Io non brillo per obiettività, spesso mi accorgo di essere partigiano e di avere atteggiamenti, che pur non essendo dettati da motivi egoistici, non sempre hanno delle motivazioni razionali ben solide.
Vengo al motivo di questa confessione pubblica.
Mio cognato Amedeo, al chiudersi di una giornata passata serenamente, come tante altre con gli amici del don Vecchi, fu colpito improvvisamente da ictus che gli tolse immediatamente coscienza e che praticamente lo ridusse ad una vita puramente vegetativa.
Telefonammo al 118 e dopo una decina di minuti fu soccorso e portato all’Angelo. Andai il giorno dopo e lo trovai morente in una stanzetta linda, ordinata. Il primario l’aveva già visto e i medici stavano tentando le cure del caso, ma ben presto si capì che non c’era più nulla da fare.
Mia sorella e i miei nipoti lo assistettero giorno e notte per una quindicina di giorni più per un bisogno del cuore che per necessità od opportunità alcuna. L’Angelo è una struttura affascinante da un punto di vista architettonico, specie ora che le palme del giardino pensile si sono sviluppate in tutto il loro splendore, ma il servizio, la pulizia, la preparazione professionale dei sanitari, la premura e la gentilezza degli infermieri non è certamente da meno.
I miei quattro nipoti che lavorano nel mondo dell’aria, quali piloti, comandanti o tecnici di volo, sono stati ammirati e sorpresi di tanta efficienza e di tanta premura ed umanità, tanto da sentire il bisogno di ringraziare a voce e per iscritto dell’assistenza al loro padre durante i quindici giorni di degenza che lo separavano dalla morte. Fossero tutti gli uffici pubblici efficienti quanto il nostro ospedale!
A Mestre strade, piazze stanno decisamente migliorando: la città è certamente più ordinata e più bella. Speriamo che una volta conclusi i cantieri del tram possiamo finalmente provare anche noi un pizzico di orgoglio d’abitare in una città, che da periferia e dormitorio, sta diventando pian piano la sorella meno nobile, ma più efficiente di Venezia!