese di maggio

Comincia martedì 1 maggio il mese tradizionalmente dedicato alla devozione alla Beata Vergine Maria. Gli appuntamenti speciali sono il Santo Rosario delle 18 a Catene e ogni sera alle 20.30 da lunedì a giovedì il Fioretto. È una bella pratica di devozione che consigliamo vivamente ai bambini, ai giovani, alle famiglie: specialmente quelle che vivono un momento di difficoltà. La preghiera del Rosario è potentissima, come ce lo attestano tutti i Santi e la Madonna stessa nelle sue rivelazioni private. Durante i venerdì di maggio, come segno di una fede pubblicamente vissuta, i fioretti si terranno per le strade del nostro quartiere.


Pellegrinaggio ad Assisi dei ragazzi delle medie: una testimonianza

L’ESEMPIO DI SAN FRANCESCO, UNA LEZIONE DI VITA
“Imparare a pensare con la nostra testa” .

Nei giorni 20-21-22 aprile noi ragazzi delle medie abbiamo partecipato ad una esperienza unica: il Pellegrinaggio ad Assisi. Uno degli scopi principali di questo pellegrinaggio era conoscere da vicino San Francesco e Santa Chiara e visitare tutti i luoghi dove hanno vissuto e dove si sono avvicinati a Gesù. La Chiesa di San Damiano è stata la chiesa che mi ha colpito maggiormente sia perché è circondata da un prato bellissimo (sono abituata a vedere chiese circondate da case e palazzi) ma anche perché è quella che Francesco ha restaurato ubbidendo all’invito di Dio. Mi porto nel cuore anche la messa con il Patriarca e le sue parole per noi ragazzi (eravamo tantissimi da tutta la diocesi di Venezia), in particolare di seguire l’esempio di San Francesco: di imparare a pensare con la nostra testa senza farci influenzare dagli altri. Anche tra di noi ci possono essere dei Francesco e delle Chiara, pronti a mettersi in gioco per amore di Gesù. Fino all’ultimo ero indecisa per vari motivi se partecipare a questo pellegrinaggio, ma fin da subito mi sono sentita a mio agio anche con ragazze e ragazzi più piccoli di me. Devo dire un grande grazie a tutti gli accompagnatori, catechisti, a Suor Ambrogia, suor Stefania che ci ha accompagnato ad Assisi ma soprattutto a Mariuccia e Silvio che con tanta simpatia, amore e pazienza ci hanno preparato dei pranzi spettacolari.

Lucia Paladin

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 29 aprile 2018

Da CAMMINIAMO ASSIEME – 29 aprile 2018
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro Veneto

“Niente di nuovo sotto il sole” se non una relazione degli adolescenti sul viaggio ad Assisi accompagnati dal parroco, la celebrazione dei 70 anni della scuola materna con pranzo per tutti gli ex allievi e la Giornata del seminario.

don Armando

NELLA TERRA DI FRANCESCO

In molti mi hanno chiesto in questi giorni come è andata ad Assisi. Ovviamente rispondo che è andata bene.

Perché è andata bene. I ragazzi sono stati contenti e credo anche gli educatori.

Stanchissimi, ma contenti. Però …Io mi chiedo se davvero sia utile questo momento e se il gioco valga la candela. Per noi adulti che abbiamo preparato e partecipato certamente si. Il fatto di realizzare per i nostri ragazzi questa attività è un modo per esercitare il nostro ministero, il nostro servizio di evangelizzazione delle nuove generazioni. E con qualcosa che va ben al di là del sedersi attorno a un tavolo per qualche attività in patronato. E inoltre per noi adulti e anche per i giovani educatori, l’esperienza del pellegrinaggio nella terra di San Francesco e Santa Chiara è certamente molto significativa perché noi siamo in grado di cogliere in modo più pieno il messaggio enorme che da Assisi continua a brillare nel mondo intero. Oltre tutto il borgo medievale di Assisi è molto bello e anche solo questo aiuta a crescere. Come lo stare assieme, il collaborare, il dialogare fra tutti noi. Riguardo a questo ultimo punto bisogna rilevare anche qualche fatica che va inserita nel cammino della collaborazione pastorale tra tutte le nostre parrocchie che hanno “usi e costumi” non sempre identici …E per i ragazzi? E’ stato utile questo pellegrinaggio? Sfido chiunque a darmi una risposta che non sia della serie: “abbiamo seminato e vedremo …”

A me sembra che il mondo dei ragazzi sia misterioso di suo. Nel nostro tempo ancor più. Soprattutto rimane un mistero il grado di consapevolezza della misura delle cose. Faccio sempre più fatica a scorgere i segni di una reale presa dei nostri messaggi, anche quelli che vengono dalle esperienze forti, sulla vita dei nostri giovani. Ho come l’impressione che la logica dell’usa e getta si sia impossessata a tal punto della nostra vita che tutto passa sopra come l’acqua sui sassi di un torrente: se ne tiri fuori uno e lo rompi in due, anche se è stato in acqua un secolo, dentro è asciutto. Ed è chiaro che questo dipende in buona misura dal medesimo atteggiamento che hanno gli adulti che sono accanto a questi giovani … E francamente non so che altro fare se non richiamarlo a tutti perché siamo un po’ più sensibili. E pregare lo Spirito perché ci tolga il cuore di pietra e ce ne dia uno di carne. Ringraziamo comunque il Signore di questo dono che è stato il pellegrinaggio ad Assisi. Il sindaco di quella cittadina che ci ha detto essere lei stessa catechista (era una sindaca), ha detto che è stato un dono anche per la città, una testimonianza. E ringraziamo tutti coloro che si sono tanto dati da fare perché tutto riuscisse bene. Noi delle parrocchie di Favaro – Dese ringraziamo soprattutto l’instancabile Nadia.

Don Andrea

70 ANNI DELLA SCUOLA MATERNA

Richiamiamo ancora anche da queste colonne la festa dei 70 anni della nostra scuola materna. Domenica 27 maggio con la Santa Messa alle ore 10.30 e con il pranzo tutti assieme presso le strutture della festa di maggio. Invitati tutti gli allievi di ieri e di oggi, i genitori di ieri e di oggi, le insegnanti e i volontari di ieri e di oggi. E’ possibile prenotarsi e ricevere informazioni presso la segreteria della parrocchia di Sant’Andrea (ogni mercoledì e giovedì dalle 9.00 alle 12.00) o la scuola materna per gli alunni e i genitori dell’anno corrente.

Ricordiamo tutti di inviarci le fotografie dell’epoca della scuola materna. Io l’ho già fatto: ero proprio un bel bambino con tanti capelli…

Da “LA BORROMEA” – 29 aprile 2018

Da LA BORROMEA – 29 aprile 2018
settimanale del duomo di San Lorenzo

La prima pagina il parroco continua a dedicarla alla pubblicazione dell’esortazione apostolica di Papa Francesco. Mentre la seconda, ed unica facciata, al regalo di una copia di una icona albanese, qualche foto degli adolescenti ad Assisi ed una uscita culturale per visitare la chiesa di san Sebastiano a Venezia.

don Armando

Nuova immagine sacra in Duomo

Mercoledì scorso, 25 aprile, festa di san Marco, è stata benedetta ed esposta alla venerazione dei fedeli e degli Albanesi, l’immagine della Madonna del Buon Consiglio, il cui originale è custodito nella Basilica Santuario Madre del Buon Consiglio di Genazzano, Roma. L’effigie, secondo la tradizione, è “venuta” da Scutari, in Albania, il 25 aprile 1467; è considerata la Patrona dell’Albania, L’immagine, collocata in Duomo nel contesto del primo altare a sinistra (entrando in chiesa), è opera della signora Julia Tarciniu Balan, teologa ed iconografa, la quale ha voluto donarla: a lei va il ringraziamento della nostra comunità per tale dono prestigioso, fonte di rinnovata devozione alla Vergine, madre del Signore Gesù.

Un grazie anche all‘Associazione Sorci Verdi che ha contribuito in modo sostanziale all’evento.

Visite culturali

La Commissione Visite Culturali recupererà la visita alla chiesa di S. Sebastiano in Venezia che era stata sospesa a febbraio per il maltempo. Saremo accompagnati dalla nostra guida, la dott.ssa Nadia Mazzon. La chiesa risale ai primi del 500 e nasconde all’interno uno dei complessi pittorici più importanti della città, realizzato a più riprese da Paolo Veronese. Appuntamento sabato 12 maggio alle ore 14:00 davanti la biglietteria ACTV di Piazzale Roma. Rimangono valide le passate iscrizioni registrate per la data sospesa. Per chi volesse venire ancora, le iscrizioni saranno aperte dal 2 maggio per sole 15 persone presso la libreria S. Michele, il costo della visita sarà di euro 5 a partecipante.