Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 1 aprile 2018

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO”1 aprile 2018
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Interessante e profondo, come sempre, l’articolo di spalla della prima facciata di don Natalino Bonazza. Il pensiero di questo parroco è assai elaborato perché da un lato afferma che non è giusto accettare supinamente nell’inconscio la cultura predominante che non tiene neppure conto della Resurrezione, e dall’altro lato afferma che può recepire positivamente il messaggio della Resurrezione solamente chi diventa creatura nuova “vino nuovo in otri nuovi”.

Delizioso ed interessante per il modo di dialogare e per il messaggio quanto mai vivo e moderno che Alessandro Seno offre partendo dall’album di Fabrizio de André, il menestrello intelligente del nostro tempo. La raccolta di canti è intitolata “Laudate Dominum, laudate Dominum, laudate Dominum”. Consiglio la lettura dell’articolo che non si riduce alla critica positiva dell’album di De André, ma pure ne coglie la ricchezza del messaggio che mette in luce il nuovo umanesimo annunciato da Cristo.

Infine l’articolo suggerisce la raccolta come un dono da fare agli amici in occasione della prossima Pasqua o anche oltre perché il detto popolare afferma che le uova sono buone anche dopo Pasqua.

Altra notizia che può interessare “L’albero di Pasqua”.

don Armando

È VERAMENTE RISORTO
di don Natalino

San Paolo scriveva ai cristiani di Corinto: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (1 Cor 15,17). Più chiaro di così. Nella cultura egemone di allora la risurrezione dei morti non era nemmeno un’ipotesi. Semplicemente non esisteva. Convinzione radicata e diffusa, se due secoli più tardi Tertulliano ebbe a constatare che era più duro credere alla risurrezione dei morti piuttosto che a una nuova divinità. Non meravigliamoci quindi se oggi il vangelo della Pasqua continua a far saltare schemi acquisiti dalla cultura di massa. È e sarà sempre vino nuovo che esige otri nuovi, perchè gli otri vecchi non tengono proprio. Otre vecchio è l’aver ridotto la risurrezione di Cristo ad ultimo miracolo, tanto quanto averla confinata nell’aldilà e quindi irrilevante nel mondo. Otre vecchio è aver ridotto la fede ad opzione del singolo: spetterebbe a lui riconoscere la qualifica di risorto in aggiunta ad un Cristo che già gli basta come modello morale. Pure su questo San Paolo è schietto: «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (ivi 19). L’otre nuovo è la fede della Chiesa, quella trasmessa dagli apostoli e dai martiri fino ad oggi: gente che ha messo tutto in gioco per seguire l’Autore della vita. L’otre nuovo sa contenere l’annuncio e gustare la presenza del Vivente: Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, il Crocifisso veramente Risorto, primizia di un’umanità che grazie a lui può rinascere a vita nuova. Buona Pasqua di risurrezione!

CULTURA NON PAGA

“Laudate Dominum, Laudate Dominum, Laudate Dominum”.

Con queste parole inizia uno dei più bei dischi della musica italiana. L’occasione per scrivervene é duplice, da una parte la recente riscoperta del suo autore, Fabrizio de André, che grazie al notevole sceneggiato televisivo passato recentemente nei cinema e sulle reti nazionali, è ritornato (se mai se ne fosse andato…) negli argomenti di spicco del panorama musicale; dall’altra il secondo motivo è strettamente legato a questo periodo cioè alla Settimana Santa.

Per chi non avesse idea di cosa parla l’album (vergogna, vergogna, vergogna) vi basti sapere che racconta la storia di Cristo, dalla nascita fino alla morte; quello che il cantautore mette in musica è la rielaborazione (parzialissima) di alcuni vangeli apocrifi; l’indignazione che suscitò alla sua uscita, nel 1970, fu dovuta essenzialmente alla mancanza della parte miracolosa del termine della venuta del figlio di Dio sulla terra, cioè la sua Resurrezione. Onestamente questo è vero, nel disco non si menziona mai la vita dopo la morte per Gesù e questo è sicuramente il lato agnostico di, De André, ma tale aspetto non è trattato come una critica al Cristianesimo ma come una scelta personale dell ‘artista. Quello che preme a Fabrizio è sviluppare l’aspetto umano di Cristo, quello che Lui ha portato nel mondo con la reale presenza in terra Santa, infatti la fine del disco è proprio questa: “Non devo pensarti figlio di Dio, ma figlio dell’uomo, fratello anche mio”.

Quindi si passa da una dimensione ultraterrena – il Lodate il Signore dell’inizio – a una puramente fisica e tangibile; questo però non vuol dire rinnegare il lato divino ma anzi, trovare Dio nell’uomo!

E in tal senso la canzone ( o poesia, perché di questo si tratta) rivelatrice è LI Testamento di Tito dove uno dei due ladroni – Tito appunto – crocifissi assieme a Gesù, rilegge a suo modo, in maniera umana cioè, i Dieci Comandamenti, arrivando alla fine a dire questo: “io nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore “. Eccolo il miracolo! Prendere esempio dalle azioni di Cristo e farle nostre attualizzandole, trovare il proprio paradiso sulla terra senza aspettarlo ma provando a realizzarlo qui e ora. Poi, chi vuole, nel profondo rispetto dell’aspetto religioso, può credere anche alla Resurrezione. Ed è quello che noi Cristiani facciamo ma, giustamente, come scelta personale e di fede, cioè di fiducia in qualcosa che non conosciamo completamente ma che speriamo possa avverarsi. Il problema di oggi, e il cantautore l’aveva capito quasi 50 anni prima, è quello di scordarci di costruire l’Aldilà con quello che facciamo nel mondo ogni giorno. Allora credo possa essere un bel annuncio Pasquale quello di augurarvi “Laudate Hominem ” cioè lodate e trovate Dio in tutte le persone che ci circondano!

Alessandro Seno

L’ALBERO DI PASQUA

A San Giuseppe davanti all’ingresso principale della chiesa è stato allestito l’albero di Pasqua. Una grande fronda d’ulivo adornata da coloratissimi bigliettini sui quali i bambini hanno scritto la loro preghiera. Un plauso a chi realizzato questo segno di festa, che rallegra tutti coloro che attraversano il piazzale.

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