Come nacque l’idea della chiesa prefabbricata…

La gran parte della posta che ricevo è fatta di circolari; d’altronde la burocrazia della Curia, del Comune e dello Stato nelle sue varie articolazioni, che cosa può fare se non produrre circolari?

In genere dedico uno sguardo sommario e poi, con gesto facile ed immediato, le deposito sul cestino di plastica assai capiente che mi sta sempre a portata di mano.

Talvolta mi arrivano delle lettere che apro con curiosità e talvolta con preoccupazione.

I pensieri che ogni settimana affido a “L’incontro” vanno a finire in ogni dove e suscitano le reazioni più disparate; avvertendo che le mie parole talvolta assomigliano ad una spada affilata, sono pochi i concittadini e non, che s’arrischiano di incrociare le spade. Spesso di tratta di lettere fin troppo buone.

Stamattina ne ho aperta una che aveva un indirizzo con caratteri ordinati e rotondi, tanto che sembrava scritta più da un uomo che da una donna.

Una signora di Mestre, che frequenta Porto Santa Margherita di Carole, mi informava che, avendo la parrocchia costruito una chiesa nuova, rimaneva libero un prefabbricato capiente che poteva andar bene per la chiesa del cimitero. Io non avrei alcuna difficoltà, anche perché sono legato sentimentalmente a quella chiesa di legno.

Il mio vecchio padre, ogni volta che passavamo da quelle parti, con orgoglio, mi ripeteva: “Vedi, Armando, quella chiesa l’ho costruita io!”

Ho fatto tre fotocopie e le ho mandate, per competenza a Mognato, alla Fincato e a Razzini, prosindaco, lavori pubblici e Vesta Veritas.
E’ stata una birbonata la mia!

Però, in verità, sarei felice di celebrare nella chiesa povera di mio padre, anche se so che Venezia, per la gloria del suo passato, non può permettersi simile libertà.

Avevo fatto il proposito di non tornare più su questo argomento, però purtroppo ho ceduto ad una tentazione che m’assale cento volte al giorno!

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