Da “LA FESTA” – 17 settembre 2017

Da “LA FESTA” – 17 settembre 2017
settimanale dell’unità pastorale di San Cassiano e di San Silvestro di Venezia

In questo numero credo di dover segnalare un evento di particolare pregnanza religiosa: un concerto di una cantante lirica giapponese accompagnata da una violoncellista che si sono esibite in brani di musica classica di ispirazione religiosa.
Il parroco, don Antonio Biancotto, nell’articolo spiega che la soprano giapponese è una nuova convertita e che la violoncellista a sua volta ha raccontato di essere stata battezzata di nascosto quando in Russia vigeva l’ateismo di stato. Dopo l’esibizione delle due giovani concertiste la serata si è “sciolta” in un momento di silenzio e di preghiera e si è conclusa con la Benedizione Eucaristica.

Penso che altri parroci, volendo ripetere questa esperienza nella loro parrocchia, potrebbero chiedere informazioni a don Biancotto. Oggi la pastorale ha bisogno di esperienze religiose forti, diversificate e motivate.

 

UNA SERATA ALL’INSEGNA DELL’AMORE DI DIO

Giovedì scorso alle 21.00 a S. Silvestro abbiamo vissuto una serata di fede attraverso la musica, il canto e la preghiera. Akiko (cantante lirica) ed Elena (violoncellista) ci hanno proposto brani di musica classica a sfondo religioso, ma soprattutto ci hanno dato una bella testimonianza di fede.
Akiko, giapponese, da poco cattolica, ci ha detto di essere stata colpita dalla serenità di Venezia che secondo lei è dovuta alla fede di tanti cristiani che si radunano nelle numerose chiese della città. Elena ci ha raccontato di aver ricevuto di nascosto il battesimo da bambina, durante il regime comunista ed ateo in Unione Sovietica . Ora è felice di professare liberamente la sua fede, anche attraverso la musica. Dopo le loro testimonianze, inframezzate da brani musicali, abbiamo adorato Gesù in silenzio per una quindicina di minuti e abbiamo concluso con la Benedizione Eucaristica. In sacrestia abbiamo fatto un brindisi con gli adoratori. La serata è stata organizzata per salutarci dopo le vacanze e per ridare impulso agli adoratori. Durante la prossima settimana incontreremo, per fasce, tutti quelli che hanno un turno davanti all’Eucaristia. Gli incontri ci serviranno a responsabilizzare tutti nel sostenere l’organizzazione e la diffusione dell’Adorazione Perpetua. Alcuni turni infatti vanno potenziati.

don Antonio Biancotto

Da “LETTERA APERTA” – 17 settembre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 17 settembre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Questo numero di “Lettera aperta” esce con otto facciate di testo (quattro fogli A4). Il settimanale di questa parrocchia merita senza dubbio di sorta la “maglia rosa” dei foglietti parrocchiali. In genere si tratta di poco testo, infatti moltissimi fogli sono fin troppo striminziti; avendo otto pagine ci sono molte notizie e purtroppo non tutte positive.

In prima pagina è descritta la Caporetto della parrocchia di Malcontenta dove il parroco sopprime una classe di catechismo per l’irrequietezza dei ragazzi e mette quindi in pericolo perfino il conferimento della cresima. Oggi far catechismo non è facile davvero. Credo che bisogni investire di più sul catechismo, informarsi presso le parrocchie in cui le cose funzionano (vedi ad esempio la parrocchia di Chirignago) e chiedere aiuto all’ufficio diocesano del catechismo che forse ha soluzioni da suggerire. Comunque c’è stato un rimedio anche per Caporetto e quindi spero che si corra in soccorso e soprattutto che il nuovo parroco tappi la falla. Di certo la richiesta di 25 euro per le spese mi sorprende, dato che non mi pare che le parrocchie di Mestre corrano in gravi difficoltà finanziarie.

La seconda notizia, a pag.3, per fortuna è quanto mai consolante. Si riferisce a qualche risultato veramente eccellente del gruppo “adozioni a distanza”, che sta facendo cose veramente belle in India e in Kenia. Scrissi già che ogni parrocchia che si rispetti dovrebbe gemellarsi con una comunità povera del terzo mondo. La parrocchia di Carpenedo lo fa da molti anni mediante le “adozioni a distanza”. Nell’articolo si legge il risultato di queste adozioni. Il pensiero che dei cristiani mestrini, con un’offerta mensile, abbiano portato alla laurea due ragazzi e li abbiano aiutati a fare le scelte delle quali si parla nell’articolo, è semplicemente meraviglioso!

La carità fa miracoli di ogni genere. Quello dell’orto per anziani è un piccolo miracolo, però quanto mai interessante. Segnalo questa bella iniziativa perché si tratta di una cosa veramente ammirevole. Con un po’ di buona volontà quante cose belle si possono fare e come si rende viva la comunità! Mi auguro di poter segnalare di frequente iniziative del genere che rendono attuale il comandamento di Gesù: Ama il tuo prossimo. L’amore è fatto anche di piccoli gesti.

La quarta notizia, a pag.6, appartiene alla cronaca nera e perdipiù riguarda un impresario di pompe funebri che critica i Centri don Vecchi i quali sono il fiore all’occhiello di Mestre, denigrando e parlando male di chi li ha fatti e di chi li sta gestendo. In fondo io, prima, e don Gianni poi, abbiamo raccolto i fondi necessari promettendo ai tanti benefattori quello che Cristo stesso, figlio di Dio, ha promesso a chi fa il bene ed aiuta i fratelli in difficoltà: “riceverete il centuplo e la vita eterna”. Del centuplo ne stanno già godendo ed è sotto gli occhi di tutti i mestrini, certi che ci sarà donata pure la vita eterna.

Questo numero di “Lettera aperta” merita di essere letto tutto, comunque voglio segnalare un’ultima notizia quanto mai interessante. In settima pagina, a firma della professoressa Marina Bello Ticozzi, già docente di lettere ed ora in pensione e responsabile di questa ulteriore iniziativa parrocchiale, informa i concittadini che ad ottobre riapre la scuola per aiutare i ragazzi extracomunitari ad inserirsi nella scuola statale e ad apprendere con maggiore facilità. I ragazzi iscritti sono quaranta e gli insegnanti volontari venti. Mi unisco all’appello della professoressa Bello che chiede agli insegnanti di dedicare qualche tempo anche per questa opera così altamente sociale e mi domando come mai a Carpenedo ci sono tutte queste meravigliose iniziative, mentre a pochi passi di distanza regna il deserto.

 

CATECHISMO: COSA SI E COSA NO

A Malcontenta il parroco ha sospeso la Cresima a causa di ragazzi troppo agitati, che hanno indotto pure le catechiste a dimettersi. Lì, come altrove, qualcuno discute anche la quota d’inizio anno.

Don Giuseppe Beorchia, parroco uscente di Malcontenta, ha sospeso la catechesi di seconda media per “mancanza di rispetto, disinteresse totale e costante disturbo” da parte dei ragazzi. Anche le catechiste hanno ritirato la disponibilità al servizio e non c’è più un percorso di preparazione alla Cresima. Alcuni genitori hanno protestato, per la cattiva pubblicità che alcuni figli avrebbero ricevuto. Altri hanno fatto sapere di non condividere la quota di iscrizione di 25 euro per le “spese di catechesi”. Mentre iniziamo le attività, chiariamoci su questi argomenti. Bisogna considerare che i ragazzi hanno 8 ore di scuola al giorno e non è facile aggiungerne un’altra per il catechismo: serve dunque pazienza. La nostra parrocchia, però, propone la catechesi alternativa al sabato mattina, quando si è più riposati. Teniamone conto. Va anche aggiunto che i gruppi piccoli aiuterebbero a smorzare le difficoltà di relazione. Ci servirebbero dunque più educatori. Pensiamoci. Bisogna poi riconoscere che, nel momento della crescita, qualcuno può anche diventare incontenibile e non è previsto che i catechisti abbiano sempre la competenza educativa per far fronte a tutto. Senza mai negare ad alcuno i Sacramenti, dovremo forse chiedere a qualche famiglia un po’ di pazienza per organizzare un percorso adatto anche ai più vivaci. Quanto all’offerta di iscrizione, qui da noi non domandiamo nulla perché riteniamo che l’educazione nella fede sia più opportuna se ogni cosa è gratuita. Se tuttavia una parrocchia chiedesse un’offerta annuale di 25 euro per le spese di cancelleria, riscaldamento, pulizia e quant’altro, senza lucro alcuno, non griderei allo scandalo. In fondo ci sono famiglie che spendono più di 500 euro l’anno per uno sport senza battere ciglio.

don Gianni

GRUPPO MISSIONI
notizie dall’India

Vi vogliamo raccontare due storie che dimostrano come un piccolo gesto fatto con il cuore, può contribuire a cambiare la vita di un bambino o di una bambina e della loro comunità. La storia di Chinna Babu (India) è particolare. Fin da piccolo è stato sostenuto negli studi, nei quali si è sempre impegnato con estrema, buona volontà e tenacia tanto da conseguire la laurea in Medicina e poi la specializzazione in Odontoiatria. Ciò, però, è stato possibile anche grazie alla generosità della persona che ha voluto prendersi a cuore la sua vita quando lo conobbe in India diversi anni fa: anch’egli è un dentista e Chinna Babu ha voluto emularlo. Da qualche anno si è sposato e ha due bambini. Ha insegnato Radiologia presso l’Università di Eluru e adesso esercita la sua professione di odontoiatra. Nel tempo egli ha mantenuto rapporti epistolari con il suo benefattore e alcuni componenti del nostro gruppo lo hanno incontrato nei loro viaggi in India. Chinna Babu ora ha deciso di donare, in qualche modo, un po’ di quanto ha ricevuto, così si è impegnato a tornare abitualmente nel suo povero villaggio di Darbaghudem per curare, gratuitamente, chi ne ha bisogno, facendo altresì educazione sanitaria. La seconda storia riguarda Reymond, un ragazzino filippino volonteroso, ma molto povero, che ha avuto aiuto economico attraverso il nostro gruppo. Il giovane ha così potuto completare con profitto gli studi laureandosi con il massimo dei voti. Nel giorno della proclamazione della laurea ha voluto condividere il traguardo raggiunto e ringraziare i suoi benefattori e tutti noi per l’opportunità offertagli. Queste sono solo due delle tante belle storie positive che potremmo raccontare e che ci incoraggiano a continuare nell’impegno di sostenere i bambini meno fortunati dei Paesi in cui operiamo. Crediamo, da sempre, che mettere un seme nella terra buona non può che portare frutti. L’educazione e la formazione sono strumenti precipui di cambiamento per sé stessi, per la comunità dove si vive e per il proprio Paese. Grazie anche a voi tutti per il sostegno che non ci fate mai mancare.

Gianni Scarpa

UN ORTO PER GLI ANZIANI

Una signora tanto gentile quanto competente e generosa mi ha lanciato un’idea che potrebbe funzionare. Qui in parrocchia avrebbe la disponibilità di un terreno piuttosto piccolo per coltivarlo a mais, ma più che sufficiente per farci un orto gigante. Avuta l’autorizzazione lo metterebbe gratuitamente a disposizione di un gruppetto di persone volenterose perché ciascuno, d’estate e d’inverno, in autunno e primavera possa avere le verdure che desidera. Anche la parrocchia si offre per fare la sua parte e assicurare un collegamento di acqua. Chi fosse interessato seriamente alla proposta, potrebbe lasciare il proprio nome in segreteria?

Don Gianni

SOLO PER RIDERE
sottovoce

Domenica scorsa sono comparsi dei cartelli in giro per Mestre nei quali si accusa il sottoscritto di chiedere eredità per i Centri don Vecchi e di non usarle appieno. Contemporaneamente in parrocchia sono stati distribuiti fogli per avvisare la gente di non credere quando il parroco suggerisce un’impresa di pompe funebri piuttosto che un’altra. Tutti mi dicono che la responsabilità è di un impresario di pompe funebri abituato a compiere queste provocazioni sia contro le Istituzioni sia contro alcuni preti, che verso i suoi colleghi. Tanti mi chiedono per piacere di sporgere denuncia contro un personaggio ben noto. A me, per la verità, questo “cucciolotto” di uomo fa addirittura pena. Dio sa quanta fatica sta facendo per farsi pubblicità. Da parte mia gli garantisco che non ho mai suggerito un’impresa funebre: nessuno fra i lettori potrà mai dire il contrario. Ho celebrato funerali con qualunque ditta e mi sono sforzato di fare sempre del mio meglio. Mi spiace pure che nei cartelli mi venga attribuito altresì uno scritto non mio. Pazienza anche su questo. Non ho alcuna intenzione di sporgere denuncia, per non obbligare le forze dell’ordine e me a spendere energie preziose su faccende tanto marginali. Non scrivo neppure il nome dell’interessato responsabile della diffamazione perché la gente non è stupida, sa come giudicare e il tempo è sempre galantuomo. Prendo piuttosto l’occasione per rafforzare la fede: il Signore Gesù per me ha patito ben di più e sempre su accuse ingiuste e false.

Don Gianni

Da “VITA DI COMUNITA’” – 10 settembre 2017

Da “VITA DI COMUNITA’” – 10 settembre 2017
settimanale della parrocchia di S.Maria Goretti

Mi ripeto affermando che questo periodico è soprattutto un notiziario che lascia quasi nessuno spazio alla ricerca e alla riflessione sulle tematiche attuali della fede nel mondo di oggi, mentre abbonda di notizie sugli appuntamenti della vita parrocchiale e in maniera particolare sulle “cellule” che sono la nota specifica di questa parrocchia.
Mi pare giusto sottolineare una notizia di pag.2, nella quale si fan gli auguri a don Narciso Danieli che da 24 anni fa il parroco in quella comunità cristiana. Questa sottolineatura per unirci agli auguri, per ringraziare questo sacerdote per il suo servizio zelante e infaticabile e per auspicare poi che i sacerdoti come lui, che eccellono per impegno e capacità, siano valorizzati impegnandoli in parrocchie che hanno bisogno di guide capaci, generose e zelanti!

 

24 ANNI, AUGURI

Martedì 12 settembre, festa del Nome di Maria, ricorre il 24° anno di entrata di don Narciso come Parroco.
Ringraziamo il Signore per il suo servizio in questi lunghi anni e auguriamo forza, salute e sapienza per continuare il suo ministero sacerdotale tra noi, inché Dio vorrà.

Da “COMUNITA’ IN CAMMINO” – 13 agosto 2017

Da “COMUNITA’ IN CAMMINO” – 13 agosto 2017
settimanale della parrocchia di San Pietro di Oriago

Ricordo ai visitatori di questo sito che io non sono affatto preoccupato di presentare notizie o riflessioni dei periodici parrocchiali “fresche di giornata”, ma intendo invece offrire iniziative e pensieri pastorali consistenti. Un mio vecchio insegnante ci confidava che lui acquistava il quotidiano e lo leggeva un mese dopo perché così poteva misurare la consistenza della notizia. In questa ottica presento due articoletti di don Cristiano Bobbo, parroco di questa comunità.
Don Cristiano è un prete un po’ all’antica, che si rifà alla tradizione, però con le sue riflessioni forma le coscienze e va al cuore del sentire cristiano. Infatti la sua parrocchia è quanto mai viva e ricca di unzione religiosa.

 

OMNIA MECUM PORTO

Qualche settimana fa, dalle pagine di questo diario, mi proponevo un doveroso esercizio di essenzializzazione dagli oggetti inutili, un progressivo sfoltimento dalle tante cose non importanti che riempiono gli spazi vitali della mia quotidianità. Nonostante i buoni propositi, m’accorgo che non si tratta di un’operazione affatto facile soprattutto quando si deve scegliere tra ciò che è da lasciare e ciò che si deve tenere. E così avviene che di fronte al passo decisivo si è trattenuti, ad esempio, dal fatto che quel libro è meglio conservarlo perché è il regalo di una persona cara, quel quadro è pur sempre un dono significativo, quel mobile è un ricordo di famiglia, e avanti di questo passo. Proprio in questi giorni, di fronte all’incertezza che inevitabilmente frena le mie scelte, mi è tornato in mente un motto latino che affermava: Omnia mecum porto, “tutte le mie cose le porto con me”. Era la ferma convinzione che le realtà esteriori, i beni materiali e la ricchezza sono del tutto marginali rispetto ai valori interiori, gli unici veramente necessari e indispensabili. Perciò, se è pur difficile sbarazzarsi completamente di un’infinità di cose piccole e grandi che ingolfano le nostre case, è comunque necessario custodire gelosamente i grandi valori che consentono alla nostra vita di non impoverire in umanità, intimità, e persino in bellezza. Quando si dispone di questo patrimonio, si può essere liberi di perdere anche tutto il resto.
Don Cristiano

A MESSA TUTTI I GIORNI

Ogni giorno, qui al campo scuola, il nostro primo appuntamento è la celebrazione della S. Messa. Niente di strano per un soggiorno estivo di un gruppo parrocchiale dove è presente il sacerdote! Ma noi la celebriamo subito dopo la sveglia. Non la celebriamo in casa. Ci mettiamo in cammino per un quarto d’ora a passo veloce salendo la ripida strada che ci porta al colle sulla cui sommità e collocata la chiesa del paese. Avremmo potuto scegliere un altro orario, una collocazione più comoda, a metà giornata, quando non avevamo altre cose importanti da svolgere… E invece no! Se la S. Messa è importante, viene prima di ogni altra cosa, non solo nell’intenzione ma anche nella concreta realizzazione. Molto spesso, invece, per favorire i fedeli, per non perderli, si è fatto di tutto. Per andare incontro alle esigenze delle persone si celebra la Messa festiva del sabato sera, così uno alla Domenica mattina dorme: bell’esempio di santificazione del giorno del Signore! Si mettono le celebrazioni negli orari più strani per agevolare chi ha sonno, chi ha freddo, chi ha caldo e chi ha poca voglia… In alcuni casi si è anche trasformato il rito della Messa, sfigurandolo, per facilitarlo e abbreviarlo, “altrimenti la gente non resiste in chiesa!”. C’è chi è andato in cerca della Messa celebrata in tempi da record per la sua brevità e qual è stato il risultato? La gente si è annoiata, ha sentito la banalità e l’inconsistenza di un tale rito e ha pensato che in fondo non era così grave non recarsi alla Messa domenicale. E oggi in molti casi c’è il deserto. Dove sono i fedeli? Altrove. Magari al centro commerciale, per annoiarsi e intristirsi, spendendo, tutti insieme. Ai nostri ragazzi, in questi giorni, stiamo dicendo che andare a Messa facendo un po’ di sacrificio, svegliandosi presto e mettendosi in cammino, vale la pena perché la Messa è Cristo stesso che ci attende per riempirci dei suoi doni più belli!

Don Cristiano

Da “LA BORROMEA” – 17 settembre 2017

Da “LA BORROMEA” – 17 settembre 2017
periodico della parrocchia del duomo di San Lorenzo di Mestre

Segnalo un corposo intervento del parroco, mons. Gianni Bernardi sulla carità in genere e quella praticata dalle istituzioni parrocchiali. Desidero però sottolineare una istituzione propria di questa parrocchia ed unica nel Patriarcato, cioè la “Banca del tempo libero”. Mi pare di ricordare che il fondatore di questa associazione fosse il compianto Franco Depieri il quale, prima di morire, era parroco a San Lorenzo.
Il concetto di fondo è questo: chi ha del tempo libero da impegni famigliari o professionali può investire una o più ore in questa “banca” che ha come finalità di aiutare i poveri attraverso le soluzioni più diverse, dal doposcuola all’assistenza a famiglie numerose o in difficoltà ed altro ancora. Questo investimento in Banca prevede un rendimento, cioè un taso di interesse il quale è sempre positivo: “il centuplo e la vita eterna” promessa in maniera solenne e garantita da Cristo.
Segnalo poi due cose importanti: 1) è stato eletto come presidente di questo ente benefico uno dei miei scout di sessant’anni fa (quando si semina, prima o poi si raccoglie; 2) La banca del tempo libero” è un’agenzia caritativa che punta ad avvalersi di mentalità e metodiche d’avanguardia.
Nell’articolo si segnala la creazione di un sito internet www.bancadeltempolibero.org. Chi volesse saperne di più non ha che da cliccare su questo sito. Sarebbe poi bello che qualche parrocchia aprisse uno “sportello” di questa banca particolare.

 

Una parrocchia che vive la carità resta nell’amore di Cristo

Carissimi, in queste domeniche intendo farvi partecipi della riflessione e delle prospettive sulla vita della parrocchia sulle quali stanno lavorando, iniziando da ieri, tutti i collaboratori e quanti amano la nostra comunità. Il punto di partenza di tale riflessione è stato la liturgia della festa di san Lorenzo (che abbiamo celebrato il 10 agosto, quando molti erano in vacanza…) che ci ha offerto, come prima lettura, una pagina dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo (2 Cor 9,6-10), nella quale l’apostolo richiama i cristiani di Corinto al dovere di raccogliere fondi a sostegno della chiesa di Gerusalemme, che si trova in gravi difficoltà. Si tratta di un invito forte a non dimenticarsi della carità. La pagina, evidentemente, è stata scelta per mettere in luce lo stile di vita e di impegno cristiano di Lorenzo, diacono della chiesa di Roma, il quale, dopo il martirio di Papa Sisto II, distribuì ai poveri i beni della comunità e al magistrato imperiale che gli chiese di consegnargli le ricchezze della chiesa, rispose mostrando i poveri e dicendo: ecco le ricchezze della chiesa.
La dimensione della carità delinea, quindi, la figura del nostro patrono. E, di conseguenza, può e deve delineare anche la figura della nostra parrocchia.
Sappiamo tutti che la carità è una virtù teologale, che ci rende attenti a vivere secondo l’amore di Dio, rivelatosi in Gesù: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore… questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi» (Gv 15,9.12). Cosa vuol dire per la nostra parrocchia vivere la carità? Quali sono i poveri che costituiscono il nostro vero tesoro? Bisogna, naturalmente, tener conto del fatto che il termine “povero” assume una molteplicità di significati, che richiamano tutti la presenza di una condizione di mancanza, di bisogno. Nella prospettiva cristiana, che noi dobbiamo assumere, la categoria “povero” abbraccia almeno tre precise condizioni. La prima è data dal significato ovvio e concreto del termine “poveri”: coloro che non hanno di che vivere, i “bisognosi” già dal punto di vista materiale (è chiaro che la povertà materiale può portare ad altre povertà…). Nella nostra parrocchia, considerata ricca, esistono situazioni di povertà magari vissuta nella discrezione e nel nascondimento…. Esistono poi situazioni che arrivano al Duomo da realtà diverse e lontane dalla parrocchia: a queste, negli ultimi anni, si sono aggiunte situazioni assolutamente nuove, che definisco le povertà degli immigrati. La parrocchia è molto attenta alle varie situazioni di povertà: ricordo il contributo importante della Banca del Tempo Libero al cui consiglio appena rinnovato e al presidente, appena eletto, Giusto Weindelmayer, auguro un proficuo servizio, e della Catena di Solidarietà, che permette al parroco di avvicinare quelle persone/situazioni che, per vari motivi, non passano attraverso le strutture ufficiali. Voglio anche ricordare le persone che vivono la carità nel Progetto Gemma, quella preziosa forma di aiuto, anche economico, alle mamme che devono affrontare difficoltà di ogni tipo per mettere al mondo i loro bambini: presente attorno alla Madonna della Salute, ormai a pieno diritto fa parte della vita della parrocchia di San Lorenzo. In questo contesto, vorrei anche ricordare l’opera preziosa compiuta da quanti visitano le persone anziane e ammalate: con semplicità è possibile partecipare alle sofferenze di tanti, portando il conforto che viene dalla fede nel Signore e dalla vicinanza fraterna: un grazie, quindi, ai diaconi, alle Suore Figlie della Chiesa e a quanti, con discrezione, svolgono questo importante ministero comunitario. Spero, naturalmente, che il numero di quanti si dedicano ai fratelli bisognosi e sofferenti possa aumentare: rivolgo, perciò, a tutti un invito forte in questo senso.
La nostra parrocchia è considerata ricca, anche per le sue strutture e per i beni che possiede. Non è esattamente così ed essa si trova spesso ad arrancare tra le tante spese e i tanti costi e la continua necessità di affrontare situazioni problematiche che si vengono a creare proprio sulle sue strutture, che sono ormai datate e che richiederebbero, al di là delle urgenze, degli interventi di fondo. Si tratta di un grosso problema, che per adesso rimetto alla vostra attenzione e che spero di poter affrontare con voi in un altro momento.

don Gianni

Btl

Dopo la pausa estiva, riprendono tutte le attività della Banca del tempo libero (BTL). Le prime sono Segreteria e Accoglienza. Le altre – alcune mai sospese del tutto durante l’estate, – riprenderanno di seguito. Ci si può informare in Segreteria al numero 041.958418 in orario d’ufficio. Vale la pena ricordare che la BTL è un’associazione di volontariato che da trentacinque anni è radicata nel territorio di Mestre come braccio caritativo del Duomo di San Lorenzo. Questa è una Banca che non chiude mai del tutto i suoi “sportelli”, considerato che i problemi non vanno in vacanza.
Durante l’estate, alcuni volontari hanno lavorato per rinnovare la comunicazione digitale: è stato preparato, infatti, e aggiornato il sito www.bancadeltempolibero.org della BTL che consentirà sia un rapporto diretto e informato con le persone che volessero intraprendere l’esperienza di volontariato, sia con i servizi pubblici che già si rivolgono all’associazione. Il nuovo sito sarà utile soprattutto per interagire con le situazioni di disagio sociale, di debolezza economica, di problematiche collegate ai portatori di handicap ecc.

Da “DIMENSIONE PI – 17 settembre 2017

Da “DIMENSIONE PI – 17 settembre 2017
Notiziario settimanale della parrocchia di San Marco evangelista

Mi pare degno di segnalazione l’editoriale del parroco che presenta ai suoi fedeli la federazione di parrocchie della quale fa parte anche la sua comunità. Don Mario illustra il nuovo progetto voluto dal Patriarca per sopperire al numero sempre minore di sacerdoti su cui la Chiesa di Venezia può contare. Lo fa con parole semplici e alla portata anche dei fedeli meno aggiornati sulla vita della Chiesa e riesce ad essere convincente nel prospettare gli aspetti positivi di questa “rivoluzione” non mancando di rivisitare e ridefinire la figura ed il compito del parroco.
C’è da augurarsi che i laici capiscano il nuovo corso e si assumano la responsabilità che assegna ai fedeli.

COLLABORAZIONI PASTORALI

Dal suo arrivo il Patriarca Francesco ha cercato di rendersi conto della situazione della Diocesi e dei sacerdoti. In pochi anni il loro numero sarebbe significativamente diminuito causa l’invecchiamento (e la morte). Bisognava non lasciarsi sorprendere dal futuro ma prepararlo.
Ora la Diocesi è stata quasi completamente ridisegnata. La nuova mappatura non è più su base parrocchiale ma sulla base delle “Collaborazioni pastorali”. Si intende l’unione di più parrocchie contigue guidate da un unico sacerdote parroco coadiuvato da altri (collaboratori parrocchiali), raccogliendo “i frammenti”, le forze residue. Non vengono soppresse le parrocchie che continueranno conservando la ricchezza della loro storia, tradizioni, attività, gruppi…ma saranno sollecitate a camminare meglio insieme arricchendosi le une delie esperienze e della capacità delle altre e, insieme, affrontando esigenze e opportunità nuove. Avere lo stesso parroco può aiutare. Non dovranno mancare i laici; la parrocchia è formata da tutti i battezzati di un determinato territorio e missione comune a tutti è annunciare il Signore Gesù e dargli testimonianza con una vita secondo il Vangelo. Il sacerdote non è il factotum ma la guida che cammina insieme agli altri condividendo tutto. Suo compito particolare è mantenere e custodire l’unità, la comunione, armonizzando i vari talenti e carismi che il Signore dona per il bene e l’edificazione comune.
Il Patriarca vede necessaria, in queste “Collaborazioni pastorali”, la presenza di un piccolo gruppo di persone che chiama “Cenacolo”. Formato dai sacerdoti, da religiosi/e che ci fossero, da alcuni battezzati/e singoli e coppie, che vivano in modo particolare in comunione tra di loro con momenti di preghiera, di ascolto della Parola, di aiuto vicendevole. Un richiamo agli “Atti degli Apostoli” che descrivono la comunità ideale che vive una profonda comunione spirituale e materiale (Atti, 2,42-48). Un “Cenacolo” quindi che sia come l’immagine verso cui tutta la comunità cristiana dovrebbe tendere, esempio concreto cui ispirarsi di comunione di beni spirituali (la Parola e l’Eucarestia) e materiali; la carità, il prendersi cura delle necessità gli uni degli altri con particolare attenzione verso chi si trova maggiormente in difficoltà.
Riuscirà il Patriarca a fare anche lui questo “Cenacolo” che diventi esemplare per tutti gli altri in Diocesi?

Don Mario Linero

LA COLLABORAZIONE PASTORALE S. Marco Evangelista

Si è allargata a comprendere anche la parrocchia del “Corpus Domini” del vicino quartiere Pertini.
Di quella parrocchia è stato nominato Amministratore don Natalino.
(L’amministratore parrocchiale è il sacerdote nominato dal Patriarca a guidare una parrocchia con tutti i doveri propri del parroco). Coadiuverà don Natalino e risiederà in quella casa canonica don Gilberto Sabbadin che continuerà a mantenere l’attuale incarico di responsabile della pastorale universitaria diocesana. Don Natalino sarà anche il “Moderatore”, il coordinatore, delia vita e dell’attività pastorale di questa “Collaborazione”.

Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” di via Terraglio – 24 settembre 2017

Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” di via Terraglio – 24 settembre 2017

Ancora una volta sento il dovere di segnalare l’articolo di fondo del parroco, dott. don Angelo Favero, dal titolo “Questo nostro tempo”, articolo supportato, come sempre, da una seria cultura, da argomentazioni logiche e stringenti. Tratta due argomenti di attualità: don Angelo indirizza una “lettera aperta” a Zaia, governatore del Veneto, sottolineando la “bufala” del referendum per l’autonomia del Veneto e il passo sbagliato, e quindi la retromarcia, sui vaccini.
Non entro nell’argomento, che condivido appieno, ma credo opportuno che chi visita questo sito legga l’articolo per intero.

Questo nostro tempo

Caro Zaia,
questa volta l’hai proprio sbagliata; e sì che finora ti sei distinto per la capacità di intuire quale fosse la strada migliore per avere il consenso popolare. Anche il referendum, per il quale ti sei tanto battuto, ha trovato un discreto consenso; l’impressione è che questo referendum sia oggetto non indifferente di interpretazioni contrapposte; c’è infatti chi ritiene che si tratti di una semplice bufala la domanda che viene posta circa l’allargamento della autonomia del Veneto; sembra infatti un quesito del tutto generico ed anche del tutto inutile; è come se si chiedesse alla gente: vuoi godere di maggior felicità sulla faccia di questa terra? Trova uno che voti contro! C’è d’altra parte una buona parte di popolazione veneta, di destra e di sinistra, che vede in questo referendum un’affermazione dell’autonomia, soprattutto nel campo fiscale, di questo territorio che spesso soffre a causa della vicinanza con il Friuli e con il Trentino, regioni autonome in base alla Costituzione, che godono di una fiscalità molto limitata. Un certo consenso lo avevi trovato sulla scia della necessità di sgravare le piccole e medie industrie del Veneto, che per parecchi anni hanno fatto la fortuna economica del Nordest, da una insopportabile tassazione che falcidia i profitti e rende difficile il reimpiego per allargamenti produttivi e quindi l’ampliamento dell’occupazione. Appare evidente la tua voglia di ripetere nel Veneto quanto sta avvenendo in Catalogna, ma con le scelte che stai proponendo rischi di apparire una malacopia dell’originale. Ad esempio questa sui vaccini l’hai proprio sbagliata; è pur vero che a tempo debito hai saputo fare retromarcia ma purtroppo per te la traccia di una mossa infelice rimane. Vorrei darti un suggerimento: impara da Grillo il quale un tempo, da comico, scioccamente sosteneva nella sua ilarità la necessità di rifiutate i vaccini, ma di fronte all’attuale ondata scientifica, che dimostra non tanto l’opportunità quanto la necessità di vaccinare i ragazzi che frequentano la scuola dell’obbligo, il Grillo, comico nazionale, da qualche tempo sull’argomento ha con ogni evidenza scelto il silenzio e questo gli torna a merito; lottare contro i vaccini significa tornare ai tempi in cui la medicina non aveva ancora fatto i passi da gigante odierni nella prevenzione delle malattie e nella protezione della vita e soprattutto esporre i ragazzi ad un’eventuale epidemia da morbillo o da pertosse o da altre malattie simili che colpivano le generazioni passate. L’obbligo vaccinale è apparso alla stragrande maggioranza della nostra popolazione un passo avanti che l’Italia compie nel campo della sanità pubblica. Tu invece, caro governatore, hai pensato bene di posticipare quest’obbligo di altri due anni con la relativa dilazione della presentazione della effettuazione, almeno prenotata, della vaccinazione. Forse sei stato male consigliato, forse questa volta ti è sfuggito il polso dell’opinione pubblica del Veneto, forse non ha funzionato il tuo naso politico sempre attento a dove spira il vento; fatto si è che appare evidente che questa l’hai proprio sbagliata. Ti costerà alle prossime elezioni? So una cosa: anche la Lombardia di Maroni si è allineata alle prescrizioni governative mentre a te è rimasto soltanto l’appoggio di Salvini. Già questo dovrebbe farti riflettere; infatti pare che per l’amico Salvini valga il motto “age contra”, cioè: hai l’obbligo di dire sempre il contrario a costo di negare anche l’evidenza. E tuttavia vorrei far presente ad ambedue un’altra bellissima espressione latina: “contra factum (Kant scriverebbe faktum) non valet argumentum”; e cioè: di fronte agli accertamenti scientifici in merito alla necessità dei vaccini cosa state a blaterare?

don Angelo Favero

I protagonisti del Don Vecchi

Qualche giorno fa Luciana, una ragazzina dei miei anni verdi di sacerdozio a San Lorenzo, ora moglie del capo dei tipografi della nostra editrice e mia attuale consulente politica, mi ha rivolto una domanda che di primo acchito mi ha stupito alquanto: “S’è accorto don Armando che da otto anni io e Massimo, mio marito, non andiamo mai in ferie?”

In verità non sono uno che si interessa particolarmente delle ferie, perché, come il Goldoni, sono convinto che esse siano una “mania” ma comunque suor Teresa, che di queste cose è più interessata di me, qualche volta mi aveva fatto osservare, passando davanti alla casa di questi due miei amici carissimi, che questi due coniugi, ora quasi settantenni, erano soliti fare frequentemente delle gitarelle infrasettimanali, motivo per cui pensavo che avessero scelto questo modo un po’ originale e poco seguito dalla gente del nostro tempo di far ferie. Poi sapendoli tutti e due pensionati e con la figlia che abita per conto proprio, supponevo che questa soluzione fosse assai comprensibile, anzi lodevole!

Sennonché la mia interlocutrice aggiunse, con tono che sembrava sottolineare il loro “eroismo” e la mia poca sensibilità di “datore di lavoro”: “Massimo non mi porta in vacanza perché impegnato ogni settimana a stampare “L’incontro”! Mi ero accorto che suo marito era quanto mai fedele al suo “impegno” ed ogni lunedì nelle prime ore del mattino era sempre presente in tipografia al Don Vecchi per guidare i suoi “dipendenti” a stampare le cinquemila copie del nostro settimanale.

Io poi ho sempre nutrito ammirazione e riconoscenza per la pattuglia di questi vecchi scout che hanno scelto come loro servizio la stampa del nostro settimanale. Ho anche sempre provato un po’ di orgoglio perché, essendo stato il loro assistente, mi pareva d’essere riuscito nel mio compito di educatore scout che consiste principalmente nel preparare i ragazzi al servizio, come insegnava il fondatore del movimento scout. Inoltre ho sempre provato tanto piacere di incontrare in questi ultimi dieci anni questo gruppetto “di vecchi ragazzi” che si davano appuntamento ogni settimana e in un clima cameratesco, divertente ed amichevole per stampare il periodico che in qualche anno è divenuto il più letto e il più diffuso della nostra città. Un giorno, infatti, ricordando i vecchi tempi, avevo detto loro: Vi manca solo l’alza bandiera e il canto “passa la gioventù” per provare una volta ancora l’ebbrezza della vita avventurosa degli scout!”

La tipografia del Don Vecchi è una cosa seria: tre moderne macchine di stampa Risograf, una taglierina professionale, una stampante a colori, una piegatrice ed un paio di computer, ma la ricchezza più grande di questo settore è certamente il gruppetto di questi volontari che compie questo servizio come una “bella avventura” e che vive e rafforza la loro amicizia e il loro impegno a essere utili. La nostra tipografia conta una decina di operatori che stampano facendo funzionare contemporaneamente le tre macchine per velocizzare il lavoro, tanto che verso le dieci del mattino sono pronte per la piegatura le cinquemila copie settimanali. Collabora pure con loro una quindicina di anziani a piegare i giornali, cosicché nel primo pomeriggio partono già cinque o seicento copie de L’incontro per i punti di distribuzione.

Oltre al settimanale ogni settimana viene stampato Il messaggio di Papa Francesco in cinquecento copie e L’incontro domenicale col Padre in trecento copie per seguire l’Eucarestia. La tipografia stampa inoltre il quindicinale Le favole di Mariuccia Pinelli e il mensile Il sole sul nuovo giorno. Questo ultimo periodico è curato in maniera particolare “dall’artigiano tipografo” Luigi Novello che, pur lavorando in collaborazione con l’equipe della tipografia, stampa in tempi diversi.

Non posso non ricordare anche lo staff guidato dalla signora Natalina Michielon e costituito da quattro collaboratori che aiutano in maniera consistente la dozzina di anziani che si sono assunti il compito dalla piegatura del settimanale e della decina di distributori che piazzano, tra il lunedì e il martedì, le copie del giornale nelle postazioni di distribuzione.

Infine mi pare doveroso menzionare il servizio di suor Teresa che ogni settimana olia la macchina con pasticcini e il verduzzo. Tanto che non so proprio se sia più persuasiva e convincente la mia promessa della vita eterna o i pasticcini di suor Teresa! Comunque la tipografia continua a funzionare e questo è l’importante. Se poi Massimo e Luciana per questo motivo non possono fare le vacanze estive, non sono troppo preoccupato, perché gli operai italiani hanno veramente bisogno di qualche “santo protettore” o perlomeno di qualche buon esempio e loro sono tra i pochi che lo possono dare!

Da “LA COMUNITA’” – 10 settembre 2017

Da “LA COMUNITA’” – 10 settembre 2017
periodico della parrocchia del Sacro Cuore di via Aleardi

Penso che questo sia il primo numero del settimanale firmato dal nuovo parroco, don Marino Gallina. Di primo acchito mi vien da osservare che quanto è numerosa ed articolata questa parrocchia, tanto è striminzito il suo “portavoce”, il foglio parrocchiale. Mi auguro che mons. Gallina, a cui rivolgo il più affettuoso “benvenuto” ed un augurio fraterno di buon apostolato, sappia in poco tempo creare un periodico degno di questa grande e centrale parrocchia.

Non posso che segnalare la lettera con la quale il nuovo parroco si presenta ai parrocchiani ed invita a partecipare al suo ingresso. La lettera è ricca di unzione spirituale e di volontà di servire il Signore e la parrocchia con umiltà, generosità e fiducia nel buon Dio.

Carissimi amici,

in questi primi giorni di permanenza tra voi ho avuto modo di sperimentare la bellezza di questa nostra comunità cristiana. E’ una comunità vivace ed accogliente che vive il primato di Dio: con l’annuncio kerigmatico del Vangelo e la catechesi strutturata per tutte le fasce di età e le situazioni esistenziali; con la liturgia celebrata fedelmente; le proposte di preghiera personale e di prolungata adorazione.
Una comunità che però non si chiude in se stessa ma che cerca di venire incontro con generosità e competenza ai reali bisogni delle persone, nostre compagne in umanità, che vivono in questo quartiere.
Vi chiedo di portare pazienza per le mie fragilità, incompetenze e intemperanze e di fare tutto il possibile per camminare insieme sulle strade che il Signore non mancherà di indicarci per trovare nella sua volontà la nostra pace.
Fin dal momento in cui il Patriarca mi ha chiesto di venire in mezzo a voi ho cominciato a pregare per ognuno di voi e a sentirvi presenti nella celebrazione dell’Eucarestia. Chiedo anche a voi di pregare per me e per i miei collaboratori che vivranno con me quest’avventura di autorità nel servizio: Don Federico, Don Paolo, il Diacono Daniele.
Se non ci affidiamo con fiducia e umiltà al Signore non realizziamo niente, con tutto il nostro darci da fare seminiamo vento e raccogliamo tempesta. Dobbiamo essere convinti di quello che dice il Salmo:
“Se il Signore non costruisce la casa
Invano faticano i costruttori
Se la città non è custodita dal Signore
Invano vegliano i custodi”
Vi invito a partecipare alla liturgia di domenica prossima 17 settembre alle ore 18.00. Il Patriarca che mi darà il mandato di parroco come vescovo successore degli apostoli ci garantisce la comunione con Cristo e con la chiesa particolare di Venezia e quella universale.

Mons. Gallina

Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” DI Via Terraglio – 3 settembre 2017

Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” DI Via Terraglio – 3 settembre 2017

Questo settimanale è diretto dal dott. Don Angelo Favero, già preside del liceo classico Franchetti di Mestre ed ora in pensione dalla scuola. Il periodico si qualifica soprattutto per gli articoli di fondo del parroco, sempre contrassegnati dalla cultura seria e profonda di chi li sorregge.

Questo sacerdote che è ben noto a Mestre soprattutto dalla classe dirigente uscita dal liceo che egli dirigeva, spesso commenta gli eventi più importanti di questo mondo che appassionano l’opinione pubblica con approfondimenti seri e documentati, per cui il periodico “vola alto”.

Di questo numero segnalo la rubrica “Questo nostro tempo”, sempre curata dal parroco. In questo numero don Angelo disquisisce sulle problematiche che l’irruzione dell’Islam nel mondo occidentale sta provocando nella cultura, nel pensiero e nella prassi religiosa.

La conclusione dell’articolo mi pare sia questa: bisogna lasciar decantare il fondamentalismo dei musulmani, cosa che avverrà lentamente nel confronto col mondo moderno, come che è avvenuto anche per il cristianesimo.

Questo nostro tempo

Viviamo ormai da parecchio tempo in Europa immersi nel clima creato dal terrorismo che appare in modo sempre più evidente essere di origine islamica. Quanti detengono il potere sulla faccia della terra erano convinti che, distrutto l’Isis, il califfato che voleva la coincidenza tra Stato e Religione islamica, si fosse trovata la soluzione dei problemi della convivenza in Europa tra cristiani e musulmani; i fatti di Barcellona e della Finlandia, per citare solo gli ultimi di una lunga serie, sono la dimostrazione più chiara che questo non si è realizzato. Il terrorismo ha un sottofondo culturale-religioso su cui si è radicato e tende a produrre i suoi nefasti esiti nei Paesi cosiddetti civili. Ci sono degli elementi che non ci possono sfuggire: questi terroristi sono di fatto europei, seppur di origine orientale o mediorientale, portano il vessillo di Maometto per cui gridano e inneggiano ad Allah akbar, in nome di Maometto e del Corano sono disposti all’omicidio e al suicidio spesso anche di massa. In realtà la provenienza prevale sulla formazione europea che hanno acquisito da due o tre generazioni; infatti hanno frequentato le nostre scuole, lavorano presso aziende nostrane, parlano correntemente le nostre lingue neolatine; ma portano una cultura di base che interpreta la religione islamica come fonte necessaria per identificare le loro persone; in questo clima la religiosità islamica tenta di rivalutarsi nei confronti della civiltà occidentale e purtroppo corre il rischio di trasformarsi in fanatismo. Si tratta della forma cieca, priva di razionalità, che ricorre alla violenza pur di imporre le proprie idee e la propria visione di vita. Dobbiamo tuttavia riconoscere che sarebbe un nostro errore madornale far coincidere la religione islamica con il fanatismo islamico. Proviamo a riflettere sul fatto che la fede cristiana, che da due millenni continua ad alimentare la nostra civiltà occidentale, ha saputo misurarsi con la sviluppo del pensiero che da Socrate in poi ha contrassegnato questo nostro mondo. La grande teologia medievale, che ha trovato dei vertici incancellabili non solo nella Chiesa ma anche in tutto il pensiero filosofico, ha avuto come direttiva fondamentale il pensiero di s. Anselmo: fides quaerens intellectum; la fede si intreccia con la razionalità umana, la supera ma non la contraddice. Eppure nella storia della Chiesa troviamo non poche volte l’oscuramento della razionalità con il fanatismo religioso. Penso con notevole smarrimento quanto spesso il dogma cristiano si è irrazionalmente imposto attraverso l’oppressione, la forza e talora anche la violenza nel tentativo di far prevalere a tutti i costi la cosiddetta verità religiosa sul libero arbitrio umano che per natura è sempre alla ricerca non solo nel campo razionale ma anche in quello della fede. Penso al rogo in cui fu spenta l’intelligenza di Giovanni Hus, il prete teologo rettore dell’Università di Praga, al Concilio di Costanza nel 1415; penso alla figura di Giordano Bruno, frate domenicano di grandissima capacità intellettuale seppur non privo di stramberie, che fu bruciato nel 1600 nel rogo di Campo dei fiori a Roma; penso al travaglio di Galileo nella prima metà del 1600 impegnato nella ricerca scientifica nel tentativo di comporre i due libri che Dio ha scritto: la Bibbia ad usum plebis e la natura a caratteri matematici. I tempi moderni ci hanno riservato dei momenti che hanno ancora qualche sapore di fanatismo per il prevalere della verità religiosa sulla persona umana: penso a papa Gregorio XVI con l’enciclica Mirari vos del 1832, a Pio IX con il Sillabo del 1864, a Pio X con la lotta al modernismo. Mi sento fortunato di vivere in una Chiesa che ha fatto passi da gigante nella via della purificazione della fede con il Concilio giovanneo. Viene spontaneo pensare alla forza dirompente e rinnovante nei confronti della fede cristiana espressa nelle famose 95 tesi di Lutero pubblicate alle porte della chiesa del castello di Wittemberg il 31 Ottobre 1517; occorre dire però che ci siamo accorti noi cattolici della grandezza di questo rinnovamento a quasi 500 anni di distanza. Purtroppo l’Islam contiene ancora vaste zone di fanatismo che avrebbero bisogno di una profonda purificazione culturale; la religione islamica avrebbe bisogno di un impatto con la razionalità illuministica e nel contempo avrebbe bisogno di riconoscere la piena liceità dello Stato civile. Insomma avrebbe bisogno di trovare l’autentica fede liberata dall’oppressione fanatica.

Don Angelo Favero

Da “PROPOSTA” – 27 agosto 2017

Da “PROPOSTA” – 27 agosto 2017
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Nella prima di copertina – ma purtroppo dopo la prima facciata c’è solo la seconda – il parroco don Roberto dà uno sguardo compiaciuto all’attività pastorale estiva che si è conclusa col mese di agosto. Credo che sia comprensibile la soddisfazione che egli manifesta constatando che le proposte formative, soprattutto per la gioventù, sono state molte e fortunatamente tutte positive. Mi pare che ai vari “campi” e campeggi dell’Azione Cattolica e degli scout abbiano partecipato quasi cinquecento ragazzi, guidati da un numero adeguato di responsabili. Potessero tutte le parrocchie del Patriarcato presentare un bilancio così positivo!

Don Roberto, parlando dei capi, ossia dei responsabili di questa complessa ed impegnativa attività pastorale, parla di “miracolo”, ed ha ragione perché se il Comune o la Regione avessero dovuto gestire un’impresa del genere avrebbero dovuto spendere decine di migliaia di euro per assumere qualche centinaio di operatori, mentre don Roberto se l’è cavata con un semplice “grazie”.

Prima della conclusione religiosa di questo bilancio estivo il parroco di Chirignago, ormai quasi settantenne ma dallo spirito giovanile, annota che durante l’estate si sono anche gettate le premesse perché il nuovo anno pastorale risulti pure positivo. Don Roberto annuncia che “sono già stampate le schede di catechismo – preparati i quadernoni delle catechiste – predisposti orari e luoghi – individuate nuove forze (animatori e catechisti) per mantenere alta la qualità del servizio”.

Forse per tutto questo impegno il Patriarca gli sta concedendo il dono e il privilegio di non nominarlo monsignore!

UN’ALTRA ESTATE FELICE

Mentre scrivo stanno tornando da Caracoi i chierichetti. E con il loro ritorno si conclude la “stagione Campi estivi” di cui abbiamo dato ampia relazione sulle colonne di PROPOSTA.
Innanzitutto ringraziamo il buon Dio che non si è verificato nessun incidente se non qualche ammaccatura o qualche taglietto. Se pensiamo a quanti ragazzi abbiamo portato in montagna c’è davvero da essere grati. Anche perché l’incidente può accadere senza nessuna colpa da parte di responsabili o educatori, come del resto avviene nel corso dell’anno per tutte le famiglie. Secondariamente siamo contenti del bel tempo che ci ha accompagnati. Per il sud Italia la mancanza di pioggia è stata un grosso problema, ma per noi è stata una manna. Qualche temporale di passaggio, ma nell’insieme non abbiamo dovuto rinunciare a niente. I luoghi in cui abbiamo vissuto i nostri campi sono stati straordinari. Caracoi, Caoria, le alpi bellunesi e la Toscana … tutti posti da vedere e da ricordare. Ogni campo ha avuto il suo bel programma sia per quanto riguardava i giochi e le attività varie sia per quanto riguardava la formazione e la vita di fede. Anche quest’anno, data la possibilità oggettiva, abbiamo celebrato la S. Messa tutti i giorni, trasformando così in piccole cattedrali i prati ed i boschi che ci hanno ospitato.
Abbiamo avuto degli educatori responsabili ed intelligenti nel numero necessario, cuochi bravissimi, ed una logistica efficiente.
Non possiamo non ringraziare tutta questa gente (Bogus ne è rimasto fortemente colpito_e meravigliato) che ha reso possibile ancora una volta questo miracolo. Sì, perché di “miracolo” (nel senso più vero del termine e cioè di un “segno”) si deve parlare se si pensa che tutto si è mosso sull’onda del volontariato. Con i mezzi economici che abbiamo non avremmo potuto portare nemmeno una squadretta di calcio ad allenarsi se avessimo dovuto pagare stipendi e quant’altro. I risultati?
Questa è un’incognita.
Noi abbiamo seminato e Gesù ha garantito che chi semina largamente largamente raccoglie. Noi speriamo che sia sul piano umano che su quello della fede la fatica porti i suoi frutti.
Da parte nostra c’è tutto l’impegno a dare continuità alle attività estive con una forte azione durante l’anno scolastico: già sono state stampate le schede di catechismo, preparati i quadernoni delle catechiste, predisposto orari e luoghi, individuate nuove forze (animatori e catechisti) per mantenere alta la qualità del nostro servizio.
Certo che la partenza di don Andrea non sarà indolore, anche se don Sandro ci dà tutta la sua disponibilità perché niente di essenziale venga a mancare. Ma confidiamo nel Signore.
“Quando sono debole, è allora che sono forte, Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza””(2Co 12:9-10) Noi partiamo con speranza. “La c’è la provvidenza”.

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 10 settembre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 10 settembre 2017
periodico della parrocchia di San Giuseppe di viale San Marco

Gli interventi di don Natalino Bonazza sul settimanale della sua parrocchia non sono mai banali, scontati, soporosi. Nella prosa di questo giovane parroco c’è sempre pensiero, proposta e speranza, offerti sempre con convinzione.

Nell’articoletto di spalla della prima pagina, che rappresenta sempre “il fondo” di questo foglio parrocchiale e che è sempre scritto dal parroco, c’è in questo numero un’accorata denuncia sul problema della droga che investe frontalmente e rovinosamente anche i giovani della nostra città. Don Natalino, partendo dalla tragica morte di una nipote di un parroco del mestrino, denuncia la scarsa “presenza”, in questo amaro settore della vita, degli educatori, delle famiglie, delle autorità e pure della Chiesa, ma soprattutto afferma che se noi adulti, soprattutto noi cristiani, non testimoniamo in maniera convincente che i valori che supportano la nostra vita non la rendono positiva, serena e felice, è facile che i nostri ragazzi cerchino altrove la risposta a questa esigenza. Il “fondo” termina con una affermazione amara e sconsolante: “non stiamo facendo abbastanza”, e soprattutto serve che ci impegniamo e lavoriamo assieme per sconfiggere la pestilenza del nostro tempo.

Nello stesso numero di questo significativo foglio parrocchiale appare l’invito a partecipare il 17 settembre alla “Fiera dei patronati” (a don Natalino piacciono alquanto le parole nuove e fresche d’uso). Si tratta in sostanza di forme di gemellaggio tra parrocchie a livello di ragazzi, esperienze quanto mai positive perché è tempo che le parrocchie non siano più dei castelli con i ponti levatoi alzati.
Già che ci siamo segnalo pure la solita rubrica di Alessandro Seno “Uno sguardo sulla settimana”, nella quale questo valente ed ammirevole volontario della stampa parrocchiale incornicia lo splendido risultato a livello turistico del nostro Paese. Sottolineare i buoni risultati è certamente più valido che piangersi addosso!

INSIEME PER I GIOVANI
di don Natalino

Questo settembre non ha nulla di spensierato, anzi. Torno dal funerale di Irma, figlia di amici della Bissuola e nipote di don Guido. Ci ha tenuti su la preghiera di una comunità viva e colpita al cuore. Il silenzio alla fine della messa esequiale era impressionante. Cronache e commenti nei giornali portano l’attenzione sul fenomeno preoccupante che riguarda tutta la nostra città: la droga è a portata di mano dei ragazzi, anche preadolescenti. Facile provarla, facile contattare lo spacciatore, facile acquistarla… e una volta che si è iniziato, sembra facile tenere la situazione sotto controllo, farsi solo al sabato sera e comunque quando lo voglio smettere. In realtà non è così, bisogna dirlo chiaro e tondo: la droga uccide sempre, assesta il colpo fin dalla prima volta. Non è mai leggera, è droga e basta: è sempre una tragica fregatura.
Condivido pienamente l’appello lanciato da don Guido nell’omelia: occorre che ciascuno di noi faccia tutto ciò che gli è possibile per testimoniare il dono grande della vita, per attrarre i ragazzi alla sua bellezza, per trasmettere tutto ciò che è buono, vero, giusto. Tuttavia – aggiungo – occorre ammettere che non stiamo facendo abbastanza per affrontare l’emergenza educativa, a tutti i livelli. C’è molta attività in solitaria «per non perdere i giovani», ma perché la voglia di vita li conquisti occorre agire insieme. Aprirsi alla collaborazione è l’inizio di una speranza.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

C’è stato il sorpasso! C’è stato il sorpasso!
I dati non sono ancora definitivi visto che manca ancora il mese di settembre, ma la tendenza è chiara e certa, abbiamo superato la Francia. In cosa, vi starete chiedendo, e io testé lo metto nero su bianco: abbiamo guadagnato la seconda posizione nella classifica mondiale… del turismo.
È una notizia che mi ha sorpreso, ve lo confesso, io credevo che l’Italia fosse di gran lunga lo stato re, regina e principessa delle vacanze: spiagge, montagne, colline e città d’arte da sempre baciano il territorio a noi caro; nel Veneto poi nel giro di un paio d’ore puoi passare dai tremila e passa metri della Marmolada ad un bel tuffo al Lido fermandoti a prendere un aperitivo in piazza san Marco oppure una fetta di Tiramisù a Treviso. Eppure da qualche anno – l’ho scoperto da poco – il Belpaese non era più la meta preferita dai flussi turistici. Perché mai?
Ci sono ragioni non legate strettamente al territorio, penso ad esempio alla crisi economica che ha investito il mondo intero, ma al tempo stesso rifletto sui grandi sbagli che purtroppo abbiamo fatto come nazione: l’esempio della crisi calza a pennello per sottolineare come altri territori abbiano, negli anni della recessione, abbassato i prezzi di strutture ricettive e creato corridoi aerei o ferroviari che hanno naturalmente attratto turisti e viaggiatori. L’Italia invece, nelle vesti di piccoli esercenti o albergatori, ha sempre mantenuto uno standard prezzi molto alto scoraggiando quindi chi voleva passare qualche giorno di relax senza contrarre un mutuo bancario!
A onor del vero bisogna riconoscere che i nostri livelli qualitativi sono comunque notevolmente superiori ad un pari esercizio in altri paesi europei, sta di fatto però che abbiamo vissuto delle annate da vacche magre che non facevano presagire nulla di buono per il futuro. E invece… dall’anno scorso, quatti quatti, abbiamo ritrovato il segno più sui nostri listini vacanziferi e in questo 2017 abbiamo piazzato l’allungo vincente superando i colleghi transalpini.
I motivi sono essenzialmente due: da una parte il discorso sicurezza: il nostro territorio è considerato molto meno a rischio rispetto alla Francia e ancor di più rispetto ai paesi arabi come Marocco o Tunisia, flagellati purtroppo da attentati e visti come non sicuri soprattutto dai visitatori del nord Europa; dall’altro la capacità, una volta tanto, di fare squadra, lasciando da parte campanilismi e piccole beghe politiche e quindi di essere riusciti a “vendere” il prodotto Italia all’estero come luogo dove poter trascorrere momenti lieti e spensierati.
Lo stato si è fatto portavoce di una buona pubblicità e ha sostenuto iniziative per aumentare, o meglio, amplificare luoghi, sagre, piccoli borghi che hanno trovato la giusta misura per poter guadagnare con il turismo senza approfittarsene. E i risultati sono stati addirittura a doppia cifra, con alcune realtà turistiche che hanno registrato incrementi superiori al 10%. Non male vero? E adesso attacchiamo il vertice; sapete che ci sta davanti? La Spagna è leader mondiale del turismo ma sente già il nostro fiato sul collo…

Da “LETTERA APERTA” – 10 settembre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 10 settembre 2017
periodico della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Leggo in questo numero due notiziole che però ritengo abbiano una seria valenza pastorale. La prima contiene un accurato, ma tardivo, appello ai parrocchiani perché si offrano come catechisti. Quello dei catechisti è un grosso problema per le parrocchie: primo, perché è ben difficile che uno possa improvvisarsi tale senza una adeguata preparazione; secondo, perché i catechisti dovrebbero essere seguiti ed aiutati a preparare la lezione settimanale, un impegno che dovrebbe essere del vicariato perché tra una decina di parrocchie è più facile trovare una persona adeguata per questo compito; terzo, oggi pare che una classe di catechismo dovrebbe essere composta al massimo da dieci alunni data l’irrequietezza dei ragazzi di oggi e soprattutto per poter creare un clima famigliare e propositivo.
Mio fratello don Roberto, parroco a Chirignago, che penso sia un esperto in questo settore, mi diceva che conta su una cinquantina di catechisti con i quali ha un incontro settimanale e ai quali fornisce di volta in volta delle schede didattiche per facilitar loro il compito di far lezione.

La seconda notizia riguarda la messa feriale. Leggo in quasi tutti i bollettini parrocchiali l’annuncio che si ripristinano gli orari perché non c’è quasi parrocchia che non riduca le messe durante l’estate. Ritengo che cambiare più o meno di frequente l’orario feriale o festivo delle messe sia quanto mai pericoloso perché questo disorienta facilmente i fedeli. Io ho fatto il parroco per più di 35 anni ed ho constatato che mantenendo, pur con difficoltà e sacrificio, lo stesso orario, avevo dei risultati superiori rispetto a chi cambiava orario.

SERVONO CATECHISTI

Cerchiamo catechisti. Sempre e ancora di più. Lo facciamo anche per il desiderio di avere gruppi piccoli e coltivare la relazione personale con i bambini e i ragazzi. Lo facciamo anche perché sono molti che chiedono di fare con noi un cammino di fede. Mi rivolgo allora ai genitori: per tanti anni la comunità ha organizzato un cammino di fede per i vostri figli. Dopo aver ricevuto tanto da altri adulti perché non pensare di restituire il favore mettendosi a disposizione per qualche anno?

LA MESSA DEL MATTINO

Ricordiamo che da lunedì 4 settembre è ripresa la Messa del mattino alle 7. Iniziare la giornata davanti al Signore cambia il senso del tempo. Se prima di andare a scuola, all’università, al lavoro, qualcuno volesse provare a partecipare all’Eucarestia toccherebbe con mano quello che dico. Non serve partecipare tutti i giorni: magari una sola volta la settimana. Pensiamoci.

Da “COMUNITA’ IN CAMMINO” – 20 agosto 2017

Da “COMUNITA’ IN CAMMINO” – 20 agosto 2017
settimanale della parrocchia di San Pietro di Oriago

Come ho già riferito don Cristiano Bobbo, che da qualche anno è parroco nella parrocchia di San Pietro di Oriago tiene sul periodico della comunità una rubrica settimanale intitolata “Lungo il fiume; pensieri in libertà”. Il fiume è il Brenta, sull’argine del quale si trovano la piazza e la chiesa di questa parrocchia.

Normalmente la rubrica affronta due, tre argomenti di attualità pastorale, temi religiosi sui quali don Cristiano fa le sue riflessioni generalmente di taglio mistico, cosa che mi pare sia più congeniale a questo sacerdote.

In questo numero riporta una riflessione dal titolo “Anima cristiana” in cui invita a cogliere i segni della cultura seminati in passato dalla Chiesa e ancora, in qualche modo, presenti nel nostro territorio e nelle nostre istituzioni.

Don Cristiano conclude il suo discorso invitando i cristiani ad essere consapevoli e fieri delle tracce cristiane che permangono nella nostra terra e ad aver fiducia che esse continueranno ad animare la vita della nostra gente.

Lungo il fiume

ANIMA CRISTIANA

Di tanto in tanto sento emergere dai commenti delle persone la rassegnata descrizione del nostro paese come “dormitorio” o eventualmente luogo che non offre stimoli a livello sociale e culturale, privo di vera identità. Lo si vorrebbe più vivace nelle iniziative, coinvolgente nelle proposte. Insomma, i motivi per essere insoddisfatti siamo sempre pronti a trovarli ma è necessario che ognuno faccia la sua parte cominciando dalle possibilità e dalle responsabilità che gli competono se vogliamo che le cose migliorino. Anche le nostre Parrocchie devono saper individuare il loro compito specifico per dare sapore, bellezza e autenticità alla nostra fraterna convivenza. Se ci pensiamo, nel corso dei secoli il Cristianesimo ha impresso l’anima alle nostre nazioni, alla loro cultura, alla stessa società e alla vita. Se dovessimo spogliare il nostro paese dei segni cristiani, finiremmo per distruggerne il cuore. Perdere i valori genuini cristiani non significa solo appannare la nostra stessa identità e realtà ma stingere la bellezza, la profondità, la ricchezza interiore. Non è possibile conservare la propria umanità senza essere alimentati di spiritualità, di armonia, di luce. I cristiani di ogni epoca hanno saputo attingere dal messaggio di speranza e di amore contenuto nel Vangelo, gli stimoli per un continuo rinnovamento e arricchimento della vita a tutti i livelli. Ed è ciò che viene offerto dall’arte, dalla letteratura, dalla musica e dall’educazione cristiana per il bene di tutti. Insomma, ai cristiani del nostro territorio spetta il compito di essere sempre più consapevoli e fieri della loro responsabilità a partire dalla fede che professano per rendere più vivibile e fraterno il nostro mondo.

 

Da ”SAN NICOLO’ E SAN MARCO” – 3 settembre 2017

Da ”SAN NICOLO’ E SAN MARCO” – 3 settembre 2017
settimanale della comunità cristiana di Mira

Spero di avere un po’ più di tempo per presentare nel suo insieme questo periodico che, a mio modesto parere, fa parte di quei tre-quattro bollettini parrocchiali che tra le trentadue parrocchie di Mestre e terraferma si presentano in maniera più seria per impaginazione e soprattutto per contenuti.

Segnalo e suggerisco fin d’ora agli amici di leggere la rubrica “Appunti di don Gino” (don Gino Cicutto, parroco di queste due parrocchie, S.Nicolò e S.Marco di Mira ) che ogni settimana tratta in maniera confidenziale, ma acuta ed edificante, eventi e problemi di vita parrocchiale. Mi soffermo però oggi su una notizia contenuta in quarta pagina, notizia dedicata alla cronaca in cui si prospettano gli incontri: 1 – per giovani di 5° superiore e primo anno di università; 2 – per gli universitari, lavoratori, fidanzati prossimi al matrimonio.

Nei periodici di tutte le parrocchie sono segnalati in questo mese gli orari per le iscrizioni al catechismo delle elementari e delle medie, mentre non ho trovato finora alcun cenno di catechesi per le superiori e l’università. Capisco che sia difficile per una parrocchia di tre-quattromila anime riuscire ad avere “alunni” e “maestri” per queste età, ma lasciar perdere quelli che domani saranno la classe dirigente è veramente disastroso. Non si potrebbero organizzare tre, quattro gruppi cittadini per questo tipo di catechesi e di formazione religiosa?

Un tempo c’era la “Fuci”…….. che risolveva questo problema, ma da qualche anno essa è scomparsa. Ritengo però che a risolvere questo problema ci debba pensare la diocesi, perché se lo si lascia in mano ai parroci, penso che sia pressoché impossibile che essi lo facciano prima del Giudizio universale!

Appunti… di don Gino

PAROLE, PAROLE, PAROLE

Un noto giornalista ha fatto notare come, di fronte ai fatti di cronaca, drammatici come quelli vissuti in questo periodo, i mezzi di comunicazione assomigliano a quei bambini che, presi dalla paura del buio, per farsi coraggio, parlano, parlano, parlano. Il silenzio fa paura se è vuoto e incapace di suscitare la riflessione o la meditazione. Così nel luogo dell’ennesimo attentato o della scossa di terremoto o di fatti di cronaca, è onnipresente “l’inviato” che deve riempire lo spazio assegnato, parlando, spesso a vanvera, facendo interviste con domande spesso banali e scontate che suscitano risposte banali e scontate. Il silenzio fa paura. Appena, appena si è capaci di quel rituale “minuto di silenzio”, ma poi c’è la necessità di parlare o, ultima moda, di applaudire. Questo è un fenomeno preoccupante perché è il sintomo che non siamo più capaci di affrontare il silenzio perché il cuore è vuoto e il buio fa paura.

LA TAVOLA APPARECCHIATA

Raccolgo una confidenza bella e serena anche se in un momento delicato, come la morte di una persona cara. La sposa che ogni domenica è presente all’Eucaristia con il suo sposo, non solo mi racconta che dopo la Messa, ogni domenica, sono invitati a casa sua i figli con le rispettive mogli, mariti e nipoti, per il pranzo, ma che per non far attendere troppo tempo, il pranzo è già improntato e la tavola già preparata. Tornati da Messa ci vuole poco per mettersi a tavola. Mentre mi rende partecipe di questa confidenza, penso alle tante persone che non partecipano all’Eucaristia perché hanno a pranzo le loro famiglie. Sapersi organizzare è una dote semplice e bella; dare significato al pranzo della domenica dopo aver partecipato all’Eucaristia è segno di fede e di devozione al Signore. Ora che è venuto a mancare lo sposo, questa dolce signora mi ha garantito che continuerà a preparare la tavola, verrà a Messa e poi farà il pranzo della domenica con la sua famiglia. Sono sicuro che avverrà così e sarà il modo più bello per continuare a tenere unita la famiglia e a sentire la presenza viva di chi “è andato avanti”.

COLLABORATORI

Molto spesso le persone buone e affettuose, vedendoci un po’ stanchi, ci domandano se verrà qualche altro sacerdote a darci una mano. La risposta è che, per adesso, questo non è previsto; dobbiamo arrangiarci con le nostre povere forze. Stiamo cercando di fare del nostro meglio, ma abbiamo bisogno di un aiuto, di una collaborazione più viva e più generosa. Spesso siamo costretti a chiedere una mano, nei più svariati settori della vita della parrocchia, raccogliendo anche risposte negative. Lo stile della collaborazione deve radicalmente cambiare: bisogna trovare più persone che si offrono per dare una mano. C’è il campo della catechesi, della carità, della presenza alle celebrazioni e ai funerali (c’è bisogno di qualcuno che s’interessi per le Letture, per sistemare i lumini e le candele, per aiutare nella pulizia della chiesa e del patronato e per mille altre cose). Collaborare è farsi carico: questo aiuta e sostiene.

PROPOSTE PER I GIOVANI

Comunichiamo per tempo alcune proposte per i giovani in modo da tenersi liberi nelle date fissate. PERCORSO PER I GIOVANI DI 5A SUPERIORE E DEL PRIMO ANNO DI UNIVERSITÀ’ Domenica 17 settembre: ritrovo per la Messa delle 9.30 a s. Nicolò, partenza per Portobuffolè e incontro con don Giorgio Maschio sul tema: “Cristo è interessante?” – Pranzo al sacco

PROPOSTA RIVOLTA AI GIOVANI UNIVERSITARI E LAVORATORI, FIDANZATI O MENO, SPOSATI O SULLA VIA DEL MATRIMONIO

Sabato 16 settembre, ore 10.00 partenza dalla chiesa di s. Nicolò e incontro con le monache del Monastero di Attimis (Udine) – Pranzo al sacco – Cena a Mira, alla Festa di fine estate organizzata dagli scout. E’ necessario dare l’adesione a don Mauro entro il 6 settembre.
Si tratta di due proposte differenziate e serie che speriamo possano incontrare l’interesse dei giovani di s. Nicolò e s. Marco.