Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 22 aprile 2018

Da CAMMINIAMO ASSIEME – 22 aprile 2018
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro Veneto

Del settimanale mi pare degna di nota la “Lettera dalle Filippine”. In questa lettera una responsabile della comunità cristiana locale informa che cosa in quel Paese si riesce a fare anche con la piccola somma di 400 euro. Approfitto per suggerire che ogni parrocchia dovrebbe gemellarsi con una comunità del terzo o quarto mondo, sensibilizzando la propria gente sul dovere della solidarietà e mandare di frequente aiuti adeguati perché anche con pochi soldi esse possano fare veri “miracoli”.

Seconda notizia: la veglia nella chiesa di Sant’Andrea a favore delle “famiglie ferite”. Mi auguro che la prossima settimana il periodico informi su com’è andata questa iniziativa cittadina.

don Armando

LETTERA DALLE FILIPPINE
Carissima Comunità di S. Andrea Apostolo.
Un saluto di gioia pasquale dalle Filippine!

Abbiamo ricevuto attraverso Sr. Giusy la vostra offerta di Euro 400,00 corrispondente a Php 24,400.00, e sono contenta di dirvi che la vostra offerta è stata destinata per le spese dell’intervento chirurgico della piccola Alexandria Questin e per il sostegno della Mensa nel villaggio di Bukal dal 15 Marzo al 15 Aprile. Grazie al vostro aiuto abbiamo potuto estendere di un mese la Mensa che accoglie regolarmente durante l’anno scolastico 50 bambini bisognosi di sostegno alimentare.

Normalmente l’attività della Mensa termina con la fine dell’anno scolastico, tuttavia in alcuni villaggi è impossibile sospendere l’alimentazione per i bambini che soffrono malnutrizione o sono in cura per la tubercolosi.

Grazie per averci dato la possibilità di garantire loro il pasto giornaliero per un altro mese.
Un grazie di cuore anche dalla mamma della piccola Alexandria che ha potuto essere operata in Manila lo scorso mese grazie alla vostra generosità. La spesa per il suo intervento è stata di Php. 8.920.00 mentre la somma rimanente di Php. 15,480.00 è stata usata per la Mensa.

A nome dei 50 bambini che ricevono il pasto giornaliero così importante per la loro crescita e della piccola Alexandria che potrà ora sorridere come gli altri bambini vi diciamo grazie e assicuriamo la preghiera. Il Cristo Risorto doni a voi e a quanti collaborano con voi la sua gioia e pace.

Sr. Rosanna Favero

Amoris Laetitia

PATRIARCATO di VENEZIA
Pastorale familiare

– Veglia diocesana di preghiera per le “famiglie ferite”
Giovedì 26 aprile ore 20. 45 presso la chiesa di S. Andrea – Favaro Veneto
Cogliendo l’invito di papa Francesco, il primo passo per accompagnare discernere e integrare la fragilità, è la preghiera.

Da “IL DIALOGO” – 22 aprile 2018

Da “IL DIALOGO” – 22 aprile 2018
settimanale della parrocchia di San Michele di Quarto d’Altino

Il parroco, don Gianpiero, fa un’ampia relazione sulla visita pastorale che il Patriarca ha fatto alle parrocchie di Quarto d’Altino e quelle molto meno numerose di Portegrandi e di Altino.

Interessante pure la relazione della visita del Patriarca alle scuole materne di Quarto d’Altino e di Portegrandi.

Segnalo le notizie degli scout che distribuiscono il boccolo il giorno di San Marco, l’appello ad offrirsi per fare del volontariato presso il “Polo solidale del Centro don Vecchi” e il mercatino missionario per sostenere la missione all’hogar di Santa Cruz in Bolivia, la relazione dei 60 adolescenti che sono andati ad Assisi col Patriarca.

don Armando

LA VISITA PASTORALE CONTINUA

Come ho detto alla fine della s. messa finale, la VP è stata davvero un’occasione di grazia: ci ha consentito di conoscere meglio colui che il Signore ha scelto per guidare questa nostra chiesa di Venezia e di farci da lui conoscere. Moltissimi di noi hanno avuto la possibilità di una stretta di mano, una foto o uno sguardo del Patriarca che rimarrà custodito nei nostri ricordi. Attraverso la sua parola, abbiamo ricevuto una guida e un indirizzo. In effetti, molti sono stati i messaggi che il Patriarca ci ha lasciato e che ora ci apprestiamo a riascoltare e discutere.

Ma la VP è stata anche un evento che ha messo in moto molte persone e molte energie; essa ci ha fatto scoprire l’importanza di essere una comunità, dove ci sono molte membra e diversi carismi; ci ha fatto capire che da soli non si fa nulla e che abbiamo bisogno degli altri. In particolare, questa Visita, ci ha spinto a collaborare insieme tra le nostre 3 parrocchie per realizzare qualcosa di comune. Il gesto comune con cui abbiamo concluso, cioè la bella eucarestia sotto il tendone, è stato un bel segno che ha manifestato la fede e la gioia delle nostre comunità.

Straordinario vedere cantare e suonare insieme i nostri cori e musicisti guidati dalla Angelina. Sarebbe bello che questa messa della collaborazione, potesse diventare un appuntamento fisso per le nostre parrocchie.

La V.P. si è anche aperta al territorio soprattutto con il gioioso incontro con i ragazzi e giovani presso i locali di Free Sport, con la toccante s. messa celebrata alle Crete, presso la casa dell’Anfass e con l’incontro in sala consiliare con tutta l’amministrazione, i consiglieri comunali e con gli ex sindaci, che insieme hanno presentato al Patriarca gli ultimi 50 anni di storia del paese.

Se un rammarico c’è, è quello di aver fatto le cose troppo di corsa: spesso gli incontri, non consentivano l’articolarsi di un dialogo tra noi e il Patriarca e il susseguirsi di essi, ha ridotto il numero dei potenziali intervenuti (vedi l’interessante incontro con i genitori).

Anche se sulla carta si è concluso l’iter degli incontri con il Patriarca e degli eventi legati a tale visita, la nostra VP continua a produrre effetti, così come essa è iniziata ben prima del 13 aprile con gli incontri di preparazione dei vari gruppi.

Ciò che ci aspetta adesso, è una verifica e un confronto con i messaggi che il Patriarca ha voluto indirizzarci.
Rinnovo i ringraziamenti agli organizzatori (Cenacolo in primis), ai membri dei vari gruppi che hanno partecipato agli incontri prestabiliti, a chi ha curato le liturgie, l’ospitalità, ai volontari che hanno montato il palco, alle autorità comunali, alle corali e ai musicisti, agli Scout e ai giovani di Azione Cattolica che hanno curato il servizio d’ordine. …Che la visita continui!

Don Gianpiero

IL Patriarca FRANCESCO VISITA le SCUOLE MATERNE
di Quarto d’Altino e di Portegrandi

Sono state due accoglienze festosa e colorate, quelle riservate al Patriarca Francesco da parte dei bambini, delle suore e delle maestre delle due Scuole Materne paritarie. Due incontri ricci di sorrisi e sguardi incuriositi per quell’uomo dallo strano “cappellino” rosso che parlava e pregava con i più piccoli, stupito dal loro intenso modo di pregare con gli occhi chiusi, e incorniciata dai canti, dai cartelloni e dai palloncini lanciati nel cielo di un pomeriggio azzurro e caldo. Un’occasione, quella della visita pastorale alle scuole materne, che ha visto protagonisti anche i genitori dei bambini, invitati a partecipare ad un momento di dialogo col Vescovo, dove si sono affrontati i temi dell’educazione, della trasmissione della fede, dei valori cristiani.

“In questi primi anni di vita dei vostri figli voi genitori siete i primi e irripetibili educatori. I bambini imparano ciò che vivono in famiglia e dall’esempio della relazione tra voi coniugi”.

E invita i genitori a pregare per e con i figli, ad insegnar loro ad avere un rapporto personale con il Signore che li aiuterà ad affrontare le difficoltà della vita futura.

Da “UNA COMUNITÀ SULLA VIA DI SAN PAOLO” – 22 aprile 2018

Da UNA COMUNITÀ SULLA VIA DI SAN PAOLO” – 22 aprile 2018
settimanale della parrocchia di San Paolo di via Stuparich

Oltre la lunga spiegazione del vangelo tratta da un volume di commenti di Paolo Curtaz, il periodico parla della Giornata per le vocazioni, la festa di San Marco, il Consiglio pastorale, il grest, un campo scuola dalla 4^ elementare alla 5^ superiore.

L’altra parte del periodico è dedicata alla cultura e al divertimento: un cineforum in patronato ed un coro gospel, una commedia “Donne mistero”.

Riporto l’articolo sulla collaborazione pastorale ed un particolare sul “Cenacolo” perché ho la sensazione che esso rappresenti per molta gente, me compreso, un “oggetto misterioso” di cui si parla tanto ma che quasi nessuno ha mai visto in funzione.

don Armando

COLLABORAZIONE DI CARPENEDO

IL “CENACOLO”

«Il cenacolo non è un nuovo gruppo, ma è un insieme di persone che partecipa ad un metodo e che respira a pieni polmoni un nuovo senso di corresponsabilità ecclesiale».

Lo sottolinea il Patriarca Francesco.

«La Chiesa – rileva mons. Moraglia – non è più affidata solo ai preti come è stato fino a qualche tempo fa».

Il calo delle vocazioni presbiterali porta i suoi effetti visibili nel territorio. «Non abbiamo scelto questa condizione – prosegue il vescovo di Venezia – ma, proprio perché essa si presenta, noi siamo chiamati a ripensare la Chiesa di Cristo. A ripensare, cioè, come la Chiesa può esprimere nuova vitalità in una cornice di condizioni mutate». Da ciò l’invito ad una maggiore corresponsabilità dei laici: «Il cenacolo non è un gruppo in più – rimarca mons. Moraglia – ma è presenza di coloro che si fanno soggetto di pastorale e perciò fanno sì che la Chiesa sia presenza efficace di Cristo. Se questo non accade, non è Chiesa».

Tutti sono chiamati a partecipare, a patto di sentirsi davvero portatori della gioia del Vangelo. «Se arrivassimo, un domani, anche a situazioni estreme e ci fosse – poniamo – un parroco per quindici parrocchie – mai dovrebbe mancare la Messa domenicale nelle varie comunità».

Ma negli altri giorni potrebbero essere i laici a organizzare e vivere momenti liturgici e di preghiera; oppure potrebbero prendersi a cuore i patronati come luoghi educativi.

«La santità si dovrebbe toccare», conclude il Patriarca: «Ecco come vive il cenacolo».

Da “IL FOGLIETTO” – 22 aprile 2018

Da “IL FOGLIETTO” – 22 aprile 2018
settimanale della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera

I nonni dei 54 ragazzi che il 25 aprile, festa di San Marco, si accosteranno alla prima comunione aprono il cuore alla speranza di una Chiesa che si rinnova e alla saggezza di pastori che pian piano “costruiscano” i cristiani di domani.

Notizie di qualche rilievo: gita a Ravenna – iscrizioni per il grest – festa dei lustri di matrimonio per il 20 maggio – miniolimpiadi per il 29 aprile.

don Armando

Da “VITA PARROCCHIALE” – 22 aprile 2018

Da “VITA PARROCCHIALE” – 22 aprile 2018
settimanale della parrocchia di Santa Maria del Carmelo di via Terraglio

Il parroco, don Daniele, ricorda ai suoi parrocchiani l’impoverimento che avrebbe la Chiesa se si continuassero a chiudere i conventi di clausura, perché essi rappresentano una testimonianza dell’Assoluto.

Sulla storia e le vicende della basilica di San Marco c’è un articolo garbato e preciso firmato da Pierantonio.

Chi avesse tempo ed interesse potrebbe leggere un articolo tratto dal “Messaggero di Sant’Antonio” sulle vicende dei francescani in terra di Siria.

Infine mi pare quanto mai interessante conoscere i luoghi del Terraglio nei quali sono stati giustiziati alcuni partigiani.

don Armando

Sono ancora utili questi conventi?

C’è chi nella clausura e nel silenzio dei conventi guarda le cose che non si possono vedere dal­l’esterno, e parla con esse, mettendosi in ascolto. Noi occi­dentali abbiamo inventato le macchine, gli orientali hanno inventato le preghiere: i preganti dell’Oriente dicono che il vero modo di pregare è tacere. Se la Chiesa cattolica perde i contem­planti della clausura e del silenzio, viene meno una grande ricchezza. Sarebbe come se una pianta perdesse le radici! I conventi e i monasteri sono un prodigio della grazia. In questo tempo di malvagità e di violenza, sono come dei fari accesi sul monte. Là si chiede misericordia per i colpevoli e per le vittime. Si chiede per il mondo sconvolto il dono della pace.

Don Daniele

25 Aprile

Marco ricevette in dono il racconto della fede dai suoi due maestri Pietro e Paolo. Il suo vangelo venne scritto proba­bilmente tra l’anno 50 e 60 ed è composto da 16 capitoli. Il testo potrebbe costituire la fonte dalla quale avrebbero attinto anche i Vangeli di Matteo e di Luca, che, assieme a quello marciano, vengono definiti “sinottici” per analogia dei loro contenuti, con molte somiglianze nella narra­zione.

La prima chiesa dedicata a San Marco fu costruita, accanto al Palazzo Ducale, nel 828 per ospitare le reliquie del santo trafugate, secondo la tradizione, da due mercanti veneziani, ad Alessandria d’Egitto, dove proba­bilmente l’evangelista morì. La primitiva chiesa venne poco dopo sostituita da una nuova, situata nel luogo attuale, andata però in fiamme durante una rivolta. La ricostruzione, iniziata dal doge Contarini, sarà terminata dal doge Falier; la consacrazione di quella che sarà l’attuale basilica, sede del patriarca, avvenne nel 1094.

Il 25 aprile per Venezia è una data dai significati molteplici, oltre che religiosi anche civili.

In questa giornata, festa del patrono, si ricordano infatti tutti coloro che hanno scelto di resistere e combattere contro il nazi­fascismo. (Nella nostra città la Liberazione avvenne tra il 28 e il 29 aprile 1945). È pure il giorno del bocolo, la rosa rossa che si regala a mogli e fidanzate.

Pierantonio

Luoghi della memoria nel Terraglio

Un percorso inteso a rendere omaggio ai caduti per la libertà nella nostra zona ricordando alla popolazione, in modo particolare ai giovani, gli ideali e i valori che sono stati alla base della lotta di liberazione. Ci sono punti simbolo nel nostro territorio in cui, ogni anno, vengono deposte corone d’alloro, con la commemorazione delle varie rappresentanze. Questo il programma di mercoledì 25/4/2018:
-ore 9.30 Parco villa Tivan: lapide in ricordo Monego Elio
-ore 9.45 Ospedale Villa Salus: lapide in ricordo Slongo Bruno, Marcon Egidio, Nao Bruno, Penna Giordano
-ore 10.00 Centro Civico Terraglio: lapide in ricordo Penello Arturo
-ore 10.15 Parco Via Gatta: cippo in ricordo Surace Giuseppe
Tutti i cittadini sono invitati a partecipare.

Da “PROPOSTA” – 15 aprile 2018

Da “PROPOSTA” – 15 aprile 2018
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Mio fratello, don Roberto, parroco da quasi trent’anni di questa comunità, pur parlando nel suo foglio parrocchiale di alcune attività quanto mai di eccellenza, nell’editoriale di questo numero del suo periodico si lascia andare ad uno sfogo di scoramento e di tristezza, pensando alle infinite schiere di ragazzi e di adulti che han vissuto momenti esaltanti di fede e di vita cristiana ma che però pare siano scomparsi nel nulla.

Io non sono né il suo padre spirituale né il suo maestro, ma dall’alto dei miei novant’anni posso assicurarlo che nulla va perduto. Ho letto infatti che in Egitto alcuni semi di grano hanno germogliato pur dopo essere rimasti in una custodia per duemila anni. Il seme gettato con amore e fiducia prima o poi, non sempre, fiorirà. A questo riguardo potrei portare più di una testimonianza. Secondo: la logica che Gesù ha praticato e che ci ha insegnato è di certo quella della croce.

Detto questo segnalo i quattro cori della parrocchia – la messa delle 6 del mattino con la presenza costante di una cinquantina di giovani – i 110 ragazzi delle medie che vanno ad Assisi col pellegrinaggio della diocesi. Quale altra parrocchia è riuscita a tanto?

don Armando

ATEI DI RITORNO

Nel linguaggio scolastico si dice spesso che ci sono degli “analfabeti” di ritorno. Si tratta di persone che a suo tempo hanno imparato a leggere e a scrivere, ma che poi, per aver abbandonato ogni esercizio di lettura e di scrittura, di fatto hanno dimenticato tutto. Questo pensiero mi è venuto alla mente guardando le centinaia e centinaia di fotografie che scorrevano sullo schermo nel corso della festa per il trentennale del guppo scout. Un’infinità di volti di ragazzi e ragazze che hanno vissuto per anni l’avventura scout, hanno indossato l’uniforme, hanno fatto la promessa, hanno partecipato alla vita cristiana e che poi sono spariti, come se nulla fosse stato.

E con loro i loro genitori, presenti per quel tanto in cui erano presenti i loro figli, subito eclissati quando i figli se ne sono andati.

Una volta credevo ciecamente all’idea che “quello che si è seminato alla fine porta i suoi frutti, magari tanto tempo dopo, ma li porta”. Non ne sono più così convinto.

A me sembra che tante fatiche, tanto paziente lavoro, tante gioiose avventure si siano dileguate come la neve al sole, senza lasciar traccia.

E questo lo vedo anche al di fuori dello scoutismo. Lo vedo nei genitori dei ragazzi che si avvicinano ai sacramenti: in un primo momento c’è la riscoperta della proposta religiosa. E di solito si tratta di una felice riscoperta. Poi c’è un accompagnamento abbastanza costante per il tempo delle elementari. Poi quando il figlio è sufficientemente grande per fare la strada da solo ecco la fuga. Il nulla.

La questione ritornerà a galla quando le prove della vita chiederanno un supplemento di forza, di coraggio, di speranza. Allora il dolore si trasformerà, nella maggioranza dei casi, in ribellione, in rifiuto di un Dio lontano, ingiusto, crudele. Un Dio che non ti ha tutelato dalle prove. Un Dio che tu ti ritenevi in diritto di prendere e lasciare a tuo piacimento, ma che non tolleri non stia al suo posto (o meglio nel posto che tu gli hai assegnato: quello della crocerossina, quello del tappabuchi, quello dell’ombrello anti sofferenze).

Dove sono finiti quei migliaia di ragazzi che nelle foto del nostro archivio sorridono felici?
Avranno nostalgia di un mondo pulito e gioioso come quello che abbiamo loro offerto?
O grideranno che “non ci sono più valori, non ci sono più ideali, non c’è più speranza” loro che tutte queste cose le hanno avute, gratis, e le hanno buttate via?

Continuare a seminare. Nonostante tutto.

don Roberto Trevisiol

CONCERTO DI SAN GIORGIO

eseguito dal “Coretto dei Bambini” dal Coro “Le Altre Note” dal Coro “Giovani Cantori” e dalla Cappella Musicale “Lorenzo Perosi’

Chiesa di San Giorgio di Chirignago Venerdì 27 Aprile ore 20.30

ULTIMA MESSA DEI GIOVANI

Mercoledì scorso abbiamo celebrato l’ultima Messa dei giovani di questo anno pastorale. In maggio non lo facciamo perché attendiamo i nostri ragazzi due sere alla settimana: il martedì ed il giovedì per il loro “fioretto”. Anche per quest’ultima celebrazione il numero dei presenti superava di poco la quarantina. E questa partecipazione è rimasta costante (con punte superiori ai 50) per tutto l’inverno, anche quando il termometro è sceso sotto zero. Un GRAZIE pieno di riconoscenza a LUIGIA e LUIGINO che hanno preparato Caffè e te, hanno servito, lavato, pulito e rimesso tutto in ordine. Senza di loro non sarebbe stato possibile questa bellissima opportunità per i nostri giovani.

PELLEGRINAGGIO AD ASSISI

Venerdì, sabato e domenica prossimi: saranno centoundici, in tutto, coloro che parteciperanno al pellegrinaggio diocesano ad assisi per i ragazzi delle medie. Per l’esattezza 99 ragazzi e 12 adulti. A guidare la comitiva Don Sandro e la Katia. Saranno presenti anche Bogus e Francesco, i nostri seminaristi.

Auguriamo ai nostri e a tutti tre giornate di sole primaverile e di poter gioire della bellezza di Assisi e di quanto verrà loro proposto.

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 15 aprile 2018

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO”15 aprile 2018
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Don Natalino Bonazza, parroco di questa comunità, dedica il suo solito breve articolo di spalla della prima pagina ad un suo professore morto una ventina di anni fa, don Giorgio Balestra. Atto certamente nobile parlar bene di un predecessore che egli definisce buono e soprattutto capace di ascoltare i suoi parrocchiani. Comunque, ad onor del vero, penso che gli ultimi predecessori di questo parroco, cioè don Gino Cicutto e don Cristiano Bobbo, siano quelli che hanno lasciato un segno più deciso, senza nulla togliere alla semplicità disarmante di don Balestra.

Interessante è l’articolo, non firmato, di una parrocchiana che ha raccolto l’invito della San Vincenzo cittadina di dedicare un po’ del suo tempo agli ammalati degli ospedali della città.

Il pellegrinaggio dei ragazzi delle medie ad Assisi in queste ultime settimane mi ha offerto un buon metro per misurare l’efficienza effettiva delle parrocchie. Vi sono parrocchie che all’apparenza non hanno nulla di straordinario nella loro attività pastorale e di ragazzi ne hanno inviato un centinaio, altre più appariscenti che registrano numeri ben ridotti.

don Armando

UN CUORE CHE ASCOLTA
di don Natalino

Mi sono giunte diverse espressioni di apprezzamento e riconoscenza per la pubblicazione de «Il Villaggio» di Pasqua, interamente dedicato a don Giorgio Balestra. Non è stato solo un atto dovuto, in memoria di un prete che ha lasciato il segno nella storia, seppur breve, ma intensa di questa comunità. È stato un dono, lo riconosco prima di tutto per me. I preti del Patriarcato si conoscono un po’ tutti tra loro, perché non siamo poi tanti (e per molti anni saremo sempre meno, anche se il numero delle vocazioni riprendesse subito a risalire). Ma non ci conosciamo tutti con la stessa profondità. Confratelli di tutti sì e tuttavia non «ipso facto» amici.

In don Giorgio ho scoperto un fratello maggiore che non sapevo di avere e sotto tanti aspetti conto sulla sua amicizia, poiché lo spero servo buono e fedele nella gioia del Signore. Mi sembra di ritrovare in lui la concreta, vissuta espressione di quello che la Chiesa ci propone come slogan della prossima giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: «Dammi, Signore, un cuore che ascolta» (1Re 3,9). Quello che ho appreso dalle testimonianze su di lui mi fa comprendere che nel discepolo di Gesù l’ascolto di Dio e del povero, l’ascolto delle proprie aspirazioni e delle altrui necessità non possono mai restare disgiunte, ma si richiamano a vicenda e pulsano insieme dello stesso amore filiale e fraterno.

Occorre anche oggi chiedere insieme e per ciascun giovane il dono di «un cuore che ascolta».

MI SONO ARRICCHITA

Mentre camminavo ho notato una locandina per il «Corso volontari ospedalieri della S. Vincenzo». Mi ha colpito la frase: «Un’ora con chi è solo in ospedale». La parola «solo» mi ha fatto riflettere. «Solo» significa che nessuno ti viene a trovare, nessuno ti aiuta nei momenti del pranzo e della cena, nessuno ti consola e scambia con te una parola, una parola che produce sul malato un effetto benefico più che una medicina. Ho frequentato il corso e sono diventata una volontaria. Ho scoperto delle realtà, di cui spesso ci dimentichiamo, situazioni in cui e ‘è sofferenza e soprattutto molta solitudine. Le emozioni provate in questi anni sono state diverse, ma la prima volta me la ricordo ancora: era una giornata calda di luglio, ali’ora di pranzo in un reparto dell’ospedale. Dopo aver aiutato una signora a mangiare e averle fatto prendere le medicine, sistemati i cuscini e aver chiacchierato un po’, al momento dei saluti un’altra degente del letto accanto aggiunge: «Voi volontari dovete avere tanta bontà nel cuore per fare tutto questo per noi».

Sono rimasta senza parole. In silenzio ho abbozzato un sorriso, un po’ imbarazzato. Avrei voluto risponderle che da loro ricevo molto di più di quello che posso dare. MI sento gratificata nell’essere utile a persone sole, che hanno bisogno del mio aiuto, di un gesto gentile, di una parola. Con il passare dei giorni un pensiero mi assilla: domani sarà il mio turno… troverò ancora il degente che ho aiutato l’altra settimana? Se così non fosse, comincerò a dedicarmi ad altra persona. Nel percorso che sto seguendo ormai da tempo, ho verificato che in questo cammino mi sono davvero arricchita di tanta solidarietà. Questo mi rende felice e appagata. Felice di essere di aiuto e vicina a chi soffre.

Una volontaria

INFORMAZIONI

Il corso di formazione per volontari ospedalieri è un’iniziativa promossa ogni anno dalla San Vincenzo mestrina in collaborazione con l’ufficio diocesano per la pastorale della salute. Il prossimo corso si svolge tutti i sabati dal 28 aprile al 26 maggio, dalle 15.30 alle 17.30, presso la sede di Ca’ Letizia in via Querini, 19/A a Mestre. Le lezioni sono condotte da medici e specialisti dei diversi aspetti rilevanti per la formazione. Informazioni e iscrizioni: telefonare a 041 959359 o scrivere a sanvincenzomestre@libero.it

BUON PELLEGRINAGGIO, RAGAZZI!

Nelle nostre tre parrocchie in collaborazione pastorale sono prontissimi e gasatissimi i gruppi di ragazzi che parteciperanno al pellegrinaggio diocesano ad Assisi da venerdì 20 a domenica 22 aprile, insieme ai loro accompagnatori: diciotto dal Corpus Domini, dodici da San Giuseppe e ben sessantasei da San Marco evangelista. Li salutiamo accompagnandoli con la preghiera e augurando loro che questo pellegrinaggio sia motivo di crescita personale ed esperienza di Chiesa, che li attrae a seguire ed amare Gesù.

PELLEGRINAGGIO ACQUEO

Quasi ad inaugurare il mese mariano, domenica 29 aprile viene proposto il pellegrinaggio al capitello che si trova lungo il canale di San Secondo. Quanti dalle nostre parrocchie desiderano partecipare saranno ospiti del Gruppo Sportivo Voga Veneta Mestre, che provvederà al trasporto su barche.

Il ritrovo è alle ore 9, alla sede della remiera presso la punta di San Giuliano. L’imbarco è alle 9.15 e la messa festiva, presieduta dal parroco, ha inizio alle ore 10.

L’orario delle messe festive nelle nostre chiese rimane regolare.

Da ”SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 15 aprile 2018

Da SAN NICOLÒ E SAN MARCO – 15 aprile 2018
settimanale della comunità cristiana di Mira

Molto bello, ma soprattutto puntuale, il concetto di santità “senza aureola” espresso dal Pontefice e che don Gino ha scelto, quasi come didascalia della foto di Papa Francesco.

Nella rubrica “Appunti di don Gino” è toccante il messaggio che il parroco rivolge a due adolescenti che stanno per ricevere la cresima e che hanno perso la loro madre prima che essi facessero questa scelta di fede che ella aveva loro proposto con convinzione materna.

La seconda riflessione è dedicata alla Via crucis fatta il venerdì santo per le vie del paese.

Interessante e lodevole è pure l’invito ad unirsi ad una suora della parrocchia per visitare almeno una volta alla settimana gli anziani ospiti della nuova Casa di riposo di Mira.

Il resto della 4^ facciata è dedicato agli eventi parrocchiali che sono molteplici ed espressione della vivacità religiosa di questa parrocchia.

don Armando

“GAUDETE ET EXSULTATE”
Da Papa Francesco l’Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.

Non ci sono solo i Santi canonizzati e beatificati, c’è la santità del Popolo paziente: i genitori che crescono con tanto amore i figli, gli uomini e le donne che lavorano per portare il pane a casa, gli ammalati, le religiose anziane che continuano a sorridere.

Tutti siamo chiamati ad essere santi, vivendo con amore e offrendo la nostra testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove ciascuno si trova e opera.

Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo; illumina con spirito positivo e ricco di speranza.

I santi ci invitano ad uscire dalla mediocrità.

Appunti… di don Gino

A EMMA E MATTEO
Cari amici, la vostra mamma Ketty desiderava potervi accompagnare alla vostra Cresima. Non ce l’ha fatta. Il male che portava dentro di sé è stato più forte di lei. Questo è per voi, e anche per noi, una ferita profonda che vi fa sperimentare quanto sia forte il dolore della malattia e della morte che ora vi privano della presenza più bella della vostra vita, in un momento nel quale il Signore vuole donarvi il suo Amore e confermare in voi il dono del Battesimo con il quale ha promesso di amarvi per sempre. Anche in questo momento di grande dolore il Signore vi ama e per questo vi dona il suo Spirito che è il suo Amore per sempre. Non è facile capirlo. Forse qualcosa si può intuire mettendoci di fronte alla sua croce. Lui ha scelto dì donare la sua vita per noi e la sua Pasqua è promessa di una vita nuova. La vostra mamma la potete “vedere” per l’ultima volta in quell’abbraccio dove vi siete rifugiati infinite volte cercando amore e tenerezza. L’abbraccio di Gesù sulla croce non è tanto diverso dall’abbraccio di una mamma. Anche la vostra mamma dona la sua vita per voi, lo ha fatto portandovi nel suo grembo ; e generandovi alla vita. Lo fa anche ora che è nel mistero dell’amore di Dio. La vostra famiglia, prima di tutto il vostro papà Davide, che condivide con voi questo grande dolore, vi abbraccia con tanto affetto. Anche la nostra grande famiglia dove incontrate il Signore e imparate ad amarlo e a seguirlo, vi è vicina in questo momento difficile e doloroso, vi sostiene con un grande affetto e con una preghiera che vorrebbe potervi accompagnare sempre. Siate sereni. Il giorno della vostra Cresima ci sarà per voi una preghiera speciale e un abbraccio forte, forte. Voi non fateci mancare la bellezza dei vostri 12 anni e soprattutto il vostro sorriso bello, sereno e pulito: ci ricorderà sempre il sorriso della vostra mamma che non è mai mancato neanche nella fatica della sua lunga malattia, perché lei l’ha vissuta ogni giorno nella preghiera con la quale si è fidata e affidata al Signore e il Signore le ha donato tanta forza e tanta serenità.

PORTARE LA CROCE
La sera del Venerdì Santo abbiamo portato la croce di Gesù. Eravamo in tanti ed è stato bello. Perchè la croce è grande e pesante. Uno da solo non ce la fa a portarla. Il buio della notte è stato illuminato dalle fiaccole e da tante piccole luci. La croce priva della luce della gioia e della serenità. Tutto questo per ricordare la morte di Gesù in croce, ma soprattutto per non dimenticarci che le croci della sofferenza hanno bisogno di essere sostenute da più braccia e illuminate dalla luce di un po’ d’amore. Nella nostra vita non mancano il dolore, prove, preoccupazioni, sospensioni, dubbi e quanto vorremmo trasformarli in pace, speranza, luce per noi e per gli altri. Come fare? Credendo che Gesù vuole accompagnarci: ha accettato di sperimentare come noi il tunnel del dolore e per la Sua fiducia incrollabile nell’amore di Dio Padre, ha superato questo immenso dolore riaffidandosi a Lui e da Lui ha ricevuto nuova vita: la risurrezione: Questa è la fede della Pasqua. Portando insieme la croce non perdiamo mai questa fede e questa speranza.

LA CASA DI RIPOSO
La nuova casa di riposo di Mira, in via Boldani, è attiva da parecchi mesi e ospita più di una quarantina di persone anziane. Suor Chiara, già da parecchio tempo, ha deciso di dedicare a queste persone un po’ di tempo, per dialogare e pregare con loro. Per questo, ogni Venerdì dalle 16.00 in poi si reca a trovarle e fa appello alla nostra comunità perchè chi desiderasse compiere questo gesto di affetto e di amabilità verso gli anziani, possa unirsi a lei e formare un piccolo gruppo che si dedica a questo. Invitiamo allora chi ha del tempo a disposizione di prendere contatto con suor Chiara e di accordarsi con lei per compiere questa visita settimanale.

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 15 aprile 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 15 aprile 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Don Angelo affronta il problema del fine vita, affermando che la legislazione del nostro Paese è fondamentalmente orientata a proteggere la vita. Aggiunge però che in Italia s’è formata una corrente di pensiero che afferma che solamente l’individuo ha diritto di decidere sul suo fine vita. Don Angelo, afferma che per i credenti questo problema non si pone perché per essi la vita è un dono di Dio del quale solo Lui può disporre. La parte finale dell’articolo è dedicata all’accanimento terapeutico che non può essere ritenuto un dovere per il cristiano. Comunque vale la pena di leggere tutto l’articolo perché è quanto mai articolato e preciso.

Mi paiono pure interessanti i due “Caro don Angelo”, il primo sulla differenza tra destra e sinistra e il secondo su Facebook e WhatsApp.

Ritengo che sia opportuno leggere questi due interventi per poter prendere posizione nei loro riguardi e per non accettarli come qualcosa di ineluttabile.

don Armando

Domenica 15 aprile 2018
terza di Pasqua

Questo nostro tempo
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” (art.32 della Costituzione Italiana). La discussione di questi giorni, intorno alla punibilità o meno nei confronti di chi aiuta al suicidio, fa emergere ancora una volta un tema delicato che si è tentato nella scorsa legislatura di disciplinare attraverso il cosiddetto biotestamento. In quest’ultimo scorcio poi il tema è diventato impellente per il fatto che la posizione radicale, come da tradizione, ha favorito la scelta del suicidio assistito in terra svizzera. La Costituzione italiana guarda alla vita in senso positivo: la vita umana va difesa in ogni caso e la salute di ciascuno è un diritto non solo per il singolo ma anche per l’intera società. Si avverte nel sottofondo del dettato costituzionale un’ondata di positività nei confronti della vita, quella fisica, a cui si annette necessariamente il bene della psiche, dello spirito. I Costituenti non sono entrati in merito di un eventuale diritto a morire; allora la tensione era verso la vita dopo la prova terribile della dittatura e della guerra con milioni di morti. L’esperienza di morte aveva indotto i Costituenti a imporre allo Stato la necessità di salvaguardare ad ogni costo la vita di ciascuno al punto da indicare ai Governi di provvedere di tasca pubblica nei confronti di coloro che non sono in grado di sostenere le spese per la propria salute; e questo torna a favore dell’intera comunità. A proibire poi in modo chiaro e definitivo la collaborazione al suicidio in Italia ci sono degli articoli espliciti del codice penale. Staremo a vedere quale sarà la risposta della Corte costituzionale in merito al quesito posto dal tribunale di Milano su questo tema. E tuttavia occorre dire che qui ci possono essere due vie; si tratta del modo di concepire la vita: ciascuno è padrone assoluto della propria vita o esiste un Altro che è il Signore della vita e della morte? Ci sono argomenti umani e razionali per difendere la vita ma in fondo la discriminante sta nella visione di fede o meno della vita. Certamente non siamo padroni del nascere poiché è un dato di fatto che ci troviamo ad esistere ed un po’ alla volta acquisiamo consapevolezza di questo esistere e gradatamente ci impadroniamo dell’esercizio della libertà nel gestire la vita nell’alone della libertà. Ma siamo padroni del morire? Certamente il credente, che vede nella vita un dono, risponde di no perché della vita come della morte.

il Signore in senso pieno è solo Dio. Ovviamente il non credente risolverà il dilemma a propria scelta, sempre però in linea con le leggi dello Stato. Occorre peraltro riconoscere con chiarezza che in questo campo la morale della Chiesa nel suo complesso, ed in particolare nei vertici, è andata maturando nella valutazione dell’intervento umano in merito alla morte. L’aver distinto l’impegno per la vita dall’accanimento terapeutico oggi fa sì che di fronte all’ineluttabilità della morte a causa della gravità della malattia e al limite dei mezzi terapeutici si ritenga opportuno non insistere nel mantenimento di una vita puramente vegetale. La morte rimane un mistero, è il grande interrogativo della vita; la fede in Cristo, Signore anche della morte; è un aiuto non da poco di fronte a questo grande tema.

Caro don Angelo,
mi sono chiesto quale differenza ci sia tra destra e sinistra in Italia. L’origine dei termini è ottocentesca e deriva dalla collocazione parlamentare; si trattava di due diverse, e molto spesso opposte, visioni politiche. In particolare i governi dì destra si rifacevano alla visione liberale, o liberistica, nel settore finanziario ed economico, mentre i governi di sinistra tendevano attraverso una tassazione graduata a pareggiare i conti sia pubblici che privati tra persone ricche e persone povere. Ovviamente questo è detto in modo grossolano, ma in buona sostanza destra e sinistra si sono andati evolvendo così negli Stati democratici europei ed americani. Tuttavia in Italia c’è un particolare che non ci può sfuggire: qui da noi la sinistra ha una caratteristica propria e cioè non sopporta che ci sia un capo; appena appare un capo che organizza, coordina, propone gli si spara addosso fino a farlo cadere. E’ stato sempre così per cui la sinistra ha difficoltà ad andare al governo perché con questa mentalità di sparare sul capo rimane necessariamente minoritaria. La destra invece la pensa molto diversamente poiché vede nel capo una realtà carismatica al punto da idolatrarla. Forse destra e sinistra ancora per poco, almeno in Italia, si salvano solo per questa differenza capitale.

(Argia Forgia)

Caro Don Angelo,
le elezioni sono passate e possiamo parlare d’altro. Adesso all’ordine del giorno c’è il problema Facebook. Non ho mai avuto un profilo e non sono avvezzo a elargire like di qua e di là, esercizio che, dicono, sia divenuto indispensabile quanto l’aria che (chi ne è schiavo) respira. Ora, se le proprie foto anche intime, le indicazioni su cosa si fa e non si fa, su dove si va e con chi sono immesse nel tritacarne digitale con inaudita prodigalità, proprio non riesco a capire dove sta il problema se si scopre che qualcuno fa uso (buono o cattivo, non importa) di dati così gratuitamente messi a disposizione da miliardi di persone. Ammetto di usare Whatsapp – che pure dicono sia un social network – ma per mandare messaggi e solo a chi intendo indirizzarli, tenendo accuratamente fuori il resto del mondo. E se qualcuno catturasse i metadati ad essi relativi proprio non riesco a immaginare quale uso potrebbe farne e quale dispiacere potrebbe darmi. Ma se continuiamo a rinunciare esplicitamente alla nostra privacy trovo paradossale lamentarsi di chi sbircia quello che manifestamente vogliamo far vedere. E poi la massima del “video meliora proboque…” ormai la sanno tutti, o credevano davvero che Facebook ne fosse immune? Insisto a dire che Facebook, Twitter, Instagram e tutte le altre simili amenità digitali non hanno certo concorso a migliorare il mondo.

(Simone Carraro)

Da “LETTERA APERTA”- 15 aprile 2018

Da “LETTERA APERTA” 15 aprile 2018
Settimanale della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Questo settimanale è forse l’unico a Mestre che si interessa particolarmente degli aspetti civili della nostra città e pure dell’intero nostro Paese e dell’Europa. A pag:3 c’è un discorso un po’ contorto ed assai discutibile sull’assegno di mantenimento che i padri separati debbono alla moglie e ai figli. Don Gianni si meraviglia perché i provvedimenti della nuova legge riguardano solamente chi è legalmente “coniuge”. A mio parere non può essere che così perché fortunatamente il nostro Stato è laico e perciò deve occuparsi solamente di chi ha una qualifica legale.

Nella stessa pagina, sempre don Gianni, critica le “elezioni bulgare” in Russia e in Ungheria.

La pagina 4 è dedicata in buona parte ai balordi che frequentano il piazzale Candiani. A pag.6 vi sono due articoletti sulla dichiarazione dei redditi e sull’uso del cellulare. Per non parlare poi del furto in asilo che occupa quasi un’intera pagina. In tutto questo c’è del positivo perché l’esser cristiani non riguarda solamente la pratica religiosa, ma anche la concezione e le modalità d’esser parte integrante di una comunità umana.

Riporto l’articolo della prima pagina e quello sull’assegno di mantenimento al coniuge separato perché ritengo che i lettori abbiano bisogno di una lettura attenta e critica per poter prendere posizione.

don Armando

DARE UNA SPERANZA CONTRO IL VUOTO
Qualcuno pensa che la storia, le identità e anche la fede siano degli ostacoli all’integrazione fra le diverse culture. Vale il contrario. Sono il vuoto e la mancanza di riferimenti che generano fantasmi

Qualcuno lavora perché lo spazio pubblico sia “vuoto”, senza simboli di identità, slegato da riferimenti al passato, privo di qualsiasi valore di appartenenza. Secondo costoro, soltanto in questo modo ci sarebbe una vera occasione di integrazione, libertà e democrazia.

L’esperienza però insegna che vale il rovescio. Lì, dove i valori del passato sono stati tolti, dove non viene riconosciuta alcuna fede, dove regna il “vuoto” culturale, lì cresce l’orrore e la sopraffazione del potere è più rapida, anche perché esso non deve misurarsi con la forza della cultura e dei valori. Il vuoto produce indifferenza per la vita, per il futuro. Bisogna ribadire dunque che l’integralismo e la violenza non nascono da un’appartenenza religiosa. Semmai, al contrario, si moltiplicano laddove non c’è una vera ricchezza di valori.

Basta ricordare un episodio del Vangelo: morto Gesù, gli apostoli stanno chiusi nel cenacolo, del tutto intransigenti nelle loro posizioni. Quando si aprono alla fede nel Risorto e accolgono il suo Spirito diventano più accoglienti: spalancano le porte e accolgono chi la pensa in modo diverso. Non bisogna dunque dar retta ai maestri del vuoto, ma proporre sempre l’incontro con Dio. È uno dei doni più preziosi che possiamo fare.

don Gianni

QUALE FAMIGLIA…
in primo piano

Dal 7 aprile 2018 entra in vigore l’articolo (570 bis) del codice penale che prevede “il carcere” fino a un anno o una multa fino a 1.032 euro per l’ex “coniuge” che si sottrae “agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge”. In pratica: se non si paga il mantenimento a lungo andare si rischia la galera. La cosa però riguarda non i genitori in genere, ma i “coniugati” che abbiano contratto matrimonio civile. Già avevo spiegato qualche mese fa che lo Stato italiano impone sulle persone sposate fardelli ben superiori a quelli di coloro che fanno famiglia senza vincoli di stabilità.

Qui la legge, giusta, continua sulla stessa linea: penalizza chi in qualche modo ha un vincolo giuridico. Di nuovo dunque in Italia non si favorisce il legame nuziale, ma si poggia sulla famiglia costituita per legge conseguenze che altri possono evitare.

Mi chiedo sempre più a che prò suggerire ai giovani un matrimonio con conseguenze civili. A questo punto verrebbe da proporre alle nuove coppie un matrimonio solo canonico.

Il Sacramento è accolto, la fede ha una sua obbedienza e dallo Stato italiano si ricevono tutti i privilegi previsti per le coppie di fatto. Dove sbaglio?

d.G.

Da “SEGNO DI UNITÀ” – 15 aprile 2018

Da “SEGNO DI UNITÀ” – 15 aprile 2018
periodico della parrocchia Santa Maria della pace di Bissuola

Il periodico esce con meno pagine ma in compenso è stampato a colori. Di particolare non c’è niente se non una conferenza del dottor Ernesto Gianoli, filosofo e psicoterapeuta su “Il comportamento dei bambini” e il pellegrinaggio degli adolescenti ad Assisi col Patriarca. Vi partecipano 28 ragazzi di questa parrocchia.

don Armando

per gli incontri del civico 14

“10, 100, 1000 modi di essere bambini e ragazzi”

Perché mio figlio si comporta così… ?
Mi devo preoccupare quando…?
Come si costruisce l’autonomia?
Venerdì 20 alle ore 20.30, presso la Sala Papa Luciani del Patronato, seconda serata sui temi dell’infanzia guidata dal dott. Ernesto Gianoli, filosofo e psicoterapeuta.

ASSISI 2018
Si Parteeeee!!!!

A pochi giorni dalla partenza per Assisi, tutti i 36 partecipanti della nostra parrocchia (28 ragazzi e giovanissimi dagli 11 ai 15 anni e 8 accompagnatori) sono pronti ed emozionati al tempo stesso.

L’appuntamento per la partenza è fissato per le ore 7.00 di venerdì 20 aprile. Dopo aver fatto l’appello e caricato le valigie, la compagnia andrà ad unirsi al gruppo proveniente dal Lido di Venezia con cui condivideranno fianco a fianco tutta l’esperienza. E poi… si va in pellegrinaggio, in cammino, sulle orme di un santo importante per la nostra fede: San Francesco.

Aiutati da lui e stimolati dalla domanda di Gesù: “CHI CERCATE?” (slogan del pellegrinaggio), i nostri ragazzi avranno l’opportunità di vivere queste tre giornate in modo profondo ed arricchente sotto molti punti di vista.

Da “L’INCONTRO” – 15 aprile 2018

Da L’INCONTRO” – 15 aprile 2018
settimanale della Fondazione Carpinetum

Dato il carattere monografico che s’è scelto di dare a questo periodico, il numero è dedicato ai negozi e ai supermercati. Ognuno dice la sua e mi pare che sia quanto mai opportuno addentrarsi in questo dibattito.

Pare che il settimanale, tutto sommato critichi l’invasione dei supermercati e favorisca, in linea di principio, le botteghe locali.

Io vivo da più di mezzo secolo a Mestre ed ho visto la nascita del primo supermercato sorto nel terreno del patronato della parrocchia di San Lorenzo e quindi del continuo proliferare dei supermercati. Mi sono convinto che l’economia ha le sue leggi e chi non ne tiene conto è destinato a scomparire. Pensavo che i titolari dei negozi capissero che se volevano sopravvivere dovevano almeno federarsi. Così non è avvenuto e così non sta avvenendo e quindi sono portato a pensare che piuttosto che recriminare formule che si stanno mostrando, voglia o non voglia, vincenti, sia meglio ascoltare il vecchio proverbio che afferma “chi è causa del suo mal pianga se stesso” e che è ancora valido.

Segnalo l’intervista di Sperandio a pag. 3, l’articolo di monsignor Bonini a pag. 8, perché rappresenta una delle più belle realizzazioni a favore del mondo giovanile che studia e l’articolo di Barizza a pag: 12.

don Armando

L’intervista

“INDISPENSABILE FARE SQUADRA”
di Alvise Sperandio

Il direttore di Confcommercio Ascom Mestre Dario Corradi fa il punto sullo stato di salute del commercio cittadino e avanza alcune proposte strategiche per rilanciare il settore

Corradi, come sta il commercio di vicinato cittadino? “E’ in crisi totale, frutto di 20 anni di trasformazioni profonde della città. Sono arrivati i centri commerciali, l’urbanistica e la mobilità sono state rivoluzionate. Sono cambiati gli usi e le tradizioni e persino le abitudini alimentari. Ultima, ma non da ultima, la congiuntura ha colpito duro anche qui. Tutte dinamiche che hanno lasciato il segno. I consumi si sono ridotti a fronte di un’offerta quintuplicata”.

E’ favorevole o contrario ad altri centri commerciali come Landò alla Castellana o la torre Blo a Marghera?
“Strutture nuove non hanno alcun senso. L’Istat dice che i consumi sono in ripresa dello zero virgola, per cui è chiaro che andremo a ridurre ulteriormente le fette sempre della stessa torta. Peraltro già ci sono segnali di crisi nei centri esistenti, legati in particolare alla crescita delle vendite on-line”.

Novità si affacciano anche in centro città, tra M9 e riconversioni dell’ex cinema Excelsior, dell’ex teatro Corso e dell’ex emeroteca di via Poerio.
“Sono sfide da cogliere prestando attenzione soprattutto a chi viene e per proporre cosa, perché non si può saturare oltre il mercato, ma puntare sulla particolarità e la qualità dei prodotti che diventino motivo di richiamo ed elemento attrattore per i clienti”.

Mestre è una città policentrica: come tutelare i negozi di quartiere? “Serve anzitutto un gioco di squadra. I centri commerciali fanno concorrenza perché sono le nuove piazze cittadine dove le persone trovano iniziative di ogni tipo, per tutto l’anno e pure gratis. Si tratta di far tornare la gente nelle piazze e nelle strade e per questo serve organizzare eventi per promuovere le aree. Ma anche i commercianti devono compartecipare alle spese”.

Forse si tratta anche di cambiare i modi di offrirsi al pubblico… “Indubbiamente. Mestre ha 2,5 milioni di turisti che soggiornano all’anno. Tra poco saranno pronti i nuovi alberghi in zona stazione. Queste persone fanno le pendolari a Venezia. Domando: è possibile che non si possa aprire i negozi in orario serale o notturno? Lo stesso discorso vale d’estate: che senso ha alzare le serrande alle 16 quando ci sono 35 gradi e restare chiusi alle 21 quando la gente esce a passeggio?”.

Che cosa potrebbe fare il Comune? “Per incentivare gli arrivi in atta sarebbe opportuno diversificare le tariffe della sosta in centro per fasce orarie. E il sabato pomeriggio liberalizzare i parcheggi. E’ dimostrato che meno si paga la sosta e più cresce il giro d’affari. Il caso del garage di via Costa è emblematico: prima era sempre vuoto, ma da quando le tariffe sono state abbassate è molto più utilizzato”.

E sul piano fiscale? “Su questo piano le misure rischiano di essere palliative. L’Amministrazione potrebbe però intervenire sui plateatici: perché non avere il coraggio di concederli gratuiti agli esercizi pubblici che svolgono funzioni di aggregazione sociale e contrastano l’arrivo della criminalità? Non si dovrebbe guardare solo al bilancio economico, ma anche a quello sociale”.

Le pedonalizzazioni servono oppure è venuto il tempo di ripensarci? “Da sole non bastano. Serve una politica complessiva che abbia riguardo all’accessibilità, alla promozione degli eventi e alla qualità dell’offerta commerciale. Purtroppo il Comune lavora a compartimenti stagni e i diversi uffici non dialogano tra loro. Il punto di fondo è la programmazione del territorio”.

Cosa consiglia a un giovane che oggi volesse avviare un’attività? “Di non fare di testa propria, ma di rivolgersi alla nostra associazione di categoria per avere il supporto in termini di accesso al credito, analisi del mercato e consulenza strategica. Se i ragazzi si trovano da soli è un problema. Bisogna agire assieme e valutare bene che cosa si intende proporre, perchè l’attività sia appetibile”.

Perché a Carpenedo i negozi di vicinato funzionano?
“Perché è un territorio dove ci sono un forte senso di appartenenza e un tessuto di rapporti. C’è una dimensione paesana nel senso nobile del termine”.

Funzionano a Treviso e Padova. “Perché lì sono stati lungimiranti nel fare sistema tra loro e hanno puntato su quanto di buono hanno in città. A Mestre, per esempio, quanto siamo in grado di valorizzare davvero il cosiddetto chilometro della cultura tra villa Erizzo, teatro Toniolo e centro Candiani?”.

Cosa prevede per il futuro? “La situazione che viviamo è difficile, ma c’è ancora tempo per rimediare a patto che si faccia gioco di squadra, tutti si assumano le loro responsabilità e ciascuno dia il proprio contributo”.

Il punto di vista

NUOVI MESTRINI CRESCONO
di don Fausto Bonini

In via Giovanni XXIII a due passi dal centro da 10 anni c’è la Casa studentesca San Michele. Ci vivono i ragazzi che si trasferiscono in città da tutta Italia per studiare all’Università

Situazioni di degrado a Mestre ce ne sono un po’ dovunque, ma via Carducci, centralissima via di Mestre, è una zona del tutto particolare. In questo periodo l’esasperazione degli abitanti è salita a livelli più alti del solito, tanto da sollecitare la decisione di un maggior controllo da parte delle forze dell’ordine. Ma i problemi non si risolvono con la repressione. Semplicemente si spostano altrove. I malintenzionati e i senza fissa dimora cercheranno altre zone della città per continuare a fare quello che facevano in via Carducci. La soluzione, a questo punto, non è in mano delle forze dell’ordine, ma della politica a tutti i livelli, comunale per primo, ma anche regionale e statale.

Ma via Carducci non è solo questo. Via Carducci è anche Biblioteca cittadina frequentata da tantissimi giovani. È anche negozi raffinati e frequentati. È anche zona di appartamenti signorili.. Insomma il bello e il buono c’è, e anche in misura notevole. Per esempio, in una via laterale di via Carducci che si chiama via Giovanni XXIII, proprio dietro al nuovo complesso edilizio fatto di supermercato e anche di palestra e appartamenti di ottimo livello, sorge un palazzone in cui vivono studenti universitari che provengono da tutta Italia e non solo. Si chiama Casa studentesca San Michele. Ci abitano una settantina di studenti, ragazzi e ragazze, che frequentano le Università di Venezia o di via Torino e l’Università dei Salesiani della Gazzera. La Casa è gestita dalla Pastorale universitaria della Diocesi di Venezia e accoglie giovani che scelgono di condividere la loro attività di studio, ma anche la loro esperienza di fede o di ricerca religiosa. Giovani che vivono la Casa studentesca come la loro casa a Mestre, aperta ai giovani della città attraverso numerose proposte di incontro e di riflessione. Un piccolo seme piantato 10 anni fa e che il prossimo 15 aprile festeggerà i suoi primi 10 anni di vita, richiamando a far festa tutti coloro che sono passati in questi anni e che ora sono inseriti nel mondo del lavoro non solo in Italia, ma anche in altri paesi del mondo. Con una piccola novità che interessa direttamente i mestrini e cioè che parecchi di loro, nel corso di questi dieci anni, sono diventati mestrini a pieno titolo perché hanno trovato l’opportunità di continuare a vivere e a lavorare a Mestre. Una nuova linfa che fa da contrappeso alle cattive presenze di cui parlavo all’inizio di questa mia riflessione.

In una mattina di una domenica di inizio dicembre chi passava per Piazza Ferretto avrà visto che molti ragazzi e ragazze correvano per la piazza cantando e ballando, alcuni anche vestiti da candela, che offrivano dei regalini ai passanti e che poi si sono raccolti davanti al Duomo mostrando delle lettere che dicevano Casa San Michele. Dieci grandi candele per ricordare che da dieci anni quella Casa si trova a Mestre. Prima e unica offerta di alloggio per studenti in una città che sta diventando sempre di più Città universitaria con il polo universitario di Via Torino che sta crescendo di anno in anno con una notevole accelerazione in questi ultimi tempi e con i Salesiani della Gazzera. Buon compleanno, ragazzi e ragazze, o come vi chiamate voi sanmichelini e sanmicheline!
Mestre è felice della vostra presenza e vi augura buona festa.

La nostra storia
FU VILLA GRADENIGO
di Sergio Barizza

E venne una stagione in cui quella Mestre che Goldoni aveva descritto come una piccola Versailles assomigliò più a una qualsiasi città percorsa e devastata da un esercito nemico. Fu quando, dopo la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, molti patrizi non presero più la strada che conduceva alle loro ville di campagna per organizzare feste e balli ma le lasciarono in abbandono, nel migliore dei casi a disposizione dei contadini delle loro campagne che le ridussero a stalle, depositi di attrezzi o magazzini dove conservare il frumento, il granturco o appendervi al soffitto i salami e la soppressa a stagionare. Nel peggiore, alla mercé di avventurieri che le spogliarono di ogni bene, dai mobili, ai candelabri, ai quadri, ai tendaggi e fino alle numerose statue che ne abbellivano giardini e parchi.

Una di queste era una villa famosa e celebrata, proprietà dalla famiglia Gradenigo, che si trovava all’inizio del Terraglio sul terreno che è oggi occupato dalla caserma Matter. La facciata della villa prospettava su via Trezzo, una stradina di campagna (da cui il nome ‘troso’ e poi ‘trezzo’) che collegava la chiesa parrocchiale di Carpenedo con il Terraglio e lungo la quale esistevano altre ville, unitamente a un piccolo pezzo di un antico bosco.

Di fronte alla facciata, sull’altro lato della stradina, preceduta da due pilastri che reggevano delle statue, iniziava un’altra piccola strada alberata che, rasentandone il grande parco, conduceva direttamente alla villa Algarotti-Berchet. La stradina è ancora oggi ben riconoscibile, mentre il parco è stato distrutto nel secondo dopoguerra per erigervi il villaggio Sartori e la villa è oggi un istituto scolastico retto dalle suore figlie di San Giuseppe del Caburlotto. Poiché la facciata era rivolta verso via Trezzo, Ca’ Gradenigo rimaneva nascosta alla vista di quanti percorrevano il Terraglio grazie al lussureggiante giardino che la contornava, ornato di più di centocinquanta statue di cui si sono perse le tracce, tranne un gruppo marmoreo di quattro cavalli oggi conservato in una villa di Trieste. La bellezza e sontuosità degli interni ci è stata tramandata da alcuni disegni di Francesco Guardi, conservati al Museo Correr, chiamato a immortalare le nozze tra Armando di Polignac e Idalia di Neukirchen che vi furono celebrate il 6 settembre 1790. Vengono ritratte una cappella gentilizia barocca, con arredi sontuosi e un’ampia sala da ricevimento circondata da colonne corinzie che reggevano il sovrastante ballatoio. Tutti gli storici sono concordi nel fissare l’abbandono e successiva demolizione della villa agli anni immediatamente successivi alla caduta della Serenissima, ma nulla si sapeva di preciso. Qualche anno fa, tra i documenti dell’archivio di San Lorenzo martire, che si riferiscono alla costruzione del duomo stesso, ho trovato un semplice contratto tra i sindaci (i rappresentanti delle varie classi di cittadini mestrini) della chiesa arcipretale e un capo mastro murer di Venezia, di nome Nadal Zamboni, in cui si autorizza la “vendita e consegna, al disfacimento di Ca’ Gradenigo sul Terraglio, alli predetti sindaci di migliora ottanta e più occorrendo di pietre cotte intere o mezze, scartando li quarti e bocconi che non avessero il suo diritto e ciò per il prezzo convenuto di £.20 il miglioro”. Siamo all’inizio di giugno del 1804 e le pietre della villa sarebbero servite per ultimare il duomo entro l’anno successivo.

Da “IL PUNTO” – 15 aprile 2018

Da “IL PUNTO” – 15 aprile 2018
settimanale della collaborazione pastorale di Catene e Villabona

Non c’è niente di particolarmente significativo in questo numero del periodico perché si parla di prime comunioni (29 ragazzini) e di poco altro se non il ricordo di don Carlo Seno, sacerdote che molti anni fa ha fatto il cappellano in questa parrocchia e che ha lasciato un buon ricordo di sé.

don Armando

60mo don Carlo Seno

Come anticipato, domenica 22 alla S. Messa delle 11,30 festeggeremo assieme don Carlo Seno per il 60mo della sua ordinazione sacerdotale. Don Carlo è stato a Catene tanti anni fa, ma è indimenticato il suo zelo pastorale, soprattutto per i giovani. Per questo vogliamo fargli festa, e ringraziare assieme a lui il Signore per le grazie concesse. Seguirà un pranzo tra amici che è prenotabile in ufficio parrocchiale (041.920075).

Inoltre la comunità di Catene vuole fargli un piccolo dono (una stola) al quale tutti possono contribuire.

Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 15 aprile 2018

Da UNA VOCE NELLA RIVIERA – 15 aprile 2018
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

Nella rubrica “Lungo il fiume, pensieri in libertà di un parroco della riviera” don Cristiano, il parroco, pur essendo un po’ meno brillante del solito, partendo da tre esperienze in parrocchia, sviluppa una riflessione che fa bene e che vale la pena di leggere.

Segnalo la relazione di Elda Gasparini sulla santa messa celebrata nel santuario della Madonna di Borbiago, alla quale hanno partecipato i fedeli di tutte tre le parrocchie della riviera.

Mi pare interessante l’articolo di Mario Tolomio sul voto fatto dalla sua piccola comunità parrocchiale nel 1944 di celebrare ogni anno un pellegrinaggio alla Madonna miracolosa di Borbiago. L’autore approfitta di questo evento per fare la storia del suo piccolo borgo.

Mi pare opportuno riportare quattro notizie della cronaca riportate nella rubrica “Le tre campane”: Giovani a Lourdes – Ricordo del vecchio parroco don Fausto Pasini – Incontri per cogliere la testimonianza di Antonino Bello – I ragazzi delle tre parrocchie ad Assisi.

A proposito di questa ultima notizia di cronaca, mi par doveroso ricordare che sono i fatti concreti, prima dei bei discorsi, che qualificano la validità delle testimonianze delle singole parrocchie.

don Armando

Lungo il fiume
Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera

di don Cristiano Bobbo

8 marzo
Confessione
Abbiamo da poco terminato la celebrazione penitenziale per i giovani delle parrocchie del nostro vicariato nella quale è stata offerta a tutti la possibilità di riconciliarsi con Dio nel sacramento della confessione. È un appuntamento importante che scandisce il cammino quaresimale delle nostre Comunità cristiane e costituisce l’occasione propizia per molti giovani di accostarsi a questo sacramento. Più che un momento circostanziato in cui, non senza un certo imbarazzo, si dicono i peccati commessi, la confessione dovrebbe costituire la tappa decisiva di un itinerario interiore che consente il ritorno in se stessi dopo aver vagato altrove, recuperando la distinzione tra bene e male che molto spesso la superficialità porta a confondere. Il cambiamento di mentalità, richiesto dalla conversione autentica, implica sempre una scelta severa ed esigente. Noi sacerdoti, ministri di questo sacramento, dovremmo accompagnare i giovani a compiere i passi decisivi per un profondo rinnovamento, aiutandoli, quando fosse necessario, ad amputare quei vizi intimamente coesi con la loro vita. Nel loro cuore si stanno sviluppando progetti luminosi per il domani, gli ideali di vita li fanno sognare alla grande e, questa sera, si sono sentiti ripetere da parte di una Chiesa che vuole loro bene che l’amore senza penitenza e spirito di sacrificio è un corpo senza spina dorsale e che non ci si deve mai stancare di vegliare su se stessi, sulla volontà, sulle passioni, nella consapevolezza della propria fragilità e debolezza morale. Ma, soprattutto, si sono sentiti accompagnati a ricorrere con fiducia a quel Padre ricco di misericordia che li incoraggia e restituisce come nuova la dignità di figli.

10 marzo
Mai soli
Il “corso” dei fidanzati in preparazione alla celebrazione del sacramento del matrimonio si è concluso la scorsa settimana con un buon numero di coppie che vi hanno preso parte. Ma è subito iniziato un nuovo itinerario, non più di gruppo ma individuale, per alcune coppie che si sposeranno nei prossimi mesi e che, per la responsabilità della gestione dei figli o per impegni lavorativi, non hanno potuto partecipare al corso “istituzionale”. Questa sera con una di queste coppie, ci siamo soffermati a considerare il progetto di Dio sull’amore umano a partire dal racconto che ne fa la Bibbia nel libro della Genesi con la creazione dell’uomo e poi anche della donna. Commentando il brano biblico, il futuro sposo ha ironicamente sottolineato: «Perfino Adamo, che pure aveva il Signore in persona con cui parlare, chiese alla fine un po’ di compagnia umana!». Queste parole le ho trovate semplici ed appropriate, capaci di descrivere la nostra condizione, sia di chi si sposa come anche di chi non si sposa. Ora questi due amici hanno fatto ritorno nella loro casa dove hanno trovato i loro figli ad attenderli, mentre io ho chiuso la porta della canonica dove non c’è nessun altro oltrea me.

Insieme, però, condividiamo la stessa impresa, quella di assicurare l’equilibrio tra la solitudine e la compagnia. Anche in famiglia è necessario che ognuno conservi dei momenti con se stesso per non correre il rischio di disperdersi nelle tante cose da fare e di affogare la propria anima. Ma pure il sacerdote ha bisogno di relazionarsi con tutti e arricchire la sua esperienza attraverso l’incontro con l’altro perché la sua vita non piombi nell’isolamento e in un esercizio sterile e maniacale del suo ministero. Ringrazio il Signore che, negli oltre venticinque anni in cui sono sacerdote, non mi ha mai fatto mancare il riferimento di coppie di sposi e di famiglie che sono state un aiuto prezioso alla mia vocazione.

14 marzo
L’illusione
Questa sera sono stato a lungo ad ascoltare il racconto preoccupato di due genitori per la situazione del figlio che vedono confuso e triste in questo momento della vita quando, invece, ci sarebbero tutte le condizioni per essere contento. Vorrebbero poterlo aiutare in ogni modo ma si trovano impotenti di fronte alla sua ostinazione che lo porta a guardare la vita da un unico versante escludendo ogni altra prospettiva. La soluzione ai suoi problemi è evidente e alla sua portata ma, per ora, sembra non volerla cogliere. In questa storia però, fatte le debite distinzioni, rivedo un po’ anche me stesso e tutte le volte in cui la presunzióne ha prevalso sul buon senso: in quei momenti non c’è nulla da fare, anche se sai già che tanti vi hanno sbattuto la testa, tu vuoi lo stesso provare, nella convinzione che tu ce la farai. La storia è maestra ma non ha scolari attenti. L’illusione di smentirla può persino diventare una sorta d’infatuazione col risultato di cadere in modo più rovinoso. In quei momenti ci sembra che ciò che sogniamo e desideriamo sia l’unica possibilità di felicità da raggiungere e, tuttavia, basterebbe un po’ di realismo per impedire che gli abbagli, i miraggi, le chimere prendano il sopravvento. Altrimenti si diventa persone deluse e incattivite di fronte all’insuccesso. Spero tanto che questo figlio sappia riconoscere che ciò che desidera in questo momento non è la realtà ma solo un’illusione.

La S. Messa del Vicariato a Borbiago
di Elda Gasparini

Solo la Provvidenza poteva trovare il modo di comporre in maniera tanto significativa gli eventi speciali vissuti nei giorni scorsi da don Gianluca, costruendo una specie di “triduo” su misura per lui. Infatti, dopo l’Ordinazione di sabato 7 aprile in San Marco e la Prima Messa celebrata al paese natale domenica 8, è stato proprio il neosacerdote a presiedere lunedì 9 la Santa Messa che vede annualmente riunite nel santuario di Borbiago tutte le parrocchie del Vicariato per la Solennità dell’Annunciazione. Ciò è stato possibile perché quest’anno tale ricorrenza, a causa della concomitanza con la Domenica delle Palme, è stata liturgicamente posticipata a dopo l’Ottava di Pasqua. E così sembra quasi che un disegno dall’Alto abbia predisposto le cose in maniera tale che anche la Madonna potesse accogliere in maniera “ufficiale” fra le sue materne braccia questo giovane che ha deciso di dedicare la propria vita al sacerdozio. Nella chiesa affollata, tutti gli sguardi erano puntati su di lui, per coglierne i gesti, per intuirne le emozioni. E una certa commozione hanno suscitato le riflessioni espresse da don Gianluca nell’omelia, specie quando ha messo in relazione il “sì” pronunciato da Maria con il “sì” che anche lui ha voluto dire a Dìo e che pure noi dobbiamo ricordarci di ripetere ogni giorno al Signore.

Al termine della celebrazione il novello sacerdote ha benedetto la lampada che arde perennemente davanti all’immagine della Beata Vergine, e nella cripta, circondato dai numerosi sacerdoti convenuti e dai tanti fedeli, ha pronunciato dinanzi alla venerata effigie la preghiera di affidamento alla Madonna. Con quest’atto si chiudeva l’intensa liturgia, animata quest’anno dalla parrocchia di Santuario di Malcontenta a cui è spettata per rotazione l’offerta dell’olio destinato ad alimentare la lampada votiva. E sicuramente tutti i presenti hanno rivolto nel cuore un’invocazione particolare a Maria, chiedendole di avvolgere con il suo manto don Gianluca per proteggerlo e accompagnarlo nella sua impegnativa missione.

Lunedì dell’Angelo: Ca Sabbioni in pellegrinaggio a Borbiago
a cura di Mario Tolomio

Per meglio comprendere la motivazione del pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Borbiago, che la piccola comunità di Ca’ Sabbioni è tenuta a compiere ogni anno, bisogna risalire al 1944, nel pieno della seconda guerra mondiale. Il villaggio di Ca’ Sabbioni è stato costruito negli anni 1938 e 1939: sull’area rettangolare dovevano essere costruite 72 casette bifamiliari, disposte su 8 file di 9 casette ciascuna: ogni casetta bifamiliare insisteva su un lotto di 1000mq circa. Invece ne furono realizzate solo 63, per far posto alla piazza centrale (dove oggi sorgono le scuole elementari e le due costruzioni davanti alle stesse – anni 1955/1956) e perché, lungo la Via Colombara, c’era la casa colonica della famiglia che coltivava quei campi (dove oggi si trovano il forno, l’edicola e altre costruzioni). Completato il villaggio, dal 1° settembre 1939 prese avvio l’asilo comunale, affidato alle Suore Sacramentine di Bergamo mediante una convenzione sottoscritta dal Podestà di Venezia e dalla Superiora della casa delle suore di Oriago. L’asilo occupava una intera casetta bifamìliare ai numeri civici 59 e 60, con un bel cortile di 800mq, tutt’oggi utilizzato dalla Scuola Materna e dall’Asilo Nido. Il grosso ippocastano che troneggia nel cortile è stato piantato appena terminata la guerra, nella primavera del 1945. Il parroco di Oriago, don Gedeone Zorzi (detto Ceo) fece intitolare la curazia di Ca’ Sabbioni al Sacro Cuore di Gesù del Termine di Malcontenta: nome derivato dal lucernario in pietra costruito nel 1375, che si può ammirare all’incrocio tra Vìa Colombara e la strada regionale 11. Nell’ottobre del 1943 arrivò stabilmente a Ca’ Sabbioni il primo curato, don Gino Picchioluto, per costruire e guidare la comunità. Negli anni 1940-1946 la Santa Messa veniva celebrata nella sala-mensa dell’asilo comunale. Infatti sulla parete est, lato cortile, si possono ancora ammirare le due finestrelle con inferriate che davano luce alla sacrestia (ora dispensa della scuola materna). Nel 1940, quando l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania, nella parte nord-ovest della piazza centrale venne innalzato il rifugio di guerra: una costruzione in pietra, sopraterra, lunga una quindicina di metri larga 6 con muri da 40cm. Fino al 1943 rimase praticamente inutilizzato. Dalla fine del 1943 e per tutto il 1944, mutate le sorti della guerra parecchie famiglie si radunavano lì dentro. Il 7 aprile del 1944, il calendario segnava VENERDÌ SANTO, fin dal mattino le sirene cominciarono ad ululare per avvertire la gente dell’arrivo di aerei da bombardamento. Al suono delle sirene cominciò a sovrapporsi il rombo dei motori dei grossi bombardieri in arrivo da sud e subito dopo il fischio delle bombe sganciate dagli stessi, e dopo pochi istanti si sentivano i boati degli scoppi delle bombe a contatto col suolo. Questo pandemonio durò quasi tutto il giorno: gli aerei arrivavano a ondate, formazioni di 10/12 per volta, bombe su bombe per colpire ferrovie, strade e ponti e tagliare così i rifornimenti all’esercito tedesco. Nel rifugio la gente piangeva, gridava, si agitava, pregava: don Gino cercava di portare calma e di trasmettere coraggio. Quando ci fu un momento di silenzio in rifugio, don Gino propose di far voto alla Madonna di recarsi, ogni anno, in pellegrinaggio A PIEDI al Santuario di Borbiago. Le bombe non colpirono Ca’ Sabbioni; caddero sulla stazione ferroviaria di Mestre, Via Piave, lungo il Terraglio e sulla città di Treviso che fu completamente rasa al suolo. Finita la guerra nella primavera del 1945, don Gino e don Gedeone si attivarono perché il rifugio fosse loro assegnato per trasformarlo in chiesa. Ottenuti i relativi permessi e presa in consegna la struttura, fecero abbattere il muro della parete ovest per costruire il presbiterio, dove trovò posto l’unico altare per le Celebrazioni Liturgiche, a fianco del quale venne collocata una splendida statua della Madonna Pellegrina.

All’ampliamento del rifugio-chiesa venne aggiunta una piccola sacrestia per la custodia dei paramenti e degli arredi sacri. In tal modo, il rifugio, da luogo di dolore e disperazione divenne luogo di preghiera, di unione, di fede, di comunità. Il 30 settembre del 1957, la comunità di Ca’ Sabbioni, allora guidata da don Pasquale Rossato, accolse nella chiesa-rifugio nientemeno che il patriarca di Venezia, Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, che, l’anno seguente, il 28 ottobre 1958 fu eletto papa col nome di Giovanni XXIII, ora santo. Il voto, fatto nel 1944, è stato correttamente assolto ogni anno: quest’anno è stato caratterizzato dalla presenza del nuovo parroco don Cristiano e dalla partecipazione di alcuni parrocchiani provenienti dalle altre comunità che compongono la nuova Collaborazione pastorale della Riviera.

CON BERNADETTE VERSO LOURDES
Lunedì 16 Aprile la Chiesa celebra la memoria di Santa Maria Bernardo meglio nota come Bernadette Soubirous, la giovane che a Lourdes ricevette le apparizioni della Beata Vergine Maria Immacolata. Tutti i giovani della Collaborazione pastorale che prossimamente si recheranno in pellegrinaggio a Lourdes, si ritroveranno insieme alle ore 18.30 per partecipare insieme alla Santa Messa presso la chiesa di Santa Maria Maddalena. Seguirà poi una cena condivisa e alle ore 20.30 presso la sala del patronato il parroco terrà un incontro di preparazione non solo per i giovani ma anche per tutti coloro che parteciperanno al pellegrinaggio a Lourdes con l’UNITALSI (25 aprile -1 maggio).

PER RICORDARE DON FAUSTO PASINI
In memoria di don Fausto Pasini, parroco a S. Maria Maddalena di Oriago negli ultimi tredici anni della sua vita, verrà celebrata nella cappella del cimitero di Oriago una S. Messa alle ore 17.00 di Lunedì 16 Aprile, giorno del 46° anniversario della morte. Seguirà una preghiera sulla tomba.

“CERI PASQUALI CON DON TONINO A 25 ANNI DAL SUO RITORNO AL PADRE” SECONDO INCONTRO Si terrà Mercoledì 18 Aprile alle ore 19.00

presso la sala M. Kolbe della parrocchia di San Pietro, il secondo incontro di catechesi sugli scritti di mons. Tonino Bello, vescovo di Molfetta, a venticinque anni dalla sua morte. L’incontro prevede una introduzione alla lettura del testo “Giustizia, pace e salvaguardia del creato”, compresa la prima parte: “Dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario di Dio”. Confronto con il testo dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato si” capp.20 -21 : “Inquinamento, rifiuti e cultura dello scarto”.

PARTENZA PER ASSISI
Numeri da capogiro, entusiasmo alle stelle, cuori in subbuglio… La città di Assisi è pronta ad accogliere la pacifica invasione dei ragazzi veneziani che saranno oltre duemila provenienti da tutte le parrocchie della Diocesi. Il pellegrinaggio del 2018, dal titolo “Chi cercate?” organizzato dall’ufficio diocesano per la pastorale dei ragazzi e guidato dal Patriarca di Venezia, Francesco Mora-glia, si svolgerà da Venerdì 20 a Domenica 22 Aprile nella città di San Francesco, la cui figura insieme a quella di S. Chiara, è da sempre capace di parlare al cuore dei giovani, perché i ragazzi (e gli accompagnatori) possano essere aiutati a scoprire ognuno la propria vocazione, per diventare uomini e donne autentici e compiuti. Per i novanta partecipanti della nostra Collaborazione pastorale che saranno accompagnati da don Cristiano, la partenza è fissata per le ore 7.00 di Venerdì 20 Aprile da Piazza Mercato. Augurando ai nostri ragazzi un buon pellegrinaggio, invitiamo tutti ad accompagnare con la preghiera il buon esito di questa straordinaria proposta di fede!

Da “LA BORROMEA” – 15 aprile 2018

Da LA BORROMEA” – 15 aprile 2018
settimanale del duomo di San Lorenzo

Il foglio in prima pagina riporta, come tanti altri bollettini parrocchiali, una parte dell’esortazione apostolica di Papa Bergoglio. Questo messaggio lo si può leggere in tutta la stampa cattolica.

Di particolare e interessante non trovo che l’incontro organizzato dalla Casa di riposo di via Spalti su “Gli ebrei a Mestre” e l’altro della Banca del Tempo Libero su “Peppi Guggenheim, l’ultima dogaressa”.

don Armando