Da “INSIEME” – 29 ottobre 2017

Da “INSIEME” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Benedetto di Campalto

Caratteristica di questo foglio è che appaiono spesso articoli firmati a laici, cosa quanto mai importante se si tende a far si che la parrocchia non sia “del parroco”, ma della comunità.

Di questo numero segnalo l’articolo “Restiamo umani”, una conferenza organizzata assieme alla parrocchia di San Pietro di Favaro, conferenza nella quale il professor Germano Garatto, esperto di psicologia delle migrazioni, ha sottolineato il fatto che oggi dobbiamo farci carico dei drammi e delle tragedie delle nazioni meno fortunate se vogliamo rimanere umani.

Riporto infine un articoletto su “La festa della San Vincenzo” perché non si spenga la voce e la testimonianza di questa associazione tanto benemerita.

don Armando

RESTIAMO UMANI
Venerdì 20 ottobre abbiamo incontrato, presso la parrocchia di San Pietro di Favaro, grazie al progetto dei Corridoi umanitari, che come vicariato stiamo portando avanti, il professor Germano Garatto della Fondazione Migrantes, esperto di psicosociologia delle migrazioni e formatore alla comunicazione interculturale.

Anticipato dal racconto di due signore che nel 2016 hanno visitato il centro di accoglienza di Lampedusa, raccontandoci come l’identità di quest’isola ha subito un forte cambiamento: non solo meta di turismo di massa, ma fulcro di accoglienza, memoria e umanità, grazie anche ad alcuni suoi abitanti, che non sono rimasti indifferenti agli sbarchi numerosi che in questi anni si sono susseguiti, Garatto ha voluto raccontare di chi parte dal proprio paese per una terra praticamente sconosciuta, un mondo lontanissimo eppure così desiderato, perché immagine di libertà e a volte di sopravvivenza, per farci capire le motivazioni che spingono queste persone e comprendere come si può essere loro di aiuto, nella prospettiva di un’accoglienza che integri e non solo caritatevole.

Innanzitutto chi parte dal proprio paese, abbandonando famiglia e affetti, è forte; non emigrano i più deboli, ma chi pensa di avere la forza di farcela.

L’aiuto più grande che possiamo dare è rafforzare questa convinzione, trovare i mezzi per tirare fuori questa capacità, possiamo aiutare facendo uscire questa parte forte. Dare la speranza, motore che dobbiamo coltivare.

Capire in che modo possiamo rinforzare questo loro desiderio di pace. Far capire cosa sta succedendo, quale situazione c’è in questo paese, far capire in che contesto sono perché tutto questo loro non lo sanno, non possiamo darlo per scontato, perché chi parte sa che deve cambiare, che il mondo che troverà è diverso, ma non proprio così. Dare una mano a tirar fuori le loro risorse, senza fare l’errore di sostituirsi alle loro responsabilità.

Ma come fare tutto questo? Attraverso un accompagnamento ad essere consapevoli, come alcuni lampedusani hanno saputo fare, trovandosi di fronte all’emergenza che è diventata poi normalità.

Poi il rispetto. Nessuno è disposto a cambiare sé stesso se non si sente rispettato, hanno bisogno di affidarsi, fidarsi a parole di chi ancora non conoscono.

Uno sguardo sbagliato pesa: “sorrideteci ogni tanto”, i musi duri fanno male. Se sei guardato con ostilità la tua risposta sarà probabilmente ostile, c’è bisogno di tempo. Poi c’è la preoccupazione per casa, nessuno parte per sé stesso. Hanno investito su di te. Con soldi, con la tua assenza, con il tuo lavoro che lì non c’è più. “lo non posso fallire, c’è troppo investimento su di me”. Quando restano fermi mesi e mesi si va a mortificare questo intento.

Come si fa con la gente contraria? Averli finalmente davanti. Poter sentire dalla loro voce i desideri i pensieri, quello che hanno dentro. Trovare degli spazi in cui con rispetto ci si ascolti intorno a delle cose comuni. Trovare un comune denominatore. Quali le preoccupazioni per i nostri figli…per esempio. Con queste comuni umanità si può costruire. Quando loro capiscono di avere le stesse preoccupazioni si sentono rincuorati, più vicini. Troveremo anche molte cose interessantissime per noi.

Ma tutto questo ha bisogno di essere accompagnato.

Abbiamo tutti bisogno di essere accompagnati. Altrimenti è facile avere degli incidenti critici. Quelle piccole cose quotidiane dell’altro che ci mettono in crisi. Abbiamo bisogno di essere registrati, regolati.

Quello che sono riuscita a portarmi a casa è solo una parte di tutto ciò che ha detto il professor Garatto, ma mi ha molto colpito comprendendo come sia necessario conoscere se si vuole accogliere e combattere la paura che l’ignoranza porta con sé.

Laura

L A FESTA DELLA SAN VINCENZO
Nel ricordare il 50° anniversario dell’attività della mensa di Cà Letizia a Mestre, e quindi anche della nostra Associazione, abbiamo iniziato la festa.

E’ stata proprio una bella giornata, persone e amiche che avevano voglia di ritrovarsi, stare insieme in allegria, festeggiare il compleanno, con cibo ottimo, dolci speciali e castagne. E poi la tanto attesa e ricca lotteria. A noi non resta che ringraziarvi della vostra presenza, perché così ci spronate e ci date la forza di continuare, sapendo che con il vostro contributo ci aiutate a raccogliere fondi che saranno utilizzati per il sostegno ai più bisognosi (abbiamo raccolto € 1.035 e siamo davvero felici). Grazie a tutte le persone che ci aiutano a far sì che sia sempre una bella festa.

L’augurio per il prossimo anno … rivedervi sempre in tanti, magari anche qualcuno in più!!!

La San Vincenzo

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