Gratitudine a chi lavora nell’ombra per L’Incontro

Come quasi tutti i vecchi ricordo letture ed eventi lontani e dimentico facilmente e subito cose lette poche ore prima.

Non è neanche detto che delle cose lontane ricordi bene e con precisione nomi, dati e tutto il resto.

Qualche giorno fa pensando come rendere onore ad una cara e deliziosa signora, che in umiltà e silenzio, inserisce nel computer queste mie riflessioni espresse con tante cancellature, scarabocchi, rimandi e tutto il resto, mi veniva da paragonarla ad un protagonista di una delle tante belle pagine del De Amicis. Il libro “Cuore” l’avrò letto credo, circa settant’anni fa e mi ricordo una bella pagina che allora mi ha particolarmente commosso, penso si intitolasse: “Piccolo scrivano fiorentino” il ragazzo che di notte, per racimolare un po’ di denaro per la sua famiglia, scriveva combattendo, coraggiosamente il sonno.

Io non ho la penna del De Amicis, ma desidererei tanto dedicare una bella pagina a questa creatura schiva, riservata e silenziosa che ruba parecchie ore della settimana al suo compito di mamma, sposa e nonna, per far sì che i miei pensieri diventino messaggio per i nostri concittadini.

Quando un numero de “L’incontro” va bene, a qualcuno può scappare talvolta anche un complimento: “Che bravo quel vecchio prete che continua a lottare e non demorde!”

Costoro non sanno che dietro a quel periodico, modesto fin che si vuole, ci sono persone che nell’ombra svolgono un servizio generoso che implica tanti sacrifici e poche lodi.

Bertold Brecht fa una battuta che non voglio dimenticare e che fa giustizia a questo proposito: “Quando si scrive pomposamente che Cesare conquistò la Gallia, non si pensa che non lo fece da solo, ma che un esercito di persone si sono sacrificate dando il meglio di sè per quel risultato”.

Voglio rendere onore alla signora del computer, e a quella filiera splendida di persone che compongono, stampano, piegano e diffondono “L’incontro”, dovendosi accontentare solamente degli incitamenti di questo vecchio prete che vorrebbe sempre di più e di meglio.

Desidero che loro, ma non soltanto loro, sappiano quanto li ammiri, li apprezzi, sia loro riconoscente e voglia loro tanto bene. Essi sono per me le persone che contano, non quelle che portano i gradi sulle spalline.

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