Da “PROPOSTA” – 6 maggio 2018

Da “PROPOSTA” – 6 maggio 2018
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Il foglio è pressoché tutto occupato da due relazioni sul grande concerto tenuto in chiesa da quattro cori parrocchiani nel giorno del patrono san Giorgio ed in onore della serie di parrocchiani che in questi ultimi trent’anni si sono susseguiti nell’ufficio di segretario della parrocchia. L’avvenimento è notevole perché si può ben immaginare “l’indotto” di fedeli sia per il concerto che, soprattutto, per la frequenza in parrocchia.

La musica e il canto sono certamente strade facili che portano al Signore e perciò dovrebbero essere adoperate da tutte le parrocchie. Peccato che i due relatori non siano all’altezza dell’evento.

don Armando

IL CONCERTO DI SAN GIORGIO SECONDO ARMANDO SPOLAOR

Venerdì scorso, alle 20, mezzora prima dell’inizio del concerto, com’era scritto nell’invito, in prima fila, su un banco riservato, con tanto di inginocchiatoio, ma fortunatamente con un comodo sedile, ero presente al Concerto di San Giorgio, nella chiesa parrocchiale, come ex segretario dell’ufficio parrocchiale. Una piccola rimpatriata. Ne ho visti alcuni, li ho salutati con un cenno, come si fa tra amici. Altr

E vedendo le loro vedove, li ho ricordati: mi stavano guardando da lassù. E’ stato un pensiero gentile del Parroco, condiviso penso anche da chi il Concerto lo ha organizzato: grazie!

“Mezzora prima”, suggerita dalla difficoltà di trovare posti liberi in una manifestazione che poco dopo avrebbe raggiunto il tutto esaurito. Non una mezzora persa, ma una mezzora che mi ha consentito di scoprire l’intenso lavorio, a volte concitato, che ti fa fare due volte quello che potevi fare in una, risparmiando per giunta tempo e tensione, degli addetti ai lavori. Quelle preziose persone che non appaiono nei depliants del concerto, che non vengono applauditi ne mai citati. Se in corso d’opera c’è qualche intoppo eccoli pronti a risolverlo: a loro il mio grazie. Siete voi, anonimi, che sostenete la baracca: ricordate che un circo non é frutto solo di giocolieri e acrobati, ma soprattutto di anonimi lavoranti. Di coloro che si sporcano le mani, dei non professionisti, di uomini e donne che maneggiano microfoni, leggii, amplificatori. Ho visto anche un esperto (presumo non professionista) che armeggiava con un mixer. I musicanti, che conosco e che mai avrei pensato avessero questa passione, poi che accordavano i loro stumenti, o aggiustavano la lunghezza della tracolla della chitarra. In quella mezzora d’anteprima, ho avuto la possibilità di vedere l’impegno, e condividerne l’ansia. Tanti giovani che conosco, la nuova generazione più preparata, animata dall’entusiasmo di fare qualcosa per la comunità. Tanti giovani, e qualche anziano: tutti con il “Grembiule” del servizio: mi e venuto alla mente “don Tonino Bello” il vescovo di Molfetta ricordato nei giorni scorsi da Papa Francesco.

Ecco cosa mi accomunava con quella decina di persone che si affannavano perché tutto andasse bene: il grembiule, il darsi da fare nella comunità per la comunità. Ricordo quand’ero chierichetto, alla prima uscita sono inciampato nella tonaca troppo lunga, la risata fragorosa dei miei compagni, e lo sguardo rassicurante del mio vecchio parroco, don Riccardo Bottacin. Che un giorno, tornando da Mestre, in tram, rispose a delle persone che avevano ripetuto il vecchio detto “Semo a Chirignago, dove i pianta i fasioi co la rivoltela e nasce ladri”: e mi so el so piovan”. Mi e venuto spontaneo dire tra me e me, ma avrei voluto gridarlo “Sono onorato, caro Bonsignor, d’essere stato un tuo giovane parrocchiano. Vorrei riaffermare all’attuale “piovan”, don Roberto, che, nonostante i molti anni, sono ancora fiero di essere un membro di questa bella comunità. Tornando al concerto, grazie a quella mezzora d’anticipo, ho potuto godere della edificante anteprima. Si può essere edificanti anche restando semplici uomini, pregare e predicare anche indossando il grembiule, la tuta. Nell’ultima cena, Gesù si cinse i fianchi, con un grembiule, e lavò i piedi ai suoi apostoli.

Che dire dei cori, non azzardo giudizi tecnici in quanto non sono all’altezza possiedo una voce (non educata), che secondo chi se ne intende può indurre alla stonatura anche gli altri: parere di un maestro di coro.

Quello che ho potuto gustare, e stata l’esecuzione bella si, ma soprattutto l’impegno nella preparazione, che penso lunga e non sempre gratificante, il coraggio di mettersi a cantare, l’intenzione di fare qualcosa di bello per la comunità. L’impegno e l’intenzione non sono tipiche di un’età, di una categoria,ma è stata dote di tutti i partecipanti, sia del “coretto” “che della “Corale Perosi”. Che dire delle “Altre note”, della loro esecuzione perfetta, dell’entusiasmante e potente coro dei “giovani cantanti” che fanno “tapum” ad ogni esecuzione. E poi gli aspiranti poeti: come deve essere stato difficile trarre da quei bambini, tanti piccoli Pascoli, Carducci, Foscolo, delle dolci filastrocche ma anche inconsapevoli riflessioni. Un grazie ai loro insegnanti. Alla fine, come ciliegina sulla torta, l’esecuzione dei due professori di flauto e pianoforte: una chicca davvero! Tutti i pezzi eseguiti sono stati applauditi. In prima fila come mi son trovato io, vi assicuro che ho condiviso non solo l’impegno, ma sopratutto l’ansia di far bene, di fare tutta la propria parte perché vada bene: é stato un trionfo. Un grazie a tutti i consti, grazie per le ore trascorse per provare, ore tolte a volte al riposo, o alla serata con amici, non perse, ma dono apprezzato per tutti. Quando penso al mio vecchio piovan”, che ci dava qualche gomitata, alla Messa delle sei, perché noi chierichetti, con gli occhi ancora impastati di sonno, si cantasse e si cantasse forte, perché cantare, diceva, “vuol dire pregare due volte”. Dal Paradiso sarà contento perché la sua parrocchia, la comunità che ha tanto amato e servito, é arrivata al punto di ereditare la sua passione per il canto organizzando anche dei concerti Grazie agli ex segretari che stanno lassù: ci hanno dimostrato che per la comunità si può fare qualche sacrificio, si può donare qualche ora del proprio tempo, ci si può mettere il grembiule e, se necessario, prendere una scopa e pulire per terra. Scusate se partendo dalla “mezzora prima ‘, ho condiviso con voi i miei pensieri, i miei ricordi e le mie riflessioni: non volevo che ne uscisse una predica, ma é uscita.

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