Un insegnante, che mi è capitato di incontrare qualche volta nel passato, ha manifestato il desiderio di vedermi.
Tanto volentieri ho condisceso a questa richiesta, sia perché è mio dovere di uomo e di prete, sia per il buon ricordo che conservavo di questo signore, e da ultimo perché la cosa m’era molto facile perché abita molto vicino a casa mia. Avevo avuto un qualche cenno, non certo e non preciso, su qualche difficoltà che aveva avuto con la salute, ma mai avrei pensato che essa fosse così invalida. L’incontrai nella sua cameretta linda ed ordinata, assieme alla sua sposa. Fu facile riprendere il discorso interrotto, immagino, da una decina d’anni.
Lo ricordo come un docente preparato, innamorato della scuola, studioso ed efficace, come ricordavo la sua giovane sposa e la sua bambina.
Tutto era cresciuto, cambiato nel tempo, ma come tutti i vecchi, categoria a cui appartengo da un bel pezzo, tutto si era fermato come era nel mio ricordo, quasi una foto di tempi passati, belli e felici.
Il male aveva in realtà provocato grossi danni nel fisico, anche se lo spirito era rimasto del tutto immune, anzi era progredito in scienza e saggezza. Dialogammo lungamente per aggiornare il rapporto e ristabilire dei contatti veri. Rimasi ammirato dalla serenità, dalla saggezza e soprattutto dal coraggio di accettare la situazione grave d’essere immobilizzato nel suo letto, totalmente dipendente dalla moglie anche se carissima, disponibile ed affettuosa.
Sono rimasto colpito da una frase, che sto rimuginando notte e giorno, anche perché m’è parsa saggissima anche se quasi impossibile per me!
“Sto imparando a godere anche delle piccole cose”.
Nel discorso più volte gli erano sfuggite, quasi per caso, l’ammirazione e la riconoscenza per le attenzione e premure della sua sposa.
“Godere delle piccole cose” in quelle condizioni così precarie in cui si trovava, non poteva nascere se non da una coscienza di un uomo buono e veramente sapiente, degno d’essere stato maestro di verità e di vita.