Ho saputo l’altro ieri che uno dei miei ragazzi è andato in pensione. Questo ragazzo, di mezzo secolo fa, frequentava il seminario da semiconvittore. In quei tempi lontani in cui si era in più di duecento in seminario, i ragazzi che abitavano a Venezia potevano frequentare, fino a non so quale classe, il seminario da semiconvittore.
Venivano presto alla Salute, partecipavano alla messa, poi entravano in classe, alla mezza pranzavamo assieme nel grande refettorio, poi si giocava prima di studiare nel pomeriggio e verso le 18 ritornavano a casa. Io sono stato il loro assistente per vari anni.
Ricordo questo ragazzo, serio, silenzioso, ordinato; una personcina a modo.
Percorse tutto l’iter scolastico e divenne prete.
Non ho seguito la sua “carriera” ecclesiastica, sono sempre stato superimpegnato per le mie cose, così che non ho potuto seguire, quasi mai, le vicende del clero veneziano.
So però che egli da molti anni faceva il parroco di S. Felice, una delle troppe parrocchiette di Venezia, comunità che conta 1300 fedeli.
Sono andato a consultare il prontuario della diocesi perché per me è rimasto il ragazzo di cinquant’anni fa, motivo per cui mi stupì alquanto la notizia del suo pensionamento.
Settantacinque anni l’età canonica per la pensione dei sacerdoti.
Però mi ha sorpreso ancor di più che il suo successore sarà un diacono e l’amministratore economico un prete di una parrocchia vicina.
Ormai sono all’ordine del giorno le “unità pastorali” e i diaconi!
Ho l’impressione che queste soluzioni siano quasi un pretesto per risolvere il problema del celibato ecclesiastico senza scandire le scelte di ordine ideologico!
Spero che questi diaconi riescano a mantenere unite le comunità e che il messaggio di Cristo sia predicato e testimoniato con vigore e convinzione.