Al don Vecchi opera un gruppetto di signore, che io definisco, adoperando una terminologia impropria e certamente roboante: “circolo ricreativo culturale” ma che comunque organizza assai di frequente concerti, commedie e gite turistiche.
Qualche domenica fa il gruppo “il circolo ricreativo culturale”, mi si passi una volta ancora questa definizione pomposa, ha invitato il coro “Voci d’argento” del quartiere di Favaro Veneto. Il coro era formato da una trentina di coristi tra uomini e donne, tutti con una divisa appropriata ed elegante, forniti di una strumentazione tecnica adeguata e diretta da una giovane ed avvenente “maestro”
In verità il coro che ha eseguito un repertorio di canti popolari e di canzoni veneziane, aveva un timbro ed uno stile lirico piuttosto che un andamento da canti folk. Comunque i toni robusti e vigorosi, impressionarono favorevolmente il nostro pubblico di anziani che non ama le lagne o i preziosismi canori.
Ascoltai tutto il concerto sia per dovere che per piacere, ma soprattutto mi interessò il discorso del presidente del coro e del gruppo anziani di Favaro: 700 iscritti, un gruppo numeroso di volontari che si rendono utili per ogni incombenza sociale.
Accanto a me si sedette un vecchio camionista in pensione, presidente invece, del gruppo bocce del nostro quartiere: 180 soci ed un gruppo consistente di volontari disponibili per ogni incombenza sociale.
D’istinto confrontai il gruppo anziani della mia ex parrocchia 400-450 anziani ed attività di ogni genere, ed ora ridotto al lumicino, il gruppo della sagra mediante cui finalmente si riconcilia la piazza con la parrocchia.
Pare che i preti di oggi non abbiano capito che la comunità si costruisce con gli uomini veri, non con i manichini vestiti da chierichetti. Ho l’impressione che molto velocemente non sarà più il campanile il baricentro della comunità ma la casa comunale. Se andiamo avanti di questo passo le nostre chiese saranno abitate dalle ragnatele!