Qualche tempo fa ho incontrato, casualmente in cimitero, l’ingegnere Marchini, responsabile tecnico della Vesta per quanto riguarda gli undici cimiteri del Comune di Venezia.
La denuncia del degrado fatta da uno dei membri del Centro studi storici per Mestre e la maretta nata in occasione delle ormai note vicende circa la nuova chiesa, con l’aggiunta del tormentone infinito del piazzale antistante al camposanto, probabilmente l’ha costretto a scendere in campo per dare un’occhiata a come stanno le cose.
Ha convenuto, onestamente, che il tutto non è proprio in ordine.
Basta un venticello un po’ più gagliardo del solito, perché i fiori di plastica si spargano in ogni dove, l’erba dei prati verdi, che da un pezzo sono marrone, perché l’impianto di irrigazione, non so se ci sia, ma comunque non funziona, le esumazioni a scacchi portano polvere e fango per le strade interne, l’asfaltatura è ormai un ricordo, le begoniette di arredamento sono state da poco piantate, ma mai nessuno le ha innaffiate e perciò sono morte o rubate perché non ci sono più custodi, il porticato storico che affianca i lati della chiesa pur essendo stato restaurato da pochi anni, è chiuso da un nastro di plastica con l’avvertimento di non avvicinarsi perché pericoloso, le sedie per le celebrazioni domenicali sono sparse un po’ ovunque. Gli operai, una ventina, che mi sembrano bravi ragazzi, dicono che non ce la fanno perché devono badare a più cimiteri (Dese, Marghera, Chirignago, Zelarino ecc.).
Certo se si confronta il nostro cimitero con quelli dell’Alto Adige, accoccolati attorno alla chiesa, il divario è abissale, ma anche se il confronto avviene con Verona, Padova, Vicenza, Treviso, Mogliano e quelli dei paesetti vicini, le cose stanno ben diversamente.
Io non sono in grado di dar suggerimenti, ma mi pare che anche in questo settore che, dovrebbe essere indici della civiltà della nostra gente, siamo gli ultimi della classe.
Talvolta penso che sia la gloria del passato che pesa troppo sulle spalle della nostra città!