Da “LETTERA APERTA”- 8 aprile 2018

Da “LETTERA APERTA” 8 aprile 2018
Settimanale della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Quando nel 1971 sono stato nominato parroco a Carpenedo ho avvertito il bisogno di avere un “megafono” nel turbinio delle voci della contestazione, arrivata un po’ in ritardo a Carpenedo. Perciò diedi vita a questo settimanale che volevo fosse il mio portavoce, ossia quella del parroco in mezzo alle tante voci, specie del mondo giovanile.

Mi pare, leggendo “Lettera aperta”, che essa, tutto sommato, sia rimasta ancor oggi la voce del parroco don Gianni, perché egli “imperversa” nelle otto pagine del periodico.

Nell’articolo di fondo don Gianni si rifà alla costituzione americana che afferma che l’uomo ha diritto ad essere felice e che il “mistero” della Resurrezione facilita il diritto a questo godimento.

Segnalo quindi l’articolo del Gruppo Missioni che potrebbe essere opportunamente inserito nel Libro Cuore di De Amicis per la sua calda umanità.

Gran parte poi dello spazio rimanente è dedicato alla cronaca degli eventi di una parrocchia molto articolata e molto vivace.. Considerevole è inoltre l’informazione sulle attività della prossima estate.

Da ultimo segnalo l’articolo sul bullismo che impera a Mestre nell’ambito del Candiani.

don Armando

SIAMO DEL TUTTO FELICI?
La Pasqua c’è stata. Risuona ancora l’acclamazione del Vangelo, il suono delle campane e il canto gioioso dell’assemblea alla veglia. Adesso però chiediamoci cosa portiamo in cuore

Quest’epoca professa il diritto ad essere felici, eppure mai la società occidentale è stata così triste come in questo momento. Ce lo confermano i nostri missionari: quando tornano a casa dicono che siamo vecchi, tristi e stanchi. In effetti siamo gente che cerca la felicità, ma non sa riconoscerla. Herman Hesse scriveva: quando dai la caccia alla felicità non sei maturo per essere contento. È vero, perché non si apprezza quello si possiede. Succede allora che “riconosciamo la felicità solo dal rumore che fa andandosene” (Jacques Prévert). Bisogna imparare ad apprezzare quello che c’è: la primavera, l’affetto sincero di un amico, la vita ricevuta in dono, la situazione di pace che ci circonda. Per noi cristiani, poi, c’è la speranza certa che la morte è solo un passaggio al giorno senza tramonto. Va anche detto che non si può essere felici da soli. La gioia o è condivisa oppure è nulla.

E non può esserlo a scapito di altri perché “non c’è reale progresso se non è di tutti” (A. Einstein). La nostra gioia non è poi un diritto che altri debbano concederci, ma un compito che noi dobbiamo realizzare: saremo contenti quando faremo felici gli altri. La vita è bella, titolava il film di Roberto Benigni, dove il protagonista aveva scelto di dare tutto per la famiglia. Ecco spiegata la proposta del Vangelo: finché terremo conto di noi soltanto sarà un inferno, e pienamente meritato, aggiungo io.

don Gianni

GRUPPO MISSIONI
invito all’incontro

Cari amici, lunedì 9 aprile alle ore 21 faremo la nostra consueta riunione nella sala Lux. Sarà infatti una serata speciale con la bella testimonianza di due nostri sponsor, Maristella e Benedetto. Ci racconteranno, attraverso immagini e video, l’esperienza che hanno vissuto in India alcune settimane fa, quando hanno partecipato al matrimonio di una ragazza orfana che avevano adottato piccina circa 16 anni fa. Di Sim erano diventati i genitori che lei aveva perso in tenera età. Li chiamava mamma e papà, a loro chiedeva consiglio e confidava i suoi problemi, le sue difficoltà, ma anche le sue giòie. Grazie all’aiuto di Maristella e Benedetto ha potuto conseguire una buona istruzione che le ha permesso di ottenere un posto di lavoro dignitoso. Ma la bella favola si completa per Sim anche con l’amore di un bravissimo ragazzo, Saikumara. Allora, quale gioia per lei più grande se non avere i propri genitori italiani al suo matrimonio? Ed è così che i due nostri amici, per far contenta la loro bambina, ormai donna felice di 24 anni, accettano l’invito e vanno in India per partecipare alla “grande festa”. L’esperienza di quei tre bellissimi giorni di festeggiamenti assieme ad uno spaccato della vita e delle tradizioni indiane ci verrà raccontata dalla loro viva voce. Questi nostri amici ora attendono Sim e Saikumara a Venezia: il loro regalo di nozze. Ancora una volta si dimostra che i legami costruiti sulle fondamenta dell’amore sono saldi, non temono le grandi distanze, durano e si rinsaldano nel tempo. Tutti coloro che desiderano condividere questa esperienza, sono invitati a partecipare.

ATTUALITÀ
di Alvise Sperandio

RAGAZZINI SOPRA LE RIGHE
Almeno per qualche tempo è meglio girare al largo dalla piazzetta della colonna della Sortita, nei pressi del centro commerciale Le Barche, così come dalla nuova piazzetta ricavata tra il teatro Toniolo e il centro culturale Candiani. Perché questi sono diventati i due luoghi di ritrovo delle baby-gang composte da adolescenti e che già si sono rese protagoniste di disordini e di qualche violenta rissa. La maggior parte di loro ha tra i 15 e i 17 anni, ma c’è qualcuno di più piccolo mentre i “capi” sono anche maggiorenni. Si riconoscono subito: si muovono come fossero in branco, spesso hanno un atteggiamento trasandato e si esprimono con un frasario condito di improperi e bestemmie. Non solo: quasi sempre portano con loro bottiglie di birre che comprano nei supermercati e poi abbandonano vuote dove capita. Tante volte i loro capannelli sono accompagnati da un odore acre inequivocabile e poi a terra restano i segni degli spinelli che fumano. A colpire è che, stando in “compagnia” anche per tutto il pomeriggio, passano il tempo a offendersi pesantemente, a provocarsi, a spintonarsi e magari a picchiarsi. Va da sé che, se qualcuno è particolarmente alterato, può interpretare come un fastidio anche solo che una persona qualunque a passeggio in centro possa sfilare al suo fianco. Pure i danneggiamenti delle cose pubbliche sono ricorrenti, dalle panchine divelte ai portabici distrutti. Pare che le bande siano addirittura quattro: il gruppo degli albanesi, quello degli albanesi con i kossovari, quello dei rumeni e quello misto tra italiani e nord africani. Un tempo si trovavano e disturbavano la quiete pubblica sul piazzale del Candiani, ma da quando lì sono stati mandati i militari, si sono spostati alla ricerca di altri posti dove fare quello che meglio comoda. E così hanno scelto la zona circostante a Le Barche, procurando grattacapi ai clienti e agli addetti alla sicurezza, e la piazzetta tra il Toniolo e il Candiani che, ricca del suo vecchio schermo del cinema all’aperto di un tempo, sarebbe invece un vero gioiellino. Viene da chiedersi che famiglie abbiano alle spalle questi ragazzini. Chissà, poi, cosa passa per la loro testa. Evidentemente esprimono così il disagio esistenziale che li accompagna nonostante la giovane età. Di certo c’è che non è possibile che in pieno centro, nell’ora del passeggio, si rischi di trovarsi invischiati in qualche rissa e pure di prenderle. Nella speranza che le autorità competenti provvedano al più presto, è bene che, per evitare guai, soprattutto i bambini e gli anziani girino al largo da là.

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