Una speranza per il domani degli anziani del Centro don Vecchi

In questo ultimo tempo ci ha fatto visita, al don Vecchi, la dottoressa Francesca Corsi, alto funzionario dell’assessorato della sicurezza sociale. Sono stato io a sollecitare questo incontro perché, di mese in mese, aumenta la fragilità dei residenti a causa dell’incalzare ineluttabile del tempo.

La struttura è stata pensata per anziani totalmente autosufficienti con lievissimi supporti sociali, prevedeva che quando fosse venuta meno l’autosufficienza l’anziano avrebbe abbandonato il suo alloggio per entrare in una casa di riposo.

Al momento dell’accettazione della richiesta di ingresso, ogni residente ha sottoscritto questa clausola ed è stata controfirmata dai familiari.

Ora però le cose non stanno andando come erano state previste: la gente si trova così bene al Centro e si affeziona talmente a questo piccolo borgo, popolato da 300 cittadini, che non vorrebbe più uscirne anche se le gambe non reggono più.

Il costo di una casa di riposo per non autosufficienti è poi talmente superiore di quello praticato al don Vecchi tanto che ospiti e familiari pensano di non poterlo sopportare.

Il Comune promette aiuti che suppliscono il più possibile alla mancata autosufficienza, ma l’ordinamento sociale stenta ancora a recepire l’idea di questi alloggi protetti così ché finisce a mettere in crisi l’impostazione data fino dall’apertura del Centro. Credo che se in questa fase la società ci elargisse anche solo un decimo di quanto spende per una retta in casa di riposo, noi potremmo garantire una assistenza più che confortevole.

La dottoressa Corsi ha affermato che è preferibile mille volte la vita al don Vecchi a quella della migliore casa di riposo.

Mi auguro che un po’ alla volta possiamo trovare soluzioni possibili e migliorative senza allontanamenti traumatici per alcuno.

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