Che amarezza il grande egoismo di tanti verso chi li aiuta!

Il mese di settembre è diventato un tempo drammatico per molti estracomunitari presenti in Italia, moltissimi sentono da un lato incombente la spada di Damocle del reato di clandestinità e dall’altro la prospettiva di dover tornare nel paese di provenienza nel quale, essendo fortunati di trovare un lavoro, avrebbero uno stipendio di cento – centocinquanta euro al mese.

I tempi per approfittare di un’ultima via di salvezza sono veramente brevi, e questa volta poi i salvatori non sono più i benestanti, ma la povera gente, a sua volta bisognosa di aiuto.

Io pensavo che i poveri fossero solidali tra loro, che un tipo di povertà comprendesse l’altro tipo di povertà, che ci fosse uno scambio in natura.

Tu mi offri la tua disponibilità, tenendo conto anche delle mie poche risorse economiche, ed io ti ricambio con quello che le leggi patrie mi permettono di offrirti, permettendoti così di arrabattarti pur continuando in lavori umili e precari per evitare la miseria e la fame.

Paura, prevenzione, egoismo, disinteresse stanno caratterizzando un momento amaramente triste e deludente del comportamento verso i nuovi poveri! Sto costatando come troppi vorrebbero beneficare a buon mercato della disponibilità di tante donne straniere, alle quali è richiesta una vita al limite della sopportazione, senza voler contraccambiare, non dico con violazioni della legge o con rischi di reato, ma solamente approfittando della possibilità che la stessa legge offre per rendere legale la presenza di chi li aiuta! Sto scoprendo che la catechesi sulla carità è estremamente manchevole, inefficace, puramente formale. Mentre si può essere certi, che non esisterà mai una carità che non abbia prezzo, anzi più essa è vera e autentica più costa.

Una volta ancora mi si ripresenta il problema che troppi cristiani si illudono d’essere tali solamente assolvendo a qualche pratica di culto, non avendo ancora capito che saremo invece giudicati sull’amore al prossimo!

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