Coinvolgere le parrocchie

Ripeto ancora una volta che, non avendo più alcun ruolo e responsabilità all’interno della direzione della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi e soprattutto data la mia veneranda età di 93 anni, il mio impegno nei riguardi del nuovo Centro di Solidarietà Cristiana Papa Francesco è estremamente marginale.

Ho scelto quindi di tentare a livello personale, insieme ad una piccola équipe di amici, di individuare le persone più fragili e più bisognose perché possano beneficiare dell’offerta soprattutto di generi alimentari. Vi posso assicurare che non è facile aiutare i più poveri perché sono sempre i più sprovveduti e i meno agguerriti nell’approfittare delle opportunità che vengono loro offerte.

Io sono felicissimo che famiglie monoreddito e con uno o due figli a carico possano beneficiare dell’ipermercato e dal numero di presenze mi pare lo facciano numerose. Però sento forte il dovere di tentare che ne beneficino anche i più sprovveduti, i più inermi, i più poveri. Da questa convinzione è nata l’iniziativa particolare della quale vi ho già parlato, ossia quella di offrire a costoro dei buoni acquisto “spendibili solamente all’ipermercato Papa Francesco”.
Pensando che soprattutto le parrocchie conoscano meglio degli altri i parrocchiani più poveri ho messo in atto l’operazione di fornire alle parrocchie un certo numero di questi buoni in maniera tale che non si arrischi di permettere che “la carità” finisca non per mangiare, ma venga destinata per altri scopi non urgenti e necessari.

Consultando l’annuario della diocesi ho scoperto che tra il centro e la periferia di Mestre operano una cinquantina di parrocchie, e ho quindi deciso, assieme ai miei collaboratori, di farne beneficiare una diecina ogni mese. Ho scritto ai parroci relativi consegnando ad ognuno 100 buoni corrispondenti a 500 euro non provenienti dalla Fondazione Carpinetum nè dall’associazione il Prossimo, ma provenienti dalle offerte fatte nella chiesa del cimitero e consegnatemi da qualche benefattore e bensintende dalla mia pensione.
Ho costatato che questa spesa di 5 mila euro al mese era superiore alle mie possibilità perciò ho riguardato l’offerta facendo conto del numero di abitanti di ogni parrocchia, e del numero dei suddetti buoni realmente spesi nel primo invio. In rapporto a questi due fattori, ho rimodulato questa seconda offerta.

Col 15 novembre s’è concluso il primo ciclo di questa esperienza e perciò riparte il nuovo giro. Pubblico il nome delle parrocchie, del numero di abitanti di ciascuna e dei nuovi buoni acquisto consegnati prima del 15 novembre; lo faccio perché ognuno mi possa dare ogni suggerimento per migliorarla e per raccogliere il denaro per finanziarla. Eccovi la lista:

  1. Sacro Cuore via Aleardi
    abitanti 7.766 – buoni 50
  2. Gazzera
    abitanti 7.050 – buoni 60
  3. Carpenedo
    abitanti 5.666 – buoni 80
  4. Chirignago
    abitanti 7.769 – buoni 80
  5. Santa Maria della Pace Bissuola
    abitanti 5.261 – buoni 50
  6. Corpus Domini quartiere Pertini
    abitanti 2.948 – buoni 60
  7. Beata Vergine Addolorata Bissuola
    abitanti 8.683 – buoni 80
  8. San Paolo via Stuparich
    abitanti 3.102 – buoni 60
  9. San Pietro Orseolo v.le don Sturzo
    abitanti 4.363 – buoni 20
  10. Santa Maria Goretti Carpenedo
    abitanti 5.410 – buoni 60

Il costo totale dell’operazione, qualora tutti i buoni fossero “spesi”, sarebbe di 3 mila euro. Una cifra che temo che sia ben difficile che io possa affrontare ogni mese, comunque ho spedito al Patriarca e a tutte le parrocchie, al Sindaco e Consiglieri comunali, governatore Zaia e a tutti i consiglieri, a gli enti ecclesiastici, e a tutti gli ordini religiosi, un appello perché contribuiscano a questa spesa. Sarò ben contento di pubblicare in seguito il nome e l’entità dei contributi raccolti.

Facciamo il punto

Carissimi lettori, non passa giorno che qualcuno degli abitanti del mio “piccolo mondo antico” dei sette Centri don Vecchi, non mi chieda “come va don Armando l’ipermercato dei poveri?”; ed è veramente un borgo antico perché abitato da 550 anziani di età media di 83 anni. La stessa domanda me la fanno anche i fedeli della “mia” parrocchietta, della “cattedrale fra i cipressi” del Camposanto di Mestre. Penso che pure molti concittadini – dato che per i miei frequenti interventi sui quotidiani della città ho l’impressione d’essere diventato la “betonega” di Mestre – abbiano la stessa curiosità.

Eccovi accontentati! L’ipermercato è frequentato da circa tremilacinquecento “clienti” alla settimana. Credo che di certo abbiamo diritto di indossare la “maglia rosa” non solo degli ipermercati di Mestre ma almeno del Triveneto!
Pure come personale di servizio non possiamo lagnarci, perché possiamo contare su oltre 130 volontari (che si turnano) ben pagati: perché promettiamo loro “il centuplo” e la vita eterna!

Quello invece che ci preoccupa, e molto, è l’approvvigionamento di materia prima. Per gli indumenti, i mobili, e l’arredo per la casa, in verità, ci giunge il sufficiente, mentre quello che mi toglie i sonni sono i generi alimentari e la frutta e verdura. Avremmo bisogno di un tir di generi alimentari alla settimana, mentre possiamo contare solamente su cinque sei furgoni.

La Divina Provvidenza di certo sa di questa situazione, ma di solito interviene all’ultimo momento per provare la mia fede, e io, come San Pietro, sento il bisogno di chiederle la grazia di aumentarla. Ho imparato sempre da San Pietro che, pur avendo buttato in mare la rete per tutta la notte e non avere preso niente, disse al Signore “sulla tua Parola l’ho ributtata di nuovo”, e il Vangelo ci riferisce che riempì la barca di pesci!
Forte di questa notizia ho “buttato anche io la rete” sulla coscienza del sindaco Brugnaro e di tutti i consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione, avendo sentito da tutti loro che sono quanto mai attenti ai bisogni dei poveri! La stessa cosa l’ho fatta al governatore Zaia e a tutti i consiglieri della Regione. Ho allegato alla lettera che ho inviato a questi personaggi pure un depliant con le foto di quanto si mette a disposizione dei poveri; a giorni farò questa operazione pure a tutte le parrocchie della diocesi.

Per soddisfare la vostra curiosità su quello che ho scritto vi allego pure il testo della lettera.

Sono un prete ultranovantenne, da sempre convinto che la fede e il valore di ogni persona si esprimono soprattutto aiutando i più poveri. Per questo ideale ho tentato di spendere la mia lunga vita e vorrei pure impegnare anche gli ultimi rimasugli di essa. Le mando questo dépliant a testimonianza di questa convinzione e soprattutto perché ho capito che solamente impegnandosi assieme si può realizzare questo progetto solidale. Mi vesto quindi colla tonaca dei frati da cerca
del poverello di Assisi, mi metto la bisaccia in spalla e busso alla porta di tutti, proprio tutti, per poter aiutare in maniera più seria chi è in difficoltà economiche e si vergogna di domandare aiuto. Chiedo quindi con umiltà e rispetto quello che ognuno dei miei concittadini e delle istituzioni della mia Città possano mettere a disposizione per aiutare chi è in difficoltà offrendo: suggerimenti, disponibilità di collaborazione di ogni tipo e ad ogni livello, offerte ecc…. Sento infine il dovere di informarvi che il “supermercato dei poveri”, di cui vi accludo qualche foto perché vi rendiate conto che è una cosa seria, è frequentato ogni settimana da almeno 3.500 persone che chiedono aiuto, quindi abbiamo bisogno di tanto sostegno. Sarei quanto mai lieto e riconoscente se, quando potete, faceste una visita a questa struttura quanto mai innovativa nel campo della solidarietà. Vi chiedo inoltre di parlare alle persone di vostra conoscenza che ci potrebbero aiutare. Mi scuso della mia intromissione, vi ringrazio, e vi prometto di pregare per tutti, ma in particolare per chi si lascerà coinvolgere in questa bella impresa. Con cordialità. Don Armando Trevisiol

Finora ho ricevuto solamente la risposta dell’assessore della Regione Giampaolo Bottacin che mi ha risposto: “Ho preso visione della sua lodevole iniziativa e la ringrazio di averla condivisa con me. Farò sicuramente conoscere alle persone di mia conoscenza quanto da lei costruito. Un cordiale saluto”.

Cari lettori mi riprometto di riferire quanto prima dei risultati di questa iniziativa per riempire gli scaffali dell’ipermercato, scaffali che si svuotano tanto, troppo presto!

Il mio manifesto

Impegniamoci a costruire una “Chiesa”, non una “sacrestia”.

Impegniamoci a far maturare un popolo cristiano libero, ricco di speranza, capace di dialogo, senza complessi, non a dar vita a un teatrino con tanti manichini e tanti costumi che odorano di naftalina, con attori che declamano senza convinzione e passione frasi impregnate di un gergo ormai abbandonato dai più.

Impegniamoci ad avere l’ebbrezza della nostra libertà e della nostra dignità, confrontandoci con amici e nemici, con inferiori e superiori, con rispetto ma senza servilismi.

Impegniamoci a non lasciarci tentare dalla vita facile, dalla carriera promettente o dalla tranquillità ad ogni costo, lasciandoci andare all’adulazione, al silenzio anche di fronte alla stupidità e al sopruso.

Impegniamoci ad aspettare il Risorto nel domani che viene, diffidando delle restaurazioni, dei vecchi codici e delle nuove regole, ascoltando invece la voce del cuore e dello Spirito.

Impegniamoci ad osare, a vivere in attacco piuttosto che in difesa, a sbagliare per troppo amore, piuttosto che per cialtroneria intellettuale, per fedeltà fasulla o per comoda obbedienza formale.

Impegniamoci a scoprire il volto del Maestro e del Salvatore nel cuore, nelle parole e nelle scelte degli uomini e delle donne, dei ragazzi e delle ragazze che incontriamo sulla nostra strada, piuttosto che nei vecchi “santini” o nei testi logori della vecchia teologia.

Impegniamoci ad usare con rispetto e venerazione le parole, senza ubriacarci di frasi fatte vecchie o moderne, ricordandoci sempre che un fatto, per quanto piccolo, vale mille parole.

Impegniamoci ad avere paura del ghetto, della gente che ha risolto tutto, dei cristiani che amano le serre, temendo ancora la mela marcia e il compagno cattivo.

Impegniamoci perché anche l’ultimo ateo possa capire e condividere la tua scelta dei poveri, anche se questo non procurerà mai commenda o titoli di onore.

Impegniamoci a ricordare che il Signore chiama ad ogni ora del giorno ogni creatura, e che i fiori belli nascono e fioriscono dentro e fuori la nostra comunità.

Impegniamoci a ricordare che lo Spirito Santo è venuto per i capi, ma anche per i poveri gregari come noi.

Impegniamoci infine perché tutti sappiano che saremo giudicati sull’amore e non sulle tesi dell’ultimo sociologo e dell’ultima opera di teologo.

Solidarietà e raggiri

Può capitare di dare una mano anche a chi non ne avrebbe bisogno. La carità va fatta con testa, ma il timore delle truffe non deve frenare la generosità e le opere di bene.

Mi è stato chiesto dalla redazione se potevo offrire un qualche giudizio personale e soprattutto qualche esperienza su quella categoria di persone che non amano il lavoro e che perciò tentano con ogni mezzo di vivere sulle spalle degli altri mediante mezzi truffaldini.

Nel nostro Paese sempre, ma specie in questo ultimo tempo, s’è dibattuto alquanto su tale argomento: vedi sul risultato del reddito di cittadinanza, dei certificati medici accomodanti ecc.. Io debbo confessare che le mie sono esperienze e considerazioni di piccolo cabotaggio, legate alla mia vita di prete e di responsabilità di comunità parrocchiale, quindi mi è più facile parlare dei raggiri, molto frequenti, con i quali ci si rivolge ad un sacerdote per ottenere denaro dicendosi in gravi difficoltà.

Da cittadino qualunque mi pare però che sia il reddito di cittadinanza, che pure la proposta del nostro Papa di “lavorare meno, ma lavorare tutti” siano delle splendide utopie. Utopie che, per raggiungere lo scopo, dovrebbero presuppore che in questo nostro povero mondo ci fossero soltanto uomini e donne senza peccato originale, ossia perfetti ed onesti; la realtà però non è cosi! Le utopie, poi, che scendono dai sogni, si impoveriscono e spesso producono anche danni, e questo avviene soprattutto perché sono i politici, che sempre hanno il problema di essere rieletti, a realizzare queste operazioni!

Detto questo sono pure convinto che il rifiuto del lavoro e l’espediente dell’imbroglio facciano parte della patologia umana, quali la cleptomania, l’autocommiserazione, l’abulia ed altro ancora, perciò chi chiede aiuto piuttosto che lavorare deve considerarsi ammalato e bisognoso di comprensione. Gesù a questo riguardo ci ha insegnato ad “essere semplici come le colombe e prudenti come i serpenti”, però mi pare che preferisca le colombe ai serpenti!

Tutto sommato ritengo che sempre dobbiamo ascoltare le richieste e quasi sempre se è possibile dare risposte positive. Ricordo una signora che in una circostanza in cui si doveva decidere di dare o non dare, dare di più o dare di meno ad un povero, perse la pazienza e dando un pugno sul tavolo disse “vi sfido ad affermare che nostro Signore, nel giudizio finale, condanni chi è stato più generoso e premi chi invece ha chiuso il cuore alle richieste di un povero, vero o no”! Non credo però che non sia da tener conto anche del monito di Cristo di essere prudenti come i serpenti e che perciò che non sia richiesto di non adoperare la testa quando si fa la carità.

Monsignor Vecchi, che dovette pure lui affrontare e risolvere questo problema, mi diceva: «Don Armando, se fai l’elemosina fai bene però sappi se tu crei una struttura per chi ha bisogno, essa darà una risposta più seria e soprattutto durerà per cent’anni». Da questo saggio insegnamento nacquero i Centri don Vecchi, e sono contento nonostante di raggiri ce ne siano capitati tanti. Sono pure contento di offrire ogni domenica una paghetta di un paio di euro ai poveri di professione. Qualcuno mi dice che se li vanno a bere, ma neanche questo mi convince di non offrire questo obolo. Una piccola sorella di Gesù, alla quale un giorno chiesi di darmi un parere su questo argomento, mi disse umile ma convinta che anche un piccolo segno di solidarietà fa veramente bene! Ascoltai anche lei e vi confesso che, nonostante altrettanti raggiri che ho subito, sono contento e convinto di continuare a farlo!

Toccate con mano

Gli esperti delle comunicazioni sociali affermano che una realtà esiste, vive, opera nella società nella misura in cui parla, dialoga, disturba e si mostra ai concittadini. In questi giorni abbiamo una prova di questo discorso seguendo alla televisione e nei giornali le vicende dei “no vax”. Se le persone che non credono al vaccino, che fortunatamente la scienza ha scoperto come il più valido e per ora unico rimedio contro l’attuale epidemia, se ne stessero a casa a fare il pisolino o se ne andassero al bar per chiacchierare con gli amici, non ci metterebbero nella condizione di riflettere su questo problema e a prendere posizione nei suoi riguardi.

Da queste considerazioni è nato in noi volontari de “Il Prossimo”, associazione che gestisce l’ipermercato della solidarietà, la scelta di stampare un dépliant che offra il volto reale di questa stupenda operazione a favore di chi è in disagio economico nella nostra città. Altro è sentir parlare di un problema, ma è ben diverso “vedere con i propri occhi”!

Per l’occasione ci è parso opportuno offrire pure il volto e dare qualche minima informazione su i “Centri don Vecchi”, realtà che oggi mette a disposizione gratuitamente (gli utenti infatti pagano solamente le proprie utenze e i costi condominiali) ben 510 alloggi per gli anziani poveri. La stampa di questo dépliant è essenziale a motivo del costo, ma comunque offre una immagine reale e concreta di queste strutture povere ma ordinate e signorili, gestite in maniera tale che siano assolutamente rispettose della dignità di chi è in disagio e nel contempo diano loro un aiuto non simbolico, ma reale.

La stampa cittadina e il settimanale L’incontro hanno parlato spesso ed in maniera esauriente di queste strutture, però siamo convinti che non basti! Chi ne aveva bisogno le ha scoperte immediatamente, mentre chi le poteva aiutare può rischiare di farsene un’immagine vaga che non tocca il cuore e che non morde la coscienza così da non farsene carico in qualche modo. Da una ricerca è emerso che mentre tutti i mestrini in qualche modo hanno sentito parlare di queste splendide e uniche realtà di ordine sociale, appena uno su cento le ha visitate almeno una volta. Chi ne aveva bisogno le ha scoperte immediatamente, infatti tutti gli appartamenti sono occupati e 1200 vengono ogni settimana al supermercato, mentre chi le dovrebbe aiutare le conosce come un sogno indistinto che non tocca la coscienza e non costringe a prendere posizione e a lasciarsi coinvolgere. Così dicasi per il mercato solidale.

Perciò abbiamo fatto stampare, come assaggio, mille copie, ma siamo decisi a diffonderne almeno altre diecimila perché nessuno possa dire “non sapevo”, o come ripete il Santo Padre “si rivolge da un’altra parte” per non essere turbato e non sentire il dovere di collaborare.

Abbiamo deciso di inviare questo messaggio, fatto di immagini positive, ad ogni categoria di persone: preti, politici, amministratori pubblici, giornalisti, aziende grandi e piccole e cittadini più o meno abbienti. Sogniamo che i Centri don Vecchi e l’ipermercato dei poveri diventino la “Basilica di San Marco e la Ca’ d’oro” del nostro secolo!

Un giorno ho incontrato in ospedale una dottoressa che mi ha detto “Don Armando ce l’ho su un po’ con lei”! Le chiesi il perché, e mi rispose: “I suoi articoli mi mettono in crisi”. Fu la più bella confidenza che mi poteva fare, scrivo per questo e quindi spero di mettere in crisi tutti i mestrini! Questo tipo di crisi rappresenta il primo sintomo della scelta di vivere una vita più degna e più fraterna!

Avviso ai visitatori

Siamo a conoscenza dei problemi di visualizzazione di alcuni testi, dovuti a un aggiornamento tecnico del nostro hosting ed al fatto che questo sito esiste ormai da molti anni ed ha accumulato contenuti creati in “epoche informatiche” differenti.

Provvederemo a risolvere i problemi al più presto.
Per adesso dovremmo avere trovato una soluzione temporanea.
Ci scusiamo del disagio.

Opportunità da scoprire

All’interno del nuovo ipermercato c’è un magazzino che offre generi alimentari totalmente gratis alle persone più povere della città. Ne beneficiano in 1200 ma si può fare di più

Quando parliamo della struttura dell’ipermercato della solidarietà cristiana aperto il 6 giugno scorso e che quindi opera da più di quattro mesi in quel degli Arzeroni, normalmente si citano questi comparti: generi alimentari, frutta e verdura, mobili, arredo per la casa ed indumenti.

Però all’interno di questa enorme struttura c’è pure un altro magazzino che normalmente chiamiamo “Banco alimentare”, magazzino nel quale si distribuiscono generi alimentari ai cittadini in gravi difficoltà di ordine economico. Sulla facciata di questo magazzino campeggia un grande quadro con l’immagine di Madre Teresa di Calcutta, la suora che possiamo paragonare a San Vincenzo De Paoli del nostro tempo perché con un magnifico gruppo di suore da lei fondato ha dato una splendida testimonianza di carità nei sobborghi della grande povera metropoli di Calcutta in India e che poi s’è diffusa in tutto il mondo.

In questo magazzino si distribuiscono generi alimentari in maniera assolutamente gratuita ai più poveri della nostra città. Chi rifornisce questo magazzino è il “Banco alimentare” di Verona, organizzazione gestita dall’associazione “Comunione e Liberazione” che riceve i prodotti dalla Agea e li distribuisce alle associazioni benefiche di tutta Italia.

Questo emporio del nostro ipermercato è gestito da una mezza dozzina di volontari dell’associazione “Il Prossimo”. Ogni mese ritira un tir di questi generi alimentari da Verona, e li consegna a chi è munito del certificato Isee che si ritira in ogni patronato e uno stato di famiglia che attestano rispettivamente da quante persone è composto il nucleo famigliare e che il reddito di questa famiglia richiedente è inferiore a seimila euro all’anno. L’associazione si fa carico di tutte le spese di trasporto e di gestione del magazzino.

La distribuzione avviene due volte alla settimana il martedì e il giovedì dalle ore 9 alle ore 12 e nell’ufficio di questo magazzino si possono avere ulteriori informazioni per ottenere le tessere e per ritirare ogni settimana un cartone di generi di prima necessità. Attualmente beneficiano di questo tipo di assistenza circa 1200 persone, ma c’è la possibilità di assisterne ancora molte altre.

Sento il bisogno e il dovere quindi di informare i lettori di questa vicenda perché sono profondamente convinto che se un gran numero di concittadini si sente coinvolto in questa bella avventura informerà di questa opportunità le persone in difficoltà e si potrà assistere una platea ancora più ampia. Allora invito tutti a fare quello che ognuno può!

Allargare la squadra

Già ho scritto che per aiutare i miei concittadini in disagio economico più di una volta sono stato “costretto ad indossare il saio del Poverello di Assisi e mettermi la bisaccia in spalla per bussare alla coscienza” sperando di incontrare qualcuno di buon cuore che mi donasse “un pane per amor di Dio” per aiutare i poveri che ci chiedono aiuto. Confesso che non è stato facile soprattutto per un uomo come me che, pur avendo superato abbondantemente i novantanni, è rimasto un timido. Non sempre ho raccolto quanto speravo, ma comunque sono sempre riuscito a trovare almeno l’indispensabile.

Faccio questa premessa per informare che tutto sommato le cose vanno bene al nuovo supermercato della carità, anzi vanno fin troppo bene perché vengono dai 1000 ai 1200 concittadini alla settimana a chiedere aiuto.

Credo che tutti gli ipermercati di Mestre sarebbero felici di avere una “clientela” così numerosa perché avrebbero guadagni superlativi, ma per noi le cose stanno ben diversamente perché puntiamo sul dare invece che sull’avere, infatti agli “avventori” chiediamo solamente un piccolo contributo per pagare le spese di gestione. Noi de “Il Prossimo” operiamo non per guadagnare, ma solamente per donare e quindi abbiamo sempre più bisogno che i concittadini concorrano a questa opera di carità.

Finora abbiamo tentato, con tutti i mezzi possibili e soprattutto mediante la stampa, di fare conoscere le finalità e l’organizzazione dell’ipermercato. E cosi già per moltissimi utenti questa meta l’abbiamo raggiunta in poco tempo ed in maniera fin troppo consistente.

Ora abbiamo urgente e pressante bisogno di allargare il bacino dei benefattori. In uno degli ultimi numeri de L’incontro e in un post di questo blog ho pubblicato la consolante lista dei benefattori. Lista composta da ipermercati e diverse ditte; ma in numero non ancora sufficiente a riempire gli scaffali che si svuotano in pochi giorni.

Ora sono costretto a dover invitare le realtà pubbliche e private che finora non hanno risposto al nostro appello, a diventare anche loro generosi fornitori. Faccio con tutto rispetto questo appello supponendo che molte di queste realtà non siano ancora venute a conoscenza di questa iniziativa, assolutamente innovativa nel campo della solidarietà. In verità abbiamo spedito molte lettere per illustrare l’iniziativa benefica senza però ottenere un esito soddisfacente, pur pensando che questi enti siano subissati da richieste, sono costretto a ripetere il mio S.O.S.

Perciò mi rivolgo direttamente ai lettori del nostro periodico e a chi ha fiducia del nostro operato chiedendo di darci una mano. Se qualcuno conosce i proprietari, i direttori degli ipermercati cittadini, delle aziende alimentari e chi può fare queste scelte benefiche, lo preghiamo cordialmente di perorare la nostra causa. E quindi presentarci come persone credibili, che è giusto e doveroso darci una mano sapendo di come andranno a finir bene i loro aiuti. I suddetti proprietari o direttori avranno pure una madre, una moglie dei figli o degli amici che possano loro garantire la validità della nostra impresa benefica!

Chiediamo a tutti costoro di far da mediatori e da garanti. Se riuscite carissimi amici ad ottenere qualche promessa, telefonate a me personalmente o al presidente dell’associazione “Il Prossimo”, signor Edoardo Rivola tel.3358243096. Nel ringraziare chi vorrà darci una mano ed entrare a far parte del più bell’esercito che è quello della carità, prometto che trasmetterò al buon Dio i loro nomi perché li aiuti e protegga! Infine, ci tengo a rilanciare l’iniziativa di raccolta di generi alimentari che trovate spiegata nel dettaglio nella prima pagina di questo settimanale. Invito tutti ad aderire: l’ipermercato è un’impresa collettiva e ha bisogno del sostegno di tutta la città.

Lavoro di squadra

Circa due mesi fa m’è parso opportuno portare a conoscenza dei mestrini un’operazione particolare posta in atto per aiutare le persone più povere della nostra città, operazione che voglio ripresentare per maggior conoscenza ai lettori de L’Incontro e di questo blog.

Le cose sono andate così. Avendo ricevuto una cifra abbastanza consistente per la carità, ho creduto opportuno di tradurla in buoni acquisto del valore di 5 euro l’uno con i quali, chi si trova in difficoltà di ordine economico, potesse provvedersi di generi alimentari, indumenti e mobilio presso l’ipermercato della solidarietà del Centro Papa Francesco degli Arzeroni gestito dall’associazione il “Prossimo”.
Ho preso contatto con trenta parroci di Mestre, offrendo a ciascuno di essi 100 “buoni”, pari a cinquecento euro, chiedendo che, consultandosi con chi in parrocchia si occupa di poveri, li distribuissero alle persone che ritenevano ne avessero più bisogno, chiedendo che fossero personalmente i poveri a “spendere” i suddetti buoni presso l’ipermercato della carità. E tutto questo perché fossero i poveri a prendersi quello di cui avevano più bisogno e perché essi venissero a conoscenza di dove avrebbero potuto essere aiutati anche in seguito.
Raccomandai inoltre ai parroci che informassero i poveri che potevano “fare la spesa” anche ogni settimana, ma che non potevano spendere più di due tre “buoni” alla volta, perché con tale somma avrebbero ottenuto generi alimentari per vivere tutti sette giorni.
Questa notizia suscitò notevole attenzione in città, tanto che la stampa locale la segnalò con titoli significativi.

Questo messaggio, come è scritto nel Vangelo nella parabola della semente, per una parte è caduto sulla strada non fruttando nulla, ma la parte caduta nel terreno buono fruttò il trenta, il sessanta e perfino il cento per cento! Cosicché, quando ho ricevuto un’altra elargizione, ho ripetuto “l’operazione” e spero di poterla ripetere ancora.

Per quanto riguarda la vita dell’ipermercato non tutto ancora funziona al meglio, come avviene in tutte le cose nuove, però tutto sommato ci pare che l’avvio sia quanto mai promettente.

Sento però il bisogno di ripetere che ad ogni persona che ricorre all’ipermercato, perché è in difficoltà, gli vien dato pressoché gratuitamente quanto chiede perché gli si domanda solamente una piccola somma per le spese di gestione, che sono quanto mai consistenti, dando così la sensazione di “pagare” quello che si riceve.
A chi si presenta però “con i buoni acquisto” forniti dalle parrocchie, non gli si domanda neppure una piccola offerta per la gestione perché tutto gli viene offerto in maniera totalmente gratuita.
Ci siamo rivolti alle parrocchie perché siamo convinti che nessuno conosca meglio dei parroci, della San Vincenzo e della Caritas chi si trova in bisogno economico, sperando di ottenere una collaborazione quanto mai efficace e fruttuosa.Il nostro progetto non finisce qui, perché sogniamo che le parrocchie, e pure le famiglie che hanno la fortuna di poterselo permettere, acquistino pure loro una certa quantità di suddetti buoni per poterli aggiungere a quelli che finora abbiamo messo a disposizione e quindi di poter aiutare in maniera più consistente chi è in difficoltà. Spero che mi si scusi se ritorno con una certa frequenza su questo argomento, ma ritengo doveroso farlo perché l’iniziativa dell’ipermercato della carità, che credo che sia la prima esperienza del genere in Italia, possa diventare uno strumento moderno e quanto mai efficace per aiutare il prossimo in difficoltà.

Non è un luogo per ricchi

Il mio approccio con la realtà degli ipermercati non è stato per nulla favorevole e questo sentimento nasce almeno una sessantina di anni fa. Voglio raccontare ai lettori il motivo di questa pressoché inconscia avversione.

A quel tempo facevo il cappellano a San Lorenzo e mi occupavo degli scout; mentre il compianto don Gianfranco Bonaldo dell’azione cattolica. Fortunatamente, o per i tempi diversi dagli attuali o per il nostro zelo giovanile, avevamo con noi un fortissimo gruppo di ragazzi e giovani. Non essendoci in quel tempo intrattenimenti particolari essi confluivano nel grande campo di via Carducci della parrocchia, ove vi erano le relative sedi e soprattutto il grande campo da calcio dove ora c’è il cinema Concordia e l’ipermercato.

L’ipermercato di via Carducci fu il primo a Mestre e Monsignor Vecchi, nostro parroco, che tra tante altre doti aveva pure un grande fiuto degli affari, sempre per motivi nobili, aveva venduto quel terreno perché costruissero questa prima azienda commerciale di cui il suo amico Coin gli aveva parlato dopo uno dei suoi viaggi in America. Nonostante tutte le nostre rimostranze soccombemmo; monsignore ci prometteva altri spazi perché i ragazzi della parrocchia potessero giocare in pace.

È passato più di mezzo secolo ed ora che sono in qualche modo “cofondatario” del nostro “ipermercato” mi riscopro a combattere forse dalla parte “avversa” facendo un invito in maniera superconvinta. Dico ai mestrini: andate a fare i vostri acquisti non all’“Ipermercato Papa Francesco” perché vi sono in città altri ipermercati di carattere commerciale; ed essi sono più forniti del nostro, hanno un servizio più efficiente, un ambiente più lussuoso e tengono poi aperto da mane a sera.

Mi chiederete, cari lettori, il perché di questa mia “conversione” così radicale dopo aver combattuto da tanto tempo e con tutte le nostre forze per avere un ipermercato anche noi? Il motivo è semplice. Noi abbiamo voluto con tanta convinzione un ipermercato per i poveri, per i disoccupati, per gli operai con stipendio insufficiente, per tutti coloro che fanno una grande fatica ad arrivare a fine settimana, per tutti coloro che soffrono in silenzio con tanta dignità!

Ho già scritto che diciamo in maniera quanto mai decisa ai benestanti, a tutti coloro che hanno un gruzzolo in banca, di non venire a fare la spesa da noi. Andate dagli altri, che sono poi i nostri migliori fornitori perché ci donano essi stessi i generi alimentari in scadenza. Non vogliamo assolutamente fare concorrenza a nessuno, anzi ci fate un piacere se preferite loro a noi, perché il nostro obbiettivo è “servire” chi è in disagio!

C’è un motivo in più: facciamo già una immensa fatica a reperire tutto quello, o anche solamente una parte di quello che ci viene richiesto da migliaia di nostri “avventori” settimanali. Io ho suggerito ai responsabili dell’”Ipermercato Papa Francesco” di scrivere a chiare lettere nell’ingresso: “chi non è nel bisogno sappia che ruba ai poveri!” Ed ho pure suggerito una tessera in cui ogni nostro “cliente” autocertifica la sua situazione di difficoltà economica e perciò chiede di poter avere i prodotti che con tanta fatica riusciamo a reperire!

Ripeto che non abbiamo alcun intento o motivo per “fare concorrenza” agli ipermercati commerciali perché i nostri utenti sono coloro che non possono, anche se lo desiderano, andare da loro. Sappiamo purtroppo che c’è di certo qualche “cliente”, un po’ “sprovveduto” o un po’ “furbetto”, che viene da noi. Sappia però che non è desiderato perché con enorme difficoltà riusciamo ad accontentare, spesso solo parzialmente, chi è nel bisogno.

Un cesto di fioretti

Sono sempre stato un grande ammiratore della spiritualità francescana. Il lindore, la povertà e la semplicità del poverello d’Assisi hanno sempre esercitato un grande fascino nel mio animo tanto che nei trentacinque anni in cui ho fatto il parroco a Carpenedo ho sentito il desiderio di dar vita, nel periodico della parrocchia, ad una rubrica che curavo sempre a livello personale dal titolo “i fioretti del terzo millennio”.

Portai avanti questa rubrica per alcuni anni, avendo la sensazione che i parrocchiani la gradissero per la semplicità e l’innocenza. Scrivevo qualche paginetta ricalcando lo stile francescano. Fatterelli edificanti dei quali venivo a conoscenza durante la settimana, semplici episodi di vita quotidiana che profumavano di generosità, di spirito di fede. La cosa continuò per alcuni anni e quando andai in pensione, forse spinto da un certo amarcord, mi decisi di rilegarli e ne vennero fuori tre volumetti, che custodisco nel grande armadio che racconta i miei drammi, le mie battaglie e le moltissime cose belle che mi è capitato di raccogliere durante la mia vita di pastore.

Qualche giorno fa, risucchiato come mi capita spesse volte delle cose che mi hanno fatto conoscere la candida letizia del Poverello di Assisi, mi sono chiesto: “Perché non potrei fare una specie di diario delle cose belle dell’ipermercato, mettendo in luce, una volta tanto, i problemi quotidiani di questa bella esperienza di carità cristiana?”.

Ho però capito ben presto che mi sarebbe stato difficile, un po’ perché ci vado sì spesso nel nostro ipermercato della carità, ma non sempre e non tutto il giorno. Ma soprattutto perché la mia penna s’è pressoché spenta a motivo dell’età. Comunque, dato che in questi ultimi tempi ho conosciuto dei fatterelli semplici, ma edificanti, m’è parso quasi un dovere raccogliere un cestello di “fioretti”, che stanno fortunatamente sbocciando in questa nostra esperienza che vuol dare un volto nuovo, e in linea con i nostri tempi, all’impegno solidale che, nonostante tutto, è il cuore di questo ipermercato della solidarietà.

Cari amici vi ricordo ancora una volta la mia età, quasi 93 anni, perché mi perdoniate questo mio tentativo di certo un po’ azzardato, ma animato una volta ancora dal desiderio di indicare la “foresta” che cresce fresca e silenziosa e per togliere importanza ai rami fradici e sterili che cadono facendo un gran rumore.

Vi racconto questi fatterelli umili e miti mettendoli di seguito uno dopo l’altro come i grani della corona del rosario, sperando che riusciate a cogliere la poesia e l’incanto e che essi continuano a far felice il cuore di questo vecchio prete. Eccovi i fiori che in questi ultimi giorni ho messo con tanta delicatezza e letizia nella cestarella dell’esperienza che sto facendo all’ipermercato.

Alfio, uno dei responsabili, mi ha raccontato che una cara signora gli ha confidato che ha fatto voto alla Madonna di donare ai poveri dieci litri di olio e dieci chili di zucchero ogni mese, finché il Signore le darà vita. La ringrazio per questo buon esempio e voglio dire a questa gentile signora che, anche per un po’ di interesse, possa vivere serenamente altri cento anni!

L’ingegner Serena, rifacendosi ad una vecchia amicizia, ha ottenuto dai proprietari del pastificio Zara tutta la pasta di cui abbiamo bisogno a 30 centesimi al chilo! Qualche giorno fa ne abbiamo portata a casa parecchia, quasi una tonnellata!

Sempre l’ingegner Serena ci aveva confidato che la proprietaria dello stabilimento di torrefazione del caffè Goppion è una signora particolarmente sensibile e generosa. Vincendo la mia innata timidezza, assieme all’ingegner Serena e con suor Teresa, ci siamo presentati alla proprietaria in veste di frati mendicanti con la bisaccia da cerca sulle spalle a chiedere la carità per amor di Dio di un po’ di caffè per i nostri poveri. Questa signora con grande cordialità ci ha donato mezzo bancale di caffè gratis e ci ha promesso di “venderci” in futuro del caffè ad un prezzo di favore.

La settimana scorsa, una piccola delegazione della parrocchia del villaggio laguna di Campalto è venuta all’ipermercato per conoscere questa iniziativa e in questa occasione ha offerto, seduta stante, un giovane pensionato per fare il volontario autista di uno dei nostri sei furgoni.

Ieri il titolare di una rivendita di automobili, avendo saputo che ci trovavamo in difficoltà ad andare a Verona a ritirare un carico di generi alimentari, ha chiuso l’autosalone e ci ha fatto il dono di andare lui di persona a ritirare la merce, con semplicità e generosità.

Non ho fortunatamente ancora finito, però voglio che sappiate che, entrando nel nostro emporio mille “clienti” alla settimana, abbiamo bisogno di una infinità di “fioretti” per consolarci delle nostre preoccupazioni che spesso ci assalgono, perché possiamo tenere l’ipermercato aperto solamente nella speranza che qualcuno, meglio ancora se molti, ci diano una mano.

Una rete solidale

Aumentano le imprese e i negozi che sostengono l’impresa del nuovo Centro di solidarietà. L’obiettivo è che crescano ancora per far correre un progetto che richiede tante gambe.

Bisogna essere un po’ pazzi, oppure un po’ santi, per imbarcarsi come ha fatto l’associazione “Il Prossimo”, figlia adottiva della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi, in un’impresa impossibile qual è quella dell'”Ipermercato dei poveri”. Eppure, dopo quasi tre mesi dall’inaugurazione dell’Ipermercato, pare che tutto sommato il risultato sia positivo: sia come volontari per la gestione, sia come capacità di raccogliere tutto quel ben di Dio necessario per rispondere alle richieste e soprattutto, ma questa era abbastanza facile da immaginarsi, per il numero di clienti.

Scrivo a Ferragosto, con alle costole “Lucifero” col tridente sempre minaccioso di cacciarci tra le fiamme dell’inferno. Nonostante ciò, c’è una numerosa clientela, e pure un numero di volontari che rinunciano alle vacanze indossando la casacca gialla con lo stemma del “Prossimo” per servire il pubblico con la gioia che è normale provare quando si lavora per chi ha bisogno. La teologia e la biblica affermano che oggi Cristo è presente nella veste dei poveri, e continua a dirci che “servire chi è in difficoltà offre l’ebbrezza del regnare”.

In alcuni altri precedenti interventi ho tentato di mostrarvi i bei volti dei benefattori, siano essi singoli, che imprese, che sono i coprotagonisti del “miracolo”, perché di miracolo ben si tratta. Ora, vi confesso, non ho alcun’altra preoccupazione nello sfogliare l’album di quella brava e bella gente che sceglie di aiutare i poveri.

I mass media troppo spesso informano esageratamente sugli aspetti deludenti ed amari, mentre io sogno sempre di stampare un periodico di notizie pulite e positive, scegliendo di trascurare il ramo fradicio che cadendo fa un gran rumore, ma di indicarvi la foresta verde e fresca che sta crescendo.

Perciò vi presento ancora un elenco di aziende e persone che ogni giorno ci offrono le cose più disparate e impensabili per chi è in disagio economico. Ad esempio in una delle mie ultime visite all’ipermercato ho scoperto una montagna di palloni, giacche a vento, magliette offerte dalla società di calcio Venezia, ed una cassa di gadget e custodie di telefonini molto belle e costose.

Oggi però voglio soffermarmi un istante per informare i lettori sulle ditte che continuano quasi ogni settimana ad offrirci dolciumi e alimentari di ogni sorte. Ho deciso poi di continuare con queste rassegne sperando che un po’ alla volta esse diventino la Treccani della carità.

Comincio con le cose più dolci:

  • Pasticceria “Dolci e Delizie” negozi di via Pio X e di Bissuola.
  • Pasticceria “Dolciaria Mestrina”.
  • Pasticceria Ceccon di Carpenedo.
  • Negozio di Caberlotto piazza Ferretto cioccolate.
  • Forno d’Asolo fornisce bancali di torte, cioccolate, pizze, gelati e gastronomia.
  • Dal Bello di Padova fornisce frutta e verdura.
  • Produttori di Santa Maria di Sala ogni giovedì, frutta e verdura.
  • L’azienda agricola Durigon fornisce pesce.
  • Azienda Novella di Badia Polesine che fornisce conserve alimentari.
  • Polleria veneta di Giuseppe Pertigato che fornice polli e uova quasi ogni mese.
  • Salumificio di Oriago, insaccati.
  • Azienda Valgardena latticini, latte.
  • Findus surgelati di ogni qualità.
  • Azienda agricola Basso di Favaro carne e prodotti della sua terra.
  • Agro alimentare di Spinea olive, lupini, ecc..
  • Azienda agricola Casarin di Martellago, centinaia di uova di gallina.
  • Venice Catering di Spinea torte, mozzarelle in carrozza, pane ecc..
  • Panificio Casarin di Mestre ottimi panini.

Potrei e dovrei continuare questa lunga lista di cara gente, ma purtroppo non sempre ho l’elenco completo. Però mi ripropongo di informare con più scrupolo dei tanti donatori, da un lato perché si conosca il miracolo dell’Ipermercato, e dall’altro perché chi non si trova in questo elenco si decida di iscriversi.

Un’impresa collettiva

Fin dall’apertura dell’ipermercato, per i concittadini che per qualsiasi motivo si sono venuti a trovare in disagio economico, abbiamo annunciato a chiare lettere che sogniamo che l’ipermercato sia lo strumento dell’intera città per aiutare i poveri. Dal punto di vista legale l’ipermercato del Centro Papa Francesco, è retto dall’associazione O.V.D ossia (associazione di beneficenza) “Il Prossimo”, associazione strettamente collegata alla Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi, però in realtà esso vuole rappresentare il buon cuore e la solidarietà delle parrocchie, dei cattolici e di tutti i cittadini di Mestre.

L’ipermercato vuole essere una soluzione innovativa ed in linea con i tempi, di come la nostra città si può far carico dei cittadini in particolare disagio economico.

Abbiamo già scritto precedentemente di come diverse catene di supermercati, a partire dalla Cadoro con i suoi sette ipermercati, aiutino con i generi alimentari in scadenza e non mancheremo in seguito di segnalarne altri che quotidianamente ci forniscono con grande generosità, una enormità di alimenti per rifornire l’ipermercato frequentato ogni giorno da centinaia di richiedenti.

In questo articolo vorrei soffermarmi e fare qualche cenno su come ogni cittadino può partecipare da protagonista a questa grande impresa caritativa. Ecco come si può collaborare con l’ipermercato dei poveri, dicendovi anche a chiare lettere che senza la collaborazione di tutti ben difficilmente questa impresa benefica può continuare, ma io spero che con il vostro aiuto essa possa essere ancora più efficiente: eccovi le soluzioni che vi propongo.

  1. Offrirsi come volontari mettendosi in contatto col signor Edoardo Rivola (presidente) per concordare i giorni e le ore in cui potete mettervi a disposizione. Tel 3358243096
  2. Segnalarci imprese, negozi e aziende che possono metterci a disposizione i loro prodotti. Questo è possibile se voi conoscete ed intervenite personalmente presso i relativi proprietari. Vi sono ancora a Mestre molti ipermercati che potrebbero aiutarci.
  3. Fare un’offerta mensile per acquistare generi alimentari.
  4. Acquistare presso l’ipermercato “Buoni acquisto da 5 euro” e distribuirli ai poveri che vi chiedono aiuto.
  5. Visitare l’ipermercato della solidarietà e invitare amici e conoscenti a farlo, in modo che l’opera sia conosciuta da tutti.
  6. Insistere presso il proprio parroco che si colleghi e collabori con queste realtà.
  7. Informare più persone possibili di questa realtà e invitarli a dare una mano.
  8. Dire una preghiera perché le cose vadano sempre meglio.

Io sono profondamente convinto che sia ancora possibile “fare miracoli”. Tentiamo quindi di rifare il miracolo della “moltiplicazione dei pani” come ha fatto Gesù.

Il campo dei miracoli

“Il campo dei miracoli” nel quale il povero Pinocchio s’era illuso di trovare una risposta a tutti i suoi problemi, risultò purtroppo un imbroglio della volpe ed una grande delusione per lui. Io invece, per fortuna, sto scoprendo nella mia vecchiaia un campo nel quale avvengono ancora veramente dei veri e splendidi miracoli, motivo per cui prima di morire sento il dovere e il bisogno di rivelarlo ai miei concittadini per lasciar loro in eredità questa bella opportunità! Sono quindi a dire ai miei concittadini che nel luogo dove si trova la solidarietà, anche oggi si possono scoprire dei miracoli autentici. Nel dirvi queste cose, cari lettori, mi sento un po’ in colpa perché il mio e vostro Maestro, Gesù figlio di Dio, già da duemila anni ci sta ripetendo che “chi fa il bene riceverà il centuplo su questa terra e la vita eterna in Cielo”.

Il signor Edoardo Rivola presidente dell’associazione “Il Prossimo” e i suoi duecento volontari, che gestiscono l’ipermercato della carità cristiana, ogni giorno incontrano centinaia di persone in difficoltà economica, le quali si presentano all’ipermercato della carità a chiedere aiuto; poiché la televisione, che mostra le folle delle spiagge, dei bar, delle discoteche, non ci segnala mai chi invece ha grosse difficoltà e cerca aiuto. Il reperire tutto quello che ogni giorno questa folla di persone ci chiede è veramente un grosso problema che preoccupa alquanto noi uomini, purtroppo, di poca fede!

Sento quindi il bisogno di farvi conoscere un elenco di persone ed enti che finora stanno facendo il “miracolo della moltiplicazione dei pani” in questo nostro tempo. In un articolo (di carattere confidenziale) vi ho parlato della catena dei supermercati Cadoro, che ha fatto l’apripista, ma ora voglio segnalarvi tanti altri ipermercati, aziende, negozi che concorrono, in maniera determinante, a realizzare questo “miracolo” ed ho pure intenzione di segnalarvi anche un’altra serie di ipermercati che potrebbero accodarsi a questa splendida compagnia e per chiedere a voi concittadini di aiutarci per ottenere una risposta positiva al nostro appello.

Eccovi una prima lista di benefattori quotidiani.

Supermercati Ali
a) Supermercato di via Sforza Francesco, 10 – Mestre
b) Supermercato di via Altinia – Favaro Veneto
c) Supermercato di via Piave, 172 – Mestre
d) Supermercato di via Triestina, 50 – Favaro Veneto
e) Supermercato di Piazzale Candiani, 16 – Mestre

Supermercati Pam
a) Supermercato di Corso del Popolo, 209 – Mestre
b) Supermercato di piazzale 27 ottobre, 20 – Mestre

Supermercati Coop
a) Supermercato di piazzale Roma – Venezia
b) Supermercato di via Sicilia – Salzano
c) Supermercato di via della Costituzione – Spinea

Supermercati Conad
a) Supermercato di via don Federico Tosatto, 22 – Mestre
b) Supermercato Interspar di via Paccagnella, 18 – Mestre

Tutti questi Ipermercati ogni giorno ci offrono i generi alimentari in scadenza, che la nostra “flotta” di furgoni bianchi con le scritte rosse “servizio dei poveri” vanno a ritirare. Sento il dovere di additare alla pubblica attenzione della città e di ringraziare sentitamente a nome del “Il Prossimo” e di chi beneficia di queste elargizioni: le proprietà, i direttori di ogni singolo ipermercato e gli addetti a questo servizio, e di augurar loro “che il Signore li rimeriti del bene che ognuno sta facendo, nel suo compito specifico”, per rendere possibile questa opera di bene.

La provvidenza

Sentiamo il bisogno e il dovere di informare i concittadini di uno dei tanti splendidi gesti di solidarietà che permettono al nostro ipermercato della carità di rispondere ai bisogni di numerosissimi concittadini che ci chiedono aiuto.

Un nostro amico, l’ingegnere Giordano Serena, conoscendo la titolare della fabbrica della “Pasta Zara”, ha perorato la nostra causa. Dopo un breve scambio di informazioni la segretaria amministrativa di questa industria, signora Lara Tiberio, una volta accertata la natura di ente di beneficenza della nostra associazione “Il Prossimo”, ci ha fornito un quintale e mezzo del prodotto rinomato della sua azienda ad un prezzo favorevole. Abbiamo ritirato la pasta e già stiamo distribuendola a tutti coloro che ne hanno bisogno.

L’ipermercato dei poveri ha bisogno di tutti. Perciò invitiamo tutti coloro che hanno conoscenze e rapporti con produttori di aziende alimentari a perorare la nostra causa.

Ad esempio si sta ultimando la costruzione a Mestre di un grandioso ipermercato della catena Lando. Saremmo grandemente grati se qualcuno, che ha rapporti con questa società, ci aiutasse ad ottenere, una volta aperto questo ipermercato, i generi alimentari in scadenza. Sappiamo che questa struttura vende a prezzi scontati questi prodotti quando sono vicini alla scadenza, e questo è certamente lodevole, ma noi però siamo nella possibilità, mediante le parrocchie e le associazioni benefiche, di conoscere i concittadini che si trovano veramente in estremo bisogno e quindi hanno difficoltà di disporre di denaro per acquistare pure questi prodotti a prezzo agevolato. Chi fosse in grado di aiutarci è pregato di contattarmi.