Il prezzo dell’impegno

L’essere critico verso una certa apatia, o perlomeno una mancanza di impegno generoso, dei preti nel loro servizio pastorale, mi determina ad essere particolarmente puntuale a segnalare i casi in cui riscontro un comportamento opposto

Se è vero, come pare, che la categoria ecclesiastica sta piuttosto seduta, priva di iniziativa e spirito di sacrificio, è altrettanto vero che vi sono certi sacerdoti che, a motivo del loro zelo e del loro impegno, sono disposti a “lavorare” in maniera soda e quanto mai generosa.

Sento il dovere di sottolineare la dedizione veramente particolare di una comunità che “coltiva” un vivaio di ragazzi e di giovani a dir poco splendido.

Mi spiace che la protagonista di questo zelo sacerdotale sia, ancora una volta, la comunità di cui è parroco mio fratello, perché questa segnalazione potrebbe essere letta come un caso di “nepotismo”, comunque i fatti sono documentabili e parlano da soli.

Ieri pomeriggio sono andato a Chirignago nella parrocchia di San Giorgio perché quella comunità ha organizzato una splendida mostra antologica per Giovanni Scaggiante, uno dei “maestri” più affermati della città. Ho avuto modo di essere quanto mai ammirato di come l’associazione culturale della parrocchia ha organizzato questo evento di carattere artistico con una signorilità e un buon gusto veramente splendidi.

Tornandomene a casa da questa piccola “divagazione”, nel pomeriggio di domenica andavo riflettendo come pure una comunità di periferia poteva produrre eventi culturali di vera eccellenza e come essa aveva capito che la vita parrocchiale non può essere monocorde, ma deve avere attenzione per l’uomo tutto intero. In quel mentre, nel telegiornale regionale di RaiTre, che normalmente ascolto, ho colto la notizia che un pullman di ragazzi e di giovani di una parrocchia di Mestre, a causa di un guasto al sistema frenante, dopo essere andato a cozzare contro la roccia, s’era letteralmente rovesciato.

La notizia era sommaria e lacunosa, ma siccome durante la visita alla mostra avevo appreso che i giovani di quella parrocchia, per iniziare l’anno di attività, erano in uscita in Friuli, temetti fin da subito che si trattasse dei ragazzi di mio fratello don Roberto. Una serie di telefonate purtroppo confermò la mia ipotesi. Per fortuna fin da subito mi hanno informato che, nonostante l’incidente gravissimo, sembrava che, al di fuori di qualche ammaccatura, non ci fosse nulla di grave per l’incolumità dei giovani.

Per un paio di giorni la stampa locale ha parlato in lungo e in largo dell’incidente. Il triste evento mi riportò ai tanti giorni di ansia di quando avevo centinaia di ragazzi in giro per il mondo, esposti ad ogni pericolo che sempre può capitare perché, finché le cose vanno bene, ci può essere anche un cenno di gradimento per l’impegno del sacerdote nell’educare i giovani, ma se niente niente capita qualcosa di meno felice: povero prete! Tutti gli stan contro!

Grazia volle che a me non sia mai capitato nulla di grave, ma tremo ancora per tutti i sacerdoti che sono ancora “nella mischia”.

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