Un mio amico d’infanzia, tanti anni fa, tentava di convincermi che la religione aveva meno presa sulla coscienza dei fedeli, da quando si era abolito il latino e da quando il prete era uscito dal suo isolamento e aveva socializzato con la gente.
Mi pare di capire che volesse dirmi che quando la religione aveva abbandonato la sfera del mistero e la disciplina dell’arcano, andava a perdere la sua presa sul cuore del popolo.
Evidentemente, pur constatando che la partecipazione religiosa stava progressivamente diminuendo col passare degli anni, non potevo e non riuscivo a condividere questa lettura del fenomeno della secolarizzazione, anzi ritenevo e ritengo che il fenomeno religioso deve innervare, illuminare e dare ricchezza interiore all’attività dell’uomo e quindi sacerdoti e cristiani devono impegnarsi più a fondo per passare la fede attraverso modalità più compatibili e più affini alla cultura e alla mentalità del mondo moderno.
Detto questo però mi rimane nell’animo ancora qualche perplessità e qualche dubbio notando come gruppi religiosi minoritari o più conservatori riescono ancora a mantenere più viva e pregnante la sensibilità e il sentire religioso di quanto non riusciamo noi cattolici.
Qualche giorno fa ho invitato due giovani ortodossi, che lavoravano al don Vecchi, a pranzare con noi dato che era mezzogiorno. Il più giovane, un trentenne, mi ringraziò dicendomi, anche con candore, che gli ortodossi osservano quattro tempi di digiuno, uno dei quali cadeva proprio in quei giorni e loro si astenevano dalla carne, dai latticini e praticamente facevano “quaresima” come noi cattolici facevamo cinquant’anni fa.
Il consumismo, più nemico della fede che il marxismo, e il lassismo mi pare stiano pian piano svuotando la fede di contenuti forti per ridurla a qualcosa di formale, credo che dovrò riflettere a fondo su queste problematiche!