Il bene va fatto sempre ma la politica non lo capisce sempre…

Qualche settimana fa m’ero illuso che, dopo una assurda pausa di due anni, il Comune avesse fatto un passo avanti tirando fuori il “Samaritano” da un binario morto e avesse finalmente messo in marcia il grande progetto della realizzazione del centro per la cura, mediante i protoni di certi tipi di tumore, della sede per una struttura sociosanitaria per il recupero degli anziani con gravi patologie, della sede per le associazioni che si occupano del settore della sanità, e di una residenza per i familiari dei degenti dell’Angelo che vengono a Mestre da lontano e dei pazienti dimessi che hanno bisogno di visite di controllo o di terapie varie.

La dottoressa Fincato assessore dei lavori pubblici m’aveva dato la parola d’onore che, terminate le elezioni, avrebbe provveduto ad un accordo con la Ulss perché essa procedesse mediante quel marchingegno di finanziamento di progetto, per cui chi sborsa i soldi li recupera a iosa mediante certi servizi che saranno loro concessi.

Tutto pareva finalmente deciso, tanto che “Il Gazzettino” ne aveva dato notizia con un certo rilievo.

Qualcosa deve essere saltato perché ora pare che il Comune voglia realizzare il tutto direttamente o mediante aziende ad esso care sempre per l’eterna preoccupazione della sinistra che la destra non faccia troppa bella figura realizzando quest’opera oltre “Il passante” e il nuovo ospedale!

Almeno questo mi pare d’aver capito, dopo aver letto un’intera pagina del quotidiano tutta dedicata all’argomento in questione.

Da parte della Ulss si obietta che finche il comune continua a concedere permessi a costruire strutture alberghiere tutto l’intorno, non sa se riuscirà a trovare chi sia l’allocco disposto a sborsare 100 milioni di euro, col pericolo che non riesca a recuperarli? Siamo sempre alle stesse: Ci sono troppi politici faziosi, troppo interessati all’affermazione del proprio partito o peggio ancora ad essere ricettivi, incapaci di fare e non disposti a permettere a chi ha dimostrato di saperlo fare, che lo faccia.

Non capendo o non volendo capire che il bene va sempre fatto anche se fosse il diavolo stesso ad offrirsi di farlo; in questo caso vorrebbe dire che il diavolo si sarebbe convertito! E questo è proprio il massimo che si possa sperare!

Che amarezza il grande egoismo di tanti verso chi li aiuta!

Il mese di settembre è diventato un tempo drammatico per molti estracomunitari presenti in Italia, moltissimi sentono da un lato incombente la spada di Damocle del reato di clandestinità e dall’altro la prospettiva di dover tornare nel paese di provenienza nel quale, essendo fortunati di trovare un lavoro, avrebbero uno stipendio di cento – centocinquanta euro al mese.

I tempi per approfittare di un’ultima via di salvezza sono veramente brevi, e questa volta poi i salvatori non sono più i benestanti, ma la povera gente, a sua volta bisognosa di aiuto.

Io pensavo che i poveri fossero solidali tra loro, che un tipo di povertà comprendesse l’altro tipo di povertà, che ci fosse uno scambio in natura.

Tu mi offri la tua disponibilità, tenendo conto anche delle mie poche risorse economiche, ed io ti ricambio con quello che le leggi patrie mi permettono di offrirti, permettendoti così di arrabattarti pur continuando in lavori umili e precari per evitare la miseria e la fame.

Paura, prevenzione, egoismo, disinteresse stanno caratterizzando un momento amaramente triste e deludente del comportamento verso i nuovi poveri! Sto costatando come troppi vorrebbero beneficare a buon mercato della disponibilità di tante donne straniere, alle quali è richiesta una vita al limite della sopportazione, senza voler contraccambiare, non dico con violazioni della legge o con rischi di reato, ma solamente approfittando della possibilità che la stessa legge offre per rendere legale la presenza di chi li aiuta! Sto scoprendo che la catechesi sulla carità è estremamente manchevole, inefficace, puramente formale. Mentre si può essere certi, che non esisterà mai una carità che non abbia prezzo, anzi più essa è vera e autentica più costa.

Una volta ancora mi si ripresenta il problema che troppi cristiani si illudono d’essere tali solamente assolvendo a qualche pratica di culto, non avendo ancora capito che saremo invece giudicati sull’amore al prossimo!

Ricordo di mons. Alessandro Maria Gottardi, mio vecchio insegnante

In queste ultime settimane le orazioni contenute nella liturgia della Messa mi hanno riportato a più viva memoria, un mio insegnante di teologia: mons. Alessandro Maria Gottardi.

Mons. Gottardi giocò un ruolo molto importante mezzo secolo fa nella chiesa veneziana; nato da una notissima e agiata famiglia di farmacisti, si laureò a Roma nella facoltà di teologia, fu per lungo tempo vicario generale e contemporaneamente si occupò dei laureati cattolici, pur mantenendo la sua cattedra di teologia in seminario.

Infine la santa Sede lo nominò “vescovo di Trento”, ove visse fino a tardissima età.

Io in verità fui più amico del fratello Piero di questo insegnante, che per molti anni fu amministratore della San Vincenzo cittadina, proprio nel periodo in cui io fui assistente eclesiastico.

Mentre il fratello Piero era un veneziano puro sangue, cordialone ed espansivo, il Monsignore era un docente rigoroso, pignolo, cerebrale, motivo per cui la materia, ch’egli insegnava, non mi fu mai molto simpatica, perché a mio modo di pensare l’insegnamento era piuttosto formale, artificioso e soprattutto perché egli adoperava delle dispense, che a mio parere davano poco spazio all’anima mia che aspirava ad una religiosità di largo respiro.
Comunque ogni incontro deposita qualcosa di valido in chi lo riceve.

In questi giorni ho provato riconoscenza per mons. Gottardi, se non altro per averci segnalato la bellezza di certe “collette” della liturgia eucaristica, motivo per cui per due settimane ho pregato con più entusiasmo ed intensità.

Ne riporto due brevi passaggi di queste preghiere nella speranza che a qualcuno porti il beneficio che ha donato a me le sottolineature di un vecchio docente, che purtroppo non mi fu molto simpatico.

La preghiera iniziale della messa della ventesima settimana recita cosi:

O Dio infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi che superano/ogni desiderio.

Bella davvero questa invocazione!
L’orazione della 21° settimana è ancora più bella:

O Dio, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi, e di desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo, là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.

Queste preghiere mi hanno indotto ad una pace postuma con mons. Alessandro Maria Gottardi!

Vacanze in città lontano dalla moda e dalle code

Immagino che non ci sia a Mestre qualcuno così ingenuo da pensare che verso sera, o prima di andare a letto, ripensando ai fatti o agli incontri della giornata, riporti sulla carta sensazioni o riflessioni provate in rapporto a quello che ho visto o sentito durante il giorno.

Le cose non stanno così. Quando qualcosa della realtà in cui vivo, provoca in me delle reazioni o dei sentimenti, faccio un appunto poi, quando ho un po’ di tempo, butto giù qualche riga per mettere a fuoco quello che ho provato, oppure ho concluso sperando che tutto questo possa aiutare qualche amico lettore de “L’incontro”. Quindi il legame o il rapporto tra il giorno segnato sul diario e l’avvenimento sono del tutto fittizi. Spessissimo ciò di cui descrivo sotto il nome di un giorno è datato in realtà in tempi più lontani, talvolta perfino di mesi.

Qualche volta mi è capitato di fare riflessioni sulla pioggia come fosse caduta il giorno prima, mentre nel giorno segnato sul calendario, il sole spaccava le pietre.

Oggi sto godendo particolarmente della mia città in solitudine, per cui sto provando le dolci e soavi sensazioni di San Benedetto da Norcia “O beata solitudine, o sola beatitudine”

La città è semideserta in questi giorni vicini a ferragosto, il ritmo sia di veicoli che di persone è di molto rallentato per cui mi godo appieno questa “fase agostana” e sento tanta commiserazione e compatimento per le pene di chi è imbrigliato in venti, trenta chilometri di coda, mentre io posso muovermi agilmente, trovo da parcheggiare ogni dove.

Cosa cerca la gente?
Immagino la pace, il silenzio, il riposo tranquillo, ma allora perché li va a cercare lontano, in luoghi scomodi e costosi, quando tutti sanno che la sagra durante agosto si sposta puntualmente a causa delle ferree leggi economiche ove negli altri mesi c’è silenzio e pace.

E’ arcinota a tutti questa alternanza di situazioni, eppure non passa anno che la gente non segua il magico pifferaio della moda che puntualmente li delude a caro prezzo.

Mi viene da pensare che la libertà più elementare la si conquista prima di tutto pensando con la propria testa, non intruppandosi con la maggioranza! Anche quest’anno quindi mi sto godendo beatamente le vacanze in città.

La comunicazione cristiana nella nostra diocesi

Ieri ho precisato il mio pensiero sull’importanza di avere strumenti adeguati per offrire il messaggio cristiano, per difendere le posizioni della chiesa, per contrappormi a certe soperchierie dei “furbi”, che non mancano mai, per promuovere la solidarietà e soprattutto per partecipare al discorso circa la costruzione di un mondo nuovo e più onesto.

Sono assolutamente del parere che nonostante qualche splendida eccezione, a livello di comunità parrocchiale, si fa troppo poco in proposito.

Più volte ho avuto modo di apprezzare pubblicamente l’azione di Monsignor Bonini in proposito mediante “Piazza Maggiore”, c’è anche qualche altra parrocchia in cui esce un periodico modesto, ma dignitoso, oltre c’è il deserto.

A livello diocesano le cose vanno bene, molto meglio, col settimanale “Gente Veneta”; mi spiace invece la pratica scomparsa di quello che è stata la mia utopia: “Radiocarpini”.

Per quanto riguarda il settimanale della diocesi “Gente Veneta” sta costantemente aumentando in autorevolezza e partecipazione attiva alla messa a punto del pensiero collettivo apportando un serio contributo sia a livello informativo che a livello di formazione di una cultura civica che tenga conto dei valori che i cristiani possono e debbono offrire.

So che la diocesi è pure attrezzata con i recenti mass-media; purtroppo la mia mancanza di conoscenza in proposito, dovuta all’età, non mi permette di esprimere un giudizio sulla validità e l’incisività di questi nuovi strumenti tesi a formare l’opinione pubblica.

Un altro aspetto del problema è certamente quello di un impegno pastorale teso a formare i giornalisti ed operatori del settore con una pastorale specifica e quello d’avere rapporti cordiali e collaborativi con le testate giornalistiche, radiofoniche e televisive presenti nel nostro territorio. Non sono al corrente se ci sono sacerdoti qualificati e deputati a questo compito che io reputo essere di capitale importanza, ma so che quando ci sono questi rapporti è possibile sfruttare graficamente i loro strumenti.

Pare che troppi preti siano ancora fermi alla predica domenicale come strumento di evangelizzazione, non essendosi ancora accorti che il sermone raggiunge una percentuale pressoché insignificante di cittadini e che spesso non sfiora neppure quelli che svolgono un ruolo significativo nella vita cittadina.

Di certo la chiesa non può più rannicchiarsi nelle anse del fiume, ma deve affrontare le problematiche della città ove essa scorre, nè tutto questo può essere deputato solamente agli addetti ai lavori.

I soldi spesi per l’informazione sono sempre ben spesi

Io ho sempre avuto profonda riconoscenza per i miei maestri, per l’educazione, per la cultura e per la saggezza che hanno tentato di passarmi. Debbo soprattutto a loro che mi hanno aiutato ad impostare certe scelte sia sul piano esistenziale che su quello pastorale.

Ricordo, per esempio, un concetto che Monsignor Vecchi era solito ribadirmi con la parola ma anche avvallandolo poi nella pratica della vita. “Vedi, don Armando, i soldi spesi per l’informazione sono sempre ben spesi e infine rientrano sempre!”

A San Lorenzo stampavamo “la Borromea”, il foglio settimanale, in un gran numero di copie, ma soprattutto curavamo un mensile, con la stessa testata, che ci costava fatica e denaro. Qualcuno ci chiedeva se ci facessimo pagare tali periodici e si sorprendeva quando veniva a conoscere i costi elevati.

Ho compreso, grazie all’insegnamento di Monsignore, che se si vuole informare, creare opinione pubblica, è assolutamente necessario pagare questo scotto.

Quando ero in parrocchia a Carpenedo, mi costavano una barca di denaro: “Radiocarpini”, “Lettera Aperta”, “Carpinetum”, “L’anziano” eppure, nonostante che tutto fosse diffuso gratuitamente, la parrocchia aveva un bilancio positivo come poche altre in diocesi.

Andato in pensione, per prima cosa ho pensato che dovevo crearmi uno strumento per dialogare con la città.

Da questo convincimento è nato “L’incontro”. Il costo di questo periodico sia di tempo che di lavoro è altissimo, ma pure i risultati sono veramente grandi.

Ora posso parlare direttamente o indirettamente con la città, questo mi da modo di trattare alla pari con chiunque. So di avere in mano uno strumento di notevole efficacia; scelgo di usarlo con prudenza e per il bene della comunità, però credo che non sia male che anche i miei interlocutori, che come me hanno scelto di servire la collettività, sappiano che voglio essere inerme solamente per scelta, non perché non abbia risorse per contrappormi ad ingiustizie o soprusi!

Il Don Vecchi che sorprende

C’è una sorpresa per chi entra al don Vecchi per la prima volta che sorprende anche me quanto mai!

La gran parte dei nostri concittadini han sentito parlare del don Vecchi, da un lato perché stampa e televisione ne parlano di frequente per un motivo o per un altro, d’altra parte noi che vi abitiamo siamo più di trecento e ognuno di noi abbiamo parenti, amici e conoscenti, motivo per cui la fama è assai diffusa, però non bene e fedelmente diffusa. Tutti più o meno, purtroppo, la ritengono una casa di riposo, magari particolare, ma sempre una casa di riposo!

I pochi concittadini che varcano la soglia del Centro si sorprendono per la signorilità, i quadri, i mobili, l’ordine, la pulizia ecc.

E’ triste dirlo, ma il clichè delle case di riposo è abbastanza squallido, mentre noi abbiamo scelto per convinzione profonda che “i poveri sono i nostri padroni”, come diceva San Vincenzo De Paoli, perciò anche la loro dimora deve essere nobile e signorile, tutto questo è possibile!

Abbiamo appena presentato in Comune la richiesta di concessione edilizia per Campalto, ma già da tempo stiamo raccogliendo quadri e mobili perché anche a Campalto ci sia, per i futuri residenti dei quali non conosciamo ancora i nomi ed i volti, un ambiente accogliente signorile del quale non solamente non abbiano da vergognarsi, ma invece andarne orgogliosi. Mi pare sia un apostolo o comunque è certamente un personaggio autorevole che afferma che il bene va fatto bene!

Finchè avrò forza e respiro non sono disposto a tollerare, sciatteria, disordine, cattivo gusto né nell’ambiente né in chi vi abita, anche se ha cent’anni e mille acciacchi!

Uomini al guinzaglio

Thomas Merton, il famoso monaco americano, trova spunto per la sua ricerca interiore, da fatti minuti della vita quotidiana.

A pensarci bene questo mistico ha perfettamente ragione, perché quella che apparentemente sembra la monotonia del quotidiano, è invece piena zeppa di fatti, situazioni ed eventi minuti, che con un pizzico di fantasia e di attenzione ti possono far volare alto ed aiutarti a scoprire il volto migliore e più profondo della vita. Specie durante la bella stagione, facendo di buon mattino il solito percorso dal don Vecchi al cimitero, ho modo di incontrare ogni giorno almeno tre o quattro signori che conducono il loro cane al guinzaglio per fare la passeggiata mattutina, permettendo al loro cane di annusare l’erba con la rugiada, d’accertarsi delle novità ed anche fare i loro bisognini nei luoghi e nella forma in cui essi preferiscono.

E’ veramente, quello dei cani a passeggio, uno spettacolo interessantissimo. Osservando, pur rapidamente con la mia nuova Punto, trovo lo spettacolo quanto mai vario, perché i cani, grandi o piccoli, hanno degli interessi che mi risultano sconosciuti.

I padroni pazienti ed obbedienti, per amore o per forza, sono costretti ad assecondarli anche se sono poco più grandi di un topo, tanto che in questi ultimi giorni mi sono chiesto, durante il mio filosofeggiare sulla passeggiata mattutina dei cani, se piuttosto di essere il padrone a tenere al guinzaglio il cane, non sia quest’ultimo a condurre al guinzaglio il suo padrone?

Poi ho compreso che l’uomo d’oggi, che come non mai s’illude di essere libero, non sia al guinzaglio di mille bestie: dall’opinione pubblica, al giornale che legge, dalla sua automobile, alle scelte politiche irrazionali e da mille altri idoli del nostro tempo che gli hanno messo il collare al collo e gli impongono ogni capriccio! Povero uomo!

Quante storie sarebbe importante conoscere!

Al don Vecchi vive più di un bel pezzo da novanta ed oltre. Non tutti sono ugualmente efficienti, ma qualcuno brilla veramente per lucidità e saggezza.

In quest’ultimo tempo ho avuto modo di approfondire maggiormente la conoscenza e la stima verso un mio coinquilino, con cui non avevo avuto finora un rapporto approfondito. E’ stata veramente una bella sorpresa apprendere ciò che ci stava sotto il comportamento corretto e riservato di questo vecchio signore d’altri tempi.

Il suo ricovero in ospedale, prima per un incidente d’auto e la visita in casa sua, dopo i postumi dell’incidente, mi dettero modo di conoscere in maniera più approfondita non solamente la calda umanità, la lucidissima intelligenza, che lo sorregge ottimamente, ma anche le vicissitudini che hanno caratterizzato il suo lungo passato.

Il signor Manzella, che all’apparenza sembra un tranquillo e nobile signore del Centro sud, ha un passato vivace ed intenso, infatti ha partecipato, da protagonista, alla guerra sui mari dell’ultimo conflitto mondiale.

Ufficiale di complemento ha conosciuto direttamente le vicende epiche delle squadriglie di sommergibilisti che hanno operato nell’Adriatico, nell’Oceano Atlantico e perfino nel lontanissimo Oceano Pacifico.

E’ stato per me interessante ascoltare il racconto appassionato di questo vecchio lupo di mare che narrava con sapienza e distacco vicende così tragiche e disumane.

In questi ultimi tempi, tante volte mi è venuto da pensare: “Noi vediamo spesso volti stanchi e logori, ma dietro quei volti quante vicende, quanti drammi e quante storie che rimangono coperte da un velo di riservatezza, se si permettesse che venissero a galla scopriremmo la calda umanità di uomini e donne che hanno rischiato, sofferto e lottato e che meritano tutta l’attenzione, la stima e la riconoscenza dell’intera comunità.

Una città di cui essere orgogliosi

Io non brillo per obiettività, spesso mi accorgo di essere partigiano e di avere atteggiamenti, che pur non essendo dettati da motivi egoistici, non sempre hanno delle motivazioni razionali ben solide.

Vengo al motivo di questa confessione pubblica.

Mio cognato Amedeo, al chiudersi di una giornata passata serenamente, come tante altre con gli amici del don Vecchi, fu colpito improvvisamente da ictus che gli tolse immediatamente coscienza e che praticamente lo ridusse ad una vita puramente vegetativa.

Telefonammo al 118 e dopo una decina di minuti fu soccorso e portato all’Angelo. Andai il giorno dopo e lo trovai morente in una stanzetta linda, ordinata. Il primario l’aveva già visto e i medici stavano tentando le cure del caso, ma ben presto si capì che non c’era più nulla da fare.

Mia sorella e i miei nipoti lo assistettero giorno e notte per una quindicina di giorni più per un bisogno del cuore che per necessità od opportunità alcuna. L’Angelo è una struttura affascinante da un punto di vista architettonico, specie ora che le palme del giardino pensile si sono sviluppate in tutto il loro splendore, ma il servizio, la pulizia, la preparazione professionale dei sanitari, la premura e la gentilezza degli infermieri non è certamente da meno.

I miei quattro nipoti che lavorano nel mondo dell’aria, quali piloti, comandanti o tecnici di volo, sono stati ammirati e sorpresi di tanta efficienza e di tanta premura ed umanità, tanto da sentire il bisogno di ringraziare a voce e per iscritto dell’assistenza al loro padre durante i quindici giorni di degenza che lo separavano dalla morte. Fossero tutti gli uffici pubblici efficienti quanto il nostro ospedale!

A Mestre strade, piazze stanno decisamente migliorando: la città è certamente più ordinata e più bella. Speriamo che una volta conclusi i cantieri del tram possiamo finalmente provare anche noi un pizzico di orgoglio d’abitare in una città, che da periferia e dormitorio, sta diventando pian piano la sorella meno nobile, ma più efficiente di Venezia!

“hic sunt leones”!

Un pizzico di ottimismo non fa mai male!

Ho cercato nel campo della proposta religiosa nella nostra città se conosco qualcosa, delle iniziative pastorali che possano supportare questa mia volontà di porre lo sguardo su qualcosa di valido e di promettente a livello di ……. e proposta pastorale.

Fortunatamente ho trovato! Un mio distributore de “L’incontro” mi porta a casa ogni settimana il foglio della parrocchia di S. Giuseppe di viale S. Marco. Nel settimanale leggo sempre con ammirazione e profitto la rubrica curata da don Cristiano Bobbo: “I giorni del prete”, una specie di diario feriale mediante cui questo sacerdote legge e traduce sulla carta fatti, incontri, considerazioni con cui …… tra l’ascetico e il mistico.

Una lettura veramente piacevole, ma soprattutto edificante che credo faccia molto bene ai parrocchiani e a tutti coloro, come me, che hanno l’opportunità di avere il periodico.

Leggo pure molto volentieri l’ultima facciata in cui lo stesso parroco dà notizia degli eventi parrocchiali con puntualità, dando l’impressione di una comunità vivace ed impegnata.

C’è un altro “bollettino parrocchiale” settimanale che però leggo mensilmente perché il mio vecchio cappellano mi invia in una sola volta i numeri che escono settimanalmente. Don Gino Cicutto cura un foglio fatto “a sua immagine e somiglianza”, elegante, ordinato, rispettoso, frutto di un animo sensibile. La rubrica che mi interessa è “Gli appunti di don Gino”, tre o quattro medaglioni che assomigliano ad eleganti acquerelli con cui egli descrive alcuni aspetti positivi della vita della comunità. Anche don Gino dedica una facciata alla cronaca parrocchiale. Infine segno con estremo interesse “Piazza Maggiore” di don Fausto Bonini, una rivista-giornale di grande formato, scritta da giornalisti e personaggi di valore sulle problematiche della chiesa mestrina e della città.

Pur avendo un taglio di ordine social-pastorale, s’inserisce efficacemente sulle problematiche della città e della chiesa in maniera documentata ed autorevole.

Oltre questi tre, quattro periodici, forse ce ne sono un altro paio che seppur modesti sono dignitosi, ma che non conosco bene.

Oltre però a questi pochi dovrei dire “hic sunt leones” dopo di qui c’è il deserto!

La chiesa mestrina potrebbe far di più…

Sono in crisi perché non so più come far fronte alle grosse spese che debbo sostenere per pagare i costi del “L’incontro”.

Non ho trovato un inserzionista che in cambio della concessione di uno spazio esclusivo di pubblicità mi offra almeno quei 20.000 € che mi sono assolutamente indispensabili per tirare avanti.

I conti son presto fatti: due bancali di carte mi durano un mese e costano più di 1000 €, per l’inchiostro mi servono 480 € al mese, altri 300 € per le matrici = quasi 2000 € al mese moltiplicati per 12 mesi.

D’altronde sono così convinto della necessità che un certo modo di sentire la fede e la religione debba avere uno spazio di proposta che il chiudere questo strumento di dialogo e di pungolo nei riguardi dei cristiani mestrini, è l’ultima cosa che farò.

Posso tagliare su tutto: vacanze, vestiti, comodità, viaggi, dischi ecc. ma non su ciò che mi permette di donare il mio contributo a quella frangia di chiesa che la pensa come me, ai miei fratelli di fede e alla mia città!

In questi giorni, una volta ancora, ho fatto delle amare constatazioni sullo stato della carità religiosa a Mestre.

Per quanto riguarda la carità civile, non ho che da essere orgoglioso; Bettin prima e Cacciari poi hanno fatto di Venezia un comune d’avanguardia sulle politiche sociali.

Ma per quanto riguarda la chiesa mestrina, non posso pensare altrettanto, anche se vi sono delle realtà alcune vive altre che vivacchiano.

Ne cito alcune, non do un giudizio sull’efficienza e sulla validità, lasciando ad ogni singolo cristiano a dare un punteggio.

Ecco gli enti di carità a Mestre: Caritas, S. Vincenzo, Mensa di Ca’ Letizia, Mensa dei Cappuccini, Mensa di Altobello, Banca del tempo libero, Centro Nazaret, Santa Maria del Rosario, Centri don Vecchi, Magazzini dei vestiti, dei mobili, dei supporti per infermi, Banco alimentare, Bottega solidale, Casa di accoglienza S. Chiara, Fojer S. Benedetto, Foresteria di Carpenedo, Casa Nazaret di Chirignago, Seniorestaurant, S. Vincenzo parrocchiali, Don Orione di Chirignago. Forse ho dimenticato qualcosa, ma non credo che ci sia molto altro!

Mi limito ad affermare che la chiesa mestrina potrebbe far di più e di meglio, perché siamo ancora ben lontani dalla meta fissata dal nostro Fondatore “Ama il prossimo tuo come te stesso!”

Cosa posso dire per convincere dell’importanza del volontariato?

Ho sempre pensato che talvolta non è il valore reale che costruisce una personalità che s’impone sull’opinione pubblica, ma spesso i mass-media, che hanno sempre un irrefrenabile bisogno di notizie, di novità e di iniziative e perciò finiscono per costruire in modo del tutto fittizio queste personalità pubbliche.

Temo che, seppur mi trovi provinciale o meglio ancora casalingo e per certi versi di un rango modesto, sia capitato anche a me questo ruolo particolare.

La disponibilità ad aiutare la gente della carta stampata o del piccolo schermo, la coscienza di dover dare il mio contributo, seppur umile e modesto alla maturazione dell’opinione pubblica e soprattutto il bisogno che i mass-media rilancino certi miei progetti che facilmente si riducono allo stallo, han fatto sì che tanti concittadini mi conoscano di più di altri preti, seppur più validi e meritevoli di me. Ora poi mi capita di avvertire tutta la difficoltà di rimanere su questo angusto e pericoloso capitello! Qualche settimana fa una cara e buona signora, che non conosco per nulla, e che si occupa di volontariato ospedaliero, mi ha chiesto, come io potessi essere la personalità di grande richiamo, di partecipare ad una tavola rotonda che sta organizzando nel suo paese.

Ho tentato con tutte le mie forze di dirle il mio disagio, la mia difficoltà di intervenire a quei livelli e su quegli argomenti, non c’è stato nulla da fare!

Sognava di abbinarmi a Cacciari, poi per fortuna dovette ripiegare su Bettin, persona buona che mi è più vicina.

L’argomento: “Il volontariato; dovere civico e religioso di impegnarsi a favore del prossimo”.

Ormai è parecchio che mi lambicco il cervello sul cosa dire. Un’idea in verità ce l’ho, ma è un’idea per un telegramma non per un intervento.

L’opinione pubblica dei cristiani oggi praticamente pensa che l’impegno per il prossimo sia un optional della religione, ma non una componente essenziale della vita cristiana, che ne è parte integrante e necessaria.

“Ama il prossimo tuo come te stesso” per molti fa parte di un repertorio ideale scontato, ma non è per nulla un impegno che vale sempre, per tutti. Qualsiasi ruolo uno svolga nella società in cui vive!

Che il Signore me la mandi buona, in maniera che possa mettere in crisi almeno qualcuno!

Io preferisco una spiritualità pacata, sostanziosa e tranquilla…

Tantissimi amici, sia laici che preti, sono andati in pellegrinaggio a Medugorje in Croazia, mi hanno parlato con grande entusiasmo dell’impatto di emotività spirituale provato in quel luogo in cui la Madonna si dice sia apparsa, ed appaia ancora, ad un gran numero di persone.

Talvolta mi è pure capitato di leggere degli editoriali interessanti in un periodico, stampato in una infinità di copie anche in Italia, di un giornalista di prestigio che ha totalmente sposato quella causa.

Io ho un sacro rispetto per la pietà popolare, facendo mio quel detto: “Vox populi, vox Dei” la voce del popolo è la voce Dio però debbo confessare che quelle apparizioni avvenute in quel brullo e sperduto paese dell’ex Jugoslavia, non mi abbiano convinto più di tanto.

Debbo pure confessare che da un lato pur avendo un sacro rispetto per l’entusiasmo e per l’impatto emotivo molto forte in chi va a Medugoeje, ho sempre avuto una posizione di reticenza e di riserva nei riguardi di questo evento.

Questa cautela e questa riserva l’ho avuta per le apparizioni di Schio, per la Madonna delle lacrime di Siracusa, l’ho avuta perfino per Lourdes per molti anni.

Ho sempre avuto paura che tutto finisca in una bolla di sapone, o che si riduca in un pietismo esasperato o ad un fanatismo magari inconscio che si trasmette sotto l’esaltazione mistica di qualche esaltato.

Una volta mi è capitato di andare alle “tre fontane” di Roma e sentire una donna di Trastevere gridare esaltata perche sentiva un profumo, a suo dire molto forte, mentre io sentivo solamente l’odore rancido di tanti fiori che stavano marcendo.

Io non ho potere di dar giudizi su Medugorje però i preti che conosco che disubbidendo ai vescovi organizzano pellegrinaggi in quel luogo mi sono sempre sembrati zoppi di quella gamba, le grosse riserve dei vescovi, i personaggi a cui la Madonna sarebbe apparsa e apparirebbe tutt’ora, la banalità dei messaggi “celesti”, i frati fautori dell’evento che mi sembrano piuttosto esaltati, ora poi la riduzione allo stato laicale di uno tra i preti protagonisti, aggiungono riserva a riserve; concludendo, preferisco la spiritualità pacata, sostanziosa e tranquilla del Vangelo, che ho l’opportunità di contattare in ogni momento senza fare tanta strada per sentire verità sensate e sostanziose.

Politica: Cristiani senza punti di riferimento

Più volte ho espresso la preoccupazione che gli ex comunisti, che notoriamente sono più organizzati di quelli provenienti dalla Margherita, che sono stati formati ai principi della democrazia proletaria, finiscano per non dare rappresentanza politica ai cattolici di sinistra.

Da quel po’ che riesco a cogliere, questo problema è già ben presente a livello del nostro Comune.

Pur essendo ora assai difficile cogliere segni esterni di appartenenza politica, come quando un tempo lo scudo crociato e la falce e il martello identificavano, con estrema facilità, gli appartenenti all’uno o all’altro schieramento, ora lo scoprire la matrice laica o cattolica diventa ulteriormente complicato, perché sono scomparsi i supporti ideologici, i politici si qualificano di volta in volta dalle loro prese di posizione nei riguardi di singoli problemi emergenti, quali: la pillola del giorno dopo, il ruolo degli insegnanti di religione nella scuola di Stato, la liceità o meno di far morire di sete e di fame le persone in stato vegetativo ecc.!

Insomma ci troviamo in un bell’imbroglio che pone le stesse difficoltà di una sciarada che soltanto i più intelligenti o i più informati riescono a risolvere.

Se qualcuno mi chiedesse se la Rosy Bindi sia una parlamentare cattolica che propone i valori cristiani o se Franceschini sia di Lotta continua o un ex democristiano fautore della pace e della convivenza fra le culture e le religioni diverse, mi troverei seriamente in estrema difficoltà.

Questo per quanto riguarda il PD, ma le difficoltà non sono minori per il PdL che ha imbarcato, non si sa perchè, quella banda di radicali che vociano, protestano e tentano di imporre, come se fossero gli unici detentori della verità e della democrazia, le loro idee spesso balorde e strampalate. Per non parlare di Di Pietro o della Lega, specie il primo non mi pare sia molto tenero con le istanze della chiesa, i secondi poi, che pare abbiano un fiuto particolare per intercettare gli orientamenti della gente, perciò sono più preoccupati di raccogliere voti piuttosto che perseguire i valori della persona, della giustizia e della pace.

Pare che oggi ai cristiani sia offerta solamente la possibilità di morire per impiccagione piuttosto che per fucilazione!

L’orizzonte è piuttosto buio e poco allettante per chi sogna che la proposta di Cristo sia presente ed animi la società del nostro tempo.