Una volta ho sentito un prete che sentenziava con convinzione che i cristiani si contano alla balaustra!
Immagino, anzi sono sicuro, che questo sacerdote voleva dire che il cristiano vero è quello che si accosta di frequente e con pietà all’Eucarestia.
Sarei perfettamente d’accordo con questo sacerdote se voleva dire che il gesto della comunione significa che il fedele accoglie integralmente nel suo cuore e soprattutto nella sua vita il Cristo, nell’integrità del suo messaggio, dice di sì, come la Madonna all’Angelo, in una parola è totalmente disponibile ad impostare ed adeguare la sua vita al messaggio di Gesù e non riduce il gesto ad una pia pratica religiosa, che non modifica per nulla la sua vita privata o pubblica.
Io sto vivendo in maniera drammatica il problema di una religiosità sganciata da un lato dal messaggio originale di Gesù e dall’altro lato sganciata dalla vita reale.
Mi pare che anche Sant’Agostino aveva avvertito questo problema quando ha affermato: “Ci sono fedeli che sono parte integrante della chiesa, ma che Dio non riconosce come suoi discepoli, ed altri uomini che si definiscono laici, liberali, agnostici e perfino atei, abbastanza di frequente nella sostanza vivono come autentici discepoli di Cristo”
Vengo ad un esempio che mi ha colpito in questo ultimo tempo: Un giornalista mestrino, pur battezzato e cresimato, (ma chi non lo è da noi) ma che penso sia una specie di libero pensatore, per nulla praticante, il quale ogni volta che si accorge che il Samaritano si sta insabbiando tra le scartoffie della burocrazia rilancia con vigore l’argomento con articoli frizzanti e pungenti per creare opinione pubblica attorno all’argomento, pestando certamente i piedi a qualcuno.
Mi domando, ma che cosa stanno facendo i praticanti, a difesa dei poveri, mentre il Cristo che ricevono nell’Eucarestia afferma “Ama il prossimo tuo come te stesso!”