Lino e Stefano

Quando scelsi, circa dodici anni fa, la testata per il periodico che mi permettesse di dialogare ancora con i miei cittadini, faticai alquanto per trovare il nome tanto che ne dovetti scartare molti, prima di arrivarci. Finalmente la mia ricerca approdò su L’incontro, un termine particolare che mi parve che nessun altro giornalista avesse scoperto, mentre rappresentava una testata davvero ricca di potenzialità. Voglio perciò raccontarvi il seguito di uno dei tantissimi incontri della mia vita: molto spesso banali, deludenti e senza seguito, però ve ne sono alcuni, che coltivati con un po’ di attenzione e di amore, sono diventati significativi ed importanti.

Incontrai Lino, uno dei due gerenti del Centro don Vecchi di Marghera, in un momento per lui molto amaro e difficile; gli era morta, dopo un penoso percorso, la moglie amata, i figli ormai cresciuti avevano scelto le loro strade e lui, andato in pensione, si sentiva solo e disorientato, soprattutto, almeno nell’inconscio, avvertiva il bisogno di dare senso alla vita aiutando il suo prossimo. Nell’infanzia aveva ricevuto in famiglia e in parrocchia una forte educazione cristiana, per cui portava in cuore una naturale propensione a rendersi utile e a offrire la ricchezza dei valori che aveva maturato da giovane. Da queste premesse era nato il suo impegno nel sindacato durante la sua vita lavorativa in fabbrica, ma contemporaneamente si prodigava in altre associazioni benefiche di volontariato. Una presidente di una di queste associazioni, donna forte e determinata, vedendolo solo e smarrito brancolare nella noia gli disse: “Va da don Armando, vedrai che avrà certamente qualcosa da farti fare!”.

Lino a quel tempo era anziano, ma non tanto vecchio da non poter essere più utile ad alcuno. Il Don Vecchi di Marghera era ormai pronto, ma non avevo qualcuno a cui affidarlo. Come si sa la Divina Provvidenza, non so per quale motivo, aspetta quasi sempre l’ultimo momento per darti una mano, ma forse lo fa per provare la tua fiducia. Lino si improvvisò direttore di comunità e ci riuscì: talvolta con la sue “prediche”, più spesso con il suo esempio, sempre con la sua preghiera. In quel tempo aveva come amico un giovanotto un po’ malconcio a causa di un incidente stradale: lo introdusse alla chetichella quasi come un “figlio d’anima”. Così cominciò la loro avventura come responsabili di una delle nostre comunità. Il più bello però venne dopo, quando anche il centro di Campalto fu terminato, ma ancora una volta non ero riuscito a trovare un capo a cui affidarlo.

Con gesto molto nobile e generoso, per il quale sarò loro sempre grato, mi dissero: “Don Armando, qui a Marghera ormai ci sono Luciano e Teresa che possono sobbarcarsi questo impegno, se vuole ci trasferiamo noi a Campalto”. Lino e il suo amico presero armi e bagagli e si trasferirono nella nuova struttura. Il passare degli anni rese più fragile il vecchio Lino e, pur non avendo perso per nulla la sua capacità di “predicare” e procurarsi aiutanti, lasciò a Stefano, tecnico di altissima capacità dell’Elettrolux, spesso in giro per il mondo per lavoro, il compito di “governare” la struttura. Stefano, tanto sicuro quanto esperto, è altrettanto e forse ancora più sicuro nel dare direttive, fare scelte e proporre con decisione la sua filosofia. Comunque la coppia funziona a meraviglia e spero che funzioni ancora per molto tempo, anche se ultimamente ho capito che loro non sono ormai più in grado di proporsi per una nuova avventura in un’altra struttura. Comunque spero che la Fondazione Carpinetum sappia che possono operare molto tempo ancora!

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