L’evoluzione delle parrocchie

Spesso mi affaccio al davanzale del mio terrazzino per osservare i colori del grande campo che si estende a ponente del don Vecchi. Soltanto il guardare mi offre lo spunto per scoperte interessanti che mi sorprendono e che mi fanno comprendere la complessità della natura e la sua vasta evoluzione. Più spesso ancora il mio sguardo e il mio pensiero si spingono più lontano ed abbracciano tutto il panorama pastorale religioso che ora posso scorgere quasi dal di fuori e pian piano coglierne la lenta ma graduale e progressiva, ma quasi ineluttabile, evoluzione.

Dal mio davanzale scorgo alcuni campanili, che mi fanno immaginare le varie realtà ecclesiali, che pure subiscono una evoluzione, seppur lenta, ma inesorabile evoluzione.

La parrocchia mi pare quasi una chioccia stanca di covare e di seguire i suoi pulcini, incapace di guidarli e di tenerli uniti. M’accorgo che alcuni di essi hanno formato gruppi, congregazioni, movimenti sempre più indipendenti che, pur rifacendosi allo stesso pollaio, non ne riconoscono quasi più la maternità e l’autorevolezza.

Ora sono i movimenti a dettare legge e il percorso da fare, essi sono: neocatecumenali, ciellini, pentecostali, rinnovamento dello spirito, focolarini e via di seguito.

Tutte chiesuole autocefale, sempre più indipendenti, chiuse agli altri, autoreferenziali, che alzano ponti levatoi, che assumono linguaggi e stili di vita religiosa tutti propri e puntano sempre più ad un’autarchia sempre maggiore dalla chiesa madre.

Tutto questo, mi da sempre più la percezione che lentamente il fenomeno spirituale stia slittando dalla vita ecclesiastica alla vita di setta.

Se poi alcuni parroci sono meno robusti e si lasciano condizionare dallo spirito e dallo stile di questi movimenti, la parrocchia si riduce ad un gruppo supernutrito religiosamente e perciò anomalo e fuori dal contesto umano e sociale, non curante dei “pagani” e dei “gentili” di fuori casa e che sempre più trascurati vanno alla deriva e smarriscono ogni senso religioso.

Credo che se andremo avanti di questo passo non ci sarà più un Benedetto Croce a ripetere “Perché non possiamo dirci non cristiani!”

Bisognerà epurare qualche passo del Vangelo e poi saremo giunti al tempo delle repubblichette cristiane!

A Mestre il fenomeno mi pare sempre più evidente e consistente!

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