Apprezzare le differenze fra le persone

Il mio “direttore” ha dovuto farsi ricoverare in ospedale.

Da un paio di settimane al don Vecchi è venuta meno una figura che è parte integrante del paesaggio di questa atipica struttura per anziani.

Chi ha conosciuto il ragionier Rolando Candiani, il figlio del notissimo pittore Gigi Candiani, ha impresso nella memoria la sua tipica persona da gentleman inglese; asciutto, con due baffetti corti, passo lesto e braccia da direttore d’orchestra, sempre in movimento.

Il ragionier Candiani pare uscito fresco da un manuale di buone maniere: “per cortesia”, “Grazie”, “lei sa meglio di me”, mille convenevoli di questo genere fanno parte integrante del suo stile rispettoso, talvolta da sembrare perfino servile, ma che in realtà non lo è assolutamente perché egli sa quello che vuole e persegue il suo obiettivo con determinazione.

Conosco il mio direttore fin da ragazzino ai tempi dell’azione cattolica. Poi le nostre strade hanno preso direzioni diverse, lui si è sposato, ha fatto carriera al Consorzio Agrario e si è fatto una villetta nell’interland di Mestre. Io ho continuato a fare il cappellano, raggiungendo la carica di arciprete di Carpenedo e là mi sono fermato. Il pensionamento prematuro di Candiani per i guai del Consorzio e la mia avventura con i vecchi, ci hanno ricongiunto.

Assieme abbiamo sognato e realizzato il don Vecchi. Come riusciamo a stare e lavorare assieme è per me un miracolo ed un mistero!

Io, sognatore incallito, senza alcuna dimestichezza coi conti, disordinato assoluto nell’amministrazione, nemico di ogni pratica burocratica; lui ragioniere, adoratore delle carte, devoto delle sante leggi dello Stato, pignolo fino all’inverosimile nel far quadrare i bilanci. Eppure stiamo assieme da quasi vent’anni e non abbiano alcuna voglia di dividerci!

Talvolta pensando al nostro rapporto lo paragono a certe copie: lei piccola e grassottella, lui asciutto e spilungone, eppure sono una coppia riuscita!

Ora che non c’è, spero ancora per poco tempo, mi sento a disagio, mi pare di essere sbilanciato non avendo più il contrappeso.

Sto capendo in questo frangente la grande valenza delle diversità, guai se ci assomigliassimo di più, come talvolta sogniamo.

Il Signore fa bene il suo mestiere e bisogna proprio che ammettiamo che senza la sua sapienza il mondo l’avremmo distrutto da un milione di anni. Bisogna convenire che l’accetarci diversi è l’unica cosa da fare!

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