Anche i vecchi cambiano, a volte in peggio

Ogni tanto mi capita di leggere dei pezzi particolarmente felici, scritti da autori più vari, pezzi talmente incidenti e fortunati che si imprimono nella memoria molto di più che una fotografia.

Lo stesso scrittore riesce a suscitare emozioni che si coniugano talmente bene con la fantasia cosicché rimangono quasi ricordo indelebile. Ricordo di aver letto una mezza paginetta di Piero Bargellini che parlava delle “vecchine”, termine proprio del suo bel fiorentino, che frequentano la chiesa, quasi ci vivono dentro facendo un tutt’uno con il luogo sacro, le funzioni liturgiche e la pietà popolare.

Da quella lettura conservo nella memoria immagine di figurine piccole, asciutte, vestite di nero, che pregano raccolte tra i banchi, riordinano i lumi, sistemano i fiori, tanto da fare un tutt’uno con l’arte, il silenzio e il mistero del sacro tempio.

Ora però non so se le cose stiano proprio così anche in quel di Firenze e nelle chiese toscane.
Da noi certamente no!

Io credo di essere un esperto di donne anziane; al don Vecchi ne abbiamo un campionario infinito.

Da noi abbiamo anziane che vestono come arlecchino, altre che si innamorano come ragazzine quindicenni e non si vergognano di farlo, altre che si atteggiano come vamp indistruttibili, altre ancora che non vengono a messa neanche “per morte morire”, altre che hanno un linguaggio da porto o da marittima, altre ancora che in cimitero rubano i fiori che la Vesta, una volta o due all’anno, pianta nei luoghi più in vista e poi abbandona alla loro sorte, che può essere morte di sete o per furto da parte di quelle che Bargellini chiamava “vecchiette” con un dolce ed affettuoso appellativo, ma io non disturberei un termine tanto gentile, per gente dal cuore meschino, senza scrupoli e senza poesia. Purtroppo oggi non cambia solo la gioventù ma anche i vecchi si adeguano alla nuova moda di vivere!

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