Quella di quest’anno è stata la cinquantacinquesima volta che dovevo predicare sulla resurrezione di Cristo in occasione della Pasqua.
Come sempre mi ha colpito il tormentone che mi turba quando devo prendere la parola, ma particolarmente in occasione delle celebrazioni cardine della nostra fede, e Pasqua ne è notoriamente il pilastro portante.
San Paolo già venti secoli fa aveva intuito tutto questo quando affermava: “Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede!”
Col passare degli anni uno va sempre più al cuore dei problemi, motivo per cui oggi, in cui vivo i tempi supplementari della mia vita, parlare di queste realtà senza che il discorso sia intimamente e sostanzialmente coniugato ai problemi veri del vivere, sarebbe non solo assurdo, ma mendace ed irriverente alla fede. Io poi che ho un orecchio attentissimo alle parole e ai ragionamenti dei non credenti, e soprattutto degli atei militanti alla Augias o alla Severino, divento estremamente esigente con me stesso e con i miei sermoni.
Quest’anno arrivai pian piano ad impostare così il mio discorso: “Quando è Pasqua? Non certamente quando il calendario segna in rosso questa data. Questa annotazione è semplicemente farisaica, formale e ridicola.
Per me è Pasqua quando non mi sento più sconfitto dal male e dalla vita, quando ho vinto la paura della morte perchè già intravedo la vita nuova, quando mi sono convinto che alla fine della strada del dolore c’è la vittoria del bene, quando come la Maddalena o i discepoli di Emmaus sento di avere una splendida notizia da offrire agli uomini del mio tempo, quando guardo con fiducia e desiderio il domani perché so che là incontrerò il Risorto, quando sono certo di poter vincere ogni forma di male, quando so intravedere il volto di Cristo risorto nelle parole e nelle opere degli uomini onesti di qualsiasi bandiera e di qualsiasi credo. Quando infine in me queste certezze non sono più coperte da una pietra tombale, ma gli altri le possono scorgere nei miei occhi e nelle mie azioni. Quando vivrò tutto questo allora per me potranno suonare le campane di Pasqua! Quello è il suo giorno!”