Solo la partecipazione diretta fa capire davvero il dramma dell’altro

In queste ultime settimane è riemersa nella mia memoria una frase di un anonimo cittadino, intervistato casualmente da un radiocronista della Rai. Si tratta di un vecchio ricordo, tanto che mi sono perfino chiesto come mai sia rimasta traccia nella mia memoria, nonostante da quel tempo lontanissimo essa abbia registrato milioni di altre immagini, di parole e di sensazioni che si sono sovrapposte a quelle poche parole riportate dalla televisione.

I cronisti in quegli anni ormai molto lontani, si davano molto da fare per informare gli spettatori, avidi di notizie, sull’incidente avvenuto sul colle di Superga, quando il grande Torino fu cancellato totalmente dalla vita sportiva, dalla tragedia capitata all’aereo che trasportava l’intera squadra di calcio.

Lo spettatore, era evidentemente uno sportivo, quando il cronista gli chiese che cosa provasse di fronte a quel disastro, egli rispose: “Di fronte alla notizia di un fatto del genere, ti vien da dire che è una grave disgrazia, ma se tra i morti nell’incidente ci sono persone che tu conosci, stimi, gli vuoi bene, allora è tutt’altra cosa!”

Per il mio “mestiere” che svolgo in un cimitero, ho estrema dimestichezza con la morte e con i morti. Però se il defunto è una persona con cui hai vissuto, hai giocato da bambino, ti ha aiutato nei momenti difficili della vita, allora il dolore, la mancanza, la morte, è tutt’altra cosa!

La morte di Amedeo, mio cognato e mio compagno di giochi d’infanzia, ha inciso come mai avrei pensato nel mio animo! Ho visto la morte ghermire pian piano il respiro, l’armonia del corpo, la vita …… è stata ben altra cosa di quello che, pur convinto e partecipe, mi capita di dire durante i funerali!

Una volta ancora il buon Dio mi fa intendere che solamente la partecipazione diretta, il rapporto di amicizia, la compassione, ti mettono nella condizione di partecipare di comprendere, di cogliere la lezione che un evento grave ti trasmette.

Mi par finalmente di aver maggiormente compreso che solamente quando si sceglie di lasciarci calar dentro il dramma dell’uomo, si può capire il povero, la persona sola, il vecchio, l’emarginato, il sofferente!

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