Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 17 dicembre 2017

Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 17 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco di Oriago

Ancora una volta sento il bisogno di presentare la rubrica del parroco, don Cristiano, “Lungo il fiume – pensieri in libertà”, per la sua calda umanità, ma soprattutto per la sua “unzione religiosa”. E’ caratteristica di questo parroco la tensione al trascendente ed un certo rigorismo morale, comunque don Cristiano è veramente ammirevole per il suo zelo pastorale e la sua vita ascetica.

Non credo opportuno commentare in maniera specifica i tre brani perché spero che i lettori scoprano da sé le caratteristiche suaccennate.

La pagina della cronaca “Le tre campane”, è densa di incontri e iniziative, io ne indico solamente una particolarmente significativa: “Il piccolo coro”.

don Armando

Lungo il fiume

Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera
di don Cristiano Bobbo

Volti luminosi

Talvolta, dopo la Santa Messa, mi fermo a guardare le persone che escono dalla chiesa e le fisso sul volto per vedere se riesco a notare un accenno di stupore, un sussulto di gioia incontenibile, un guizzo di carità che corre a donarsi per non spegnersi: e spesso resto deluso. Probabilmente anche il mio volto può apparire opaco e inespressivo nonostante la celebrazione quotidiana della S. Messa e la preghiera che caratterizza la mia giornata! Forse le nostre liturgie hanno perso l’orizzonte della trascendenza riducendosi a momenti di incontri fraterni dove prevale la dimensione orizzontale dello stare insieme riducendo Dio a pretesto.

I santi ci insegnano, invece, che è solo quando si leva il capo verso l’alto, quando si sta in silenzio, quando si scopre il gusto della meditazione che affiora la gioia, che il cuore si riempie di luce incontenibile. È solo per questa via che la grazia divina appare e s’irradia in noi e la pace penetra nel cuore. Se ci accontentiamo di strette di mano, di saluti a destra e a manca, di chiacchiere d’ogni tipo prima, dopo e durante la S. Messa, tutto resterà come prima nella nostra vita e uscire di chiesa avrà lo stesso effetto di una passeggiata tra i banchi del mercato.

Mosche bianche?

Sembra sempre più difficile ai nostri giorni resistere alla tentazione e conservare con coerenza le proprie convinzioni soprattutto nelle scelte legate al comportamento morale e alla sfera affettiva. Quando parlo ai giovani della via della purezza e della castità, non di rado mi sento rispondere che la proposta è bella ma difficilmente praticabile perché, quando si mettono in atto questi valori, ci si sente come delle mosche bianche in mezzo ad un mondo di coetanei che la pensano e agiscono diversamente.

A volte vorrei gridare a tanti giovani: «Svegliatevi! Non vi accorgete che la mentalità di questo mondo vi vuole schiavi, incapaci di reagire, di pensare e scegliere con la vostra testa? Non vi accorgete che vi costringe a fare tutti le stesse cose? Non fatevi mai ingannare dalla facile costatazione “lo fanno quasi tutti”. La verità non dipende dal numero di persone che la sostengono, ma da quello che essa è.

Provate a custodire la purezza del cuore e del corpo, non lasciatevi ingannare!». Che sia difficile è vero, ma proprio per questo va cercata anche con la fatica, anche oltre numerose cadute, da cui col perdono di Dio ci si può rialzare.

Sostenere i sacerdoti

Un signore mi ha raccontato di venire da una famiglia che ha sempre criticato i sacerdoti. Da quando era piccolo, suo padre, e tutti in casa, criticavano e dicevano: «Questi preti sono dei donnaioli, e hanno più soldi di noi. E sono questo, e sono quello», e anche lui per molti anni aveva ripetuto le stesse cose e si era sempre tenuto a debita distanza dalla Chiesa, limitandosi ad osservarla e giudicarla dal di fuori. Poi, sposando sua moglie, aveva ripreso di tanto in tanto a frequentare la chiesa e la Messa nelle grandi occasioni. Fino a quando, dopo aver aperto il suo cuore ad un sacerdote nel sacramento della confessione in un momento di difficoltà, ha avuto la possibilità di riacquistare la pace e la gioia del cuore che pensava irrimediabilmente perdute. Ora testimonia a tutti che la sua vita è cambiata grazie all’incontro con quel prete che gli ha permesso di riavvicinarsi a Dio.

In questo tempo in cui è più facile ascoltare critiche piuttosto che encomi rivolti ai sacerdoti, sono stato contento di aver avuto questa bella testimonianza, a riprova del fatto che molto spesso è facile credersi un dio e dare giudizi impietosi su tutto e su tutti, preti compresi. Ma ci si dimentica che i sacerdoti sono pur sempre dei consacrati del Signore, nonostante siano essi stessi fatti di carne, e la santità è loro data a beneficio delle comunità in cui li ha posti come dono.

E le comunità hanno il dovere di pregare per loro, d’amarli e sostenerli. E quando un sacerdote cade, è bene ricordare che sarà anche la stessa comunità alla quale fu affidato a rispondere della sua santità.

IL PICCOLO CORO AL REPARTO DI PEDIATRIA

Natale, a partire dal dono più grande, che è la nascita di Gesù, è da sempre la festa dei regali.

Il regalo accende la gioia e la riconoscenza del cuore, soprattutto in chi ha particolarmente bisogno di amore e di consolazione. È con questo spirito che il Piccolo coro dei bambini della chiesa di S. Maria Maddalena si recherà nel pomeriggio di Lunedì 18 Dicembre al reparto di pediatria dell’ospedale di Dolo per offrire a tutti i loro amici ricoverati, ai familiari e al personale sanitario, l’augurio in canto di un Natale sereno.

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 17 dicembre 2017

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 17 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro Veneto

Il parroco, don Andrea Volpato, riporta una parte del discorso del Cardinale di Milano fatto in occasione della festa di Sant’Ambrogio, protettore della diocesi ambrosiana. In questo discorso il vescovo invita al “buon vicinato”, perorando che ogni cittadino dedichi la decima parte di quanto ha di buono nella sua persona, al vicino che può averne bisogno.

Don Andrea fa suo e propone ai suoi parrocchiani questo discorso di carattere solidale. In linea con questa proposta è la preghiera di Raoul Follereau che chiede a Dio il dono di saper e voler mare chi non è amato da nessuno.

don Armando

La decima …

Don Alfredo mi ha segnalato un articolo apparso su “Avvenire” a firma di Giacomo Poretti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo), che a sua volta riprende alcune proposte che il nuovo arcivescovo di Milano ha voluto fare alla sua città nel discorso in occasione di Sant Ambrogio. Mons. Delpini ha proposto estesamente alla sua città la prospettiva del “buon vicinato” e tra i tanti punti toccati c’è anche questa proposta. La facciamo nostra. Può essere un’idea per vivere il Natale, ma non solo …

… Bisogna ripristinare la decima! Ma non quella in denaro, che al limite uno può sempre millantare di essere più povero di un clochard, no, il Vescovo intende la decima del proprio tempo da mettere a disposizione degli altri: «Ogni dieci parole che dici, ogni dieci discorsi che fai, dedica al vicino di casa una parola amica, una parola di speranza e di incoraggiamento. Se sei uno studente o un insegnante, ogni dieci ore dedicate allo studio, dedica un’ora a chi fa fatica a studiare. Se sei un ragazzo che ha tempo per praticare sport e divertirsi, ogni dieci ore di gioco, dedica un’ora a chi non può giocare, perché è un ragazzo come te, ma troppo solo, troppo malato. Se sei un cuoco affermato o una casalinga apprezzata per le tue ricette e per i tuoi dolci, ogni dieci torte preparate per casa tua, dedica una torta a chi non ha nessuno che si ricordi del suo compleanno. Se disponi di una casa per te e per la tua famiglia, ogni dieci accorgimenti per abbellire casa tua, dedica un gesto per abbellire l’ambiente intorno. Naturalmente la regola delle decime potrebbe essere anche molto più impegnativa se si passa ad esempi più consistenti: ogni dieci case che affitti… ogni dieci euro che spendi… ogni dieci libri che compri… ogni dieci viaggi che fai…»

La decima dunque. Cioè la decima parte (il 10%). Ma non dovuta al re, al governatore, al vescovo, al parroco … dovuta al prossimo in genere e al povero in specie (povero in molti sensi). La sfida è lanciata. Chissà se a Milano sapranno raccoglierla in molti… E chissà se almeno qualcuno tra i lettori di questo foglietto, ci proverà. Mi farebbe davvero tanto piacere… A suo tempo c’erano alcuni giovani di San Pietro che, deciso il budget, ne traevano una parte e me la davano a favore dei poveri. Un gesto bellissimo che non ho dimenticato e che ripropongo, non solo ai giovani…

Don Andrea

SIGNORE, INSEGNACI AD AMARE QUELLI CHE NESSUNO AMA

Signore, insegnaci a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri cari,
a non amare soltanto quelli che ci amano.
Insegnaci a pensare a gli altri,
ad amare anzitutto quelli che nessuno ama.
Concedi la grazia di capire
che ad ogni istante,
mentre noi viviamo una vita troppo felice,
protetta da te,
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,
che muoiono di fame
senza aver meritato di morire di fame,
che muoiono di freddo
senza aver meritato di morire di freddo.
Signore,
abbi pietà di tutti i poveri del mondo.
E non permettere più, o Signore,
che noi viviamo felici da soli.
Facci sentire l’angoscia della miseria universale,
e liberaci dal nostro egoismo.

(Raul Follereau)

Da “COMUNITA’ VIVA” – 17 dicembre 2017

Da “COMUNITA’ VIVA” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia dei Santi Apostoli di Venezia

Grazie alla disponibilità di una cara signora che si definisce “la postina” abbiamo recuperato anche questo periodico.

In questo numero ritroviamo una lettera abbastanza mistica del parroco, don Raffaele Muresu, e le solite notizie: l’orario delle messe, le confessioni, concorso presepi, benedizione del bambinello e qualcosa d’altro.

Segnalo un particolare interessante e sorprendente: la preghiera delle lodi, che costituisce una componente della novena di Natale, dal lunedì al venerdì, che viene recitata alle 6,30 del mattino. Coraggiosi e mattinieri questi fedeli dei Santi Apostoli!

don Armando

Siate liberi non spegnete lo spirito!

La terza domenica di Avvento è da tempi antichi chiamata la ‘Domenica della gioia’. L’antifona iniziale, che dovrebbe ispirare il canto di ingresso, inizia in latino con l’invito “Gaudete” da cui questa giornata prende nome. Il colore dei paramenti liturgici passa dal violaceo al rosa, in modo che anche visivamente i fedeli siano richiamati ad uno speciale annuncio: il Signore è vicino!

Tale vicinanza non è una semplice constatazione delle ormai prossime feste di natale, ma è un vero e proprio annuncio di una verità di fede perché il Signore è realmente accanto – vicino – alla sua Chiesa e a tutti noi. Attraverso il suo Spirito – ciò che è spirito infatti è invisibile agli occhi ma spesso è ciò che rende viva ogni realtà materiale – Egli sta già agendo in noi e prepara attraverso di noi un mondo nuovo.

La seconda lettura ci invita a stare lieti e a non spegnere lo Spirito.

Quante volte possiamo essere tentati di pensare che il Signore ci abbia abbandonati, che Dio assista in silenzio alla sofferenza nostra e del mondo, persino che Egli si disinteressi di noi, per cui non vale la pena neppure pregarlo, cercarlo, credere in Lui. Come possiamo spegnere l’opera dello Spirito? Prima di tutto non credendo nella sua potenza: preghiamo anche lo Spirito Santo ma non crediamo che Lui possa realmente aiutare questo mondo e ciascuno di noi. Ma il modo più subdolo con cui il maligno cerca di spegnere lo Spirito in noi è nascondere ai nostri occhi il suo operare nella nostra vita. La tendenza di relativizzare tutto, di non dare importanza ai segni esteriori, di svalutare continuamente noi stessi e le ispirazioni che il Signore ci dona, nell’appiattire la vita in un cinismo che raggela ogni tentativo di riprendere il cammino.

Questi atteggiamenti ci portano all’inerzia che è esattamente il contrario della spiritualità dell’Avvento che è dinamica.

C’è poi il modo opposto, quello che ci vede come assoluti protagonisti, che ci porta a fare un’infinità di cose credendo di essere noi a salvare il mondo, un’eccessiva attenzione all’esteriorità che non ha più legame con la sostanza delle cose e degli incontri. Anche tutto questo spegne lo Spirito in noi e nei fratelli perché non è altro che una forma appagante di servizio al nostro io.

Questa domenica ci incoraggia chiedendoci di aprire gli occhi sulle tante realtà d’amore in cui Lui è presente. Il bene non fa mai rumore: un albero che cresce, mette le sue gemme, copre con la sua ombra le assolate giornate estive o ci ripara dalla pioggia, non attira l’attenzione di nessuno, mentre un albero che cade va sui giornali. Così anche il bene!

Non cadiamo nell’oblio del nulla, ma lasciamoci stupire dalla semplicità dei doni. Un credente, un vero discepolo di Gesù, non è uno che non sbaglia mai, piuttosto una persona che tiene lo sguardo verso Lui che viene. Siamo già entrati nella novena di Natale, prepariamoci con gioia! Dopo la prima candela della vigilanza che ci richiamava alla preghiera, la seconda della testimonianza che voleva la nostra operosità nella carità, ora la terza candela sia quella dell’esultanza nella lode. Buona Novena di Natale!

il vostro Parroco, don Raffaele

Verso il Natale: una settimana molto intensa

NOVENA DI NATALE
Ogni giorno raccomandiamo tutti i parrocchiani di mettersi davanti al presepio fatto in casa, specie i genitori con i loro bambini, per una preghiera che prepari il cuore ad accogliere soprattutto il Signore. I testi della Liturgia delle Messe feriali e le preghiere di questi tempi ci aiuteranno molto. Ricordiamo gli appuntamenti:

Dal lunedì al venerdì Lodi Mattutine alle ore 6,30 nella sala della Pentecoste

Da “CAMMINARE INSIEME” – 17 dicembre 2017

Da “CAMMINARE INSIEME” – 17 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie di S.Maria Concetta di Eraclea e San Gabriele dell’Addolorata di Cà Turcata

Questo bollettino parrocchiale, tra i pochissimi, si ricorda del compleanno del Papa, “Il dolce Cristo in terra”, come direbbe Santa Caterina da Siena.

C’è poi una annotazione di un pranzo per persone sole. E’ sempre bello ed importante che le nostre parrocchie abbiano attenzione per le persone meno fortunate.

don Armando

TANTI AUGURI PAPA FRANCESCO!

Il prossimo 17 dicembre papa Francesco compirà 81 anni. E come era accaduto nei precedenti quattro compleanni da quando è salito al soglio di Pietro, non mancherà di ricevere l’affetto e gli auguri da tutto il mondo, da chi gli vuole bene, da chi ha visto in lui la luce dopo momenti bui, da chi ha saputo apprezzare la sua disponibilità, da chi ha trovato nelle sue parole quelle di conforto tra mille difficoltà. Quello del compleanno è un giorno importante per il nostro amato Papa che svolge instancabilmente il suo servizio di pastore a Roma e nei suoi numerosi viaggi per il mondo.

Twitter di Papa Francesco: “Esorto tutti a vivere la gioia della missione testimoniando il Vangelo negli ambienti in cui ciascuno vive e opera.”

Oggi ricordiamo nella preghiera e con affetto Papa Francesco

Oggi, Domenica 17 dicembre 2017 l’Associazione “In cammino con Maria” coadiuvata dalla CARITAS Parrocchiale organizza in patronato il PRANZO per persone sole, è una bella iniziativa per far sentire a chi è solo un po’ di calore umano e di affetto come ci invita spesso Papa Francesco.

Da “LETTERA FRATERNA” – 17 dicembre 2017

Da “LETTERA FRATERNA” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Canciano di Venezia

Di interessante non trovo che il tema del discorso che viene fatto agli sposi in occasione degli anniversari di matrimonio. Il resto del foglio è occupato dal commento del Vangelo tratto da un commentario e da un brano del discorso del Papa sulla preghiera. Pensieri quanto mai validi ma non di propria produzione.

don Armando

FESTA LUSTRI

Venerdì 8 dicembre, nella Chiesa dei Miracoli, dedicata proprio all’Immacolata, molti sposi presenti hanno rinnovato le promesse sponsali. E’ stata una celebrazione vissuta intensamente. Il parroco, nell’omelia, ha svolto l’elogio della imperfezione, della diversità e della fedeltà degli sposi. Coro e Organo hanno lodevolmente aiutato nella partecipazione. Le Suore Imeldina hanno ospitato le Coppie per un brindisi augurale.

Da “PROPOSTA” – 10 dicembre 2017

Da “PROPOSTA” – 10 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Questo numero non contiene proposte ed iniziative particolari, però anche la vita normale di questa parrocchia è sempre intensa e contrassegnata da una notevole vitalità.

Segnalo una mostra di quadri nella galleria della parrocchia, una serie di concerti di Natale e “I lumini della pace” che l’Azione Cattolica distribuirà, il primo giorno dell’anno che il Sommo Pontefice ha dedicato alla pace. Questi lumini, da accendere in casa, saranno un segno di adesione alla proposta del Papa.

don Armando

IL GRUPPO CULTURALE ALBINO LUCIANI INVITA ALLA MOSTRA

QUADRI “EX VOTO”

GALLERIA “LA PICCOLA” DAL 17 AL 24 DICEMBRE

la mostra sarà inaugurata domenica 17 dicembre alle ore 10,30

orario di apertura dal 17 al 24 dicembre festivo ore 10,30—12,30 feriale 15.00—17

 

CONCERTI DI NATALE

Natale è spesso preceduto da concerti musicali che ripropongono antiche e sempre nuove melodie nelle forma più diverse. Ma ho osservato che il numero degli a-scoltatori varia non tanto a causa dell’importanza dei brani eseguiti, quanto a partire da “chi” li esegue. E se a suonare e cantare sono dei ragazzi, figli, fratelli, nipoti, allora c’è il tutto esaurito. Anche quest’anno il vulcano umano e musicale della Professoressa Susanna Monaro proporrà venerdì 15 dicembre un concerto, che viene chiamato in linguaggio scolastico “saggio” e a suonare e cantare saranno i ragazzi della nostra scuola media. Occorrer arrivare presto per trovare un posto a sedere. Ma anche la comunità parrocchiale proporrà due concertini di Natale, ed esattamente dopo la messa della mezzanotte, ed interprete sarà il coro dei giovani, e dopo la Messa delle 9,30, il giorno di Natale, ed interpreti saranno i bambini del coretto insieme ai loro fratelli più grandi del coro “giovani Cantori”.

Sarà un valore aggiunto alla grandissima festa che sarà fatta per Gesù bambino.

Drt

LUMINI DELLA PACE

L’Azione Cattolica propone anche quest’anno i “LUMINI DELLA PACE”, da accendere il primo giorno dell’anno, come segno tangibile di partecipazione alla giornata mondiale della Pace. Come ci ricorda il Santo Padre, approfittiamo di questa bella occasione per far sentire la nostra preghiera colma di gioia e di aspettativa. I lumini saranno a vostra disposizione nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 dicembre, al termine delle Sante Messe, con una offerta minima di 2,50 a pezzo.

Azione Cattolica San Giorgio – Chirignago

Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE” – 10 dicembre 2017

Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE” – 10 dicembre 2017
settimanale della parrocchia della SS. Trinità del Terraglio

Don Angelo Favero, parroco di questa comunità, quasi con sarcasmo denuncia le promesse assurde ed impossibili che gli aspiranti deputati e senatori stanno seminando senza misura a destra e a sinistra. Promesse che mai potranno essere mantenute e, anche qualora si tentasse si farlo non farebbero altro che aumentare il già enorme debito pubblico a tutto scapito delle generazioni future. Don Angelo invita ad un senso di misura e di onestà pubblica.

Propongo pure all’attenzione dei concittadini una lettera inviata al settimanale da parte di Andrea Cerica il quale afferma di non condividere nemmeno la posizione alquanto moderata di don Angelo che in un articolo precedente condannava apertamente la violenza dei maschi nei riguardi delle donne, ma invitava, pure loro, le donne, ad un senso di responsabilità nel gestire la loro femminilità. Ormai questo discorso sulla violenza alle donne è diventato parte della moda di questa stagione e contro la moda non valgono gli argomenti.

don Armando

Questo nostro tempo

Cari politici di tutte le risme,
mi siete tutti sinceramente simpatici, salvo qualcuno che porta una faccia antipatica ma che non se la può cambiare.

Per il resto ci state riempiendo di promesse che appaiono esaltanti per ogni persona normale come penso di essere io: promettete un sostanzioso innalzamento delle pensioni, per le minime prevedete più che il raddoppio, ci prospettate di andare in pensione in età inferiore a quella prevista dalla legge Fornero, di trovare un’occupazione stabile per tutti e quindi di diminuire il tasso statistico della disoccupazione in Italia, di fare della scuola un ambiente ove si studia sul serio e non si dà spazio alle stramberie di certe teste che di voglia di studiare proprio non ne hanno, di assicurare a tutti gli anziani, in particolare a quelli che soffrono di solitudine, di trovare case di riposo a prezzi modici, di darci sicurezza nei confronti di tanti violentatori e ladri che attualmente circolano per le nostre città per cui non sappiamo più come proteggerci dai mascalzoni, di offrirci una sanità pubblica con servizi senza tanta burocrazia, senza code interminabili agli sportelli delle prenotazioni, senza rinvìi di tanti mesi per avere una visita specialistica, senza onerosi tichets sui medicinali che i medici ci prescrivono; di avere la possibilità di sbrigare le tante pratiche per le nostre situazioni abitative senza le lungaggini burocratiche dei Comuni.

Vi sto solo dando un saggio molto ristretto delle vostre capacità di fare promesse che, a volerle registrare tutte, non basterebbe un volume della Treccani.

Tra di voi poi c’è qualcuno che ha capacità dialettiche veramente invidiabili per cui sembra che il giorno dopo le elezioni, allorquando occuperà quella sedia per cui ha recitato così bene la sua parte e ha saputo condire il tutto con un’infinità di bugie, si avrà in concreto quello che promette. Purtroppo nessuno mi sa dire come manterrà quelle promesse, da dove prenderà i soldi per realizzare le tante cose promesse, come assesterà il bilancio pubblico, che già è gravato da un peso enorme che ricade sulle generazioni che non sono ancora nate. E’ ben noto che i nostri politici, quelli del presente come quelli del passato, sono bravi di gonfiare il bilancio pubblico traendo vantaggi personali con i soldi dei contribuenti presenti e futuri; infatti è noto a tutto il mondo, almeno quello occidentale, che in Italia c’è un gioco politico nazionale su cui ci si diverte tanto: è il gioco di spendere di più di quello che si guadagna. Fate pure le vostre promesse alle quali diffìcilmente crederemo, ma diteci anche come farete a mantenerle.

don Angelo Favero

Caro don Angelo,
il 25 novembre ricorreva la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza ‘maschile’ sulle donne: avrei sentito in ogni caso l’urgenza di intervenire sul primo tema che hai posto sia nell’ultimo foglio sia nella Messa di sabato 18, ma la ricorrenza lo rende ancora più urgente. Il foglio non consente in realtà un’argomentazione accurata, che dia lo spessore antropologico, filosofico e sociologico del problema, perciò mi limito solo a poche considerazioni. Non sono d’accordo quando dici che non condividi affatto le parole con le quali si è espresso don Guidotti sullo stupro ai danni di una ragazzina bolognese però ne condividi la sostanza.

Anzitutto perché nel post pubblicato da quel prete è impossibile disgiungere la lettera dai contenuti: contenuti ‘violenti’ non solo nei confronti del genere femminile – che dalla notte dai tempi è violentato e sfruttato nel corpo, nell’anima e nella mente – ma verso il genere umano tout court perché da più passi del post emergono anche idee razziste (verso immigrati e immigrate) e razzistiche (verso i ceti poveri). Se quel prete avesse parlato con donne e bambine (ma anche adulti e bambini) vittime di violenza ‘maschile’, saprebbe bene che le violenze carnali e verbali non dipendono dall’abito che indossi o dal comportamento che assumi; sono delle pallottole vaganti in un continuo stato di guerra e possono colpire chiunque: donne anziane, donne adulte, ma soprattutto le più indifese, cioè ragazze, ragazzine e bambine – e anche maschi, seppure in numero minore. Sono delle pallottole che possono colpire alla luce del sole, come nelle ombre della sera o nel buio della notte; nel bagno di un’università o dentro uno studio medico, non solo dentro la più degradata periferia o presso una stazione.

La prima strada verso un ‘radicale’ miglioramento della situazione non sta nel suggerire prudenza – che pure è, senza dubbio, una virtù importante -, ma nell’istruire: sia educare le bambine, le ragazze e le donne a riconoscere i molteplici aspetti nei quali prende forma la violenza ‘maschile’ e a denunciarla sia educare i bambini, i ragazzi e gli adulti a riconoscerla e a non compierla. In questo percorso l’Italia e quasi tutto il mondo sono ancora molto indietro.

Secondo me (ma anche secondo molte donne e purtroppo ancora troppo pochi maschi) don Guidotti ha sbagliato non solo per la violenza delle parole e di alcune idee, ma anche perché proprio lui potrebbe aiutare a fare qualche passo in avanti in questo lungo e difficile percorso di umanità. So per la “canoscenza” certo che la vecchia sapienza della nonna («Se metti la mano sul fuoco ti scotti») in questo caso non serve; serve invece non giudicare, ma comprendere e aiutare: dimostrare quell’agape che, insieme», è il tesoro più prezioso al mondo.

(Andrea Cerìca)

Da “SAN NICOLO’ E SAN MARCO – 10 dicembre 2017

Da “SAN NICOLO’ E SAN MARCO – 10 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie omonime di Mira

Il periodico si apre con un bellissimo “pezzo” in prima pagina, su “l’Attesa”, l’attesa del Natale. Nella rubrica, tenuta dal parroco don Gino, è riportata una lunga riflessione del filosofo Massimo Cacciari che, con parole sferzanti, rimprovera i cristiani di non riflettere sufficientemente sul grande mistero di Dio fattosi uomo e di non testimoniare apertamente e con coerenza e coraggio i misteri cristiani.

La seconda riflessione è dedicata, sempre dal parroco, all’apertura dei centri commerciali durante le festività, e condanna in maniera aperta i responsabili che finiscono per privare i dipendenti di un minimo di vita famigliare e religiosa.

don Armando

Attesa

Dio
tu hai scelto di farti attendere
tutto il tempo di un Avvento,
lo non amo attendere.
Non amo attendere nelle file.
Non amo attendere il mio turno.
Non amo attendere il treno.

Non amo attendere
prima di giudicare.
Non amo attendere
il momento opportuno.

Ma tu, o Dio, tu hai scelto
di farti attendere il tempo di
tutto un Avvento.
Perché tu hai fatto dell’attesa,
lo spazio della conversione,
il faccia a faccia con ciò
che è nascosto.

Perché solo l’attesa
desta l’attenzione
e solo l’attenzione
è capace di amare.

Tu sei già nell’attesa
e per te, Dio, attendere
si coniuga con il verbo pregare.

(J. Debruynne)

 

Appunti… di don Gino

IL NATALE DEL FILOSOFO NON CREDENTE

Massimo Cacciari, filosofo non credente, ha rilasciato, in questi giorni un’intervista sul Natale. In un crescendo stizzito di imprecazioni, di disgusto verso il Natale dei panettoni, della pubblicità, dei soldi che lo hanno ridotto ad una “festina”, della scuola che ha bandito il presepio e, aggiunge, dei parroci che hanno paura di celebrare la messa di mezzanotte, se la prende con i cristiani che “sono i primi ad aver abolito il Natale, con quella indifferenza che regna sovrana un po’ per tutti: laici e cattolici, “perché non riflettono, perché non fanno memoria di questa storia così sconvolgente: Dio si è fatto uomo.

Non Dio che stabilisce una relazione con gli uomini, ma Dio che viene sulla terra attraverso Cristo. Vertiginoso! Si è perso l’abc. La prima distinzione non è fra laico e cattolico, ma fra pensante e non pensante. Se uno pensa, si interroga, prima o poi viene affascinato dal cristianesimo, dal Dio che si fa uomo scandalizzando gli ebrei e l’islam. I cristiani arrischiano di essere servi sciocchi del nostro tempo. Il cristianesimo è una parte fondamentale del mio percorso, della mia vicenda, è qualcosa con cui mi confronto tutti i giorni. Il filosofo non può credere, non può accettare la lezione cristiana, però è inquieto e riflette. La ricerca a un certo punto si avvicina alla preghiera. Certo, il fedele è convinto che la sua preghiera sia ascoltata, il filosofo prega il nulla. Però resta stupefatto davanti al mistero. E lo assorbe, come ho fatto nel mio ultimo libro su Maria: “Generare Dio”. Pensi, una ragazzetta che è madre di Dio. Da non credere, anche per chi ci crede! La nostra società è anestetizzata, il Natale è diventato una tavoletta, una specie di raccontino edificante che spegne le inquietudini. Manca il brivido davanti ad una vicenda così grande, incommensurabile.” Parole che fanno riflettere noi cristiani. Come sempre, abbiamo un tesoro e non ce ne rendiamo conto. E’ curioso che ce lo facciano scoprire coloro che “sembrano” i lontani.

ANCHE IL GIORNO DI NATALE

I 3000 dipendenti di un grosso Centro Commerciale nel bergamasco hanno chiesto che venisse loro riconosciuto il diritto di passare il Natale con la loro famiglia. Gli è stato negato. Gli interessi economici vengono prima, e sono sacrosanti. Immagino che capiti così anche nei nostri Centri Commerciali che ormai ci circondano da ogni parte. Si troveranno, tra cristiani e laici, persone intelligenti che renderanno inutile l’apertura di questi centri durante il giorno di Natale, perché scelgono di andare a Messa, pranzare con la loro famiglia, stare insieme, nella loro casa con i figli, i nonni, i nipoti e gli amici?

Sarebbe un bel gesto che permetterebbe a tutti, il giorno di Natale, ma anche nelle altre feste importanti, che venga riconosciuto questo diritto fondamentale. Oppure siamo così pecoroni da seguire l’andazzo di tutti e affollare ancor di più, a Natale, questi centri commerciali, perché non sappiamo più trovare la gioia della casa, degli affetti, delle relazioni d’amicizia? Non siamo così ingenui: i centri commerciali rimangono aperti, e di conseguenza i commessi al lavoro, perché la richiesta è grande. Se manca questa il centro chiude il giorno di Natale! E’ sicuro!

Da “SEGNO DI UNITA'” – 26 novembre 2017

Da “SEGNO DI UNITA’” – 26 novembre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria della Pace di Bissuola

Questo numero esce a colori. Il periodico è pieno di iniziative caritative. Segnaliamo:

“A proposito di carità” (l’iniziativa della San Vincenzo parrocchiale che distribuisce borse vuote durante la messa, perché siano portate piene e possano essere destinate ai poveri la domenica successiva, e “Mercatino”, un progetto solidale”.

Segnalo ancora un singolare concorso presepi “Presepe in scatola”, che pare abbia avuto un notevole successo tra i ragazzi.

Infine può interessare la commedia “El terno de Tita”. Per una parrocchia non grande è ammirevole tutto questo darsi da fare.

don Armando

A PROPOSITO DI CARITÀ
anticipando

La Domenica della Fraternità sarà quest’anno il 17 dicembre, giorno in cui le offerte raccolte in chiesa durante le ss. messe andranno a finanziare le iniziative di carità della S. Vincenzo parrocchiale. In quello stesso giorno verranno raccolti in chiesa i sacchetti con i prodotti alimentari offerti dai fedeli. Gli shopper vuoti verranno distribuiti la domenica prima 10 dicembre, all’uscita dalle ss. messe.

MERCATINO
dal 2 al 10 dicembre

Ci siamo: sabato prossimo 2 dicembre apre l’annuale “Mercatino” di varia mercanzia per raccogliere un po’ di fondi che quest’anno saranno destinati a favore dei lavori di ampliamento del patronato.

Chiuderà domenica 10 dicembre. Vi invitiamo fin d’ora a visitare l’esposizione, vuoi vedere che ci scappa l’affare? E magari potrete trovare il regalo di Natale che cercate per il vostro lui o la vostra lei!

L’orario di apertura è il seguente giorni feriali: 16.00 -18.00 giorni festivi: 8.30 – 12.30; 16.00 18.00

UN PROGETTO SOLIDALE
del gruppo di prima media
oggi domenica 26 novembre propongono una vendita di dolci (torte, biscotti…) per raccogliere fondi a sostegno di una famiglia di Pescara del Tronto colpita dal terremoto dello scorso anno. Ringraziano sin d’ora quanti contribuiscono alla iniziativa.

L’associazione patronato bissuola lancia il
concorso
Presepe in scatola

Vista la grande partecipazione dello scorso anno, invitiamo tutti, grandi e piccoli a dare fondo alla propria creatività! Non serve stupire con effetti speciali: un po’ di originalità, un’idea nata per caso, un modo per rappresentare la Natività che però stia dentro una scatola da scarpe o giù di lì. Abbiamo visto l’anno scorso cose che ci hanno stupito, perché non riprovarci?

Un unico ingrediente è assolutamente indispensabile: tanto amore per Gesù che viene! Portate i vostri lavori in parrocchia entro domenica 17 dicembre.

I presepi saranno giudicati da una giuria specialissima: la Comunità di S. Maria della Pace che decreterà i vincitori: infatti ai primi tre classificali andranno bellissimi premi. A questi la Redazione di Segno di Unità aggiungerà il Premio della Stampa che verrà assegnato ad insindacabile giudizio della redazione, appunto.

Quindi, darsi da fare che tre settimane passano in fretta!

i “sempre pronti” presentano
El terno de tita
commedia in due atti sabato 16 dicembre – ore 15.45 in patronato
ingresso libero

Da “LA BORROMEA” – 10 dicembre 2017

Da “LA BORROMEA” – 10 dicembre 2017
settimanale della parrocchia del duomo di San Lorenzo

Segnalo la notizia della Novena di Natale. Non sono moltissime le parrocchie che la fanno e mi interesserebbe sapere come si sia riusciti ad adeguare questo rito, tanto antico, alla sensibilità della gente dei nostri giorni.

Chi poi sente il bisogno di leggere qualcosa in linea con la più sana tradizione, non ha che da leggere l’articolo di fondo del parroco di questa comunità, monsignor Gianni Bernardi. Va di certo sul sicuro.

don Armando

Novena di Natale – per attendere lo Sposo

Ormai il Natale è già alle porte facendo crescere nella Chiesa l’attesa e la gioia, così si approfondisce la

comprensione per l’evento della salvezza. Da sabato 16 dicembre in poi la preghiera assume una forma insolita: durante la celebrazione dei vespri alle ore 18:00 in duomo si cantano le antifone dette maggiori, perché contengono tutto il succo della liturgia, sono adorne di un canto armonioso e pieno di gravità. Incominciano tutte con «0…» dall’esclamazione iniziale che esprime lo stupore commosso della Chiesa di fronte alla contemplazione del mistero della venuta di Cristo, invocato con titoli desunti dal libro del profeta Isaia: Sapienza, Guida della casa d’Israele, Germoglio di Iesse, Chiave di Davide, Astro che sorgi, Re delle genti, Emmanuele, e ci ricordano che in quei giorni viene celebrato per noi qualcosa di meraviglioso e introvabile.

Ognuno di questi nomi del Salvatore è una finestra aperta sul mondo; e come due innamorati non si limitano a chiamarsi con il proprio nome ma lasciano che il cuore ne faccia risuonare altri, così nella novena è la Chiesa che ama e attende il suo Sposo. Cogliamo questa occasione.

Accogliere il Signore che viene per imparare a seguirlo

Carissimi, l’ordinazione diaconale di Francesco e il suo cammino perso il sacerdozio sono un’occasione di grazia per tutta la nostra parrocchia, che fa esperienza, dopo tanti anni, della bellezza di scoprire di essere chiamati dal Signore; lo stesso dono è stato anche la solenne professione religiosa, tra le Figlie della Chiesa, di suor Graziella. Due eventi che toccano la vita della nostra comunità, che non può non riflettere sul mistero grande e bello della VOCAZIONE, cioè della chiamata, da parte del Signore, a seguirlo lungo le strade che Egli ci mostra. Mi pare una circostanza fortunata che in questi giorni sia stato pubblicato il messaggio di papa Francesco per la prossima giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata il prossimo 22 aprile. Il messaggio, che si intitola “Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore”, offre parecchi spunti di riflessione, che ho deciso di offrirvi in queste domeniche di Avvento. Prepararci ad accogliere il Signore che viene, infatti, vuol dire anche prepararci a seguirlo con tutta la nostra vita. Ecco allora che la riflessione di papa Francesco diventa utile per tutti, a cominciare dai giovani. Ecco allora il primo passo: ASCOLTARE. Scrive papa Francesco: « Anche in questi nostri tempi inquieti, il Mistero dell’Incarnazione ci ricorda che Dio sempre ci viene incontro ed è il Dio-con-noi, che passa lungo le strade talvolta polverose della nostra vita e, cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità, ci chiama alla gioia. Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale, si tratta di ascoltare, discernere e vivere questa Parola che ci chiama dall’alto e che, mentre ci permette di far fruttare i nostri talenti, ci rende anche strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità. Questi tre aspetti – ascolto, discernimento e vita- fanno anche da cornice all’inizio della missione di Gesù, il quale, dopo i giorni di preghiera e di lotta nel deserto, visita la sua sinagoga di Nazareth, e qui si mette in ascolto della Parola, discerne il contenuto della missione affidatagli dal Padre e annuncia di essere venuto a realizzarla “oggi”. ASCOLTARE – La chiamata del Signore non ha l’evidenza di una delle tante cose che possiamo sentire, vedere o toccare nella nostra esperienza quotidiana. Dio viene in modo silenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore. Occorre allora predisporsi a un ascolto profondo della sua Parola e della vita, prestare attenzione anche ai dettagli della nostra quotidianità, imparare a leggere gli eventi con gli occhi della fede, e mantenersi aperti alle sorprese dello Spirito. Non potremo scoprire la chiamata speciale e personale che Dio ha pensato per noi, se restiamo chiusi in noi stessi, nelle nostre abitudini e nell’apatia di chi spreca la propria vita nel cerchio ristretto del proprio io, perdendo l’opportunità di sognare in grande e di diventare protagonista di quella storia unica e originale, che Dio vuole scrivere con noi. Anche Gesù è stato chiamato e mandato; per questo ha avuto bisogno di raccogliersi nel silenzio, ha ascoltato e letto la Parola nella Sinagoga e, con la luce e la forza dello Spirito Santo, ne ha svelato in pienezza il significato, riferito alla sua stessa persona e alla storia del popolo di Israele. Quest’attitudine oggi diventa sempre più difficile, immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia dell’abbondanza di stimoli e di informazioni che affollano le nostre giornate. Al chiasso esteriore, che talvolta domina le nostre città e i nostri quartieri, corrisponde spesso una dispersione e confusione interiore, che non ci permette di fermarci, di assaporare il gusto della contemplazione, di riflettere con serenità sugli eventi della nostra vita e di operare, fiduciosi nel premuroso disegno di Dio per noi, di operare un fecondo discernimento. Ma, come sappiamo, il Regno di Dio viene senza fare rumore e senza attirare l’attenzione, ed è possibile coglierne i germi solo quando, come il profeta Elia, sappiamo entrare nelle profondità del nostro spirito, lasciando che esso si apra all’impercettibile soffio della brezza divina».

A tutti voi buon proseguimento nel tempo di Avvento.

don Gianni Bernardi

Da “L’INCONTRO” – 17 dicembre 2017

Da “L’INCONTRO” – 17 dicembre 2017
settimanale della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi

Propongo di leggere tutto il periodico perché mi pare abbastanza interessante. Però segnalo in particolare:

Il delizioso articolo della dottoressa Federica Causin: “Natale, festa di tutti”.

L’articolo di don Sandro Vigani sul contenuto del termine “Periferie”, parola quanto mai usata dal Papa per indicare la tentazione, o forse la propensione del nostro tempo, a mettere fuori dai confini dell’attenzione umana e civile i cittadini più fragili, più indifesi, meno forti.

L’articolo di Laura Novello “mosca bianca” che parla bene dell’assistenza ospedaliera e soprattutto del pronto soccorso. La signora Laura non ha tutti i torti, perché la maggioranza delle persone si accorge spesso solamente di quello che non funziona.

don Armando

Pensieri a voce alta

Natale, la festa di tutti
di Federica Causin

“A Natale celebriamo la nascita di Gesù. Ci prepariamo ad accoglierlo e dobbiamo fare attenzione perché corriamo il rischio di concentrare tutta l’attenzione sulla festa, dimenticando il festeggiato. Come vi sentireste, se il giorno del vostro compleanno qualcuno vi dicesse che la vostra presenza non è necessaria, che si può festeggiare anche senza di voi?” Con queste parole don Corrado Cannizzaro ha spiegato ai bambini il significato dell’Avvento. Parlare ai piccoli può offrire a noi adulti un’occasione preziosa, perché per riuscire a essere semplici ed efficaci dobbiamo recuperare quell’essenziale che spesso perdiamo di vista. In effetti, che cosa sarebbe il Natale senza Gesù? A me colpisce ed emoziona ogni volta la venuta di un Dio che si fa piccolo e che non si stanca di arrivare tra noi portando con sé l’opportunità di fare nuove tutte le cose. Una presenza che sostiene, rincuora e aiuta a ripartire, anche se poi è fin troppo facile, almeno per me, disattendere i buoni propositi e dare per scontato che il Signore sia al nostro fianco. Se dovessi definire il Natale, direi che è, o meglio dovrebbe essere, una festa di tutti e per tutti e molte mani si mettono all’opera affinché sia davvero così!

Il mio pensiero corre al gruppo missionario della parrocchia Santi Apostoli di Venezia e all’associazione “Insieme per Wamba”. Due realtà in mezzo a molte altrettanto meritevoli, direte voi. Concordo, ma per me che ho avuto l’opportunità di conoscerle da vicino, sono speciali perché mi hanno ricordato che la missionarietà può avere mille forme e mille volti. Missionario è sia chi prepara la valigia e parte sia chi, rimanendo nel proprio quartiere, mette le sue capacità al servizio di un progetto. E così un gruppo di signore molto abili a ricamare, cucire e lavorare a maglia, il giorno dell’Immacolata, riempie di colori ed entusiasmo una sala della parrocchia, esponendo prodotti di ottima fattura che, ormai da qualche anno, fanno la felicità di molti miei amici e parenti. È bello sapere che il desiderio di stare insieme di queste “ragazze di ieri”, capitanate da una suora intraprendente e creativa, consente di studiare ai ragazzi di una missione in Costa d’Avorio. La solidarietà può fiorire anche da un gesto d’amicizia! Della onlus “Insieme per Wamba” ho già scritto in più di un’occasione, tuttavia non appena posso mi faccio raccontare cosa succede in quella città e nei villaggi circostanti, perché credo sia importante tenere una finestra aperta su quell’angolo di mondo, non come semplici spettatori, bensì come artefici di un sostegno che può fare la differenza. Quest’anno la chiusura delle scuole ha privato bambini e ragazzi dell’unico pasto su cui potevano contare, facendo riaffacciare lo spettro della fame mai debellata. E proprio per rispondere a questa necessità, che è ormai diventata un’emergenza, un gruppo di volontari della parrocchia di San Giorgio a Chirignago (il gruppo cuochi del “Magna&Bevi”) ha proposto al parroco don Roberto Trevisiol e all’associazione di organizzare un pranzo, aperto a tutti, per raccogliere fondi.

Un momento di allegra convivialità che dimostra che, se una comunità decide di mobilitarsi in favore di un’altra, le distanze si annullano e la speranza si moltiplica. E allora perché non lasciarci “disturbare” più spesso dalla sofferenza altrui?

Le periferie esistenziali
di don Sandro Vigani

Continua il nostro approfondimento in vista dell’arrivo in città del Papa, Sia annunciato per il prossimo anno.

Parla molto di periferie, papa Francesco. Continua a dire con tenace insistenza che la Chiesa deve uscire, mettersi in cammino, incontrare gli “scartati”, quelli che nessun’al-tro vuole incontrare perché poveri, sporchi, ammalati… 0 forse soltanto perché con la loro presenza silenziosa danno fastidio: sono un dito puntato verso chi sta bene, un pugno sullo stomaco verso quanti anche nella comunità cristiana non sanno nemmeno cosa siano le periferie perché non ci sono mai stati o da tempo ne hanno smarrito l’indirizzo. Parla di periferie esistenziali. Gli fa paura una Chiesa chiusa in se stessa, autoreferenziale, che non sa andare dove c’è sofferenza, sangue versato, miseria economica ed intellettuale. Gli fa paura una Chiesa mondana, che si ritrae timorosa o presuntuosa di fronte al mistero del dolore, dell’ingiustizia, dell’ignoranza. Parla delle periferie, papa Francesco…

Dove è sicuro che Dio ha tirato su la sua casa. Le sue parole stupiscono, a volte scandalizzano o provocano

reazioni piene di sussiego, spesso destano interrogativi. C’è chi, anche nella Chiesa, si volta dall’altra parte e vorrebbe insegnare al Papa il suo mestiere; chi è certo che l’insistenza di Francesco nasca dalla sua appartenenza alla Chiesa dell’America Latina, dove le periferie ci sono davvero e sono fatte da bidonville sterminate: Bergoglio sbaglia bersaglio, dicono, confonde il mondo e la Chiesa con la sua terra d’origine. C’è chi lo accusa di fare del pauperismo un po’ ideologico. C’è, infine, chi si domanda cosa intenda veramente papa Francesco con la parola “periferie”. Per queste persone credo possa essere illuminante l’intervista che il Papa ha dato alla rivista di una bidonville argentina, Villa La Carcova, nel dipartimento di Leon Suàrez, un mucchio di case spuntate cinquant’anni fa attorno all’ultima stazione della ferrovia che portava a Buenos Aires. La rivista è La Carcova News, gestita da ragazzi, e le domande sono state raccolte dai ragazzi. Gli chiedono cosa intenda per “periferie”. Risponde: “Quando parlo di periferia, parlo di confini.

Normalmente noi ci muoviamo in spazi che in un modo o nell’altro controlliamo. Questo è il centro. Nella misura in cui usciamo dal centro e ci allontaniamo da esso scopriamo più cose, e quando guardiamo al centro da queste nuove cose che abbiamo scoperto, da nuovi posti, da queste periferie, vediamo che la realtà è diversa. Una cosa è osservare la realtà dal centro e un’altra è guardarla dall’ultimo posto dove tu sei arrivato”. La periferia non è soltanto una faccenda geografica, dice il Papa: è prima di tutto una questione di punto di vista. Occorre decentrasi per guardare la realtà in profondità se si vuole coglierne il cuore. Chi sta in se stesso, chi è chiuso, finisce per riflettere il mondo nello specchio delle proprie idee ed emozioni. Finisce per guardare se stesso! Perciò uscire e andare nelle periferie, non vuol dire soltanto andare tra gli ultimi, tra quelli che la città scarta come rifiuti e getta negli immondezzai della storia.

Certo, l’incontro con loro è in un certo senso privilegiato, perché ci proietta immediatamente al di fuori di noi stessi. Di fronte a loro non è possibile barare: ci fanno fare verità. Ci fanno cambiare la prospettiva con la quale accogliere la vita. Ci fanno incontrare Dio, perché Lui abita tra chi è stato abbandonato dagli uomini. Ma periferie sono anche le case dei ricchi, che hanno fatto del possesso un idolo. Periferie sono le folle di giovanissimi ai quali il mondo occidentale toglie ogni punto di riferimento e senso di appartenenza. Sono quelli che oggi perdono il lavoro e con esso la speranza. È la Chiesa, quando si fa autoreferenziale e pretende un Gesù Cristo dentro di sé e non lo lascia uscire. Le periferie sono accanto a noi, nella nostra città e comunità cristiana, nella nostra casa, dentro di noi. Per incontrarle e in esse incontrare il Cristo, occorre mettersi dall’altra parte, cambiare prospettiva, vestire gli abiti, condividere il cuore, di chi vive in qualunque periferia del corpo e dell’anima. (3/continua)

La testimonianza

Il ricovero all’ospedale
di Laura Novello

Finalmente è tornata a casa. I ragazzi dell’ambulanza ce l’hanno riconsegnata, nel freddo di questa mattina, ben avvolta nella sua vestaglia e ben “impacchettata” in vari strati di coperte. L’hanno sistemata sulla sedia montascale con la delicatezza con cui si maneggia un gingillo di vetro di Murano o una creatura appena nata. “Contenta signora? Siamo a casa!, Adesso vedrà che va tutto bene!”, l’hanno rassicurata mentre la mettevano a riposare. E, prima di salutarla, un bacio, come alla loro nonna. “Perché proprio a me?”, diceva quindici giorni orsono quando un’altra ambulanza, quella del 118, l’aveva prelevata con urgenza da casa. “Perché?”. L’infermiera strinse la sua mano fra le sue, le accarezzò i capelli e disse quella frase così bella, così dolce, che lei non potrà più dimenticare: “Chi siamo noi per giudicare? Noi possiamo solo accogliere. E quando non capiamo, dobbiamo affidarci alla fede. Non abbia paura, pianga cara, se ha voglia di piangere. Si sfoghi, non abbia vergogna, le lacrime fanno bene”. Dell’Angelo c’è chi parla bene e chi parla male. Noi del personale dell’Angelo non possiamo che dire bene. Quel giorno, quando siamo arrivati al Pronto soccorso, ricordo un’attenzione immediata e scrupolosa. Poi furono lunghe ore, perché tanti eravamo: malati, feriti, parenti in apprensione, in un trambusto di lettighe che andavano e venivano. Sofferenza, pianto, stanchezza in attesa di un referto, di una decisione, di un letto.

Tutti di corsa, senza un attimo di respiro, camici bianchi, camici verdi, portantini, infermieri, medici, sempre tutti gentili e disponibili.

E finalmente il ricovero. Di questi quindici giorni all’ospedale a lei, a me, resterà, aldilà della immobilità e della sofferenza, una somma di ricordi: l’andirivieni del personale per le pulizie (“Può uscire per favore?”), degli infermieri addetti ai medicinali, del cambio lenzuola (“Le dispiace aspettare fuori?”), degli addetti al menù (“Ma siamo in albergo?”), degli addetti al pranzo (“Guardi che scotta!”) e soprattutto delle scrupolose visite dei medici (“Vuole accomodarsi par favore?”). Fra una “visita” e l’altra, dialoghi, lunghi ricordi di famiglia, progetti per il rientro. E poi gli ascensori, il bar, le macchinette del caffè, i panorami dall’alto, attraverso gli immensi finestroni, sulle nostre Prealpi imbiancate, il meraviglioso giardino, il giovane pianista fra le piante tropicali ai piedi dello scalone, la preghiera alla Madonna nella chiesetta dell’ospedale, dove l’animo si rilassa e si acquieta. Certo anche il malato deve fare la sua parte: portare pazienza, tanta pazienza e ancora pazienza. Anche per questo suo merito, la nostra paziente ha avuto tanti sorrisi, tanto amore e i più bei complimenti: “Per noi è una gioia avere un’ammalata come lei!”. Un’avventura dolorosa, come dolorosi sono tutti i ricoveri all’ospedale, dove lo spavento, l’apprensione, l’allontanamento dai tuoi cari, dalle tue cose, fanno correre il cuore e crescere l’angoscia.

Adesso siamo a casa. Non resta che affidarci alla volontà di Dio e aspettare con pazienza il recupero. Un grande grazie riconoscente va a tutto il personale del reparto di Geriatria dell’ospedale dell’Angelo.

Da “LA COMUNITA'” – 10 dicembre 2017

Da “LA COMUNITA’” – 10 dicembre 2017
settimanale della parrocchia del Sacro Cuore di via Aleardi

Quanto mai opportuni gli articoli di pagina due. Il primo, firmato dai catechisti della Iniziazione Cristiana (Neocatecumenali) che informa che i bambini del catechismo sono stati invitati ad essere promotori di una preghiera in famiglia, a riflettere sui luoghi di povertà in parrocchia e a dare una risposta alle loro attese.

Il secondo articolo invita, senza mezzi termini, a fare una bella confessione in occasione del Natale.

Interessanti pure le notizie del dono del calendario liturgico a tutte le famiglie, della benedizione dei “Bambinelli” per i presepi e della consegna ai ragazzi di una scatoletta per raccogliere un’offerta per i poveri.

don Armando

ACCENDI UNA SPERANZA
“CONDIVIDERE UNA GIOIA”

Il Santo Natale è vicino, condividiamo la gioia di questo giorno aiutando quelle famiglie che stanno attraversando momenti economicamente difficili e che l’approssimarsi delle festività mette ancora più in crisi. È con spirito fraterno che la Caritas parrocchiale propone, anche quest’anno, una raccolta di generi alimentari non deperibili che verranno poi distribuiti in pacchi dono alle famiglie più bisognose. L’iniziativa “Accendi una Speranza” seguirà le modalità dello scorso anno: le borse verranno distribuite ai ragazzi della catechesi tra il 28 novembre e il 1° dicembre e potranno essere riportate domenica 10 dicembre durante la celebrazione eucaristica delle 10.30. Le famiglie invece useranno borse di plastica, o quant’altro. L’importante è donare: la carità è un impegno costante per il cristiano, è il modo di testimoniare concretamente la propria fede. Le famiglie potranno consegnare le borse in segreteria parrocchiale o alla Caritas a partire dal 4 dicembre in modo tale che i volontari abbiano il tempo di preparare i pacchi dono. La Caritas parrocchiale detiene una quantità sufficiente di pasta secca avuta in dono. Ci permettiamo quindi di invitarvi a eliminare questo alimento. Tutto il resto va bene. Se poi qualche bambino riuscirà a rinunciare a qualche giocattolo, potremo accontentare anche i più piccoli. La raccolta sarà attivata anche al Supermercato Cà d’oro dove sarà collocato un cestone con la scritta “Sacro Cuore”. Un gesto di solidarietà ci unirà ai più deboli e renderà più significativo il nostro Natale. La Caritas ringrazia sin d’ora quanti vorranno aderire a questa iniziativa.

Voce della Caritas

La cassettina “Avvento di Fraternità

Nei prossimi giorni verrà consegnata ai ragazzi del catechismo la cassettina per educarli alla condivisione e alla solidarietà e andare incontro al Signore che viene con opere concrete. Le cassettine si possono trovare anche alle porte della chiesa e in cripta per gli adulti che vorranno prenderle. Si riporteranno in chiesa domenica 17 dicembre alla Messa delle ore 10.30.

Ritiro di Avvento

Domenica prossima 3 dicembre dopo la messa delle ore 10.30 si terrà il ritiro di Avvento: una meditazione, un momento di riflessione personale.

La sera conclusione con il Vespro alle ore 18.30.

Gli impegni del Tempo di Avvento

Per valorizzare l’Avvento come tempo di vigilante attesa nella preghiera invitiamo tutti a partecipare qualche volta alla messa feriale e ai vespri della domenica alle ore 18.30. Ci auguriamo che in questo Tempo di Avvento molti partecipino a questa bella preghiera con la quale la Chiesa conclude il giorno del Signore, la domenica.

IL BOLLETTINO PARROCCHIALE IN.. 47 ANNI!

Con questa domenica (e la settimana che sta per arrivare) si conclude il Tempo Ordinario: domenica prossima 3 dicembre sarà la prima domenica di avvento!! Anche il bollettino parrocchiale conclude, in questa domenica, il 47° anno di attività! Grazie a tutti quelli che hanno collaborato finora: è bello vedere quante persone hanno a cuore questo strumento!

Da “IL PUNTO” – 10 dicembre 2017

Da “IL PUNTO” – 10 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie di Catene e Villabona

Il settimanale, come tantissimi altri periodici parrocchiali, parla delle iniziative benefiche a favore dei poveri in occasione dell’avvento e di Natale. Lodevoli di certo queste iniziative, però bisognerebbe passare “dall’episodico allo stabile”. Auspicherei che di questo argomento ci si occupasse in tutte le stagioni perché il disagio dei poveri da sempre anticipa e segue le feste di natale.

Segnalo un articolo su “come aiutare i profughi dell’Africa”. Non soltanto l’argomento è importante, ma mi parrebbe giusto che le parrocchie segnalassero sempre le iniziative prese da enti cittadini o comunque sopraparrocchiali, perché i cristiani più avveduti ne possano approfittare in quanto raramente le parrocchie medie riescono ad organizzare iniziative così specifiche.

don Armando

OFFERTE AI POVERI

Questa domenica consegna sporte

Questa domenica saranno consegnate le sporte destinate a raccogliere i generi alimentari e di prima necessità destinati ai poveri, sporte che riconsegneremo domenica 17 durante l’offertorio delle S. Messe. Occorre sottolineare che in questo senso la nostra comunità è sempre stata molto generosa: la speranza è che, pur in tempi di difficoltà generale, lo sia ancora. I beni raccolti saranno distribuiti personalmente alle persone e alle famiglie che versano in situazioni economicamente difficili.

PERCHE’ SI FA LA RACCOLTA DEI POVERI?

Perché ci sono molte famiglie e molte persone che in questo tempo sono in situazione di difficoltà economica e di vera povertà. E’ dovere di tutti cercare di aiutare chi sta vivendo una situazione disagiata.

COSA SERVE?

Riso, pasta, zucchero, olio, passata di pomodoro, tonno e carne in scatola, legumi in scatola, latte a lunga conservazione, caffè, biscotti, marmellata…Detersivi per la pulizia degli ambienti e detergenti per l’igiene personale.

Aiutiamoli a casa loro? Quando i migranti erano il nostro prossimo”

“Aiutiamoli a casa loro? Quando i migranti erano il nostro prossimo” è il titolo dell’incontro – tutto proteso tra la memoria storica di quanto avvenuto nei decenni appena trascorsi ed una delle domande o questioni che più frequentemente emergono, con tonalità anche molto differenti, nell’attualità della cronaca

odierna – promosso dalla Fondazione del Duomo di Mestre e dal Dipartimento di Studi linguistici e culturali comparati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; l’appuntamento è fissato per martedì 12 dicembre, alle ore 18.00, presso l’Istituto di Cultura Laurentianum in Piazza Ferretto a Mestre.

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 10 dicembre 2017

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 10 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro

Interessante la preoccupazione che don Andrea, parroco di queste comunità, manifesta nell’articolo di fondo, cioè che il Natale sia svuotato del vero contenuto cristiano per ridursi ad un contenitore che non ha nulla a che fare col messaggio evangelico. Da questa premessa nasce il suo invito alla confessione e alla carità.

don Armando

Che Natale sarà?

Seconda domenica di Avvento …
Come sarà il Natale ormai prossimo?
La domanda si pone come ogni anno. Mi è venuta in mente questa domanda pensando ad alcune parole del profeta Geremia: ” Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua.” (Ger 2, 13)… E un salmo afferma: scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia fieno. (Sai 105, 20). Il Natale rischia di essere un seguire gli idoli. E’ così da molti anni. Anche quando io ero bambino si parlava del pericolo del consumismo. Tuttavia allora la dimensione popolare della fede ancora teneva abbastanza. Oggi la situazione è molto più rischiosa. La crisi economica ci impedisce gli eccessi del passato, almeno in parte. Ma la secolarizzazione che avanza ci priva di profondità spirituale e ci lascia senza nulla. O meglio, ci lascia solo con le lucette … E quel che è peggio, senza che ce ne accorgiamo. Questo che vale per il Natale in particolare, vale in genere anche per la fede e la vita in generale. Me ne dispiace molto e, come prete e parroco, mi sento invitato a compiere il mio dovere cercando di aiutare le persone a credere, e ad offrire occasioni, opportunità di crescita e arricchimento spirituale.

Cercando di richiamare tutti in ogni momento possibile a prestare attenzione a questa situazione pericolosa. Tuttavia credo che sia compito di ognuno “difendere” e prendersi cura della propria vita, della propria spiritualità e della propria fede e che ognuno sia il primo responsabile di sé. E che sia compito dei genitori difendere la vita e la fede dei propri figli. Che Natale sarà questo? Dipende. Se avremo saputo nutrirci di cibo solido che fortifica e fa vivere in modo forte e pieno, bene. Se ci accontenteremo delle “patatine” beh allora … E mi dispiace che queste parole verranno lette da tutti quelli che in fondo non ne hanno bisogno.

Perciò invito tutti a farle presente ad amici, colleghi, compagni … secondo quello che ci pare opportuno. Nelle prossime settimane ci sarà la possibilità di celebrare la Confessione, potremo, spero, dedicare un po’ di più tempo alle preghiera, ai fratelli più poveri, agli affetti più cari (senza coprirci e coprire di cose).

Don Andrea

Da “INSIEME” – 10 dicembre 2017

Da “INSIEME” – 10 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie di San Martino e San Benedetto di Campalto

Di questo foglio segnalo la bella testimonianza di una persona che ha partecipato ad un pellegrinaggio in Terra Santa. Penso che ogni parrocchia, o almeno ogni unità pastorale, dovrebbe ogni decina d’anni, partecipare ad un pellegrinaggio nella Terra di Gesù. Questa partecipazione di almeno alcuni parrocchiani diventerebbe una testimonianza positiva per tutta la comunità.

don Armando

PELLEGRINANDO Ogni pellegrinaggio è una vita in miniatura: un percorso che ci mette in contatto con chi è vissuto prima di noi, con chi vive la nostra stessa esistenza e con chi percorrerà la nostra ombra. Con altri 31 pellegrini sono arrivato in Terra Santa, quasi un dovere per un cristiano visitare quei luoghi, dove si svela il “quinto Evangelo”: qui si tocca con le mani, si vede con gli occhi e si ama con il cuore, i luoghi dove Lui si è fatto carne per tutti gli uomini.

La prima tappa è stata NAZARETH, la grotta dell’Annunciazione: non è stata emozione, ma un groviglio di emozioni, un nodo che si è sciolto lentamente, dolcemente nel silenzio della grande basilica dove lo Spirito era veramente presente.

Come era presente Maria, la giovinetta che ha udito quel “rallegrati Maria” pronunciato dall’Angelo e il suo “sì” incondizionato che ha cambiato la storia degli uomini. La presenza di Maria mi ha accompagnato anche nei giorni seguenti, nella chiesa che ricorda il suo incontro con Elisabetta, incontro che le ha dato la consapevolezza della grandezza di Dio e di quello che stava concretizzandosi dentro di lei. Come era presente Maria nella grotta di Betlemme, con accanto Giuseppe, giovane semplice uomo che ha posto tutta la sua fiducia sulla parola di Dio, facendosi umile strumento nelle Sue mani. Era come se Maria si fosse fatta incontro per guidarmi alla scoperta di quei luoghi. Così è stato sulla riva del lago di Tiberiade: anche qui altri “sì”, altro abbandonarsi alla Sua chiamata, totale e completa fiducia, senza timori, senza incertezze, accettando l’inizio di una nuova vita senza rimpianti per quella che si lasciava. Gesù ha chiamato uomini semplici, senza grandi numeri, ha chiesto fiducia in Lui.

Sempre accompagnato dallo spirito di Maria sono arrivato alla basilica del Santo Sepolcro, nella città vecchia di Gerusalemme luogo che ricorda Gesù violato, umiliato, emarginato, che per salvarci è voluto scendere nel punto più basso e lì ci attende tutti.

Ho messo le mie mani sulla pietra del sepolcro, una tomba vuota, ma colma del Suo spirito, tomba vuota che però fa pensare al mistero della resurrezione. Ma io quanto ci credo, cosa rappresenta per me? Pensavo a questo nei trenta secondi passati inginocchiato con le mani che toccavano quella pietra, mentre dentro di me sentivo che anch’io sono risorto con Cristo e quindi la mia vita qui è una vita da risorto.

Uscendo da quella chiesa ho avuto la conferma che Dio mi ha messo in un angolo della terra per essere suo testimone e mi invita a lasciare tra i sassi fuori delle mura di Gerusalemme il mio cuore di pietra per tornare con un cuore di carne. Il presente si preparava ad essere un ricordo, ma io avevo ricevuto un seme di speranza destinato a rendere fertile il futuro.

Tornavo a confondermi nel mondo, ma con quel seme destinato a germogliare, come faranno anche gli altri 31 pellegrini, uno lontano dall’altro. Ricorderò i loro sguardi, il suono delle loro voci, resteranno in me come la promessa di una società migliore, attenta all’essenziale, mite e tollerante.

C.

ADOZIONI A DISTANZA … COSÌ LONTANI. COSÌ VICINI

Ormai sono trascorsi 12 anni da quando come comunità parrocchiale abbiamo iniziato la meravigliosa avventura dell’adozione a distanza di otto bambini. Come potete immaginare sono cresciuti, ed alcuni di loro, ormai grandi, sono usciti dal progetto e grazie all’istruzione ricevuta, con il nostro sostegno, hanno trovato un lavoro e possono così aiutare le loro famiglie. Chi ha lasciato il progetto ha lasciato il posto a nuovi arrivi. La storia continua … e anche il nostro aiuto e sostegno.

Vi aspettiamo numerosi domenica prossima 17 dopo tutte le celebrazioni eucaristiche compresa la messa di sabato 16 dicembre.

Un grande grazie a tutti.