I miei studi biblici sono stati assai approssimativi. L’insegnante non era granché preparato, per cui approfittava di ogni pretesto che noi studenti gli offrivamo senza tanti scrupoli per parlarci di cinema o di sessuologia, materia in cui sembrava molto più preparato.
E’ umano che in qualsiasi scuola ci siano docenti più o meno portati per l’insegnamento e più o meno preparati nella materia che sono costretti ad insegnare.
Le mie lacune generali e specifiche sono anche per questo motivo abbastanza consistenti.
Lo studio della Bibbia è poi particolarmente difficile perché si tratta di recepire un messaggio che passa attraverso una cultura lontanissima dalla nostra mentalità.
Nonostante queste deficienze spesso sono quasi costretto alla riflessione perché i testi proposti dalla liturgia esigono un’interpretazione non solo religiosa ma anche convincente.
Qualche giorno fa sono incappato nella questione del vitello d’oro. Mentre Mosè in solitudine sul monte medita sulla legge civile e religiosa da dare alla sua gente, il popolo ebreo guarda un vitello d’oro e comincia ad adorarlo.
Sembra veramente un’assurdità, una scelta così banale che si è quasi costretti a tirare in ballo il fatto che si trattava di un popolo primitivo per arrivare a venerare una statua costruita con le loro mani.
A pensarci la cosa non è proprio così assurda se anche la gente d’oggi, nonostante i millenni di storia, si comporta allo stesso modo.
La moda, la macchina, l’igiene, la linea, i gioielli, le vacanze, il look, i divi, i calciatori, valgono ancora meno del vitello d’oro, eppure gli uomini d’oggi per essi si sacrificano molto di più, si compromettono e spendono la vita per idoli insignificanti, banali, fatui e deludenti!
Pare che decine e forse centinaia di secoli non ci hanno ancora liberato dall’idolatria, mentre i sacerdoti se ne stanno sul monte a studiare le soluzioni da proporre al Popolo di Dio!