Riflessioni estive

Il mestiere del diavolo rimane sempre lo stesso: tentare al male gli uomini, ed anche i preti fan parte di questa categoria.

Sento il bisogno di parlarvi di una tentazione che ho subito durante le ferie estive e che per fortuna l’apostolo Paolo mi ha aiutato a respingere.

I lettori de “L’incontro” di certo ricordano che qualche anno fa me la sono presa col Papa perché sono venuto a sapere da “Il Gazzettino” che le vacanze del Papa a Lorenzago di Cadore o in Val d’Aosta venivano a costare dieci, venti milioni, e con la sventatezza, che mi è congeniale a-vevo scritto che non era lecito neppure, o meglio soprattutto al Papa spendere tanto quando aveva la villa di Castelgandolfo con il suo magnifico parco per passare qualche giorno di riposo. A dirla poi tutta ho pure scritto che sarebbe stato ancor meglio se se ne fosse rimasto nei “sacri palazzi” del Vaticano facendosi mettere un condizionatore dove era solito lavorare. Non l’avessi mai fatto; la segreteria di Stato temette perfino che ci fosse a Mestre un nuovo Martin Lutero che contestava il riposo del Pontefice.

Alla stampa poi non parve vero montare uno scandalo tanto che andai a finire perfino in “Le Monde”.

Il patriarca Scola, non “mi chiamò a palazzo”, mi tenne però il muso almeno per un paio d’anni, ed in seguito affermò che le vacanze non sono un lusso, ma un dovere!

Non mi convinse tanto, anzi mi sembrò di essere quasi un mezzo eroe perché nella mia vita sono andato in vacanza soltanto in colonia ad Asiago con i balilla, e da prete in tenda con gli scout a mangiare quello che i ragazzini riuscivano a cucinare e tormentarmi l’anima vedendoli da mane a sera trafficare con coltelli ed accette per “fare le costruzioni”, e per procurarsi il legname da bruciare.

Il modo di passare le vacanze di Papa Francesco non solamente mi rasserenò, ma mi convinse, semmai c’è ne fosse stato bisogno, che ero dalla parte giusta.

Il diavolo si insinuò in questa crepa ricordandomi con astuzia che non solo non sono mai andato e non vado ancora in vacanza, ma che pure non ho mai diminuito il numero delle messe durante l’estate, che ho sempre continuato a stampare le stesse copie de “L’incontro”, che traffico personalmente per la sua distribuzione, che tengo la chiesa sempre aperta da mane a sera e poi sommessamente aggiunse che mi alzo alle cinque del mattino per dire il breviario, che non ho mai comperato una automobile nuova e che quella che adopero è usata e che per di più mi è stata donata, che rispondo sempre al telefono assicurando gli interlocutori che un prete non si disturba mai, che uso i miei soldi per i centri don Vecchi e qualche altra cosetta!

Queste osservazioni melliflue ed accattivanti mi facevano quasi sentire che, tutto sommato, posso considerarmi un buon prete, che la città e la chiesa può essere contenta di poter disporre di un sacerdote di questa taglia.

Non sono arrivato a sentirmi “Luigi Gonzaga” né un “Padre Pio” ma perlomeno un prete da tenere in considerazione per la sua coerenza, anche se i patriarchi e la curia pare non si siano accorti di tutto questo!

Tutti sappiamo però che fortunatamente ogni uomo e quindi ogni prete gode pure dell’aiuto del suo angelo custode; personaggio serio e soprattutto onesto e senza complessi nel dire le cose come stanno.

Stamattina il mio angelo custode forse s’è stancato del mio sognerellare poco serio, e durante la recita del breviario m’ha costretto a leggere queste confidenze di San Paolo, il quale non so bene se per la categoria del diritto canonico, si appartenga alla categoria dei vescovi o dei semplici preti. Comunque San Paolo è un discepolo di Gesù quanto mai qualificato!

Sentite cosa mi ha detto della sua vita da ministro di Gesù, quale sono pure io:

Dalla lettera ai Corinzi di San Paolo

Fratelli, ho forse commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo dì Dio? Ho spogliato altre chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d’aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. Com’è vero che c’è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!

Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio! Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.

Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.

Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi   pure come un pazzo, perché possa anch’io vantarmi un poco. Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare, Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch’io. Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia. Lo dico con vergogna: come siamo stati deboli! Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balia delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?

Finita la lettura di S. Paolo, mi sono sentito come il più indegno discepolo di Cristo.

Quindi non mi resta altro che spen-dere gli ultimi giorni della mia vita per una conversione radicale a livello personale e per non azzardarmi per alcun motivo di giudicare i fratelli.

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