Promesse, promesse e ancora promesse non mantenute per il Samaritano!

Qualche giorno fa una mia ex parrocchiana mi ha telefonato dicendomi che al marito, colpito nuovamente da un ictus cerebrale, avrebbe fatto molto piacere se gli avessi fatto una visita all’Angelo, il nuovo ospedale della nostra città. L’indomani della telefonata andai a far visita a questa cara persona che mi è sempre stata vicina con la sua simpatia e il suo affetto, durante tutti i 35 anni che sono stato parroco a Carpenedo.

Purtroppo le condizioni del paziente si erano talmente aggravate, per cui il conforto fu per sua moglie più che per l’infermo, ormai incapace di riconoscermi.

Comunque fu molto bello stare una mezz’oretta assieme, sentirci in famiglia ed avvertire sia la moglie, la zia presente, che io questo caldo affetto e questo clima di condivisione del dolore e della prova che pesava più sulle spalle della cara signora che su quello del marito, che praticamente era già entrato nella “vita nuova”.

Suddetta signora mi parlò anche del vicino di letto, un turista americano pure lui colpito da ictus mentre era in viaggio con sua moglie.

Il discorso portò la mia interlocutrice a chiedermi a che punto fosse il progetto del Samaritano, la struttura di accoglienza per la gente che giunge all’Angelo da lontano.

Gli risposi che purtroppo il progetto era ritornato in alto mare per i cattivi rapporti tra la Regione e il Comune, perchè sui pennoni di queste due realtà sventolano bandiere politiche diverse. Al che la signora aggiunse: “Sa, don Armando, la moglie di questo paziente alloggia nell’albergo, appena aperto qui vicino all’ospedale e paga 110 euro la notte, poi deve provvedere per il pranzo e cena”

Immediatamente mi si presentarono alla mente i volti di Cacciari, del Comune, Padoan dell’Ulss, Vecchiato assessore all’urbanistica, Fincato ai lavori pubblici, i loro progetti e le loro promesse. Forse sono ormai fuori dalla vicenda, perché un alto funzionario della Ulss è interessato ad affidare la questione di questo sogno ad una realtà a lui vicina.

Comunque ora che non ho più preoccupazioni per la chiesa, comincerò a premere sia per il Samaritano che per il don Vecchi di Campalto.

Con le elezioni vicine può essere non gradevole avere contro anche un vecchio prete, vecchio finché si vuole ma non stanco per impegnarsi per il prossimo!

Burocrazia contro solidarietà

Nota della Redazione: queste riflessioni sono antecedenti al 27 novembre, quando la situazione è finalmente stata sbloccata.

Nel pomeriggio delle domeniche mi concedo un pisolino sulla poltrona e la visione in contemporanea di due rubriche: “L’arena”, condotta da un giovane intelligente ed onesto, che poi sapendo che è anche un ottimo cristiano, mi piace più ancora, e un’altra rubrica di cui non ricordo il titolo, ma che comunque consiste nell’intervista di mezzora ad un uomo politico di spicco da parte dell’Annunziata. Questa donna la rifiuto in maniera radicale, perché faziosa, prepotente e preconcetta, ma comunque devo ammetterlo anche intelligente e preparata. Come faccio a seguire le due rubriche in contemporanea? Passo da un canale all’altro, perdendo battute di certo, ma riuscendo comunque a cogliere la sostanza del discorso.

Qualche domenica fa era di turno il ministro Brunetta. Questo signore non mi è proprio molto simpatico, perché sbruffone, indisponente, perchè pare sia una specie di padreterno che sa tutto lui e risolve ancora tutto lui. Brunetta mi pare sia una copia non proprio riuscita di Berlusconi!

Debbo però ammettere che nonostante gli attacchi insistenti ed indisponenti, faziosi e preconcetti della giornalista, non solamente gli ha tenuto testa ma l’ha mandata all’angolo, vincendo indubbiamente per ko tecnico!

Mentre ascoltavo le bordate ripetute e dirompenti di Brunetta, alla burocrazia, alla faziosità ed arroganza dei giudici, al menefreghismo e al non rendimento dei funzionari dello Stato, il mio pensiero andava al ritiro dei generi alimentari in scadenza. Battaglia certamente perduta per l’egoismo sfrontato della grande distribuzione, per l’impotenza del Comune e per la solita burocrazia.

Ora il problema è in stallo perché l’Ulss deve definire quello che non si deve asportare. Faccio fatica a capire perché questa gente debba sentenziare di tutto senza preoccuparsi per nulla dei problemi più gravi del bisogno e di come risolverli.
Comunque quanto ci vorrà per stilare questa lista del si e del no?

Cinque minuti? Dieci? Diamogli pure un quarto d’ora, ma poi buttiamoli fuori a calci sul sedere dall’ufficio.

Un applauso all’amministrazione pubblica per la nuova “cattedrale del cimitero”

Ho seguito con estremo interesse l’erezione della nuova “cattedrale del cimitero” in cui potrò pregare e celebrare i divini misteri, senza più preoccuparmi dei nuvoloni bassi e dell’aria pesante foriera di pioggia incombente, del vento che scompagina il messale e delle frescure autunnali che trattengono i fedeli nella cappella preferendola al piazzale dell’altare della Patria.

Mentre scrivo queste note, una gru ciclopica sta calando dal cielo, passando sopra gli alti cipressi, pareti intere con i fori di porte e balconi.

Ho l’impressione che la chiesa che il Comune sta donando ai fedeli del cimitero e alla città, non sia più quella apparsa anche sul “L’incontro”. L’ingegnere che cura la manutenzione dei cimiteri, mi ha informato che essa arriva dalla Romania e questo mi garantisce che dovrebbe quindi essere a prova di freddi rigidi di quel paese, e perciò capace di riparare anche dal caldo.

Sto seguendo con curiosità ed anche con una certa preoccupazione la nascita di questo nuovo spazio per Iddio.

Se era inaccettabile che d’inverno i fedeli partecipassero all’aperto all’Eucarestia domenicale, mi dispiacerebbe pure che ora, con uno spazio così consistente, la chiesa rimasse mezza vuota.

L’attenzione del Comune e l’esborso di denaro pubblico mi stanno preoccupando perché solamente l’adesione dei fedeli, potrà giustificare questo impegno della collettività.

Sono felice di poter finalmente dar atto all’attuale amministrazione pubblica che il riordino del piazzale, la piazzetta dei fiori, il grande parcheggio, il nuovo portale e l’ingresso principale ed infine la chiesa, seppur provvisoria, costituiscono un intervento significativo che finalmente bonifica e nobilita pure anche questo comparto della nostra città.

Io sono un cittadino che partecipa in maniera attiva alle vicende del mondo in cui vivo, non risparmio la sollecitazione e neppure la critica, quando la ritengo necessaria o opportuna, ma ritengo doveroso anche dar atto che questo intervento così consistente è un tassello veramente importante per la “nuova Mestre” e quindi mi è doveroso riconoscere pubblicamente che, nonostante tutte le difficoltà, l’amministrazione comunale s’è fatta carico di questo riordino e lo sta portando a termine.

Nota della Redazione: “Alla prova dei fatti le 200 sedie non bastano ormai più!”

Ammiro il giornale-rivista “Piazza Maggiore” e i fini che si propone!

Mi hanno appena portato “Piazza Maggiore”, il grande giornale-rivista edito dalla Fondazione Duomo.

Monsignor Bonini, due-tre anni fa, ha dato vita a questo periodico che favorisce il dialogo tra la civica amministrazione, le migliori realtà culturali ed economiche della città e la chiesa mestrina.

Quella di don Fausto è stata una intuizione intelligente e felice, creando uno strumento nuovo, sotto ogni punto di vista, che mette a confronto gli uomini, le idee dei protagonisti della vita cittadina e le tessere del vasto mosaico che compone sia la società civile che quella religiosa in maniera tale che pian piano, da questo confronto emerga il volto di una città nel senso completo del termine e di una chiesa, che pure faticosamente e in maniera forse non del tutto consapevole, sta cercando un progetto ed una voce comune e soprattutto faccia dialogare queste due realtà prima sul piano delle idee e dei progetti e poi in quello delle opere.

Mestre si trova veramente in una situazione paradossale; una non città ed una non chiesa, che mai, per vie istituzionali, avrebbero trovato un volto comune, perché Venezia, la vecchia suocera, non favorisce, per motivi anche comprensibili, la maturazione di una Mestre adulta e con coscienza cittadina.

L’escamotage del parroco di San Lorenzo, è stato quanto mai saggio ed intelligente favorendo la crescita reale, perché una volta maturata la coscienza civica ed ecclesiale, non ci sarà di certo legge che tenga per non riconoscere una realtà ormai matura.

E’ stato perso tanto, troppo tempo e nonostante gli sforzi dell’avvocato Bergamo e di qualche altro esploratore solitario, per ottenere una autonomia formale, che Venezia non ha mai voluto e Mestre non era pronta a ricevere.

L’opera discreta e concreta che il parroco del Duomo sta realizzando gli obiettivi che gli altri si sono posti, ma che sempre sono miseramente falliti.

Per quanto mi riguarda, non provo che ammirazione ed entusiasmo di fronte ad un progetto ambizioso, ma necessario ed invito i concittadini a leggere “Piazza Maggiore” che è lo strumento altrettanto intelligente che lo sta maturando.

Parole inascoltate ma forse non necessarie

Quando il vescovo ausiliare monsignor Pizziol, ha accettato la proposta del Comune di costruire una chiesa provvisoria affinché anche il cimitero di Mestre avesse una struttura adeguata al numero di abitanti e al ruolo che la città ha, ho supposto che la Vesta-Veritas che realizzerà il progetto chiedesse la collaborazione del sacerdote che la gestirà. Una consulenza e perlopiù gratuita dovrebbe essere una cosa non solo opportuna ma anche gradita.

Preoccupato che non si facessero spese inutili, o non in linea con le esigenze liturgiche, scrissi subito una lunga lettera al responsabile delle strutture cimiteriali per dare qualche suggerimento e per proporre alcune piccole soluzioni migliorative, non onerose, ma anzi tese al risparmio.

Questo avvenne il 4 agosto quando cominciarono i lavori di sbancamento e l’inizio di quelli interessati la costruzione della platea. Attesi una cenno di risposta, ma tra la posta non vidi mai il logo della Vesta-Veritas.

Confesso che cominciai a fare qualche giudizio temerario, supportato dai rapporti precedenti non sempre positivi.

Se non che un mese dopo con estrema sorpresa m’è ritornata la lettera, in cui il postino che neppure s’è degnato di indicare la motivazione della mancata consegna.

Forse mancava il numero civico, ma la Vesta rappresenta in via Porto di Cavergnago una cattedrale nel deserto.

Oggi non si può purtroppo pretendere la serietà professionale specie in certi enti, nonostante le “grida” del ministro Brunetta.

Quello che però mi ha fatto rimordere la coscienza è stata la mia non completa fiducia in chi si è pur sobbarcato un impegno rilevante nei riguardi dei credenti e mio in particolare.

Il buon funzionamento della società ha come base la fiducia tra i vari operatori impegnati per il bene comune e la sinergia degli apporti di lealtà spesso diverse.

Nel lontano passato quando mi parve che certe amministrazioni locali considerassero i cattolici cittadini di serie B, operai per molti anni in maniera totalmente autonoma. Sembrandomi poi cambiato il comportamento del “pubblico”, mi convertii alla collaborazione e tuttora perseguo questo obiettivo, pur provando talvolta tentennamenti e tentazioni come è stato per la chiesa del cimitero.

Il bene va fatto sempre ma la politica non lo capisce sempre…

Qualche settimana fa m’ero illuso che, dopo una assurda pausa di due anni, il Comune avesse fatto un passo avanti tirando fuori il “Samaritano” da un binario morto e avesse finalmente messo in marcia il grande progetto della realizzazione del centro per la cura, mediante i protoni di certi tipi di tumore, della sede per una struttura sociosanitaria per il recupero degli anziani con gravi patologie, della sede per le associazioni che si occupano del settore della sanità, e di una residenza per i familiari dei degenti dell’Angelo che vengono a Mestre da lontano e dei pazienti dimessi che hanno bisogno di visite di controllo o di terapie varie.

La dottoressa Fincato assessore dei lavori pubblici m’aveva dato la parola d’onore che, terminate le elezioni, avrebbe provveduto ad un accordo con la Ulss perché essa procedesse mediante quel marchingegno di finanziamento di progetto, per cui chi sborsa i soldi li recupera a iosa mediante certi servizi che saranno loro concessi.

Tutto pareva finalmente deciso, tanto che “Il Gazzettino” ne aveva dato notizia con un certo rilievo.

Qualcosa deve essere saltato perché ora pare che il Comune voglia realizzare il tutto direttamente o mediante aziende ad esso care sempre per l’eterna preoccupazione della sinistra che la destra non faccia troppa bella figura realizzando quest’opera oltre “Il passante” e il nuovo ospedale!

Almeno questo mi pare d’aver capito, dopo aver letto un’intera pagina del quotidiano tutta dedicata all’argomento in questione.

Da parte della Ulss si obietta che finche il comune continua a concedere permessi a costruire strutture alberghiere tutto l’intorno, non sa se riuscirà a trovare chi sia l’allocco disposto a sborsare 100 milioni di euro, col pericolo che non riesca a recuperarli? Siamo sempre alle stesse: Ci sono troppi politici faziosi, troppo interessati all’affermazione del proprio partito o peggio ancora ad essere ricettivi, incapaci di fare e non disposti a permettere a chi ha dimostrato di saperlo fare, che lo faccia.

Non capendo o non volendo capire che il bene va sempre fatto anche se fosse il diavolo stesso ad offrirsi di farlo; in questo caso vorrebbe dire che il diavolo si sarebbe convertito! E questo è proprio il massimo che si possa sperare!

La comunicazione cristiana nella nostra diocesi

Ieri ho precisato il mio pensiero sull’importanza di avere strumenti adeguati per offrire il messaggio cristiano, per difendere le posizioni della chiesa, per contrappormi a certe soperchierie dei “furbi”, che non mancano mai, per promuovere la solidarietà e soprattutto per partecipare al discorso circa la costruzione di un mondo nuovo e più onesto.

Sono assolutamente del parere che nonostante qualche splendida eccezione, a livello di comunità parrocchiale, si fa troppo poco in proposito.

Più volte ho avuto modo di apprezzare pubblicamente l’azione di Monsignor Bonini in proposito mediante “Piazza Maggiore”, c’è anche qualche altra parrocchia in cui esce un periodico modesto, ma dignitoso, oltre c’è il deserto.

A livello diocesano le cose vanno bene, molto meglio, col settimanale “Gente Veneta”; mi spiace invece la pratica scomparsa di quello che è stata la mia utopia: “Radiocarpini”.

Per quanto riguarda il settimanale della diocesi “Gente Veneta” sta costantemente aumentando in autorevolezza e partecipazione attiva alla messa a punto del pensiero collettivo apportando un serio contributo sia a livello informativo che a livello di formazione di una cultura civica che tenga conto dei valori che i cristiani possono e debbono offrire.

So che la diocesi è pure attrezzata con i recenti mass-media; purtroppo la mia mancanza di conoscenza in proposito, dovuta all’età, non mi permette di esprimere un giudizio sulla validità e l’incisività di questi nuovi strumenti tesi a formare l’opinione pubblica.

Un altro aspetto del problema è certamente quello di un impegno pastorale teso a formare i giornalisti ed operatori del settore con una pastorale specifica e quello d’avere rapporti cordiali e collaborativi con le testate giornalistiche, radiofoniche e televisive presenti nel nostro territorio. Non sono al corrente se ci sono sacerdoti qualificati e deputati a questo compito che io reputo essere di capitale importanza, ma so che quando ci sono questi rapporti è possibile sfruttare graficamente i loro strumenti.

Pare che troppi preti siano ancora fermi alla predica domenicale come strumento di evangelizzazione, non essendosi ancora accorti che il sermone raggiunge una percentuale pressoché insignificante di cittadini e che spesso non sfiora neppure quelli che svolgono un ruolo significativo nella vita cittadina.

Di certo la chiesa non può più rannicchiarsi nelle anse del fiume, ma deve affrontare le problematiche della città ove essa scorre, nè tutto questo può essere deputato solamente agli addetti ai lavori.

I soldi spesi per l’informazione sono sempre ben spesi

Io ho sempre avuto profonda riconoscenza per i miei maestri, per l’educazione, per la cultura e per la saggezza che hanno tentato di passarmi. Debbo soprattutto a loro che mi hanno aiutato ad impostare certe scelte sia sul piano esistenziale che su quello pastorale.

Ricordo, per esempio, un concetto che Monsignor Vecchi era solito ribadirmi con la parola ma anche avvallandolo poi nella pratica della vita. “Vedi, don Armando, i soldi spesi per l’informazione sono sempre ben spesi e infine rientrano sempre!”

A San Lorenzo stampavamo “la Borromea”, il foglio settimanale, in un gran numero di copie, ma soprattutto curavamo un mensile, con la stessa testata, che ci costava fatica e denaro. Qualcuno ci chiedeva se ci facessimo pagare tali periodici e si sorprendeva quando veniva a conoscere i costi elevati.

Ho compreso, grazie all’insegnamento di Monsignore, che se si vuole informare, creare opinione pubblica, è assolutamente necessario pagare questo scotto.

Quando ero in parrocchia a Carpenedo, mi costavano una barca di denaro: “Radiocarpini”, “Lettera Aperta”, “Carpinetum”, “L’anziano” eppure, nonostante che tutto fosse diffuso gratuitamente, la parrocchia aveva un bilancio positivo come poche altre in diocesi.

Andato in pensione, per prima cosa ho pensato che dovevo crearmi uno strumento per dialogare con la città.

Da questo convincimento è nato “L’incontro”. Il costo di questo periodico sia di tempo che di lavoro è altissimo, ma pure i risultati sono veramente grandi.

Ora posso parlare direttamente o indirettamente con la città, questo mi da modo di trattare alla pari con chiunque. So di avere in mano uno strumento di notevole efficacia; scelgo di usarlo con prudenza e per il bene della comunità, però credo che non sia male che anche i miei interlocutori, che come me hanno scelto di servire la collettività, sappiano che voglio essere inerme solamente per scelta, non perché non abbia risorse per contrappormi ad ingiustizie o soprusi!

Una città di cui essere orgogliosi

Io non brillo per obiettività, spesso mi accorgo di essere partigiano e di avere atteggiamenti, che pur non essendo dettati da motivi egoistici, non sempre hanno delle motivazioni razionali ben solide.

Vengo al motivo di questa confessione pubblica.

Mio cognato Amedeo, al chiudersi di una giornata passata serenamente, come tante altre con gli amici del don Vecchi, fu colpito improvvisamente da ictus che gli tolse immediatamente coscienza e che praticamente lo ridusse ad una vita puramente vegetativa.

Telefonammo al 118 e dopo una decina di minuti fu soccorso e portato all’Angelo. Andai il giorno dopo e lo trovai morente in una stanzetta linda, ordinata. Il primario l’aveva già visto e i medici stavano tentando le cure del caso, ma ben presto si capì che non c’era più nulla da fare.

Mia sorella e i miei nipoti lo assistettero giorno e notte per una quindicina di giorni più per un bisogno del cuore che per necessità od opportunità alcuna. L’Angelo è una struttura affascinante da un punto di vista architettonico, specie ora che le palme del giardino pensile si sono sviluppate in tutto il loro splendore, ma il servizio, la pulizia, la preparazione professionale dei sanitari, la premura e la gentilezza degli infermieri non è certamente da meno.

I miei quattro nipoti che lavorano nel mondo dell’aria, quali piloti, comandanti o tecnici di volo, sono stati ammirati e sorpresi di tanta efficienza e di tanta premura ed umanità, tanto da sentire il bisogno di ringraziare a voce e per iscritto dell’assistenza al loro padre durante i quindici giorni di degenza che lo separavano dalla morte. Fossero tutti gli uffici pubblici efficienti quanto il nostro ospedale!

A Mestre strade, piazze stanno decisamente migliorando: la città è certamente più ordinata e più bella. Speriamo che una volta conclusi i cantieri del tram possiamo finalmente provare anche noi un pizzico di orgoglio d’abitare in una città, che da periferia e dormitorio, sta diventando pian piano la sorella meno nobile, ma più efficiente di Venezia!

La chiesa mestrina potrebbe far di più…

Sono in crisi perché non so più come far fronte alle grosse spese che debbo sostenere per pagare i costi del “L’incontro”.

Non ho trovato un inserzionista che in cambio della concessione di uno spazio esclusivo di pubblicità mi offra almeno quei 20.000 € che mi sono assolutamente indispensabili per tirare avanti.

I conti son presto fatti: due bancali di carte mi durano un mese e costano più di 1000 €, per l’inchiostro mi servono 480 € al mese, altri 300 € per le matrici = quasi 2000 € al mese moltiplicati per 12 mesi.

D’altronde sono così convinto della necessità che un certo modo di sentire la fede e la religione debba avere uno spazio di proposta che il chiudere questo strumento di dialogo e di pungolo nei riguardi dei cristiani mestrini, è l’ultima cosa che farò.

Posso tagliare su tutto: vacanze, vestiti, comodità, viaggi, dischi ecc. ma non su ciò che mi permette di donare il mio contributo a quella frangia di chiesa che la pensa come me, ai miei fratelli di fede e alla mia città!

In questi giorni, una volta ancora, ho fatto delle amare constatazioni sullo stato della carità religiosa a Mestre.

Per quanto riguarda la carità civile, non ho che da essere orgoglioso; Bettin prima e Cacciari poi hanno fatto di Venezia un comune d’avanguardia sulle politiche sociali.

Ma per quanto riguarda la chiesa mestrina, non posso pensare altrettanto, anche se vi sono delle realtà alcune vive altre che vivacchiano.

Ne cito alcune, non do un giudizio sull’efficienza e sulla validità, lasciando ad ogni singolo cristiano a dare un punteggio.

Ecco gli enti di carità a Mestre: Caritas, S. Vincenzo, Mensa di Ca’ Letizia, Mensa dei Cappuccini, Mensa di Altobello, Banca del tempo libero, Centro Nazaret, Santa Maria del Rosario, Centri don Vecchi, Magazzini dei vestiti, dei mobili, dei supporti per infermi, Banco alimentare, Bottega solidale, Casa di accoglienza S. Chiara, Fojer S. Benedetto, Foresteria di Carpenedo, Casa Nazaret di Chirignago, Seniorestaurant, S. Vincenzo parrocchiali, Don Orione di Chirignago. Forse ho dimenticato qualcosa, ma non credo che ci sia molto altro!

Mi limito ad affermare che la chiesa mestrina potrebbe far di più e di meglio, perché siamo ancora ben lontani dalla meta fissata dal nostro Fondatore “Ama il prossimo tuo come te stesso!”

Punzecchiare a volte serve…

Io non sono quasi mai aggiornato. Pare impossibile, ma mi è difficile aggiornarmi e documentarmi su persone, cose ed avvenimenti relativi alla vita del nostro Paese.

Quindi non so se Andreotti sia in casa di riposo come me, di certo so che ha lasciato un patrimonio di “verità”, nel suo quasi mezzo secolo di vita alla direzione del Paese, che sono diventate patrimonio nazionale e in questi ultimi giorni mi è ritornato alla mente una di quelle sue battutine argute e taglienti: “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina”.

Il mio pensiero si è rifatto a questa battuta, anche se con una leggera modifica: “A dir male, ossia a criticare, si fa certamente peccato, ma spesso si ottiene quello che si desidera o che ci par giusto che avvenga”.

In questi giorni ho avuto modo di accertarmi di cose che non cambiano il mondo ma che per me hanno una certa importanza.

Primo: gli operai della Vesta stanno trovando il tempo per pulire quasi ogni giorno i viali del cimitero. Secondo: finalmente un’autopompa della stessa società ha pulito le condutture delle acque reflue. Terzo: e questo è più importante, un grosso scavatore meccanico sta spianando lo spazio in cui si farà una gettata per la chiesa provvisoria. Quarto: “dulcis in fundo”, mi ha telefonato una ditta per prendere le misure per fare un preventivo per la ridipintura della cappella attuale.

Così che per ottobre avremo la chiesa all’aperto per le celebrazioni estive, quando c’è il bel tempo, e la vecchia cappella in ordine per le devozioni.

Dovrò confessarmi per aver fatto perdere la testa alla direzione della Vesta e della Giunta comunale, ma mi viene da concludere : “n’è valsa la pena!”

Senza punzecchiare sarei rimasto al punto di trent’anni fa.

I Politici, i media e il sentire della gente comune

Ho capito che gli esponenti dei partiti ed i loro ammiratori sono soddisfatti quando anche un uomo, che conta ben poco come me, dice qualcosa di critico nei riguardi dei loro avversari politici, mentre sono estremamente sensibili e reattivi, quando qualche critica, seppur non troppo acida, riguarda loro.

Ho notato poi che anche gli organi di stampa reagiscono immediatamente quando, un prete, seppur vecchio e fuori corso come me, si piglia la libertà di fare delle osservazioni nei riguardi di qualche movimento politico.

Mi è capitato recentemente di aver osservato che mi disturbava, come cristiano, la querelle tra l’UDC locale e il Partito della Libertà e della Lega litigassero così a lungo e pubblicamente per la questione di uno o due seggi promessi e forse dopo la vittoria non assegnati.

Ho confidato al mio diario queste mie povere e miti considerazioni.

Il Gazzettino, mediante una mia vecchia (si fa per dire) parrocchiana, che si diverte a leggere i brontolamenti del suo anziano prete, ripresenta, dandogli una cornice giornalistica, il mio sbottare, chiamandola “bacchettata”. La televisione mi intervista, telefona il segretario comunale e quello provinciale di suddetto partito. Una burraschetta estiva in un bicchiere d’acqua!

Suddetti signori non pensino che la chiesa, un grande elettore, il clero o chi so io, abbia preso posizione!

Sono soltanto io vecchio ed insofferente che dice con franchezza: “Io e la gente comune siamo veramente stufi di queste commedie, che per quanto facciate non coprono le vostre vergogne e gli interessi di parte!”

Lavorate assieme costruite, trovate convergenze, risolvete i problemi. Questo conta, non che cresciate o diminuiate, possiate offrire più o meno poltrone ai vostri sostenitori!
Non credo che per dire queste cose ci sia bisogno di un Solone!

Io non ho nulla contro Casini, ma mi pare che il suo parlare, perfino struggente, sulla famiglia, sia interessato e che col suo “Grande Centro” finisca per perdere tempo e stancare anche chi, tutto sommato, lo stima!

Cambio di orario per la Messa feriale in cimitero

Dal 5 ottobre è entrato in vigore l’orario invernale per la celebrazione della S. Messa feriale nella cappella del cimitero di Mestre.

Perciò la Santa Messa nei giorni feriali sarà celebrata alle ore 15 (non più alle 9.30) mentre quella festiva rimane alle ore 10.00.

Ricordiamo che da novembre sarà pronta la nuova chiesa prefabbricata del cimitero, più capiente e climatizzata.

Per qualcuno la carità fa le ferie d’Agosto!

Questa sera ho ricevuto una fucilata al cuore! Mentre cadevo si sono riaffacciate alla memoria, scontri duri ed amari di una ventina o trentina di anni fa.

Mi sono ricordato di “eventi bellici” che puntualmente un tempo si ripresentavano ogni anno in occasione delle ferie estive. I responsabili della mensa di Ca’ Letizia, e della San Vincenzo, in genere, associazione di volontari cristiani impegnati a favore dei poveri, di cui per decenni fui assistente religioso, mi proponevano un calendario per la chiusura della mensa per un certo numero di giorni per dar modo ai volontari di andare in ferie!

La discussione era serrata, spesso dura, talvolta perfino polemica. Io sostenevo che i poveri, erano cittadini, anzi fratelli, che non potevano andare in vacanza, e noi su questa loro ferita buttavamo sale privandoli anche della colazione al mattino e della cena alla sera. Un anno arrivai a dire: “Andate pure in vacanza ed io mobiliterò le suore della città perchè preparino loro la cena!” fu un flop totale, le suore risultarono più insensibili e più borghesi degli stessi vincenziani.

Fui sempre sconfitto, tanto che finii per andarmene, aprendo a Carpenedo nuovi fronti di solidarietà.

Non riesco proprio comprendere una carità mozza, quasi un modo per passare il tempo, perché sono convinto che la carità che non costa non è neppure carità.

La fucilata?
Una e-mail da parte della vice presidente della San Vincenzo cittadina: “Caro don Armando, dato che ad agosto molti volontari vanno in vacanza abbiamo deciso di sospendere l’uscita di “Coraggio” (il quindicinale dedicato agli ammalati) nel mese di agosto.

Speravo che in questi ultimi anni la San Vincenzo mestrina, con la guida del giovane dottor Stefano Bezzi e con il giovane e bravo assistente don Cristiano Bobbo, avesse fatto dei passi in avanti e fosse arrivata ad una carità di qualità. Invece purtroppo no!

Io sono rimasto del parere che chi è in ospedale durante il mese di agosto, abbia bisogno e diritto ad una parola di conforto come chi si ammala in dicembre ed ancora, se panifici, banche, ipermercato, tengono aperto anche di agosto come può la carità che ha scopi e motivazioni più consistenti chiudere?

Mi sento molto vicino ad una seconda divaricazione di strada!

Il nuovo stadio di Mestre

Qualche tempo fa “Il Gazzettino” ha dedicato, per più giorni, colonne su colonne ad un nuovo dramma che ha colpito la nostra città.

Lo spazio, i titoli, l’insistenza mi hanno quasi costretto ad accertarmi sulla nuova calamità che s’è aggiunta all’acqua alta, al degrado urbanistico ed ai contraccolpi della crisi economica. Quando poi ho visto che anche il nostro sindaco filosofo s’è fatto coinvolgere dall’evento, ho sentito il dovere come cittadino d’informarmi su questa sventura che sta colpendo la nostra città.

Non ho letto tutto, perché il giornale vi ha dedicato pagine intere, ma ho potuto finalmente comprendere che “Il Venezia” dovrebbe partire, sempre se riesce a trovare qualche allocco disposto a buttare soldi dalla finestra, che gli darà fiducia e finanzierà la squadra che da qualche anno colleziona sconfitte una sull’altra.

Comunque il cronista sportivo assicura che il progetto del nuovo stadio di tessera si farà.

Questa rassicurante notizia, che apre il cuore al sole dell’avvenire, mi ha fatto venire in mente l’intervento al Laurentianum di uno dei fedeli tipografi de “L’incontro”, a quel tempo egli era pressoché ragazzino, perché si tratta di discorsi di più di quarant’anni fa. Anche allora si parlava del nuovo stadio. Tatino lo chiamavano tutti così, in realtà si chiama Massimo, prendendo il tono dell’imbonitore del mercato di paese cominciò col dire: “Forse uno stadio da cinquantamila è un po’ esagerato!” e poi pian piano cominciò a scendere come Abramo con i giusti di Sodoma e Gomorra, arrivando a concludere: “Anche se fosse uno stadio da mille persone, accettiamolo pur che si faccia!”.

Sono passati più di quarant’anni e a Venezia si continua a parlare di un mega stadio che dovrebbe servire a non so chi, dato che i verdi-arancione, non si sa neppure se riescono a trovare i quattro soldi per iscriversi al campionato dei “pulcini”.
“Povera Venezia, sì bella e perduta!”
Il guaio poi è che ciò non avviene solo per il calcio!”.