La mia vita si svolge ormai da quattro anni in un ambiente tanto ristretto e sempre quello per cui mi accorgo, io stesso, che finisco per ripetermi. Sperò però che le angolature da cui osservo la vita siano sempre diverse per cui riesca a conoscere meglio la realtà in cui mi muovo.
Quando qualcuno fa i primi approcci per entrare al don Vecchi, soprattutto quando le richieste provengono da donne, nota immediatamente la piccolezza dell’appartamento.
L’alloggio più grande in assoluto al don Vecchi misura cinquanta metri quadrati per scendere fino ai venti e raggiungere il minimo di diciotto.
“Non ci stanno i mobili”, “si soffoca qua dentro!” Ho un bel dire che vi sono sovrabbondanti spazi comunitari, dei quali ognuno può fruire.
La gente rimane dell’idea che sia difficile o impossibile vivere in tale ristrettezze di spazio!
Qualche giorno fa ho letto in un giornale una specie di confidenza testimonianza, che trascrivo, senza però illudermi che possa convincere chi è abituato a circondarsi di un mondo di cose superflue, o meglio ancora, inutili. Trascrivo pure la morale che l’autrice traccia dalla sua esperienza sperando che susciti lo stesso effetto, essendo io convinto che gli imbonitori ci hanno abituato alla necessità di cose superflue, di acquisti non necessari, di esigenze fasulle.
Ogni esperienza umana, come ogni medaglia ha l’altra faccia, quella che trascuriamo, di cui non prendiamo atto, non sapendo che ha una importanza uguale, se non migliore, di quella più brillante comunemente conosciuta.
Ecco ora la pagina che offro a chi eventualmente gli capitasse, magari per caso, di leggere queste righe in questo mio diario.
“L’estate scorsa io, mio marito e mio figlio siamo andati in vacanza in campeggio con la tenda; abbiamo dovuto, pertanto, ridurre i bagagli e portare con noi lo stretto indispensabile. Una sera, mentre leggevo un libro dinanzi alla lampada accesa, mi sono resa conto di quanto fosse inutile tutta la “zavorra” che portavo con me quotidianamente durante la mia vita ordinaria e di quanto, viceversa, la vita spartana del campeggio arricchisce la mia giornata: più tempo trascorso con i miei cari ad inventare favole e racconti, a ridere e giocare; minore spreco di risorse energetiche, migliore relazione con la natura. E soprattutto, più spazio alla meditazione ed alla preghiera.
Siamo tutti preoccupati per la crisi economica che sta travolgendo la nostra società; ma forse questa può essere un’occasione per meditare sugli sprechi enormi della nostra civiltà e per aiutarci a ridimensionare le nostre necessità ed i nostri bisogni”.
Questa riflessione spero vi sia utile specie durante queste vacanze estive!