Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 15 aprile 2018

Da CAMMINIAMO ASSIEME – 15 aprile 2018
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro Veneto

Mi pare interessante la notizia che parteciperanno al pellegrinaggio di Assisi promosso dalla Diocesi, 110 ragazzi delle quattro parrocchie: San Pietro, Sant’Andrea, San Leopoldo e Dese, poco più di 25 per parrocchia. Come pure mi pare interessante la grande festa per festeggiare la scuola materna di Sant’Andrea, con l’invito degli ex alunni, genitori e le suore che per tanti anni hanno gestito l’asilo.

don Armando

FESTA DEI 70 ANNI DELLA SCUOLA MATERNA

Domenica 27 maggio, nell’ambito della “Festa di Maggio”, presso la parrocchia di Sant’Andrea, ricorderemo i 70 anni di vita della nostra scuola materna pubblica paritaria.

La stessa “Festa di Maggio” nacque a suo tempo per ricordare i 50 anni della scuola.

Che cosa tener presente?

La data innanzi tutto, (anche perché la domenica successiva – 3 giugno – ci sarà la festa per tutta la collaborazione pastorale, come facciamo da qualche anno).

Invitiamo fin d’ora tutti gli ex allievi, ex insegnanti, ex volontari a partecipare assieme a chi oggi è protagonista nella nostra scuola.

Ci sarà la Santa Messa alle ore 10.30 sotto il grande palatenda, per poterci stare tutti.

Ci sarà il pranzo comunitario a cui tutti possono partecipare, meglio se prenotato per tempo soprattutto presso la segreteria della parrocchia di Sant’Andrea, ogni mercoledì e giovedì dalle 9.00 alle 12.00 anche per telefono.

Il pranzo avrà il costo politico di €13,00.

Ci piacerebbe fare una mostra fotografica, per cui sarebbe opportuno che avessimo un po’ di foto anche datate. Io stesso ne ho inviate alcune risalenti alla mia infanzia: possibilmente scansioni inviate via e mail a maternadifavaro@gmail.com almeno 400 dpi. E se qualcuno vuol darci una mano, fa cosa buona.

Cercheremo di invitare almeno alcune delle nostre suore. E’ vero che non ci sono più, purtroppo, come accade ormai in quasi tutte le scuole materne parrocchiali. Ma sono state tra noi per molti anni e anche questo vorremmo ricordare in questa festa.

Intanto questo.

Per chi volesse maggiori informazioni siamo a disposizione.

Don Andrea

LA CARICA DEI 110
Venerdì 13 a Dese i ragazzi e gli accompagnatori (in tutti siamo appunto 110) si sono ritrovati tutti insieme per un’attività di preparazione sul prossimo Pellegrinaggio ad Assisi. “COSA… CHI… CERCATE?” è lo slogan di quest’anno. Domanda molto difficile da fare a dei ragazzi in “costruzione” al giorno d’oggi che presi su più fronti ricevono input molto diversi.

San Francesco ad un certo punto della sua vita, se l’è chiesto seriamente e ancora oggi i suoi frati ne danno una gioiosa testimonianza.

Ve ne racconteremo al ritorno!

Domenica prossima 22 Aprile quasi in contemporanea anche se in due luoghi diversi, ci ritroveremo per celebrare la Messa… Ricordiamoci reciprocamente nella preghiera.

Nadia

Da “VITA DI COMUNITÀ” – 15 aprile 2018

Da “VITA DI COMUNITÀ” 15 aprile 2018
settimanale della parrocchia Santa Maria Goretti

Il periodico dedica due intere pagine A3 agli interventi del Papa su “Il battesimo” e “La chiamata alla santità”. L’ultima facciata contiene alcuni appuntamenti sulle “cellule” di evangelizzazione. Questa parrocchia infatti da molti anni porta avanti questo tipo di pastorale, motivo per cui a chi interessasse questa esperienza sarebbe utile prendere contatto diretto con il parroco don Narciso.

Il resto della pagina è dedicato alla normale attività parrocchiale: festa di san Marco, gita dei chierichetti, programma per le vacanze estive e per il grest, prima comunione, cresima, pellegrinaggio ad Assisi dei ragazzi, scuola di preghiera ed altro.

Di certo in questa parrocchia c’è un’attività frenetica di incontri.

don Armando

CALENDARIO PARROCCHIALE

MESE DI APRILE
Dom. 15 h. 11 Cresime
Lun. 16 h.17 Riunione catechisti
Dom. 22 Giornata mondiale di preghiera per vocazioni

MESE DI MAGGIO
Ogni sera da lunedì a sabato
h. 20.30 Santo Rosario in chiesa e attorno ai Capitelli mariani (daremo calendario preciso)
– Sab. 5 h. 8.30-16 Ritiro Spirituale Prima Comunione
– Gita Scuola Materna
– Dom 6 h. 9.30 messa di Prima Comunione
– ore 19 Ringraziamento e benedizione Eucaristica
Ven 11 Partenza ragazzi Scuola media per Assisi
Dom. 13 Ascensione
Lun. 14 h. 17 Riunione catechisti
Ven. 18 Scuola di preghiera
Sab 19 h. 20.45 Veglia – Fuoco di Pentecoste
Dom. 20 Pentecoste
Domenica 27 h. 16.30 4A Rassegna Corale di Musica Sacra – Chiesa Santa Maria Goretti
Ven. 25 Festa Scuola Materna
Mer 31 h. 20.30 infiorata a Maria -Conclusione mese di maggio.

MESE DI GIUGNO
Dom 3 h. 11 Messa e processione Corpus Domini
Ven. 8 S. Cuore di Gesù
Sab. 9 Cuore Immacolato di Maria
Mer. 13 S. Antonio di Padova
Ven. 29 SS. Pietro e Paolo

Da “UNA COMUNITÀ SULLA VIA DI SAN PAOLO” – 15 aprile 2018

Da UNA COMUNITÀ SULLA VIA DI SAN PAOLO – 15 aprile 2018
settimanale della parrocchia di San Paolo di via Stuparich

A leggere il periodico vien da pensare che in questa comunità sia scoppiata finalmente una primavera religiosa mai conosciuta nel suo mezzo secolo di vita, perché tante e diverse sono le attività delle quali parla il settimanale.

Mi limito a segnalare i titoli di questi eventi e mi riservo di fare nel futuro una visita per verificare i contenuti di così frenetica attività segnalata dal settimanale: “22 aprile, Giornata mondiale per le vocazioni” – fioretto per il mese di maggio – DVD su ‘Il Risorto” – Pellegrinaggio degli adolescenti ad Assisi – Donne ed un mistero, commedia – Collaborazione pastorale – Conferenza del mercoledì – Coro Gospel domenica 22 – Coach Carter sabato 28 – Laboratorio di teatro sociale- – Campo scuola per ragazzi – Grest 2018 – “Le donne di Gerico” “Famiglia: cultura o natura, domenica 15 aprile.

Per non parlare poi del calendario della settimana che segnala le attività più diverse: ginnastica dolce, corso di inglese, gruppo laboratorio, chitarra, oltre arte, coro, bridge, pianoforte, teatro sempre pronti, San Vincenzo, balli di gruppo, laboratorio riciclaggio, burraco, pasticcini e caffè dopo la messa, ecc. ecc.

Leggendo tutto questo mi vien da pensare che questa non è una semplice parrocchia, ma una “università” per chi vuol imparare a condurre una parrocchia. Quello che mi lascia un po’ perplesso è che alla domenica si celebrino solamente due messe, alle 10 e alle 11,30. Pertanto invito tutti a visitare il sito di questa comunità: www.sanpaolomestre.it, o meglio ancora, a fare una visita a questa parrocchia prodigio.

don Armando

Da “LA COMUNITÀ” – 15 aprile 2018

Da LA COMUNITÀ – 15 aprile 2018
periodico della parrocchia del Sacro Cuore di via Aleardi

In verità non c’è molto da segnalare perché, oltre il commento del vangelo e un bel “pezzo” di don Antonio Mazzi su “Preoccupazioni e speranze per il futuro che ci attende”, di proprio non c’è quasi altro che la notizia che 56 adolescenti parteciperanno al pellegrinaggio ad Assisi guidato dal Patriarca.

Mi spiace di non presentare frequentemente questo periodico perché, non ricevendolo via e-mail, mi arriva solamente quando una buona persona va a prenderlo in parrocchia e me lo porta.

don Armando

P.S. Ho sempre più la sensazione che molti parroci non ravvisino l’importanza di questo scambio di esperienze che, a mio umile parere, potrebbe essere molto arricchente.

Da “IL NOTIZIARIO” – 15 aprile 2018

Da “IL NOTIZIARIO” – 15 aprile 2018
settimanale della parrocchia di Santa Rita in via Miranese

Questo periodico si caratterizza perché il parroco, don Gianfranco, commenta personalmente in maniera esauriente la pagina del vangelo della domenica.

Si legge invece nella rubrica “Vita parrocchiale” che solamente 10 ragazzi andranno in pellegrinaggio ad Assisi e che solamente 5 coppie di sposi parteciperanno alla festa dei “lustri di matrimonio.

don Armando

Per Riflettere
Cristo risorto vive nella Comunità dei discepoli

Anche questa domenica, per il Vangelo che viene proclamato e l’esperienza pasquale che avviene nelle nostre assemblee, diventa una domenica di Pasqua. Cristo risorto ritorna ad essere il Signore e il Maestro della nostra vita. La sua crocifissione non lo ha tolto di mezzo. L’apparizione con cui si è fatto vedere la sera del giorno della risurrezione, prima ai due discepoli di Èmmaus e poi a tutti i discepoli insieme, è una prova inequivocabile. Ma è una prova inequivocabile soprattutto la vita nuova che fa fiorire, contrassegnata dall’amore per Dio e per il prossimo.

L’incontro con Gesù riaccende il cuore, fa passare dal dubbio all’atto di fede, fino a lasciarsi trasformare in lui e con lui compiere il dono della propria vita. E’ ciò che lo Spirito Santo rende possibile oggi attraverso l’esperienza pasquale di questa domenica.

La comunità cristiana oggi ridiventa Cristo risorto. Da oggi diventa ciò che di Cristo risorto si può vedere e toccare. Noi non siamo niente senza di lui. E senza di noi lui non sarebbe che un fantasma. Cristo e i cristiani non si possono separare. Essi sono le membra del suo Corpo. Come non si può separare il Capo dalle membra, così le membra non si possono separare dal Capo. Dal giorno della risurrezione egli si manifesta sempre così. Non come un fantasma in solitudine, ma come una presenza che crea compagnia e convivialità. Lui e chiunque crede in lui non esisteranno mai più separati, “lo sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, ha promesso. E ogni volta, scrive S. Leone Magno, “la comunione al suo corpo e al suo sangue per mezzo della celebrazione eucaristica ci trasforma in ciò che riceviamo, ci riveste in tutto, nel corpo e nello spirito, di colui nel quale siamo morti, siamo stati sepolti e siamo risuscitati”

Don Franco

La grazia di questa domenica

In questa domenica abbiamo la grazia di scoprire che quello che è successo a Gesù e a noi insieme con Lui nella celebrazione della Pasqua non è fuori dalla storia, né la sua risurrezione serve solo a far pensare che dopo la morte esiste un’altra vita. La Pasqua rientra nel piano di salvezza progettato da Dio. E’ successa per servire la storia degli uomini. Anzi, ne costituisce il fatto decisivo e determinante. Non c’è salvezza della storia e non c’è storia di salvezza senza la Pasqua di Cristo e dei cristiani. A questa Pasqua hanno preparato tutte le esperienze di interventi di Dio fatte dal popolo d’Israele e raccontate nelle Scritture. Tutto ciò che è avvenuto prima, è una profezia di questo evento pasquale. Ciò che avviene dopo, ne è la continuazione nel tempo, affinché non manchi mai a nessun uomo la possibilità di sperimentare questo gesto straordinario di alleanza, per decidersi a entrare in essa e a fare della propria vita qualcosa di simile a quello che ha fatto Gesù.

Senza le Scritture non è possibile capire la Pasqua di Cristo e il suo valore. Non è possibile neppure rendersi conto che la nostra Pasqua non è solo un atto di fede nella Pasqua di Cristo, ma è la stessa Pasqua di Cristo che continua. Anch’essa rientra nel piano di Dio e avviene nella maniera prevista.

In cammino verso la Pentecoste: comprendere le Scritture

Per molti cristiani la Sacra Scrittura è un libro vecchio, che si legge nelle Messe e in qualche altra occasione per ricordare qualche fatto del passato o per prendere spunto per la predica. Dovrebbe essere ciò di cui si parla nelle omelie, ma spesso serve a far parlare di tutt’altro. Una delle cose che Gesù risorto fa nelle sue apparizioni pasquali ai suoi discepoli è quella di far comprendere loro le Scritture, la legge di Mosè, i Profeti e i Salmi. Il tempo di Pasqua è anche tempo in cui leggere e comprendere le Scritture. Le Scritture, infatti, permettono di decifrare quello che è capitato a Gesù. Permettono di scoprire la strada scelta da Dio per salvare l’umanità. Ci aiutano a superare la difficoltà che proviamo davanti alla vita nuova che la fede nella risurrezione rende possibile. Suggeriamo anche in questa settimana l’esperienza dei Gruppi di ascolto. E’ anch’essa un’esperienza pasquale in cui Cristo risorto fa comprendere le Sacre Scritture, fa comprendere la sua e la nostra vita, la sua e la nostra storia e accende il cuore di chi vi partecipa.

Vita Parrocchiale

Dal Consiglio Pastorale
Al pellegrinaggio ad Assisi andranno i sei cresimandi oltre a Daniele, Evans, Rita e laria. Dal 25 aprile al 1° maggio ci sarà il pellegrinaggio a Lourdes dei ragazzi randi. Si farà una raccolta con una vendita di biscotti. La festa dei Lustri sarà il 22 prile con la consueta formula. Il 29 aprile ci sarà il concerto con Roberto Marini di orina e la mattina sarà presente l’Avapo.

3a Festa dei Lustri di Matrimonio
Domenica prossima, 22 aprile, ricorre la 55A Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Noi celebreremo anche la 3A Festa dei lustri di matrimonio. Sono 5 le coppie con le quali festeggeremo la memoria del loro matrimonio: Barbara e Gabriele Cazzador (35), Ludovica e Roberto Bobbo (40), Milena e Maurizio Pigozzo (45), Daniela e Michele Galante (45), Giovanna e Antonio Pegoraro (50). Congratulazioni e auguri a tutte le coppie.

Da “PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO” – 15 aprile 2018

Da PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO – 15 aprile 2018
settimanale della parrocchia relativa di viale don Sturzo

Questa settimana non c’è proprio niente da segnalare se non la ripetizione dell’appello di aderire alla gita di Feltre e Pedavena per la quale ci sono ancora posti liberi e la partecipazione di dieci ragazzi al pellegrinaggio di Assisi.

don Armando

Venerdì 30 aprile
Pellegrinaggio diocesano dei ragazzi ad Assisi (vi partecipa una decina dei nostri ragazzi di 3a media)

GITA A FELTRE E PEDAVENA
Mercoledì 18 aprile
ULTIMISSIMI POSTI
Chiedere a Carla Cecchetto o a don Corrado

Da “VITA PARROCCHIALE” – 15 aprile 2018

Da “VITA PARROCCHIALE” – 15 aprile 2018
settimanale della parrocchia Santa Maria del Carmelo alla Favorita

Questo settimanale normalmente riporta notizie di carattere civile, mentre ignora quasi del tutto le notizie della comunità, o le proposte d’ordine pastorale. Ad esempio in questo numero riporta “Il rapporto Istat 2017”, “La mostra della produzione delle armi a Vicenza”, “Il servizio raccolta rifiuti”, mentre si limita a riferire sui nomi dei defunti che saranno ricordati questa domenica alle ore 10.

Riporto le notizie dell'”annuario” che possono dare una risposta a chi è curioso di queste cose.

don Armando

Annuario Statistica – Rapporto Istat 2017

Pubblicato il 28/12/ 2017, offre in 24 capitoli un ricco ritratto del nostro Paese. Le informazioni sono organizzate secondo una chiave di lettura tematica che attraversa molteplici aspetti: l’ambiente, il territorio, la popolazione, il quadro economico, il tessuto produttivo, il commercio internazionale, la finanza pubblica, l’offerta dei servizi, il benessere dei cittadini, la cultura, la ricerca.

Vede un Paese sempre più vecchio con i single che ormai sono un terzo delle famiglie, con pochi bambini che nascono e la speranza di vita che si allunga (80,6 anni per gli uomini – 85,1 per le donne). Segnala anche un ritorno del matrimonio, ma con i divorzi che continuano ad aumentare (un’impennata dovuta soprattutto all’entrata in vigore a metà 2015 del “divorzio breve”). Spicca fra gli altri il dato delle famiglie composte da una sola persona: sono ormai un terzo del totale (31,6%), mentre si riducono notevolmente quelle numerose con 5 o più componenti (5,4%). Il numero medio di persone in una famiglia è sceso a 2,4 (media 2015 -2016). I figli restano a casa: soltanto un terzo di età compresa tra i 18 e i 34 anni lascia la famiglia di origine per farsene una propria o per andare a vivere da soli. Il calo delle nascite continua ad essere affiancato dalla posticipazione dell’evento: le gravidanze avvengono in età sempre più avanzata.

Il Rapporto Istat registra tra le altre cose 5 milioni di poveri, interesse sempre più scarso alla politica, meno posti letto negli ospedali, più detenuti nelle carceri.

(Tratto da quotidiano Avvenire 29/12/2017)

Da “IL DIARIO INSIEME” – 15 aprile 2018

Da “IL DIARIO INSIEME” – 15 aprile 2018
settimanale della collaborazione pastorale dei Frari, san Pantalon e Tolentini di Venezia

Mi pare degna di nota solamente la notizia che domenica 15 alle ore 16 prosegue, presso il patronato dei Laneri, il ciclo di lezioni sull’esortazione apostolica “Amoris laetitia”. Altri appuntamenti durante la settimana nel patronato dei Frari.

don Armando

DOMENICA 15 APRILEore 16.00 – Patronato dei Laneri

Prosegue in questa domenica, presso il Patronato dei Laneri, il ciclo d’incontri dedicato a scoprire l’Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” e organizzato dal Centro Studi “Germano Pattaro” insieme alle Parrocchie di Carpenedo, San Pantalon e Tolentini.

Interverrà don Bernardino Giordano, responsabile regionale della Pastorale familiare del Piemonte.

Da “PROPOSTA” – 8 aprile 2018

Da “PROPOSTA” – 8 aprile 2018
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Nella prima facciata del periodico don Roberto, sotto il titolo cose pasquali” fa la cronaca, con note chiare ed altre oscure, della settimana santa: preparazione della chiesa (positiva), via crucis (negativa), alberi di addobbo (rocambolesca), digiuno (semipositiva), veglia pasquale (molto positiva).

Nella seconda facciata vi sono due inviti ad iscriversi all’Azione Cattolica Ragazzi e agli scout.

Quello che però arricchisce questo numero del settimanale sono soprattutto le sei testimonianze di altrettanti giovani che davanti ad una chiesa gremita di fedeli, han dichiarato pubblicamente la loro fede e la loro scelta di farsi discepoli di Gesù.

Queste professioni di fede sono degli autentici miracoli che fortunatamente si ripetono da trent’anni a questa parte, ossia da quando don Roberto fa il parroco in questa comunità.

don Armando

COSE PASQUALI

“mi hanno commosso …” dice una giovane signora durante la sua confessione. Si riferisce ai giovani che per due giorni ed anche più si sono dedicati tutte le mattine a “curare” la nostra chiesa. Dai vasi sacri ai candelieri alle torce e perfino ai muri ed alle ragnatele più alte. Sei o sette, non di più, ma determinati e laboriosi come formiche.

Si vedeva che volevano bene alla loro chiesa e che desideravano che per Pasqua si rivestisse di nuovo, bella come una sposa.

Come non assecondarli….?

Se penso che le nostre domande di ridipingere intanto P esterno della chiesa sono giaciute per tre mesi, lì abbandonate, negli uffici delle Curia patriarcale e per altri tre negli uffici della sovrintendenza senza che nessuno ci abbia dato un minimo di risposta … Quando Gesù dice che gli ultimi saranno i primi fa una bella promessa che si realizzerà di sicuro nell’ai di là, non certo – ahimè – nell’ai di qua. E questo anche all’interno di santa Madre Chiesa.

….Via crucis ventosa, quest’anno. E collocata nel luogo più lontano dal centro della parrocchia. Belle, semplici e giustamente veloci le riflessioni per le otto stazioni. Non molta gente e soprattutto pochi bambini e ragazzi. Mi par di sentire gli accorati appelli a “non perdere i nostri valori” … la denuncia perché “l’invasione dei foresti ci impedisce di fare i nostri presepi e mantenere le nostre tradizioni” … Passando davanti a tante case e sotto tante finestre e conoscendo chi abita lì e che convinzioni ha a proposito dei richiami di Papa Francesco ad accogliere i profughi (sta Papa stavolta l’esagera …) e vedendo spente le luci, nessun lumino acceso, la totale indifferenza verso un fatto tradizionale e religioso come quello che si stava compiendo mi è ritornato alla mente un brano di Ignazio Silone dove dice che un contingente di soldati stava partendo per la Grecia, durante la seconda guerra mondiale, e stavano sull’attenti ad ascoltare il loro generale che faceva il discorso per la partenza. Ma quando l’ufficiale disse che “con grandissimo rammarico per impegni imprescindibili non poteva partire con loro” i soldati smisero di ascoltare. L’armiamoci e partite non lo ha mai sopportato nessuno ….

….Anche quest’anno con l’amico P…. abbiamo cercato e trovato qualche albero per abbellire l’altare in occasione delle feste pasquali. Il primo l’abbiamo preso in un luogo abbandonato ma nei pressi di una via molto trafficata mercoledì mattina. Alle sei perché con il buio si è sempre più discreti e si disturba meno (ma anche si da anche meno nell’occhio). Un vecchio “amolo” perfettamente fiorito. Non è stato facile portarlo a casa sul tetto delle mia pandina (e qualcuno vorrebbe che io la cambiassi …, stolto). Il fatto è che la stagione è ormai avanti per gli amoli, ed è ancora indietro per i ciliegi (o meglio, per le marinelle).

E così sabato mattina, sempre alle sei con il buio, lungo una strada camionabile sappiamo che ci sono dei ciliegi selvatici abbandonati. Ma c’è un fosso. Mi son messo gli stivali ma il fosso è più profondo. Piedi allagati. Per Gesù questo ed altro. Torniamo a casa con il nostro bottino contenti a metà: si apriranno le gemme prima di Pasqua: a posteriori devo scrivere (siamo lunedì dell’Angelo) che i fiori non sono ancora sbocciati. Ma le piante pronte per la fioritura fanno ugualmente la loro figura.

… vigilia pasquale intensa e diversa quest’anno. Sono passato per tutti i gruppi di catechismo delle superiori per proporre il digiuno il giorno prima di Pasqua. Di conseguenza e con coerenza mi sono impegnato a digiunare anch’io. Ero anche preoccupato perché da anni non ci provavo. Ma è andata meglio di come pensassi. Un po’ di appetito ma niente di che. Mi sono chiesto se qualcun altro aveva accolto la proposta. Con sorpresa vengo a sapere che alcuni (ed anche qualche giovane giovane, di quelli che mangerebbero anche il marmo) lo ha fatto.

E’ incredibile ma è vero: avendo digiunato si arriva alla veglia pasquale in uno stato di grazia. L’animo è quieto e preparato. Tutto brilla di più. E dopo, dopo la veglia, quando ci si siede a tavola per far festa a Gesù risorto ed agli amici che hanno fatto la solenne professione di fede si mangia di gusto e con gioia moltiplicata.

… è stata una bella Pasqua. Quasi quasi non ci speravo.

Grazie a te Signore e grazie a tutti quelli che ci hanno messo il cuore e la loro fatica.

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PROFESSIONI DI FEDE 2018

ANCHE QUEST’ANNO SEI GIOVANI HANNO DESIDERATO FARE LA LORO SOLENNE PROFESSIONE DI FEDE. ANCORA NA VOLTA SI E’ TRATTATO DI UN DONO. UN DONO ANCORA PIÙ’ GRANDE PERCHE’ HANNO CHIESTO LORO DI FARE QUESTO PASSO, DI LORO LIBERA E SPONTANEA VOLONTÀ ‘ GRAZIE, SIGNORE, PER QUESTI FIORI PROFUMATI DI PRIMAVERA

Dalla prima volta che mamma e papà mi hanno portato alla veglia pasquale ho sempre aspettato con ansia che arrivasse anche per me il momento di fare la mia professione di fede. Ogni anno rimanevo sempre sorpresa e colpita di come così tanti giovani potessero esprimere pubblicamente e senza vergogna il loro amore per Gesù; e anche io non volevo esser da meno! Adesso che è giunto il mio momento posso ammettere però di trovarmi un pò in difficoltà ad esprimere ciò che provo e penso.

Sono una ragazza normale di diciannove anni ma penso che l’elemento che ha reso la mia vita un pò diversa da quella di molte mie coetanee è stato proprio l’appartenenza alla nostra parrocchia e al sentimento che è cresciuto nei confronti di Te Gesù. Gran parte del lavoro lo hanno fatto i miei genitori che sempre in maniera paziente e amorevole mi hanno insegnato a volerti bene e ad essere una buona cristiana. Posso dirti che, non solo la mia famiglia è stata una parte fondamentale per la mia crescita spirituale, lo è stato anche Don Roberto a cui ho sempre affidato tutte le mie incertezze e le mie paure e che con grande pazienza ha saputo aiutarmi e accompagnarmi in questo percorso. Ho iniziato a sentirmi ancora più vicino a te Gesù quando ho intrapreso il mio percorso scout, dopo aver potuto constatare negli occhi di mio fratello quanta gioia potesse donare lo scoutismo; è stato ed è un percorso bello ma anche faticoso che mi ha insegnato ad essere autonoma, a mettermi al servizio degli altri ma soprattutto a sentirti vicino e a volerti sempre più bene. Sono diventata però più cosciente e autonoma come cristiana dopo la cresima, quando ho capito veramente che se volevo continuare a seguirti doveva essere una mia scelta; da quel momento penso che tu sia diventato una parte integrante di me, un amico fedele una persona con cui potermi confidare e forse l’unico che conosce me stessa in maniera completa e unica. Ci sono stati dei momenti in cui anch’io ho dubitato di te, avevo mille domande e poche certezze ma come sempre ho trovato le risposte ascoltando don Roberto durante una “tre sere” in cui diceva che un vero fedele è anche colui che ha dubbi ed incertezze. In questo momento non ho dubbi, e questo è già un grande passo in avanti!

So però che la strada che sto percorrendo è ancora molto lunga e potranno esserci anche momenti difficili, ma sono convinta che tu assieme alla mia famiglia, i miei amici e alla mia comunità sarete sempre presenti e pronti a sostenermi.

ANNACHIARA

Quando vivi a Chirignago e frequenti la parrocchia sai che alla veglia pasquale, ad un certo punto, alcuni ragazzi sui vent’anni, si presentano a leggere la propria professione di fede.

L’ho visto fare a tanti ragazzi prima di me. La cosa fa così parte del rituale della veglia che è sempre stata vissuta da me come un momento naturale della veglia stessa e quindi non l’ho mai percepita come un qualcosa a cui avrei dovuto partecipare attivamente. E quindi ho sempre vissuto la professione di fede comodamente seduto e rilassato, come uno spettatore non pagante.

Da settembre, per ragioni di studio, mi sono spostato a Milano. Ho quindi cambiato ritmi e abitudini e, allontanandomi dalla mia parrocchia, ho perso la quotidiana frequentazione di questo ambiente in cui, fin da piccolo, ho vissuto tanti momenti tra catechismo, scoutismo, gite, veglie, tre sere eccetera, eccetera, eccetera, (diciamo che al parroco non mancano idee ed energie). A un certo punto, con mia sorpresa, da casa mi dicono che c’è una lettera per me dalla parrocchia. Diciamo che da lontano è bello sentire che non si sono dimenticati di me. Quando torno a casa la leggo. È la proposta di adesione alla professione di fede. Ma come? A me? Non ci pensavo proprio anzi, come ho detto prima, non ci avevo mai pensato. E invece lo chiedono anche a me. Quest’anno, se me la sento, mi invitano ad essere non più spettatore non pagante ma attore. E devo anche pagare il biglietto. Perché per uno come me, diciamo non proprio estroverso, uscire allo scoperto e, davanti a tutti, dover dichiarare la mia fede al Signore, mi costa un po’. Quindi devo pensarci, e ci penso a lungo. È difficile per me, dubbi, timidezze, paure ma poi alla fine … Signore, eccomi qui stasera, sull’altare a dire che io credo in te. Decisione non facile, cresciuta dentro di me un giorno in cui mi trovavo solo nel mio appartamento a Milano, un po’ preoccupato per gli esami che avrei dovuto dare di lì a poco, e tra mille pensieri ne è spuntato fuori uno, dapprima sbiadito, poi sempre più chiaro: “Signore so che ci sei, aiutami”. E così adesso volevo dirti grazie di essermi sempre vicino, perché io lo so, tu mi sei vicino, sei sempre con me, che io sia qui nella mia comunità o lontano da essa per qualsiasi ragione.

GIOVANNI

Non ero molto convinta riguardo alla “professione di fede”; pensavo che il mio rapporto con Te, Signore, fatto anche di mancanze, dimenticanze e strappi alle regole non fosse abbastanza deciso e fermo da poter funzionare.

Ho provato perciò a immaginare la mia vita senza la tua presenza… Molte cose sarebbero state diverse e, soprattutto, tanti avvenimenti non sarebbero accaduti. Sei diventato un componente della mia famiglia, hai contribuito a renderla forte e unita contro le avversità e proprio nella mia famiglia trovo sostegno nei momenti difficili.

Mi hai fatto incontrare amici sinceri e preziosi con cui posso essere me stessa senza temere di essere giudicata. Hai messo al mio fianco catechisti, educatori e animatori che mi hanno guidato e mi accompagnano come fossi una figlia o una sorella.

Senza di te non avrei vissuto la bella esperienza dell’Azione Cattolica e neppure avrei potuto mettere al tuo servizio la mia passione per la musica, cantando nel coro e suonando l’organo alla Santa Messa. Tutte le persone che mi hai fatto incontrare sono state una grande fortuna, ma Don Roberto e Don Andrea hanno lasciato su di me un segno indelebile di amore e comprensione. Con la loro passione, affetto e sensibilità hanno creduto in me, anche quando dubitavo perfino di me stessa, facendomi sentire amata e stimata. Loro hanno aperto spiragli di coraggio nel mio cuore e grazie a loro ho potuto percorrere strade che altrimenti non avrei esplorato.

Don Roberto e Don Andrea mi hanno fatto sentire amata e apprezzata per quello che sono. Nonostante questo periodo sia caratterizzato da delusioni, dubbi, incertezze e numerose domande apparentemente senza risposta, non esito ad affermare con fede e speranza che credo in te, Signore, e che sempre continuerò ad apprezzare la vita grazie al tuo amore.

MARTINA

Eccomi

Penso che sia l’unica parola che possa dire oggi davanti a tutti. La strada non è stata semplice… Sono un ragazzo che ha avuto mille dubbi, che si è fatto mille domande in tutto e che ancora adesso ha molte incertezze… ma oggi Signore dopo tutte le mie paure sono qui a dirTi “Eccomi SIGNORE io vengo”. Non è stata semplice la scelta di fare la professione di fede ma una domanda mi ha aiutato a fare questo passo ed è stata: “SE NON AVESSI PARTECIPATO ALLE INIZIATIVE DI QUESTA COMUNITÀ COSA FAREI?(o meglio) COME SAREI?

Beh vi sembrerà banale ma la risposta è stata che probabilmente non farei niente… quasi sicuramente non sarei qui sopra sull’altare a dire che credo in Te Signore e non sarei nemmeno dentro in Chiesa, probabilmente sarei sparito dopo la Cresima come fanno in molti…

Ma non è successo ed è il motivo per cui sono qui, perché senza di Te non avrei conosciuto alcune persone e alcune realtà che hanno, e che ancora adesso, segnano la mia crescita, la mia personalità e la mia fede… Da ragazzino non capivo quante opportunità ci sono qui in questa comunità ma oggi, Gesù, dopo questa riflessione l’ho capito e ti dico grazie. Grazie per Don Roberto che è sempre un punto fisso per tutti e una guida eccezionale.

Grazie per gli incontri della COGI a cui mi fai partecipare perchè rendono il mio percorso di fede più sicuro, grazie per avermi fatto conoscere gli Scout dove mi hai fatto incontrare veri amici di strada e mi fai ammirare le cose che ci hai donato.

Grazie per il coretto e il coro dei giovani che mi hanno fatto conoscere la bellezza della preghiera con i canti. Grazie alle persone che mi hai messo accanto, i capi, i catechisti che mi hanno insegnato come esserti amico e mi hanno sempre dato l’esempio… Gesù in molti mi hanno detto che questo momento non è un punto di arrivo ma di partenza ed è così ti dico che da oggi cercherò sempre più di mettere “te al centro del mio cuore”, cercherò di “amare come mi ama Dio”. Da questi propositi (ri)parto dicendoTI tre parole che Don Roberto sin da piccolo mi ha sempre insegnato che valgono più di mille altre: CIAO GESÙ TI VOGIO BENE.

RICCARDO

“Se riuscirai a dire al Signore che gli vuoi bene, tutto il resto, vedrai, andrà per il verso giusto.” Queste sono parole su cui ho riflettuto molto da qualche giorno a questa parte, e sono arrivata alla conclusione che è per questo motivo Signore che sono qui questa sera, per dirti che ti voglio bene. Un ti voglio bene sussurato ma sincero, carico di tutte le esperienze che abbiamo passato assieme in questi 19 anni.

Mi sei stato accanto infatti, da quando sono nata, una presenza costante nella mia vita che cantavo con gioia la domenica mattina alla messa, un compagno di giochi e preghiera con cui sono cresciuta i sabati all’acr. Sei sempre stato un segno visibile nella mia vita che si manifestava nell’amore dei miei genitori e della mia famiglia, i quali mi hanno sempre insegnato a ringraziarti per tutte le cose belle che capitavano nella mia vita. Sono qui quindi, sta sera Signore, per ringraziarti e per dire che credo in te. Ed è proprio perché credo in te che ti chiedo aiuto. Aiutami, adesso che sono cresciuta, ad avere di nuovo il coraggio di quando ero bambina per testimoniarti ogni giorno senza paura ma con orgoglio. Aiutami a farmi sempre domande e non vivere con superficialità la fede affinché io possa trovare in te l’amico più vero e prezioso, sempre disposto a perdonarmi ed accettarmi così come sono.

Io ti chiedo questo Signore e sono pronta a fare la mia parte e a seguire la strada che hai tracciato per me. Tu guidami Signore. Cammineremo assieme

SARA

Signore, questa sera sono qui davanti alla comunità per dire che io credo in Te. Sai che sono timida e riservata e quanto mi costa esprimere le mie opinioni in pubblico. Comunque, penso sia una cosa giusta da fare, perciò mi sono fatta coraggio e sono qui.

Quando ero piccola pensavo che tutte le persone credessero in Te. La mia famiglia ci credeva, andavo a scuola dalle suore, frequentavo il catechismo e gli scout; perciò quasi tutto il mio mondo Ti ruotava intorno e pensavo che fosse così anche per gli altri. Crescendo, un po’ alla volta, ho capito che non era così per tutti e che si poteva scegliere. E anche io mi sono posta la domanda se ci credevo veramente oppure no. All’inizio non sapevo dare una risposta precisa. Devo confessare che in quel periodo non sempre ho avuto il coraggio di difendere la mia fede apertamente davanti agli altri: un po’ per timidezza, un po’ per paura di essere derisa e messa da parte. Se avessi ascoltato i miei compagni di classe in questo momento non sarei qui. Nonostante tutto non ho mai voluto allontanarmi da Te.

Oggi sono felice di questa mia scelta. Questo non significa che non abbia dubbi e incertezze, ma comunque voglio stare vicino a Te. Sono sicura che sarei una persona diversa, ma non migliore, se non Ti avessi conosciuto. Per questo devo ringraziare i miei genitori, che mi hanno sempre incoraggiata e sostenuta, Don Roberto e Don Andrea, i catechisti e il gruppo scout. Ti prometto che cercherò di impegnarmi di più nel coltivare la mia fede e nell’amore verso Te e i fratelli.

SILVIA

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 8 aprile 2018

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO”8 aprile 2018
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Don Natalino, il parroco, è di certo un intellettuale e, come i personaggi di questo genere, non sempre si comprendono fino in fondo, o almeno per le persone modeste come me.

Il suo articolo di spalla della facciata del suo periodico è dedicato, nella prima parte, agli squilibri che l’espandersi delle costruzioni alberghiere in atto a Mestre determinano, a suo dire, nel clima sociale dei cittadini, squilibri che però mi è difficile capire. Mentre condivido fino in fondo la parte finale dell’articolo in cui egli auspica che il cristiano si immerga come il lievito in questa realtà complessa e mutevole ed immetta in essa valori e speranza. Questo messaggio non è mai ripetuto abbastanza perché spessissimo i cristiani se ne stanno alla finestra ad osservare piuttosto che essere protagonisti.

Mi par di dover segnalare pure l’articolo di Monique Pistolato che sottolinea il valore dei piccoli gesti che spesso sono ritenuti irrilevanti nel contesto del quotidiano.

Interessante e precisa come sempre la presentazione degli articoli più importanti di Gente Veneta, il settimanale della diocesi.

don Armando

DIVENTARE CIÒ CHE SIAMO
di don Natalino

Mestre sta cambiando, non sappiamo ancora come e verso dove. Qualche colpo d’occhio vien dato qua e là, manca però uno sguardo d’insieme, che sappia cogliere la complessità. Pare che i fenomeni accadano senza che qualcuno li governi. L’espandersi della domanda di recettività turistica crea occupazione o soltanto innalza il costo delle case a svantaggio dei cittadini? Il progressivo aumento di residenza universitaria rappresenta un pericolo o non piuttosto un’opportunità per dare intensità abitativa a quartieri groviera, mezzi pieni eppure mezzi vuoti? La risposta a questi e altri fenomeni, messi in luce dalla stampa locale, non può restare in poche mani, ma va realizzata ridestando una senso di responsabilità collettiva. A me pare che al momento ci siano troppe mani in tasca, inerti. Certo, vedo anche molti sforzi generosi e intraprendenti, però solitari e quasi gelosi del proprio merito. Che cosa possono fare i cristiani in questi contesto? Diventare ciò che sono, semplicemente. Buttarsi e mescolarsi nella pasta del mondo, ricordando che sono lievito non perchè più bravi, ma perchè sono uniti al Cristo morto e risorto come le membra al capo. Partecipano della sua vita, quindi della sua missione, del suo donarsi per la vita del mondo. E hanno il genio della comunione, proprio così. Non possiamo fare a meno di immettere nel nostro tessuto cittadino il respiro della speranza e lo stile della cooperazione sincera, coltivare la pratica dell’amicizia come virtù civica, promuovere la ricerca del bene comune.

PASSI FIORITI
Elogio della gentilezza

L’aria è tagliente e la stazione come un formicaio. Il treno interregionale per Trieste arriva fiacco e la gente si accalca sulla banchina. Sono lì schiacciata in mezzo a zaini, valige, borsoni, gambe pronte allo scatto. Le porte si aprono secche, quando all’improvviso un uomo alto, elegante, allarga le braccia davanti ai gradini. La folla si blocca incredula e nervosa, lui fa un gesto di deferenza. Qualcuno grida: «Che attendiamo una principessa?». Si apre un varco e svelato il mistero: un nonnino dalla chioma bianca, spiritata, avanza lento indossa una giacca troppo leggera per la stagione e si sostiene ad una stampella.

L’uomo gli porge una mano, lo fa salire, gli trova un posto e lo fa accomodare sorridendogli. Lui non sa più come fare per ringraziarlo e quasi si commuove. Questo gesto di gentilezza tra sconosciuti è una sferzata celeste sulla giornata. Penso al valore di quest’azione semplice, a come ci siamo disabituati a qualcuno che sa vedere e cogliere le fragilità altrui. In un tempo in cui la generosità e la cortesia vengono guardate con sospetto, dominato dalla diffidenza, la gentilezza è rivoluzionaria.

È un esercizio di attenzione amorevole che fa bene a chi lo compie e a chi lo riceve. Un sorriso, una mano che stringe, un attimo di pazienza rendono speciale anche la più invisibile delle esistenze. Il garbo è un modo di affrontare le questioni che crea benessere e aumenta il grado di civiltà nei nostri condomini, per strada, al lavoro, al supermercato, nei luoghi in cui viviamo. Certo è discreto e non fa rumore, ma come le acque carsiche è capace di sciogliere indifferenza e sopraffazione. Come scrisse Amelia Earhart «Un solo atto di gentilezza mette le radici in tutte le direzioni, e le radici nascono e fanno nuovi alberi».

Monique Pistolato

CHE COSA LEGGEREMO IN GENTE VENETA?
Gianluca Fabbian: «Divento prete per vivere una vita felice». Sabato 7 aprile, alle ore 10 in San Marco, il Patriarca ordinerà il giovane, che a GV racconta la sua vocazione: «L’origine è nel mio parroco, che è stato fondamentale perché… lo vedevo contento».

Nel nuovo numero del settimanale diocesano anche: Grest e campi scuola: il primo soccorso è sapere che cosa fare. Un medico, Davide Gorgi, spiega quali attenzioni avere, in parrocchia, per garantire la sicurezza quando succede’ qualcosa di inatteso al grest al campo scuola;

Kenya, il roseto d’Europa. E attorno povertà e niente acqua. L’associazione mestrina “Insieme per Wamba”, di ritorno dal Paese sull’altipiano, descrive questo paradosso tipicamente africano;

In 450 mila hanno corso la “Su e zo per i ponti”: il bilancio di quarant’anni della manifestazione podistica;

Passa la notte in camper pur di iscriversi al campeggio della parrocchia. Succede a Chirignago, dove c’è chi ha fatto la notte in bianco per non perdere il posto al campo scuola.

Da “LETTERA APERTA”- 8 aprile 2018

Da “LETTERA APERTA” 8 aprile 2018
Settimanale della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Quando nel 1971 sono stato nominato parroco a Carpenedo ho avvertito il bisogno di avere un “megafono” nel turbinio delle voci della contestazione, arrivata un po’ in ritardo a Carpenedo. Perciò diedi vita a questo settimanale che volevo fosse il mio portavoce, ossia quella del parroco in mezzo alle tante voci, specie del mondo giovanile.

Mi pare, leggendo “Lettera aperta”, che essa, tutto sommato, sia rimasta ancor oggi la voce del parroco don Gianni, perché egli “imperversa” nelle otto pagine del periodico.

Nell’articolo di fondo don Gianni si rifà alla costituzione americana che afferma che l’uomo ha diritto ad essere felice e che il “mistero” della Resurrezione facilita il diritto a questo godimento.

Segnalo quindi l’articolo del Gruppo Missioni che potrebbe essere opportunamente inserito nel Libro Cuore di De Amicis per la sua calda umanità.

Gran parte poi dello spazio rimanente è dedicato alla cronaca degli eventi di una parrocchia molto articolata e molto vivace.. Considerevole è inoltre l’informazione sulle attività della prossima estate.

Da ultimo segnalo l’articolo sul bullismo che impera a Mestre nell’ambito del Candiani.

don Armando

SIAMO DEL TUTTO FELICI?
La Pasqua c’è stata. Risuona ancora l’acclamazione del Vangelo, il suono delle campane e il canto gioioso dell’assemblea alla veglia. Adesso però chiediamoci cosa portiamo in cuore

Quest’epoca professa il diritto ad essere felici, eppure mai la società occidentale è stata così triste come in questo momento. Ce lo confermano i nostri missionari: quando tornano a casa dicono che siamo vecchi, tristi e stanchi. In effetti siamo gente che cerca la felicità, ma non sa riconoscerla. Herman Hesse scriveva: quando dai la caccia alla felicità non sei maturo per essere contento. È vero, perché non si apprezza quello si possiede. Succede allora che “riconosciamo la felicità solo dal rumore che fa andandosene” (Jacques Prévert). Bisogna imparare ad apprezzare quello che c’è: la primavera, l’affetto sincero di un amico, la vita ricevuta in dono, la situazione di pace che ci circonda. Per noi cristiani, poi, c’è la speranza certa che la morte è solo un passaggio al giorno senza tramonto. Va anche detto che non si può essere felici da soli. La gioia o è condivisa oppure è nulla.

E non può esserlo a scapito di altri perché “non c’è reale progresso se non è di tutti” (A. Einstein). La nostra gioia non è poi un diritto che altri debbano concederci, ma un compito che noi dobbiamo realizzare: saremo contenti quando faremo felici gli altri. La vita è bella, titolava il film di Roberto Benigni, dove il protagonista aveva scelto di dare tutto per la famiglia. Ecco spiegata la proposta del Vangelo: finché terremo conto di noi soltanto sarà un inferno, e pienamente meritato, aggiungo io.

don Gianni

GRUPPO MISSIONI
invito all’incontro

Cari amici, lunedì 9 aprile alle ore 21 faremo la nostra consueta riunione nella sala Lux. Sarà infatti una serata speciale con la bella testimonianza di due nostri sponsor, Maristella e Benedetto. Ci racconteranno, attraverso immagini e video, l’esperienza che hanno vissuto in India alcune settimane fa, quando hanno partecipato al matrimonio di una ragazza orfana che avevano adottato piccina circa 16 anni fa. Di Sim erano diventati i genitori che lei aveva perso in tenera età. Li chiamava mamma e papà, a loro chiedeva consiglio e confidava i suoi problemi, le sue difficoltà, ma anche le sue giòie. Grazie all’aiuto di Maristella e Benedetto ha potuto conseguire una buona istruzione che le ha permesso di ottenere un posto di lavoro dignitoso. Ma la bella favola si completa per Sim anche con l’amore di un bravissimo ragazzo, Saikumara. Allora, quale gioia per lei più grande se non avere i propri genitori italiani al suo matrimonio? Ed è così che i due nostri amici, per far contenta la loro bambina, ormai donna felice di 24 anni, accettano l’invito e vanno in India per partecipare alla “grande festa”. L’esperienza di quei tre bellissimi giorni di festeggiamenti assieme ad uno spaccato della vita e delle tradizioni indiane ci verrà raccontata dalla loro viva voce. Questi nostri amici ora attendono Sim e Saikumara a Venezia: il loro regalo di nozze. Ancora una volta si dimostra che i legami costruiti sulle fondamenta dell’amore sono saldi, non temono le grandi distanze, durano e si rinsaldano nel tempo. Tutti coloro che desiderano condividere questa esperienza, sono invitati a partecipare.

ATTUALITÀ
di Alvise Sperandio

RAGAZZINI SOPRA LE RIGHE
Almeno per qualche tempo è meglio girare al largo dalla piazzetta della colonna della Sortita, nei pressi del centro commerciale Le Barche, così come dalla nuova piazzetta ricavata tra il teatro Toniolo e il centro culturale Candiani. Perché questi sono diventati i due luoghi di ritrovo delle baby-gang composte da adolescenti e che già si sono rese protagoniste di disordini e di qualche violenta rissa. La maggior parte di loro ha tra i 15 e i 17 anni, ma c’è qualcuno di più piccolo mentre i “capi” sono anche maggiorenni. Si riconoscono subito: si muovono come fossero in branco, spesso hanno un atteggiamento trasandato e si esprimono con un frasario condito di improperi e bestemmie. Non solo: quasi sempre portano con loro bottiglie di birre che comprano nei supermercati e poi abbandonano vuote dove capita. Tante volte i loro capannelli sono accompagnati da un odore acre inequivocabile e poi a terra restano i segni degli spinelli che fumano. A colpire è che, stando in “compagnia” anche per tutto il pomeriggio, passano il tempo a offendersi pesantemente, a provocarsi, a spintonarsi e magari a picchiarsi. Va da sé che, se qualcuno è particolarmente alterato, può interpretare come un fastidio anche solo che una persona qualunque a passeggio in centro possa sfilare al suo fianco. Pure i danneggiamenti delle cose pubbliche sono ricorrenti, dalle panchine divelte ai portabici distrutti. Pare che le bande siano addirittura quattro: il gruppo degli albanesi, quello degli albanesi con i kossovari, quello dei rumeni e quello misto tra italiani e nord africani. Un tempo si trovavano e disturbavano la quiete pubblica sul piazzale del Candiani, ma da quando lì sono stati mandati i militari, si sono spostati alla ricerca di altri posti dove fare quello che meglio comoda. E così hanno scelto la zona circostante a Le Barche, procurando grattacapi ai clienti e agli addetti alla sicurezza, e la piazzetta tra il Toniolo e il Candiani che, ricca del suo vecchio schermo del cinema all’aperto di un tempo, sarebbe invece un vero gioiellino. Viene da chiedersi che famiglie abbiano alle spalle questi ragazzini. Chissà, poi, cosa passa per la loro testa. Evidentemente esprimono così il disagio esistenziale che li accompagna nonostante la giovane età. Di certo c’è che non è possibile che in pieno centro, nell’ora del passeggio, si rischi di trovarsi invischiati in qualche rissa e pure di prenderle. Nella speranza che le autorità competenti provvedano al più presto, è bene che, per evitare guai, soprattutto i bambini e gli anziani girino al largo da là.

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 8 aprile 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 8 aprile 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Don Angelo, nel suo intervento settimanale che costituisce il cuore, ma soprattutto il cervello di questo periodico, si rifà idealmente al detto popolare che afferma che “prima o poi i nodi arrivano al pettine”. Pare quasi che egli aspetti al varco del concreto i politici dalle promesse facili e disinvolte. Stia però ben certo il nostro parroco che questi millantatori e imbroglioni ce la faranno, perché la prerogativa di quasi tutti i politici è quella della parlantina che li fa stare sempre a galla, anche quando sono smentiti sonoramente dalla vita. Perché questa è la loro virtù.

L’ultima freccia don Angelo la riserva per il mondo giovanile che, a parere di tutti, non promette nulla di buono. Io vi aggiungo qualcosa di più amaro perché sarebbe ora che non continuassimo ad affermare che tutto dipende dagli anziani, ma che affermassimo a chiare lettere che senza il sacrificio non si arriva a niente.

don Armando

Questo nostro tempo

E adesso viene il bello; mi sento tranquillo perché con il solo buon senso ho sempre stimato delle enormi fandonie le promesse che tutti i partiti hanno raccontato in questa ultima campagna elettorale, quanto mai squallida e ingannevole. D’altra parte tutti si sono mossi sull’onda della certezza che l’onestà non paga e che a raccontare che siamo immersi in un’enorme cifra di debito pubblico rende impossibile uno sviluppo credibile. Adesso è l’ora della verità. Mi si affaccia continuamente in questi giorni l’immagine di Masaniello. E chi era costui? Il suo vero nome era Tomaso Aniello, proveniva da Amalfi e tutti lo conoscevano come Masaniello, un giovanotto dalla loquela facile, che guidava un gruppo di giovanotti baldanzosi ma incompetenti e svagati. Il Masaniello si è trovato ad essere protagonista e capopopolo a Napoli nella metà del 1600. A Napoli allora comandavano gli Spagnoli allorquando scoppiò una insurrezione popolare guidata proprio da questo giovanotto, il Masaniello; la rivolta di popolo era causata dal notevole peso delle tasse sempre crescenti. Per la verità l’inizio della rivolta fu dovuto ai bottegai che si rifiutarono di pagare le tasse sui prodotti ortofrutticoli. Masaniello in un battibaleno si trovò a governare Napoli e quindi cominciò a fare i conti con il concreto, con le spese necessarie dello Stato; ma proprio allora il popolo gli si rivoltò contro e pochi giorni dopo l’inizio della rivoluzione i napoletani gli fecero la pelle. Adesso stiamo a vedere se i nostri vincitori delle elezioni, che si sono presentati con promesse mirabolanti, sono in grado di procedere nella riduzione delle tasse, di far calare il debito pubblico, di creare posti di lavoro specialmente per la massa di giovani, anche diplomati e laureati, che aspirano ad avere un lavoro certo e fisso e a formare una nuova famiglia, di dare sicurezza ai cittadini

formulando un programma serio di accoglienza non indiscriminata del fenomeno della migrazione senza cadere in eccessi razzisti. Una particolare attenzione va posta sul tema del mondo giovanile che appare sempre più disinteressato e abulico. Purtroppo data la mia età devo astenermi dall’emettere giudizi troppo severi nei riguardi del mondo giovanile; è sempre stato che gli anziani hanno osservazioni talora pesanti nei confronti dei giovani; ma oggi il tema appare quanto mai serio. Da sempre ciò che attrae una persona è il progetto verso il futuro, lo slancio che spiega la fatica dell’oggi nell’impegno della preparazione culturale e professionale. Ma oggi il mondo futuro si è fatto particolarmente oscuro, dai contomi indefiniti e non invitanti. Certamente il passato anche recente non è stato un incentivo verso il meglio perché purtroppo in tutto il mondo, specialmente in quello politico, la corruzione sembra essere stata la norma e in tutti i settori il nepotismo sembra essere stato imperante. Mi permetto di suggerire al nuovo governo: abbiate particolare attenzione per il mondo giovanile, pensate a dare tranquillità con il lavoro, a togliere l’ansia per il dover continuamente cercare, un lavoro che compensi e giustifichi la fatica dell’oggi. Se non ci riuscite pensate alla triste fine di Masaniello; non sarete perseguiti per la pena capitale ma subirete l’onta del ridicolo e della mancanza di fiducia da parte del popolo.

Per Riflettere
E’ l’ora della nostra Pasqua

Il racconto del Vangelo presenta un andamento piuttosto insolito. Si apre, infatti, con la richiesta di vedere Gesù fatta a Filippo. Normalmente le persone si accostano a Gesù direttamente. Qui, invece, ci sono dei Greci «simpatizzanti» che battono una via diversa. In qualche modo costringono Gesù a uscire allo scoperto e a svelare le sue vere intenzioni. In quell’occasione, infatti, Gesù parla di sé e di quello che gli sta capitando in maniera esplicita, ma lo fa usando l’immagine del chicco di grano.

Sente che è arrivato il momento di decidere che cosa fare di sé e della sua vita. Se vuole che la sua vita serva a qualcuno e a qualcosa, occorre che la metta a disposizione.

E lui lo fa con grande lucidità e determinazione. Non ha nessuna intenzione di scappare dalla morte che i Giudei gli stanno preparando, e a quei Greci fa sapere che la sua morte non sarà solo frutto di una condanna inqualificabile. Egli muore perché accetta di morire. Non si difenderà da questa ingiusta decisione, ma l’accetterà perché si veda fin dove arriva il suo amore per l’umanità. E’ sicuro che da questa morte accettata per amore Dio Padre saprà trarre una quantità incredibile di benefici, proprio come succede a un chicco di grano, costretto a essere interrato e a “morire” se si vuole che sia fertile e si moltiplichi. Questa immagine, però, fa capire molto bene anche la logica che ogni cristiano deve seguire nella sua vita. Anche il cristiano deve imparare la lezione del grano, perché chi non la impara e resta chiuso in sé stesso, senza allargare il cuore a Dio e agli altri, senza in qualche modo rinunciare a se stesso e mettere al primo posto le persone che ama, non interpreta la vita del maestro e finisce per rendere improduttiva anche la propria.

Don Franco

La colletta del venerdì santo

La colletta del venerdì santo ha offerto € 1.096; a questa somma verrà aggiunta la cifra di € 6.000 destinata dal Consiglio degli affari economici ad attività caritative. L’intera cifra verrà consegnata a breve in parti eguali alle due fondazioni, già in antecedenza indicate, che operano in Congo e in Somalia. Grazie e onore alla generosità della parrocchia.

Da ”SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 8 aprile 2018

Da SAN NICOLÒ E SAN MARCO – 8 aprile 2018
settimanale della comunità cristiana di Mira

In facciata troviamo una bella, ma soprattutto originale preghiera a San Tommaso, preghiera che esprime le assillanti problematiche sulla fede dell’uomo d’oggi.

Il parroco poi, nella sua rubrica “Appunti di don Gino”, dedica due delle sue riflessioni ad una lettura esistenziale di episodi dei personaggi legati alla passione e resurrezione. L’ultima riflessione la dedica invece alla fatica, ma pure al conforto che offrono le celebrazioni liturgiche della Pasqua, al sacerdote che incontra la sua gente.

Segnalo pure tre incontri che mi sembrano degni di particolare attenzione.

don Armando

LECTIO DIVINA

Il prossimo mercoledì 11 aprile, alle ore 20.45, nella chiesa di s. Nicolò, si svolge l’incontro mensile di “lectio divina” su una delle parabole del Vangelo di Luca. L’esperienza di lettura della Parola del Signore e della preghiera che da essa scaturisce è rivolta a tutti e in modo particolare ai giovani e ai catechisti.

CRISTO E’ INTERESSANTE?

Giovedì 12 aprile, alle ore 20.45, c’è l’incontro per i giovani di 5A superiore e primo anno di università che riprenderà la riflessione proposta da padre Maurizio Botta, svolta in parrocchia s. Nicolò nella settimana precedente la Pasqua. Ci sarà anche la possibilità di riprendere in mano altre domande poste a padre Maurizio per una riflessione approfondita che aiuti a dare una risposta di fede alla domanda se Cristo sia interessante anche oggi per la vita di un giovane.

FAMIGLIE FERITE

Segnaliamo per tempo un’iniziativa della Diocesi per le “famiglie ferite”: giovedì 26 aprile alle ore 20.45 presso la chiesa di s. Andrea (Favaro Veneto) ha luogo una Veglia di preghiera per le famiglie ferite: sono invitate le famiglie, le coppie e tutti coloro che sono separati, divorziati, quanti vivono nuove unioni dopo un precedente matrimonio. Il primo passo per sostenere quanti vivono queste situazioni di sofferenza è la preghiera, secondo le indicazioni dell’Amoris Laetitia di papa Francesco. Sarà questa anche l’occasione per presentare la proposta diocesana e le possibili vie di accompagnamento per chi vive queste situazioni di legami spezzati. Ma è prezioso l’impegno nella preghiera di tutta la Chiesa che non si dimentica mai di nessuna situazione di fatica e di sofferenza. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere a don Mauro.

O caro e glorioso San Tommaso, tu sei modello perché hai creduto: con il tuo esempio aiutaci a seguire sempre Gesù e a riconoscerlo Maestro di verità.

O caro e glorioso San Tommaso, tu hai creduto perché hai veduto: con la tua intercessione aiutaci a credere anche senza vedere e a sperare oltre ogni umana possibilità.

O caro e glorioso San Tommaso, tu hai veduto perché cercavi: con il tuo coraggio aiutaci a cercare Gesù sopra ogni cosa e nulla anteporre al Suo amore.

O caro e glorioso San Tommaso, tu hai cercato perché amavi: con il tuo esempio aiutaci ad amare Gesù sopra ogni cosa e a servirlo nei nostri fratelli.

Appunti… di don Gino Cicutto

PENSIERI PASQUALI: IL FURTO (1)

La corsa di Maria di Magdala dal sepolcro vuoto per incontrare Pietro e Giovanni è determinata da una ferita profonda del cuore che lei esprime con queste parole: “Hanno portato via il Signore”. E’ questo il pensiero che ha guidato la mia riflessione sulla Pasqua. Non so se nel nostro animo sia presente questa ferita quando ci rendiamo conto che il nostro tempo, la nostra cultura, le esperienze quotidiane finiscono per “portare via il Signore” dal cuore dei nostri ragazzi e dei nostri giovani. Perché questa è una realtà che sta sotto i nostri occhi e diventa una ferita sempre più profonda quando ci rendiamo conto che questo “furto” è concreto, avviene nelle persone che amiamo, spiana la strada ad una realtà che arrischia di privare i nostri ragazzi di un “tesoro” che riteniamo fondamentale e prezioso per la loro crescita. Se “portano via il Signore” che cosa rimane come fondamento per scelte coraggiose, vere e sincere? E’ vero, spesso ci sentiamo impotenti e incapaci di evitare questo “furto”, ma che almeno non assistiamo indifferenti a tutto questo. C’è sempre la preghiera a sostenerci, ma soprattutto una testimonianza più luminosa e vera della fede cristiana.

PENSIERI PASQUALI: LA CORSA (2)

Attorno al sepolcro di Gesù avviene una corsa. Ce lo racconta il Vangelo di Giovanni. Una corsa agile o impacciata, ma di fatto è come un muoversi, un andare a vedere, un rendersi conto se è vero o no. La dimensione della fede è la strada, il cammino. Chi rimane fermo o peggio adagiato nella comodità del suo divano non arriverà mai a quell’incontro che apre alla luce e alla gioia. La dimensione vitale della fede è allora muoversi, interrogare, porre domande vere e oneste, cercare “segni” che possano condurre a scoprire la verità della risurrezione e la presenza del Signore risorto nella vita quotidiana. La fede cristiana non s’accontenta mai di sogni piccoli, di impegni altalenanti, di situazioni accomodanti, ma esige di non lasciarsi anestetizzare il cuore e la mente. La corsa al sepolcro avviene alle prime luci dell’alba, quando comincia in nuovo giorno e la vita viene illuminata da una luce nuova. E’ questo che la Pasqua ci insegna ogni anno. E’ un messaggio forte, una sfida nuova che invita ad aprire le finestre del cuore e a mettersi in cammino.

PENSIERI PASQUALI: FATICA E CONSOLAZIONE (3)

La celebrazione della Pasqua obbliga noi sacerdoti ad un “tour de force” piuttosto impegnativo e faticoso. A cominciare dalla celebrazione del Sacramento del Perdono per proseguire con i momenti straordinari del Triduo pasquale. Arrischiamo di non avere spazi per una riflessione tranquilla e per una preghiera prolungata e serena. Sono i giorni in cui siamo “a disposizione” 24 ore su 24, e ne risente il riposo e la fretta di poter fare tutto e di farlo bene, alla fine, si paga con la stanchezza. Ma, per fortuna, anche con una grande consolazione. Il Signore ci domanda tutto, ma anche ci dona tutto. Che gioia grande poter vivere la Pasqua con una comunità che mostra il suo volto più bello, di partecipazione, di preghiera, di disponibilità! Quando viene sera si è stanchi, ma contenti. E’ la grazia del Signore.

Da “SEGNO DI UNITÀ” – 8 aprile 2018

Da SEGNO DI UNITÀ” – 8 aprile 2018
periodico della parrocchia Santa Maria della pace di Bissuola

Questo settimanale informa, giustamente, su incontri parrocchiali e spesso anche su quelli a dimensione cittadina. Ad esempio una conferenza a Santa Maria delle Grazie, gli esercizi spirituali al Cavallino, ordinazione sacerdotale di un chierico e quelli parrocchiali: “I bisogni dei bambini e dei ragazzi”.

Le parrocchie, per quanto numerose, efficienti e zelanti, non potranno mai offrire risposte sui più svariati problemi che investono l’uomo e la società di oggi.

don Armando

ORDINAZIONE SACERDOTALE

sabato 7 aprile alle ore 10.00 nella Basilica di san Marco
è stato ordinato sacerdote dal Patriarca Fran­cesco
Don Gianluca Fabbian

Ringraziamo il Signore del dono di questa vocazione e della risposta di don Gianluca alla chiamata.
Una preghiera anche per don Francesco Andrighetti e don Steven Ruzza, i diaconi che saranno ordinati prossimamente.

per gli incontri del civico 14
“I bisogni di bambini e ragazzi”

di cosa ha bisogno mio figlio per crescere?
Quali sono i “no” educativi? Le regole sono davvero importanti?

Venerdì 13 alle ore 20.30, presso la Sala Papa Luciani del Patronato, il dott. Ernesto Gianoli, filosofo e psicoterapeuta di lunga esperienza, guiderà la prima delle tre serate di approfondimento sui temi dell’infanzia. Argomenti che interessano non solo i genitori, ma anche tutte quelle persone – nonni, zii, educatori – che per un motivo o per l’altro si trovano a dover prendersi cura di bambini e ragazzi e che a volte si sentono interpellati in modi anche spiazzanti.

Ai partecipanti è chiesto un piccolo contributo di cinque euro.

il movimento dei focolari e la fondazione del duomo Mestre presentano

“HO VISTO COSE CHE VOI UMANI…
Potenziamento dell’uomo, eugenetica e transumanesimo: può l’uomo aspirare alla immortalità?
Lunedì 9 aprile – ore 18.00 presso la sala Santa Maria delle Grazie Via Poerio, 32 – Mestre Interverranno:
dott.ssa Daniela Turato – Biologa, Teologa, Bioeticista dott.ssa Veronica Zanini – Esperta in Bioetica

ESERCIZI SPIRITUALI A CAVALLINO
Brevemente, ricordiamo gli ultimi appunta­menti con la spiritualità organizzati dall’Ufficio Diocesano: 20-22 aprile: per giovani e adulti 4- 6 maggio: per gli sposi con figli 18-20 maggio: per gli sposi con i figli.

Da “L’INCONTRO” – 8 aprile 2018

Da L’INCONTRO”8 aprile 2018
settimanale della Fondazione Carpinetum

Il periodico, che attualmente ha carattere monografico, dedica questo numero alla “peste odierna”, la droga. L’articolo del coordinatore del settimanale, il dott. Alvise Sperandio, affronta il problema della droga a Mestre indicando luoghi, modalità e protagonisti di questo triste fenomeno. Però tutto il periodico affronta l’argomento, da angolature diverse.

A mio modesto parere spingerei la società a soluzioni più radicali: non la prigione, ma la condanna ad alcuni anni di lavoro da svolgersi in una delle isole disabitate del nostro Paese.

Segnalo l’articolo di don Fausto Bonini che ricorda Martin Luther King in occasione del cinquantenario della sua uccisione, perché questo è certamente uno dei personaggi più significativi del nostro tempo.

don Armando

L’analisi
Una piaga sociale
di Alvise Sperandio

Gli undici casi di overdose nell’ultimo anno sono la spia della grave emergenza in atto.

Dalla zona della stazione fino al parco Bissuola dilagano lo spaccio e il consumo di droga

Droga, tanta droga. Mestre ha il guaio di essere diventata centro di spaccio di stupefacenti di ogni genere. Ci sono tossici che vengono da altre città e regioni soprattutto per procurarsi al mercato gestito dagli africani quella che viene chiamata “eroina gialla”. Una sostanza potentissima che nell’ultimo anno ha mietuto 11 vittime di overdose in tutta la provincia, morte per strada o in qualche anfratto di luoghi abbandonati dove si erano nascoste per un buco rivelatosi letale. Altre 15 persone, nell’ultimo periodo, sono state salvate in extremis grazie all’intervento del Suem. L’emergenza è diffusa. Attorno alla stazione ferroviaria i pusher operano a tutto campo offrendo spudoratamente “roba” all’aria aperta, come si può constatare facendo un giro tra via Trento e via Monte San Michele a qualsiasi ora del giorno. I residenti e chi lavora in zona si sentono sotto assedio di gente senza scrupoli, pronta a tutto pur di farsi gli affari propri sulla pelle delle persone e della sicurezza pubblica. E chi, come Luigi Coro del Comitato Marco Polo, prova a riportare l’ordine e la legalità, finisce al Pronto Soccorso perché picchiato ripetutamente.

C’è, poi, il parco Bissuola, un tempo simbolo del riscatto dal sacco urbanistico della città e oggi, com’è noto, emblema del degrado e della paura. L’operazione di demolizione dei “cubi” nel piazzale, dove i pusher si nascondevano, si è rivelata fallimentare per il semplice motivo che sono andati a spacciare poco distante. Ma tante altre aree verdi sono critiche: il parco di villa Querini e di via Olimpia, il giardino di via Antonio Da Mestre, quello di via Piave e di piazzale Bain-sizza. Prova ne è che ogni mese Veritas raccoglie centinaia di siringhe abbandonate a terra dopo l’utilizzo. Uno scenario abituale anche alla Giustizia, non molto distante dal servizio “Drop-In” per la riduzione del danno, dove si trova la tristemente famosa ex segheria frequentata dai tossici. Nel contempo, nelle farmacie si registra un sensibile aumento di persone che le chiedono per farsi in vena, presentandosi con scuse di tutti tipi, talvolta persino con figli minori al seguito. In questo contesto le forze dell’ordine fanno tutto il possibile per braccare i seminatori di morte e per arginare il problema che rischia di coinvolgere sempre più giovani, ma anche adolescenti disponibili a fare le prime esperienze con gli stupefacenti. Il commissario capo della Polizia locale, Gianni Franzoi, ha riferito che il numero di assuntori di droga in città è triplicato negli ultimi tre anni. In Prefettura sono state segnalate 159 persone, con un trend in crescita esponenziale: 28 casi nel 2015, 59 nel 2016 e 72 nel 2017. Un dato parziale, perché sono escluse le rilevazioni della Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, ma che già da solo è la cartina di tornasole del fenomeno. Di pari passo è boom di sequestri, visto che da inizio anno sono quasi 5 i chilogrammi di droga tolta dal mercato e lo scorso sono stati addirittura 28, soprattutto marijuana e hashis il cui punto di snodo principale è proprio il parco Bissuola. L’emergenza più grave, in ogni caso, resta l’eroina gialla” consumata da tossici storici in cerca d’altro e da clienti nuovi. Se ancora ci fosse qualche dubbio sugli effetti devastanti che provoca, si consiglia di rivedere il filmato shock mandato in onda qualche mese fa dalla trasmissione Nemo della Rai, che ha dedicato un’inchiesta alla situazione mestrina. Lo si trova facilmente su Youtube.

Il punto di vista
Profeta della non violenza
di don Fausto Bonini

Il celebre discorso
Ai primi di aprile del 1968, giusto cinquant’anni fa, Martin Luther King teneva un discorso a Menphis, nel sud degli Sati Uniti. Un discorso diventato poi famoso, in cui affermava: “Sono stato in cima alla montagna”. Come Mosè sul monte Nebo, così Luther King da quella montagna aveva visto la Terra promessa dove il suo sogno di fraternità fra neri e bianchi si sarebbe realizzato, ma forse, come a Mosè, neppure a lui sarebbe stato possibile entrarci personalmente in quella terra. Concludeva dicendo: “Sono felice stasera. Non ho paura di nulla e di nessuno”. Il giorno dopo questo discorso, il 4 aprile 1968, Martin Luther King veniva assassinato. Aveva solo 39 anni.

“I have a dream”
Martin Luther King era nato nel 1929. Figlio di un pastore battista era diventato lui pure pastore. Era affascinato dall’insegnamento di Gandhi, oltre ovviamente da quello di Gesù, e ha fatto della non violenza il perno di tutte le lotte contro l’emarginazione dei neri d’America. Famoso il discorso che tenne a Washington nel 1963 di fronte a 200.000 persone: “I have a dream. Sogno un luogo in cui i bambini e le bambine neri e bianchi potranno tenersi per mano e camminare insieme… Un mondo in cui riusciremo a lavorare insieme, a pregare insieme, a lottare insieme, ad andare in prigione insieme, sapendo che un giorno saremo liberi”. In quello stesso anno usciva un volume che raccoglieva molte delle sue omelie. Qualche anno dopo, nel 1967, un anno prima della sua uccisione, quella raccolta di omelie veniva tradotta in italiano da Ernesto Balducci e pubblicata dall’editrice Sei. L’ultima ristampa, o almeno quella che è in mio possesso, è del 2014 e si intitola La forza di amare. “I sermoni qui raccolti – scriveva Ernesto Balducci nell’aprile del. 1968 – sono intrisi di passione umana e cristiana… di Vangelo e cronaca di questo mondo…”.

La forza dì amare: omelie sulla non violenza
Concludo suggerendovi la lettura di questo breve testo diventato famoso perché esprime con coerenza cristiana come va vissuto il comandamento di Gesù “amate i vostri nemici”. King scriveva: “Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora… L’amore è il potere più duraturo che vi sia al mondo”. Il sognatore Martin Luther King ha visto lontano e le sue suggestioni sono valide ancora oggi. Il resto del suo pensiero lo trovate nel volume La forza di amare. La sua lettura potrebbe far nascere anche in noi qualche bel sogno.