“La mia pagina bianca”

Da molti anni sono abbonato al bimestrale “Se vuoi”, una bella rivista edita dalle suore di San Paolo, le discepole di don Alberione l’apostolo dei mass-media cattolici, rivista che pone ai giovani il problema delle scelte nella vita. Il discorso, che di certo pone il problema della propria vocazione e del posto che si vuole occupare nella società, penso sia di grande interesse per queste suore perché oggi anche la loro congregazione religiosa, che fino a una trentina di anni fa poteva contare su un crescente numero di ragazze che sceglievano di dedicare la propria vita alla diffusione dei mezzi di comunicazione con cui la Chiesa tenta di calare il progetto cristiano nella società attuale, risente della crisi che ha investito in maniera massiva tutto il mondo delle suore.

Qualche giorno fa, mentre sfogliavo un numero di questa rivista per cogliere i servizi più interessanti, sono stato colpito da una frase di don Luigi Ciotti, il sacerdote cadorino che con il progetto “Abele” per molti anni si è dedicato ai tossicodipendenti e che in questi ultimi dieci anni ha spostato il suo obiettivo impegnandosi, con tutte le forze, contro la mafia, ogni tipo di mafia.

La frase che ha attirato la mia attenzione e che mi ha letteralmente investito è la seguente: “Non dobbiamo fermarci, la storia ha bisogno di noi. Nella storia c’è una pagina bianca che siamo chiamati a scrivere. È nostra! Ci è stata affidata. È Dio che ci dice: Scrivila Tu!”. Quest’ultima battuta è scritta in rosso e a caratteri cubitali tanto che ho avuto l’impressione che mi prendesse per il bavero e mi mettesse contro il muro. Ormai da parecchi anni non sogno altro che di farmi da parte, di delegare e mi ripeto frequentemente: “Ho fatto il mio tempo, ora tocca ad altri”. Adesso, dopo aver letto questo messaggio, mi vien da pensare che Dio si aspetti da me ancora qualcosa anche se piccola. Posso dirgli di no?

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