Il seme quando è buono prima o poi produce

Don Gino Cicutto, ora parroco di San Nicolò di Mira, è stato assegnato alla mia parrocchia nel 1972, quando era ancora chierico per fare esperienza, poi nel 1973 fu ordinato sacerdote e assegnato a Carpenedo come cappellano. Don Gino mi è caro per mille motivi: appena arrivato in parrocchia perse il padre, mi fu vicino negli anni amari della contestazione e, poiché era un ragazzo intelligente e collaborativo, nacque tra di noi un’intesa profonda ed affettuosa che si mantenne viva sia quando fu mandato a fare il parroco in Viale San Marco sia quando fu trasferito a Mira. Don Gino mi invia sempre il foglio della sua comunità ed io faccio altrettanto con L’Incontro e perciò, anche se non ci telefoniamo e non ci vediamo di frequente, il rapporto rimane caldo e affettuoso. Ho scritto tante volte che leggo con interesse e purtroppo spesso con amarezza tanti bollettini parrocchiali che frequentemente trovo insignificanti e miseri però, sia “Proposta” di mio fratello don Roberto che “S. Nicolò” di don Gino, o “Lettera aperta” di don Gianni, li seguo con particolare attenzione. Il settimanale di don Gino rispecchia la sua persona: calmo, ordinato, pacato ed equilibrato, mai polemico anzi sempre conciliante e sereno. Don Gino, che credo faccia da direttore, giornalista e tipografo, tiene da sempre una rubrica: “Appunti” che rispecchia un po’ il mio “Diario” ma si differenzia da esso perché lui non è mai spigoloso e polemico come invece capita a me, ma sempre pacatamente positivo. Ebbene in uno degli “Appunti” di qualche settimana fa c’è un messaggio che solo io potevo cogliere fino in fondo perché coinvolto nella sua riflessione. Dice infatti don Gino che, venendo da me, apprese la mia simpatia e la mia condivisione totale circa le prese di posizione di don Mazzolari, prete inviso alla gerarchia di quei tempi perché profeta di una Chiesa aperta ai poveri, ai lontani e perfino agli oppositori e, ora don Gino, conclude rilevando come le proposte di Papa Francesco sulla Chiesa “casa di misericordia” ben si coniughino con il pensiero scomodo di don Mazzolari. Mi ha fatto felice sapere che la mia testimonianza di più di quarantani fa è stata un seme che continua a germogliare e a produrre frutti e mi ha fatto concludere che nulla di quanto si semina con amore e convinzione va perduto!

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