Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 15 aprile 2018

Da UNA VOCE NELLA RIVIERA – 15 aprile 2018
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

Nella rubrica “Lungo il fiume, pensieri in libertà di un parroco della riviera” don Cristiano, il parroco, pur essendo un po’ meno brillante del solito, partendo da tre esperienze in parrocchia, sviluppa una riflessione che fa bene e che vale la pena di leggere.

Segnalo la relazione di Elda Gasparini sulla santa messa celebrata nel santuario della Madonna di Borbiago, alla quale hanno partecipato i fedeli di tutte tre le parrocchie della riviera.

Mi pare interessante l’articolo di Mario Tolomio sul voto fatto dalla sua piccola comunità parrocchiale nel 1944 di celebrare ogni anno un pellegrinaggio alla Madonna miracolosa di Borbiago. L’autore approfitta di questo evento per fare la storia del suo piccolo borgo.

Mi pare opportuno riportare quattro notizie della cronaca riportate nella rubrica “Le tre campane”: Giovani a Lourdes – Ricordo del vecchio parroco don Fausto Pasini – Incontri per cogliere la testimonianza di Antonino Bello – I ragazzi delle tre parrocchie ad Assisi.

A proposito di questa ultima notizia di cronaca, mi par doveroso ricordare che sono i fatti concreti, prima dei bei discorsi, che qualificano la validità delle testimonianze delle singole parrocchie.

don Armando

Lungo il fiume
Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera

di don Cristiano Bobbo

8 marzo
Confessione
Abbiamo da poco terminato la celebrazione penitenziale per i giovani delle parrocchie del nostro vicariato nella quale è stata offerta a tutti la possibilità di riconciliarsi con Dio nel sacramento della confessione. È un appuntamento importante che scandisce il cammino quaresimale delle nostre Comunità cristiane e costituisce l’occasione propizia per molti giovani di accostarsi a questo sacramento. Più che un momento circostanziato in cui, non senza un certo imbarazzo, si dicono i peccati commessi, la confessione dovrebbe costituire la tappa decisiva di un itinerario interiore che consente il ritorno in se stessi dopo aver vagato altrove, recuperando la distinzione tra bene e male che molto spesso la superficialità porta a confondere. Il cambiamento di mentalità, richiesto dalla conversione autentica, implica sempre una scelta severa ed esigente. Noi sacerdoti, ministri di questo sacramento, dovremmo accompagnare i giovani a compiere i passi decisivi per un profondo rinnovamento, aiutandoli, quando fosse necessario, ad amputare quei vizi intimamente coesi con la loro vita. Nel loro cuore si stanno sviluppando progetti luminosi per il domani, gli ideali di vita li fanno sognare alla grande e, questa sera, si sono sentiti ripetere da parte di una Chiesa che vuole loro bene che l’amore senza penitenza e spirito di sacrificio è un corpo senza spina dorsale e che non ci si deve mai stancare di vegliare su se stessi, sulla volontà, sulle passioni, nella consapevolezza della propria fragilità e debolezza morale. Ma, soprattutto, si sono sentiti accompagnati a ricorrere con fiducia a quel Padre ricco di misericordia che li incoraggia e restituisce come nuova la dignità di figli.

10 marzo
Mai soli
Il “corso” dei fidanzati in preparazione alla celebrazione del sacramento del matrimonio si è concluso la scorsa settimana con un buon numero di coppie che vi hanno preso parte. Ma è subito iniziato un nuovo itinerario, non più di gruppo ma individuale, per alcune coppie che si sposeranno nei prossimi mesi e che, per la responsabilità della gestione dei figli o per impegni lavorativi, non hanno potuto partecipare al corso “istituzionale”. Questa sera con una di queste coppie, ci siamo soffermati a considerare il progetto di Dio sull’amore umano a partire dal racconto che ne fa la Bibbia nel libro della Genesi con la creazione dell’uomo e poi anche della donna. Commentando il brano biblico, il futuro sposo ha ironicamente sottolineato: «Perfino Adamo, che pure aveva il Signore in persona con cui parlare, chiese alla fine un po’ di compagnia umana!». Queste parole le ho trovate semplici ed appropriate, capaci di descrivere la nostra condizione, sia di chi si sposa come anche di chi non si sposa. Ora questi due amici hanno fatto ritorno nella loro casa dove hanno trovato i loro figli ad attenderli, mentre io ho chiuso la porta della canonica dove non c’è nessun altro oltrea me.

Insieme, però, condividiamo la stessa impresa, quella di assicurare l’equilibrio tra la solitudine e la compagnia. Anche in famiglia è necessario che ognuno conservi dei momenti con se stesso per non correre il rischio di disperdersi nelle tante cose da fare e di affogare la propria anima. Ma pure il sacerdote ha bisogno di relazionarsi con tutti e arricchire la sua esperienza attraverso l’incontro con l’altro perché la sua vita non piombi nell’isolamento e in un esercizio sterile e maniacale del suo ministero. Ringrazio il Signore che, negli oltre venticinque anni in cui sono sacerdote, non mi ha mai fatto mancare il riferimento di coppie di sposi e di famiglie che sono state un aiuto prezioso alla mia vocazione.

14 marzo
L’illusione
Questa sera sono stato a lungo ad ascoltare il racconto preoccupato di due genitori per la situazione del figlio che vedono confuso e triste in questo momento della vita quando, invece, ci sarebbero tutte le condizioni per essere contento. Vorrebbero poterlo aiutare in ogni modo ma si trovano impotenti di fronte alla sua ostinazione che lo porta a guardare la vita da un unico versante escludendo ogni altra prospettiva. La soluzione ai suoi problemi è evidente e alla sua portata ma, per ora, sembra non volerla cogliere. In questa storia però, fatte le debite distinzioni, rivedo un po’ anche me stesso e tutte le volte in cui la presunzióne ha prevalso sul buon senso: in quei momenti non c’è nulla da fare, anche se sai già che tanti vi hanno sbattuto la testa, tu vuoi lo stesso provare, nella convinzione che tu ce la farai. La storia è maestra ma non ha scolari attenti. L’illusione di smentirla può persino diventare una sorta d’infatuazione col risultato di cadere in modo più rovinoso. In quei momenti ci sembra che ciò che sogniamo e desideriamo sia l’unica possibilità di felicità da raggiungere e, tuttavia, basterebbe un po’ di realismo per impedire che gli abbagli, i miraggi, le chimere prendano il sopravvento. Altrimenti si diventa persone deluse e incattivite di fronte all’insuccesso. Spero tanto che questo figlio sappia riconoscere che ciò che desidera in questo momento non è la realtà ma solo un’illusione.

La S. Messa del Vicariato a Borbiago
di Elda Gasparini

Solo la Provvidenza poteva trovare il modo di comporre in maniera tanto significativa gli eventi speciali vissuti nei giorni scorsi da don Gianluca, costruendo una specie di “triduo” su misura per lui. Infatti, dopo l’Ordinazione di sabato 7 aprile in San Marco e la Prima Messa celebrata al paese natale domenica 8, è stato proprio il neosacerdote a presiedere lunedì 9 la Santa Messa che vede annualmente riunite nel santuario di Borbiago tutte le parrocchie del Vicariato per la Solennità dell’Annunciazione. Ciò è stato possibile perché quest’anno tale ricorrenza, a causa della concomitanza con la Domenica delle Palme, è stata liturgicamente posticipata a dopo l’Ottava di Pasqua. E così sembra quasi che un disegno dall’Alto abbia predisposto le cose in maniera tale che anche la Madonna potesse accogliere in maniera “ufficiale” fra le sue materne braccia questo giovane che ha deciso di dedicare la propria vita al sacerdozio. Nella chiesa affollata, tutti gli sguardi erano puntati su di lui, per coglierne i gesti, per intuirne le emozioni. E una certa commozione hanno suscitato le riflessioni espresse da don Gianluca nell’omelia, specie quando ha messo in relazione il “sì” pronunciato da Maria con il “sì” che anche lui ha voluto dire a Dìo e che pure noi dobbiamo ricordarci di ripetere ogni giorno al Signore.

Al termine della celebrazione il novello sacerdote ha benedetto la lampada che arde perennemente davanti all’immagine della Beata Vergine, e nella cripta, circondato dai numerosi sacerdoti convenuti e dai tanti fedeli, ha pronunciato dinanzi alla venerata effigie la preghiera di affidamento alla Madonna. Con quest’atto si chiudeva l’intensa liturgia, animata quest’anno dalla parrocchia di Santuario di Malcontenta a cui è spettata per rotazione l’offerta dell’olio destinato ad alimentare la lampada votiva. E sicuramente tutti i presenti hanno rivolto nel cuore un’invocazione particolare a Maria, chiedendole di avvolgere con il suo manto don Gianluca per proteggerlo e accompagnarlo nella sua impegnativa missione.

Lunedì dell’Angelo: Ca Sabbioni in pellegrinaggio a Borbiago
a cura di Mario Tolomio

Per meglio comprendere la motivazione del pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Borbiago, che la piccola comunità di Ca’ Sabbioni è tenuta a compiere ogni anno, bisogna risalire al 1944, nel pieno della seconda guerra mondiale. Il villaggio di Ca’ Sabbioni è stato costruito negli anni 1938 e 1939: sull’area rettangolare dovevano essere costruite 72 casette bifamiliari, disposte su 8 file di 9 casette ciascuna: ogni casetta bifamiliare insisteva su un lotto di 1000mq circa. Invece ne furono realizzate solo 63, per far posto alla piazza centrale (dove oggi sorgono le scuole elementari e le due costruzioni davanti alle stesse – anni 1955/1956) e perché, lungo la Via Colombara, c’era la casa colonica della famiglia che coltivava quei campi (dove oggi si trovano il forno, l’edicola e altre costruzioni). Completato il villaggio, dal 1° settembre 1939 prese avvio l’asilo comunale, affidato alle Suore Sacramentine di Bergamo mediante una convenzione sottoscritta dal Podestà di Venezia e dalla Superiora della casa delle suore di Oriago. L’asilo occupava una intera casetta bifamìliare ai numeri civici 59 e 60, con un bel cortile di 800mq, tutt’oggi utilizzato dalla Scuola Materna e dall’Asilo Nido. Il grosso ippocastano che troneggia nel cortile è stato piantato appena terminata la guerra, nella primavera del 1945. Il parroco di Oriago, don Gedeone Zorzi (detto Ceo) fece intitolare la curazia di Ca’ Sabbioni al Sacro Cuore di Gesù del Termine di Malcontenta: nome derivato dal lucernario in pietra costruito nel 1375, che si può ammirare all’incrocio tra Vìa Colombara e la strada regionale 11. Nell’ottobre del 1943 arrivò stabilmente a Ca’ Sabbioni il primo curato, don Gino Picchioluto, per costruire e guidare la comunità. Negli anni 1940-1946 la Santa Messa veniva celebrata nella sala-mensa dell’asilo comunale. Infatti sulla parete est, lato cortile, si possono ancora ammirare le due finestrelle con inferriate che davano luce alla sacrestia (ora dispensa della scuola materna). Nel 1940, quando l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania, nella parte nord-ovest della piazza centrale venne innalzato il rifugio di guerra: una costruzione in pietra, sopraterra, lunga una quindicina di metri larga 6 con muri da 40cm. Fino al 1943 rimase praticamente inutilizzato. Dalla fine del 1943 e per tutto il 1944, mutate le sorti della guerra parecchie famiglie si radunavano lì dentro. Il 7 aprile del 1944, il calendario segnava VENERDÌ SANTO, fin dal mattino le sirene cominciarono ad ululare per avvertire la gente dell’arrivo di aerei da bombardamento. Al suono delle sirene cominciò a sovrapporsi il rombo dei motori dei grossi bombardieri in arrivo da sud e subito dopo il fischio delle bombe sganciate dagli stessi, e dopo pochi istanti si sentivano i boati degli scoppi delle bombe a contatto col suolo. Questo pandemonio durò quasi tutto il giorno: gli aerei arrivavano a ondate, formazioni di 10/12 per volta, bombe su bombe per colpire ferrovie, strade e ponti e tagliare così i rifornimenti all’esercito tedesco. Nel rifugio la gente piangeva, gridava, si agitava, pregava: don Gino cercava di portare calma e di trasmettere coraggio. Quando ci fu un momento di silenzio in rifugio, don Gino propose di far voto alla Madonna di recarsi, ogni anno, in pellegrinaggio A PIEDI al Santuario di Borbiago. Le bombe non colpirono Ca’ Sabbioni; caddero sulla stazione ferroviaria di Mestre, Via Piave, lungo il Terraglio e sulla città di Treviso che fu completamente rasa al suolo. Finita la guerra nella primavera del 1945, don Gino e don Gedeone si attivarono perché il rifugio fosse loro assegnato per trasformarlo in chiesa. Ottenuti i relativi permessi e presa in consegna la struttura, fecero abbattere il muro della parete ovest per costruire il presbiterio, dove trovò posto l’unico altare per le Celebrazioni Liturgiche, a fianco del quale venne collocata una splendida statua della Madonna Pellegrina.

All’ampliamento del rifugio-chiesa venne aggiunta una piccola sacrestia per la custodia dei paramenti e degli arredi sacri. In tal modo, il rifugio, da luogo di dolore e disperazione divenne luogo di preghiera, di unione, di fede, di comunità. Il 30 settembre del 1957, la comunità di Ca’ Sabbioni, allora guidata da don Pasquale Rossato, accolse nella chiesa-rifugio nientemeno che il patriarca di Venezia, Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, che, l’anno seguente, il 28 ottobre 1958 fu eletto papa col nome di Giovanni XXIII, ora santo. Il voto, fatto nel 1944, è stato correttamente assolto ogni anno: quest’anno è stato caratterizzato dalla presenza del nuovo parroco don Cristiano e dalla partecipazione di alcuni parrocchiani provenienti dalle altre comunità che compongono la nuova Collaborazione pastorale della Riviera.

CON BERNADETTE VERSO LOURDES
Lunedì 16 Aprile la Chiesa celebra la memoria di Santa Maria Bernardo meglio nota come Bernadette Soubirous, la giovane che a Lourdes ricevette le apparizioni della Beata Vergine Maria Immacolata. Tutti i giovani della Collaborazione pastorale che prossimamente si recheranno in pellegrinaggio a Lourdes, si ritroveranno insieme alle ore 18.30 per partecipare insieme alla Santa Messa presso la chiesa di Santa Maria Maddalena. Seguirà poi una cena condivisa e alle ore 20.30 presso la sala del patronato il parroco terrà un incontro di preparazione non solo per i giovani ma anche per tutti coloro che parteciperanno al pellegrinaggio a Lourdes con l’UNITALSI (25 aprile -1 maggio).

PER RICORDARE DON FAUSTO PASINI
In memoria di don Fausto Pasini, parroco a S. Maria Maddalena di Oriago negli ultimi tredici anni della sua vita, verrà celebrata nella cappella del cimitero di Oriago una S. Messa alle ore 17.00 di Lunedì 16 Aprile, giorno del 46° anniversario della morte. Seguirà una preghiera sulla tomba.

“CERI PASQUALI CON DON TONINO A 25 ANNI DAL SUO RITORNO AL PADRE” SECONDO INCONTRO Si terrà Mercoledì 18 Aprile alle ore 19.00

presso la sala M. Kolbe della parrocchia di San Pietro, il secondo incontro di catechesi sugli scritti di mons. Tonino Bello, vescovo di Molfetta, a venticinque anni dalla sua morte. L’incontro prevede una introduzione alla lettura del testo “Giustizia, pace e salvaguardia del creato”, compresa la prima parte: “Dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario di Dio”. Confronto con il testo dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato si” capp.20 -21 : “Inquinamento, rifiuti e cultura dello scarto”.

PARTENZA PER ASSISI
Numeri da capogiro, entusiasmo alle stelle, cuori in subbuglio… La città di Assisi è pronta ad accogliere la pacifica invasione dei ragazzi veneziani che saranno oltre duemila provenienti da tutte le parrocchie della Diocesi. Il pellegrinaggio del 2018, dal titolo “Chi cercate?” organizzato dall’ufficio diocesano per la pastorale dei ragazzi e guidato dal Patriarca di Venezia, Francesco Mora-glia, si svolgerà da Venerdì 20 a Domenica 22 Aprile nella città di San Francesco, la cui figura insieme a quella di S. Chiara, è da sempre capace di parlare al cuore dei giovani, perché i ragazzi (e gli accompagnatori) possano essere aiutati a scoprire ognuno la propria vocazione, per diventare uomini e donne autentici e compiuti. Per i novanta partecipanti della nostra Collaborazione pastorale che saranno accompagnati da don Cristiano, la partenza è fissata per le ore 7.00 di Venerdì 20 Aprile da Piazza Mercato. Augurando ai nostri ragazzi un buon pellegrinaggio, invitiamo tutti ad accompagnare con la preghiera il buon esito di questa straordinaria proposta di fede!

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