La mia sveglia suona, imperterrita d’estate e d’inverno, alle ore 5,30, perché sono ancora convinto che “il mattino ha l’oro in bocca!”
Il primo pensiero, anche se interessato, lo dedico al buon Dio: “Signore aiutami”. Tanta gente incontrandomi mi dice che mi trova in ottima forma, che sono inossidabile, però io, non soltanto so, ma anche sento tutti i miei ottant’anni; non uno di meno.
A ottant’anni tutto diventa più faticoso e più lento.
Così comincia la mia giornata.
Per temperamento sono abbastanza abitudinario e perciò ogni mattina seguo un procedimento di operazioni quasi fossero dipendenti una dall’altra e debba conservare scrupolosamente la sequenza.
Apro la finestra della camera da letto, dello studiolo e dell’ingresso che fa anche da cucina, soggiorno e sala da pranzo.
Aprendo la portafinestra che s’affaccia nel poggiolo, mi pare che il Signore mi risponda con una carezza: m’investe un dolcissimo profumo di gelsomino che in questo tempo è tutto in fiore. Il linguaggio di Dio che preferisco di più è quello della bellezza, della poesia. Al mattino il Signore mi fa quasi sempre il discorso più caro e convincente della giornata: il profumo del gelsomino, la bellezza di due vaschette di petunie viola, intercalate da piante dai fiori bianchi e sorridenti, poi il grande campo con ai bordi le ultime propaggini della città. Talvolta mi sorride da lontano la catena del Grappa.
Mi pare che il Creatore mi dia un forte abbraccio, che rincuora la mia vecchiaia e mi avvia alla giornata dandomi la sensazione di una buona partenza. Così ogni giorno d’estate e d’inverno; i colori, le atmosfere cambiano ma fortunatamente il discorso del Signore sussiste!