La chiesa mestrina potrebbe far di più…

Sono in crisi perché non so più come far fronte alle grosse spese che debbo sostenere per pagare i costi del “L’incontro”.

Non ho trovato un inserzionista che in cambio della concessione di uno spazio esclusivo di pubblicità mi offra almeno quei 20.000 € che mi sono assolutamente indispensabili per tirare avanti.

I conti son presto fatti: due bancali di carte mi durano un mese e costano più di 1000 €, per l’inchiostro mi servono 480 € al mese, altri 300 € per le matrici = quasi 2000 € al mese moltiplicati per 12 mesi.

D’altronde sono così convinto della necessità che un certo modo di sentire la fede e la religione debba avere uno spazio di proposta che il chiudere questo strumento di dialogo e di pungolo nei riguardi dei cristiani mestrini, è l’ultima cosa che farò.

Posso tagliare su tutto: vacanze, vestiti, comodità, viaggi, dischi ecc. ma non su ciò che mi permette di donare il mio contributo a quella frangia di chiesa che la pensa come me, ai miei fratelli di fede e alla mia città!

In questi giorni, una volta ancora, ho fatto delle amare constatazioni sullo stato della carità religiosa a Mestre.

Per quanto riguarda la carità civile, non ho che da essere orgoglioso; Bettin prima e Cacciari poi hanno fatto di Venezia un comune d’avanguardia sulle politiche sociali.

Ma per quanto riguarda la chiesa mestrina, non posso pensare altrettanto, anche se vi sono delle realtà alcune vive altre che vivacchiano.

Ne cito alcune, non do un giudizio sull’efficienza e sulla validità, lasciando ad ogni singolo cristiano a dare un punteggio.

Ecco gli enti di carità a Mestre: Caritas, S. Vincenzo, Mensa di Ca’ Letizia, Mensa dei Cappuccini, Mensa di Altobello, Banca del tempo libero, Centro Nazaret, Santa Maria del Rosario, Centri don Vecchi, Magazzini dei vestiti, dei mobili, dei supporti per infermi, Banco alimentare, Bottega solidale, Casa di accoglienza S. Chiara, Fojer S. Benedetto, Foresteria di Carpenedo, Casa Nazaret di Chirignago, Seniorestaurant, S. Vincenzo parrocchiali, Don Orione di Chirignago. Forse ho dimenticato qualcosa, ma non credo che ci sia molto altro!

Mi limito ad affermare che la chiesa mestrina potrebbe far di più e di meglio, perché siamo ancora ben lontani dalla meta fissata dal nostro Fondatore “Ama il prossimo tuo come te stesso!”

Cosa posso dire per convincere dell’importanza del volontariato?

Ho sempre pensato che talvolta non è il valore reale che costruisce una personalità che s’impone sull’opinione pubblica, ma spesso i mass-media, che hanno sempre un irrefrenabile bisogno di notizie, di novità e di iniziative e perciò finiscono per costruire in modo del tutto fittizio queste personalità pubbliche.

Temo che, seppur mi trovi provinciale o meglio ancora casalingo e per certi versi di un rango modesto, sia capitato anche a me questo ruolo particolare.

La disponibilità ad aiutare la gente della carta stampata o del piccolo schermo, la coscienza di dover dare il mio contributo, seppur umile e modesto alla maturazione dell’opinione pubblica e soprattutto il bisogno che i mass-media rilancino certi miei progetti che facilmente si riducono allo stallo, han fatto sì che tanti concittadini mi conoscano di più di altri preti, seppur più validi e meritevoli di me. Ora poi mi capita di avvertire tutta la difficoltà di rimanere su questo angusto e pericoloso capitello! Qualche settimana fa una cara e buona signora, che non conosco per nulla, e che si occupa di volontariato ospedaliero, mi ha chiesto, come io potessi essere la personalità di grande richiamo, di partecipare ad una tavola rotonda che sta organizzando nel suo paese.

Ho tentato con tutte le mie forze di dirle il mio disagio, la mia difficoltà di intervenire a quei livelli e su quegli argomenti, non c’è stato nulla da fare!

Sognava di abbinarmi a Cacciari, poi per fortuna dovette ripiegare su Bettin, persona buona che mi è più vicina.

L’argomento: “Il volontariato; dovere civico e religioso di impegnarsi a favore del prossimo”.

Ormai è parecchio che mi lambicco il cervello sul cosa dire. Un’idea in verità ce l’ho, ma è un’idea per un telegramma non per un intervento.

L’opinione pubblica dei cristiani oggi praticamente pensa che l’impegno per il prossimo sia un optional della religione, ma non una componente essenziale della vita cristiana, che ne è parte integrante e necessaria.

“Ama il prossimo tuo come te stesso” per molti fa parte di un repertorio ideale scontato, ma non è per nulla un impegno che vale sempre, per tutti. Qualsiasi ruolo uno svolga nella società in cui vive!

Che il Signore me la mandi buona, in maniera che possa mettere in crisi almeno qualcuno!

Io preferisco una spiritualità pacata, sostanziosa e tranquilla…

Tantissimi amici, sia laici che preti, sono andati in pellegrinaggio a Medugorje in Croazia, mi hanno parlato con grande entusiasmo dell’impatto di emotività spirituale provato in quel luogo in cui la Madonna si dice sia apparsa, ed appaia ancora, ad un gran numero di persone.

Talvolta mi è pure capitato di leggere degli editoriali interessanti in un periodico, stampato in una infinità di copie anche in Italia, di un giornalista di prestigio che ha totalmente sposato quella causa.

Io ho un sacro rispetto per la pietà popolare, facendo mio quel detto: “Vox populi, vox Dei” la voce del popolo è la voce Dio però debbo confessare che quelle apparizioni avvenute in quel brullo e sperduto paese dell’ex Jugoslavia, non mi abbiano convinto più di tanto.

Debbo pure confessare che da un lato pur avendo un sacro rispetto per l’entusiasmo e per l’impatto emotivo molto forte in chi va a Medugoeje, ho sempre avuto una posizione di reticenza e di riserva nei riguardi di questo evento.

Questa cautela e questa riserva l’ho avuta per le apparizioni di Schio, per la Madonna delle lacrime di Siracusa, l’ho avuta perfino per Lourdes per molti anni.

Ho sempre avuto paura che tutto finisca in una bolla di sapone, o che si riduca in un pietismo esasperato o ad un fanatismo magari inconscio che si trasmette sotto l’esaltazione mistica di qualche esaltato.

Una volta mi è capitato di andare alle “tre fontane” di Roma e sentire una donna di Trastevere gridare esaltata perche sentiva un profumo, a suo dire molto forte, mentre io sentivo solamente l’odore rancido di tanti fiori che stavano marcendo.

Io non ho potere di dar giudizi su Medugorje però i preti che conosco che disubbidendo ai vescovi organizzano pellegrinaggi in quel luogo mi sono sempre sembrati zoppi di quella gamba, le grosse riserve dei vescovi, i personaggi a cui la Madonna sarebbe apparsa e apparirebbe tutt’ora, la banalità dei messaggi “celesti”, i frati fautori dell’evento che mi sembrano piuttosto esaltati, ora poi la riduzione allo stato laicale di uno tra i preti protagonisti, aggiungono riserva a riserve; concludendo, preferisco la spiritualità pacata, sostanziosa e tranquilla del Vangelo, che ho l’opportunità di contattare in ogni momento senza fare tanta strada per sentire verità sensate e sostanziose.

Politica: Cristiani senza punti di riferimento

Più volte ho espresso la preoccupazione che gli ex comunisti, che notoriamente sono più organizzati di quelli provenienti dalla Margherita, che sono stati formati ai principi della democrazia proletaria, finiscano per non dare rappresentanza politica ai cattolici di sinistra.

Da quel po’ che riesco a cogliere, questo problema è già ben presente a livello del nostro Comune.

Pur essendo ora assai difficile cogliere segni esterni di appartenenza politica, come quando un tempo lo scudo crociato e la falce e il martello identificavano, con estrema facilità, gli appartenenti all’uno o all’altro schieramento, ora lo scoprire la matrice laica o cattolica diventa ulteriormente complicato, perché sono scomparsi i supporti ideologici, i politici si qualificano di volta in volta dalle loro prese di posizione nei riguardi di singoli problemi emergenti, quali: la pillola del giorno dopo, il ruolo degli insegnanti di religione nella scuola di Stato, la liceità o meno di far morire di sete e di fame le persone in stato vegetativo ecc.!

Insomma ci troviamo in un bell’imbroglio che pone le stesse difficoltà di una sciarada che soltanto i più intelligenti o i più informati riescono a risolvere.

Se qualcuno mi chiedesse se la Rosy Bindi sia una parlamentare cattolica che propone i valori cristiani o se Franceschini sia di Lotta continua o un ex democristiano fautore della pace e della convivenza fra le culture e le religioni diverse, mi troverei seriamente in estrema difficoltà.

Questo per quanto riguarda il PD, ma le difficoltà non sono minori per il PdL che ha imbarcato, non si sa perchè, quella banda di radicali che vociano, protestano e tentano di imporre, come se fossero gli unici detentori della verità e della democrazia, le loro idee spesso balorde e strampalate. Per non parlare di Di Pietro o della Lega, specie il primo non mi pare sia molto tenero con le istanze della chiesa, i secondi poi, che pare abbiano un fiuto particolare per intercettare gli orientamenti della gente, perciò sono più preoccupati di raccogliere voti piuttosto che perseguire i valori della persona, della giustizia e della pace.

Pare che oggi ai cristiani sia offerta solamente la possibilità di morire per impiccagione piuttosto che per fucilazione!

L’orizzonte è piuttosto buio e poco allettante per chi sogna che la proposta di Cristo sia presente ed animi la società del nostro tempo.

Punzecchiare a volte serve…

Io non sono quasi mai aggiornato. Pare impossibile, ma mi è difficile aggiornarmi e documentarmi su persone, cose ed avvenimenti relativi alla vita del nostro Paese.

Quindi non so se Andreotti sia in casa di riposo come me, di certo so che ha lasciato un patrimonio di “verità”, nel suo quasi mezzo secolo di vita alla direzione del Paese, che sono diventate patrimonio nazionale e in questi ultimi giorni mi è ritornato alla mente una di quelle sue battutine argute e taglienti: “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina”.

Il mio pensiero si è rifatto a questa battuta, anche se con una leggera modifica: “A dir male, ossia a criticare, si fa certamente peccato, ma spesso si ottiene quello che si desidera o che ci par giusto che avvenga”.

In questi giorni ho avuto modo di accertarmi di cose che non cambiano il mondo ma che per me hanno una certa importanza.

Primo: gli operai della Vesta stanno trovando il tempo per pulire quasi ogni giorno i viali del cimitero. Secondo: finalmente un’autopompa della stessa società ha pulito le condutture delle acque reflue. Terzo: e questo è più importante, un grosso scavatore meccanico sta spianando lo spazio in cui si farà una gettata per la chiesa provvisoria. Quarto: “dulcis in fundo”, mi ha telefonato una ditta per prendere le misure per fare un preventivo per la ridipintura della cappella attuale.

Così che per ottobre avremo la chiesa all’aperto per le celebrazioni estive, quando c’è il bel tempo, e la vecchia cappella in ordine per le devozioni.

Dovrò confessarmi per aver fatto perdere la testa alla direzione della Vesta e della Giunta comunale, ma mi viene da concludere : “n’è valsa la pena!”

Senza punzecchiare sarei rimasto al punto di trent’anni fa.

Un bel volto nuovo in politica!

Ogni tanto mi pare di fare delle “scoperte” che altri magari hanno già fatto da tempo. Però anche in questo caso mi rimane il gusto della scoperta!

Il governo, che ormai guida il Paese da un anno, ci ha offerto qualche volto, ma soprattutto qualche personalità, che non appartiene alla vecchia galleria di facce e di persone un po’ incartapecorite di cui sappiamo tutto. I vecchi protagonisti della seconda Repubblica, sono tutte personalità ormai scontate, puoi già in partenza conoscere la posizione che andranno a prendere e che cosa diranno in certe circostanze: i discorsi di D’Alema, Casini, Berlusconi, Franceschini, Bersani e qualche altro sono tutti prevedibili perché ripetono la parte da tempo e si rifanno allo stesso copione. A costoro però si sono aggiunti, con l’ultima infornata, alcuni altri protagonisti della politica italiana quanto mai interessanti come attori della commedia del Bel Paese; ad esempio Castelli, con la sua battuta arguta, ironica, di sfida che non molla mai l’osso ed irride l’avversario. Alfano ministro della giustizia, intelligente, con la battuta pronta, cortese ma affilata e tagliente.

La mia curiosità e quindi la relativa scoperta, si era però puntata sulla Gelmini. Questa ragazza dal volto e dal portamento pulito, determinata, quasi mai polemica, di una eleganza sobria, però sempre decisa a puntare sull’obbiettivo, serena e forte.

Mi hanno detto che è una personalità espressa dal Movimento di don Giussani e più ancora che è una Memores Domini, ossia una creatura consacrata che fa il suo mestiere per vocazione, per missione non per carriera.

Io ho avuto modo di conoscere qualche altra ragazza di questo movimento religioso e mi pare che la Gelmini ne abbia tutte le caratteristiche.

Non sempre ho condiviso tutto di questo movimento ecclesiale, ma sarei molto felice se le cose stessero così; ciò significherebbe che la chiesa italiana sta già preparando ed è quasi arrivata ad esprimere uomini e donne di governo per la nuova società e questa è già una gran bella notizia!

E’ vero che anche la Bindi pare provenga da un gruppo del genere, ma anche nel mondo religioso c’è gruppo e gruppo, chi chiude il passato e chi apre il domani. A me pare che la Gelmini apra il domani!

Un politico che esercita ancora un mestiere

C’è un signore, che nella mia immaginazione mi pare abbia qualcosa in comune con il “sindaco santo”, Giorgio La Pira, che milita nel partito di Di Pietro. Un partito che non sono ancora riuscito ad inquadrare nella mia modestissima e precaria cultura politica, fondato da un ex pubblico ministero, che conosco ancora meno, e che è uscito dalla magistratura giustificando il suo abbandono della toga con una frase che mi rimane ancora misteriosa: “Tutti mi strattonavano per la manica!”

Ma veniamo alla persona che mi ha fatto e mi continua a far pensare per una sua frase, che fra qualche riga citerò perché mi ha stupito quanto mai. Questo signore che considero mio amico, di cui ho stima per la sua attività irrefrenabile ed assillante, per il prossimo, per la sua fede, per il suo impegno faticoso in una situazione familiare grave che ha alle spalle e per il suo impegnarsi su tutti i fronti facendosi coinvolgere da richieste pressanti e continue.

Mi pare che a questo suo servizio civile aggiunga una vita modesta; ho poi la sensazione che tragga ben poco profitto economico dal suo servizio di operatore sociale e di assessore in un ente pubblico fino all’altro ieri.

Ebbene questo signore, parlando un giorno dei vari protagonisti della politica locale, mi confidava: “Credo che io sia tra i pochi, se non l’unico uomo che fa politica, che esercita ancora un mestiere! Nessuno dei miei colleghi esercita ancora una professione, tanto che debbono essere rieletti se vogliono campare!”

La cosa mi impressionò, tanto da farmi concludere un po’ sommariamente e con un pizzico di cattiveria: la politica è il mestiere di chi non ha mestiere!
Ciò è certamente grave, ingeneroso ed anche un po’ tragico!

Siamo ben lontani dal vecchio Cincinnato di romana memoria, che disse: “Se avrete ancora bisogno di me, venite a cercarmi nei campi, perché ritorno a fare il contadino!”

Far politica è per me un’attività nobile, meritevole, importante, a patto che non produca troppo denaro per chi la fa, e non costringa le persone ad andare contro coscienza!

Se un politico non sa far altro, questo è un grosso pericolo!

Solo la partecipazione diretta fa capire davvero il dramma dell’altro

In queste ultime settimane è riemersa nella mia memoria una frase di un anonimo cittadino, intervistato casualmente da un radiocronista della Rai. Si tratta di un vecchio ricordo, tanto che mi sono perfino chiesto come mai sia rimasta traccia nella mia memoria, nonostante da quel tempo lontanissimo essa abbia registrato milioni di altre immagini, di parole e di sensazioni che si sono sovrapposte a quelle poche parole riportate dalla televisione.

I cronisti in quegli anni ormai molto lontani, si davano molto da fare per informare gli spettatori, avidi di notizie, sull’incidente avvenuto sul colle di Superga, quando il grande Torino fu cancellato totalmente dalla vita sportiva, dalla tragedia capitata all’aereo che trasportava l’intera squadra di calcio.

Lo spettatore, era evidentemente uno sportivo, quando il cronista gli chiese che cosa provasse di fronte a quel disastro, egli rispose: “Di fronte alla notizia di un fatto del genere, ti vien da dire che è una grave disgrazia, ma se tra i morti nell’incidente ci sono persone che tu conosci, stimi, gli vuoi bene, allora è tutt’altra cosa!”

Per il mio “mestiere” che svolgo in un cimitero, ho estrema dimestichezza con la morte e con i morti. Però se il defunto è una persona con cui hai vissuto, hai giocato da bambino, ti ha aiutato nei momenti difficili della vita, allora il dolore, la mancanza, la morte, è tutt’altra cosa!

La morte di Amedeo, mio cognato e mio compagno di giochi d’infanzia, ha inciso come mai avrei pensato nel mio animo! Ho visto la morte ghermire pian piano il respiro, l’armonia del corpo, la vita …… è stata ben altra cosa di quello che, pur convinto e partecipe, mi capita di dire durante i funerali!

Una volta ancora il buon Dio mi fa intendere che solamente la partecipazione diretta, il rapporto di amicizia, la compassione, ti mettono nella condizione di partecipare di comprendere, di cogliere la lezione che un evento grave ti trasmette.

Mi par finalmente di aver maggiormente compreso che solamente quando si sceglie di lasciarci calar dentro il dramma dell’uomo, si può capire il povero, la persona sola, il vecchio, l’emarginato, il sofferente!

Amedeo

Qualche settimana fa è morto, stroncato da un ictus, mio cognato Amedeo. Prima che dalla perdita del marito di mia sorella sono stato colpito dalla scomparsa del compagno di giochi della mia infanzia.

Una folla di ricordi sono tornati a galla nella mia memoria, ricordi che pensavo d’aver sepolto nell’oblio ormai da quasi settant’anni. Invece no!

Nella periferia del mio paese eravamo una bella “banda” di bambini e di bambine; si giocava ai banditi, correndo e nascondendoci tra i filari di granoturco. Ricordo l’osservatorio che avevamo costruito ad un paio di metri di altezza, su un vecchio olmo, vicino casa, la rete di telefoni che avevano come filo conduttore una specie di liana vegetale che infestava i campi e come apparecchio ricetrasmittente i coperchi delle scatolette di lucido per scarpe!

Un primo malanno capitatogli trent’anni fa, aveva ridotto, pian piano, alla carrozzella il bravissimo capomastro, lavoratore capace e generoso.

Fortunatamente la Provvidenza mi ha permesso di poterlo accogliere, assieme alla moglie, al don Vecchi, una decina di anni fa. Lui ha legato immediatamente e ogni pomeriggio “dava spettacolo” giocando a carte assieme ad un gruppetto di coetanei e coetanee.

Non appena si apriva il tavolo del gioco, si formava immediatamente un vasto crocchio che partecipava per l’uno e per l’altro dei contendenti e così tutti i pomeriggi dalle 17 alle 19.

I nostri rapporti sono sempre stati cordiali, ma senza troppe confidenze ed intimità; noi gente di campagna siamo schivi, riservati e gelosi dei nostri sentimenti.

Il giorno del funerale è stato il giorno più luminoso della sua vita: la folla degli amici, dei compaesani, dei residenti al don Vecchi e della “stirpe”,

Gli interventi dei figli, affermati professionisti, mi è parso di scoprire valori che mi erano sconosciuti fino al momento della sua morte, tanto che ora scopro una immagine positiva e più bella di quella pur valida che avevo prima!

Ancora una volta la natura e la Provvidenza tentano di insegnarmi ad apprezzare e valorizzare tutto quello che si dà per scontato e che invece è dono autentico del Signore!

I Politici, i media e il sentire della gente comune

Ho capito che gli esponenti dei partiti ed i loro ammiratori sono soddisfatti quando anche un uomo, che conta ben poco come me, dice qualcosa di critico nei riguardi dei loro avversari politici, mentre sono estremamente sensibili e reattivi, quando qualche critica, seppur non troppo acida, riguarda loro.

Ho notato poi che anche gli organi di stampa reagiscono immediatamente quando, un prete, seppur vecchio e fuori corso come me, si piglia la libertà di fare delle osservazioni nei riguardi di qualche movimento politico.

Mi è capitato recentemente di aver osservato che mi disturbava, come cristiano, la querelle tra l’UDC locale e il Partito della Libertà e della Lega litigassero così a lungo e pubblicamente per la questione di uno o due seggi promessi e forse dopo la vittoria non assegnati.

Ho confidato al mio diario queste mie povere e miti considerazioni.

Il Gazzettino, mediante una mia vecchia (si fa per dire) parrocchiana, che si diverte a leggere i brontolamenti del suo anziano prete, ripresenta, dandogli una cornice giornalistica, il mio sbottare, chiamandola “bacchettata”. La televisione mi intervista, telefona il segretario comunale e quello provinciale di suddetto partito. Una burraschetta estiva in un bicchiere d’acqua!

Suddetti signori non pensino che la chiesa, un grande elettore, il clero o chi so io, abbia preso posizione!

Sono soltanto io vecchio ed insofferente che dice con franchezza: “Io e la gente comune siamo veramente stufi di queste commedie, che per quanto facciate non coprono le vostre vergogne e gli interessi di parte!”

Lavorate assieme costruite, trovate convergenze, risolvete i problemi. Questo conta, non che cresciate o diminuiate, possiate offrire più o meno poltrone ai vostri sostenitori!
Non credo che per dire queste cose ci sia bisogno di un Solone!

Io non ho nulla contro Casini, ma mi pare che il suo parlare, perfino struggente, sulla famiglia, sia interessato e che col suo “Grande Centro” finisca per perdere tempo e stancare anche chi, tutto sommato, lo stima!

Non tutti i preti capiscono che la fede senza le opere è sterile

Qualche giorno fa un signore, che non credevo di conoscere, mi chiese il mio diario del 2008.

Pensavo di non averne più una copia, invece ne trovai fortunatamente una.

Il signore che aveva manifestato questo suo desiderio alla figlia, abita a Padova ed è un mio coetaneo, probabilmente il fatto dell’età costituisce già un minimo denominatore comune, per leggere la cronaca e il sentire della gente del nostro tempo.

La domenica successiva suddetta figlia, si presentò puntualmente dopo la messa, celebrata tra le tombe, per recuperare il diario e per portarmi una generosa offerta.

Si sa, una parola tira l’altra tanto che pian piano sono riuscito ad inquadrare la personalità del richiedente padovano, le sue figlie, una delle quali era una ragazzina di San Lorenzo, da grande aveva adottato due bimbi e l’altra una mamma a cui avevo battezzato due o tre figli.

Bella gente, dal cuore grande, ricco di umanità e di fede semplice e concreta! Mi sovvenne durante il colloquio, anche questo anziano imprenditore, sollecitato dalle sue care figliole, aveva sognato e tentato di coinvolgere il suo parroco a costruire in un suo terreno un qualcosa di simile al don Vecchi per gli anziani di Padova. La cosa non procedette perché il suo parroco aveva ben altri progetti per la testa. Scopro ogni giorno di più quanto sia estranea dalla coscienza dei preti la solidarietà.

Un giorno c’è stato un parroco della marca trevigiana che mi invitò a parlare, durante una congrega di preti della sua foranìa, delle mie esperienze caritative in parrocchia. Man mano che procedevo ad illustrare queste esperienze, mi accorsi che prima si avvertiva noia tra i presenti, poi disagio ed infine insofferenza! La cosa non interessava loro per nulla.

E’ ancora molto diffusa tra i preti l’idea che la carità sia un’opzione piuttosto che una componente essenziale della vita cristiana.

Moltissimi preti pare che non credano che la fede senza le opere è sterile, anche se ciò è stato detto da un esponente autorevole della chiesa ben venti secoli fa!

Pensieri e amarezza nel giorno di San Lorenzo

Questi pensieri sono nati nel mio spirito in prossimità dell’epicentro delle ferie estive: ferragosto; precisamente il 10 agosto, giorno in cui la chiesa ricorda San Lorenzo martire.

Al mattino ho ascoltato, come all’inizio di ogni giorno, la rubrica del “Santo giorno”, tenuta da un vescovo della Curia romana. Penso che la Rai dia al commentatore circa un minuto ed in un minuto ci stanno ben poche notizie e meno ancora commenti!

L’eccellentissimo presule ricordò che Lorenzo era un diacono, amministratore della carità della chiesa di Roma, ricordò che, all’invito del prefetto di consegnargli l’indomani i tesori della chiesa, Lorenzo gli presentò una folla di derelitti, e per questo atto irrispettoso e deludente per il funzionario pubblico, lo condannò alla terribile morte d’essere bruciato sulla graticola.

Il cronista ci risparmiò la solita battuta della tradizione: “Voltami dall’altra parte che da questa sono già cotto!”

La televisione dedicò qualche attimo alla diceria popolare “delle stelle cadenti” ma nulla più.

Con quattro parole s’è voltato pagina Io però non sono riuscito a voltar pagina tanto facilmente perché non mi sono liberato tanto presto dall’ immagine ormai dimenticata e non sufficientemente perseguita “delle ricchezze della chiesa”.

Ho trovato un po’ di sollievo al pensiero che da novembre, potrò dedicare ogni centesimo che non chiederò per la chiesa del cimitero, dal costo preventivato di cinque milioni di euro, al don Vecchi di Campalto per alloggiare altri 60 poveri vecchi di Mestre.

Mi è rimasto però nel cuore la spina di non saper orientare il mio popolo cristiano a ritenere ricchezza la povertà dell’ultimo!

Cambio di orario per la Messa feriale in cimitero

Dal 5 ottobre è entrato in vigore l’orario invernale per la celebrazione della S. Messa feriale nella cappella del cimitero di Mestre.

Perciò la Santa Messa nei giorni feriali sarà celebrata alle ore 15 (non più alle 9.30) mentre quella festiva rimane alle ore 10.00.

Ricordiamo che da novembre sarà pronta la nuova chiesa prefabbricata del cimitero, più capiente e climatizzata.

Come in una scena del film “Lo spretato”

Tantissimi anni fa ho avuto modo di vedere un film che mi è rimasto impresso particolarmente nella memoria e soprattutto nella coscienza.

Il titolo era “Lo spretato”.

A quel tempo erano ben pochi i preti che “appendevano la tonaca al chiodo”, ma dal ’68 in poi questo fatto non fece quasi più notizia perchè cominciò da allora una “emorragia” che non si è ancora bloccata del tutto.

Di quel film ricordo soprattutto tre o quattro scene che non dimenticherò mai.

Questa mattina ne ho ricordata particolarmente una per una strana associazione di idee.

Lo spretato era accompagnato alla tomba di uno dei tanti cimiteri dell’anonima periferia di Parigi, dal solito furgone funebre, senza alcun segno religioso, dietro al furgone due o tre persone soltanto, uno squallore inconcepibile, per me abituato ad Eraclea vedere l’intero paese seguire il defunto al camposanto in due interminabili file, ma anche a San Lorenzo, quasi sempre una folla attraversava Piazza Ferretto mentre si chiudevano rapidamente le serrande dei negozi, quando si portavano i morti in cimitero.

Sono passati appena quarant’anni e stamattina ho aperto io il corteo funebre, c’erano poi i quattro becchini con la bara su un carrello e Cristiano il capoufficio della Vesta, che pur faticando, ha voluto rendere onore al concittadino, che dopo essere rimasto sei mesi nel congelatore della cella mortuaria, riceveva finalmente sepoltura sotto una piccola croce bianca regalata dall’amministrazione comunale.

Povero Gino, povero Paese, povera cristianità che non si accorge neppure più della scomparsa di un suo membro!

La famiglia sfaciata

Alla notte dormo sempre molto poco e sempre più male. Vado a letto sempre più tardi e mi pare che non arrivino mai le 5,30 del mattino, l’ora in cui mi alzo.

Forse sbaglio comunque verso le 13,30, ora in cui rientro nel mio alloggio dopo il pranzo consumato con i miei anziani coinquilini, mi siedo in divano con l’intenzione di schiacciare un pisolino di recupero.

La televisione ha la capacità di addormentarmi; normalmente mi risveglio mentre la televisione, che rimane aperta, presenta da qualche tempo un nuovo programma. Conduce la rubrica uno sbirulino di ragazza, un po’ sofisticata, che cambia vestito ogni giorno, ma che è veramente intelligente e bravina.

Il programma consiste in una specie di processo con tanto di giudice, di giuria popolare, di avvocati e soprattutto dei due litiganti che sempre sono marito e moglie o un uomo e una donna che sono appartenenti alle infinite varianti del convivere familiare: sposati in chiesa, in municipio, divorziati, risposati.

I motivi del contendere sono svariatissimi: denaro, educazione dei figli, separazioni, affido dei minorenni.

Normalmente si tratta di coppie o meglio di ex coppie o in procinto di separazione, giovani, intelligenti, agguerrite e con grande facondia e dialettica, spesso appassionate nella difesa della propria tesi e nello sforzo di combattere la tesi dell’altro.

Non ho ancora capito se il giudizio sia un vero giudizio, oppure una costruzione scenica, comunque il dibattito e la passione sono vere.

La rubrica mi interessa, però mi deprime, mi sconforta; siamo allo sfascio della famiglia, al disastro più completo.

La semina dei radicali, dei liberali, della sinistra è stata veramente rovinosa e micidiale.

I figli sono ridotti sempre più a dei relitti in un mare in tempesta, che vanno irrimediabilmente alla deriva. Povera famiglia! Poveri uomini! Povera Italia!

Un’angoscia mortale mi colpisce ogni giorno di fronte a queste espressioni dello sfacelo che avanza ineluttabile e che sta riducendo il nostro Paese ad un immondezzaio.