Giovedì 9 luglio ricorreva il trentesimo anniversario della morte di don Giorgio Busso, allora giovane prete. Era nato a Carpenedo e al momento della sua tragica morte faceva il parroco ad Eraclea.
In occasione dell’anniversario, l’attuale parroco, del mio paese natio, mi ha invitato a concelebrare. Pur con grande dispiacere non ci sono andato. I miei ottant’anni suonati, la potente “Punto”, che mi hanno appena donato, e la celebrazione alle 20 mi hanno fatto desistere da questa impresa per me ormai pericolosa!
La ricorrenza ha riempito di cari ricordi il mio animo per molti giorni prima e dopo questa celebrazione.
Ricordo il ragazzino sempre sorridente, semiconvittore, di cui fui assistente in seminario, ricordo il giovane prete incaricato ai tempi della contestazione, quando una quindicina di preti hanno abbandonato il sacerdozio, di occuparsi delle vocazioni. Tutti, preti compresi, gli erano contro in questa missione allora impossibile, ma lui imperterrito, sorridente ed ottimista, continuò a girare in lungo ed in largo la diocesi, a buttare ponti e fare proposte ai ragazzi di Venezia e della terraferma.
Ricordo ancora don Giorgio, giovane parroco, che condivise la casa con il vecchio predecessore, mentre attendeva l’alloggio, scelse di vivere randagio, accettando l’invito a pranzo e la cena dai parrocchiani.
Credo che ci siano pochi preti che come don Giorgio siano stati capaci di farsi amare e stimare in tempi difficilissimi!
Sono passati trent’anni da quel 9 luglio in cui don Giorgio si concesse una giornata di riposo per salire una ferrata delle nostre splendide Doloniti. La “mancanza di fiato” lo tradì e se ne andò guardando il cielo azzurro, lassù vicino alla vetta, lasciando un ricordo di giovialità che neppure i trent’anni trascorsi sono riusciti a sbiadire.
Una comunità al completo giovedì 9 luglio s’è riunita per rivedere il sorriso dell’indimenticabile pastore che si è fatto amare come nessun altro!
I preti, quando sono buoni, sono un dono del cielo!