Da “LA BORROMEA” – 1° ottobre 201

Da “LA BORROMEA” – 1° ottobre 201
settimanale del duomo di San Lorenzo

Il parroco, monsignor Gianni Bernardi, scrive normalmente di persona l’editoriale di questo periodico, mentre tutto lo spazio rimanente è dedicato alla cronaca e agli appuntamenti della settimana.

In questo numero il parroco della più importante comunità cristiana della città, riferendosi ad un incontro nel quale s’è trattato della catechesi degli adulti, tira delle conclusioni abbastanza amare. Purtroppo ben raramente i periodici parrocchiali trattano questo argomento; pare infatti che in ben poche parrocchie si facciano tentativi del genere e in pochissime sembra ci siano risultati soddisfacenti.

Sarà mio scrupolo, quando mi venisse di leggere esperienze positive, segnalarle perché possano diventare punti di riferimento.

 

Adulti assenti dalla comunità: come si può tener viva la fede?

Nell’incontro con i collaboratori del 16 settembre scorso, abbiamo riflettuto anche sulla catechesi degli adulti. Vi propongo oggi quella riflessione, perché possa essere di aiuto a tutti.
In parrocchia ci sono due gruppi che riflettono sulla Parola di Dio della domenica e ci sono i Gruppi di Ascolto. Si tratta di realtà significative, considerando prima di tutto che i responsabili sono per lo più laici e poi per la durata nel tempo e per la partecipazione e la qualità degli incontri. I partecipanti sono molto spesso persone attentissime alla vita della comunità e generose nel mettersi a servizio delle più diverse iniziative parrocchiali. Preoccupa il fatto che non ci sia stato “ricambio generazionale” e che, di conseguenza, l’età media dei partecipanti sia piuttosto elevata. Si tratta di realtà che vanno riproposte con forza. D’altra parte, la catechesi degli adulti esprime la consapevolezza che la formazione cristiana non ha mai fine: si deve davvero parlare di formazione permanente per la vita di fede. Certo, bisogna trovare le modalità giuste, dato che oggi la vita degli adulti è particolarmente complessa e carica di impegni e responsabilità. Come parrocchia, ad esempio, facciamo fatica a coinvolgere in un itinerario formativo i giovani sposi: qualcosa si fa durante la preparazione al sacramento, ma molti di coloro che si sposano nelle nostre chiese vanno ad abitare altrove e gli altri sono presi dalla loro quotidianità; qualcosa si fa con la catechesi in occasione dei battesimi, ma rischia di essere poco. Abbiamo visto che non sempre riescono gli appuntamenti pensati apposta per le famiglie giovani, pur trattandosi spesso di incontri a contenuto psico-pedagogico e che, quindi, dovrebbero presentarsi almeno come interessanti per le varie problematiche relative all’educazione dei figli.
E mi domando cosa sia possibile fare con l’età che va dai 35 ai 50/60 anni…
Quest’anno la parrocchia dà ospitalità a una realtà diocesana che ha una lunga storia di formazione: la Scuola Biblica, che, voluta dal patriarca Marco Ce nel lontano 1979, si è progressivamente radicata in varie parti della diocesi; il metodo che la caratterizza può essere definito “culturale” in quanto si propone di accompagnare credenti e non credenti all’incontro con la Sacra Scrittura, dando loro gli strumenti per un approccio serio e non sentimentale. Il programma diocesano prevede, quest’anno, la lettura delle due lettere di Paolo ai Tessalonicesi. A guidare il gruppo, che si ritroverà al mercoledì, dal 4 ottobre al 6 dicembre in Centro San Lorenzo alle ore 18:00, sarà la prof.ssa Francesca Fattore.
Naturalmente, si tratta di una iniziativa rivolta a tutta la città: auspico che anche i parrocchiani vogliano usufruire di questa nuova e ulteriore opportunità.
A questo punto, però, può presentarsi una questione: e se anche noi diventassimo poveri nella fede? Purtroppo, bisogna dire che si tratta di una possibilità non assurda: quanti uomini e donne sono cresciuti nelle comunità cristiane (anche nella nostra), hanno frequentato i vari gruppi, sono stati vicini a sacerdoti, magari hanno fatto i catechisti o gli animatori… e poi… la vita ha preso un altro indirizzo, fino a portarli lontani dal Signore! Di fronte a questo possibile pericolo dovremmo tutti chiederci: come fare per tener viva la nostra fede? Vedrei un’unica risposta: con la preghiera e la partecipazione sincera alla vita liturgica della comunità. Dovremmo senza dubbio interrogarci e riflettere sul senso della preghiera e della liturgia nella nostra vita e nella vita della nostra parrocchia. Per ora, lancio la questione. Sarà importante riflettere insieme: lo faremo espressamente in un altro momento.

don Gianni Bernardi

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