Nota: questo commento risale a prima che l’annosa questione trovasse una soluzione.
Il dialogo con l’amministrazione comunale, al fine di ottenere i generi alimentari in scadenza, sembra piuttosto che un percorso di guerra, un labirinto in cui pare impossibile venirne a capo e trovarne la via d’uscita.
Non ripercorro la storia triennale di questo progetto per ottenere un protocollo di intesa con gli ipermercati che Bologna ha realizzato da più di cinque o sei anni e che alcune città del Veneto hanno concluso più recentemente.
Da noi la trattativa s’è impantanata tra le secche della laguna e sembra affondi nella melma di una amministrazione comunale bizantina, tanto più inerte quanto più è numerosa e l’egoismo infinito delle società che gestiscono gli ipermercati mediante funzionari talmente indottrinati dai loro padroni che non riescono ad aprirsi alle esigenze di una società da cui traggono immensi profitti e che alla lunga tornerebbe loro conto aiutare recependo la simpatia della popolazione.
Mi fermo all’ultimo incontro tra una funzionaria dell’assessore Bortolussi e una decina di responsabili degli enti assistenziali di Mestre, tutti di ispirazione religiosa, che con immensa difficoltà assistono tre-quattromila concittadini italiani e stranieri in forte disagio economico.
La testimonianza vivace, accorata e ricca di esperienza di questo drappello di volontari, si incontrò con un progetto fumoso, incartapecorito e pressappochista da parte comunale.
A detta dello stesso assessore, il Comune possiede “armi” per forzare l’indifferenza e l’indisponibilità di queste aziende solamente impegnate a guadagnare il più possibile e per nulla sensibili ai bisogni della povera gente.
Da parte mia credo che a questo punto non ci sia altro da fare che proporre il boicottaggio, la denuncia all’opinione pubblica sia del Comune che di queste aziende.
Facciano pure tutti gli affari loro, ma almeno sappiano del disprezzo da parte della città.