L’apostolato

Mi pare che nella Chiesa il primo punto del fronte che ha ceduto sia quello delle missioni. Il motivo che aggrava questo cedimento è che quel settore del fronte era tenuto dai corpi più forti, generosi e motivati, ossia dai missionari.

Ho sempre pensato ai missionari come ai volontari più generosi ed ardimentosi, quelli che hanno preso seriamente il monito di Gesù: “Andate, predicate l’Evangelo di Dio e battezzate nel nome del Signore!”. Ho sempre pensato ai missionari come a un corpo di élite, come all’avanguardia cristiana, gli arditi della Chiesa che sono capaci di passare la frontiera e portare il messaggio di Gesù in terre lontane. I missionari che ho incontrato nella mia lunga vita mi sono sempre sembrati i cristiani più belli, per la loro generosità, il loro coraggio e la loro capacità di lasciare la propria terra per portare il messaggio di Gesù a creature che vivevano “nelle tenebre”.

Ricordo che quando ero ragazzino si stampava una collana di brevi volumi di color giallo nei quali si raccontavano le stupende avventure dei missionari che vivevano nei paesi più abbandonati del mondo. Quanto mi hanno entusiasmato e fatto sognare quei racconti! Quando poi veniva in seminario qualche missionario a parlarci della loro vita, l’entusiasmo andava alle stelle.

Poi pian piano tutto si rabbuiò, si cominciò a discutere sull’opportunità del proselitismo, si cominciò a preoccuparsi, anche giustamente, di dover rispettare le tradizioni, la cultura di quei popoli, ci si preoccupò di non imporre, sotto il pretesto missionario, il tipo di civiltà occidentale, e cose del genere.

Non è che gli ordini religiosi abbiano chiuso con l’esperienza missionaria, però mi pare che non ci sia più quel fermento, quell’entusiasmo verso le missioni e i missionari che un tempo erano presenti nelle parrocchie.

Ricordo che una quarantina di anni fa in parrocchia aiutavamo un’anziana missionaria più che ottantenne che avevamo denominato “la vecchierella di Dio”, che ci parlava con tale entusiasmo della sua gente di terra d’Africa, dei battezzandi, dei suoi poveri, che veramente destava un interesse quanto mai vivo tra i miei parrocchiani. Oggi questo non capita di certo.

Un altro settore della frontiera cristiana che mi pare sia in grave sofferenza, è quello dell'”apostolato”. Quando ero ragazzino e facevo parte degli aspiranti dell’Azione Cattolica, i miei sacerdoti ed educatori non facevano che parlare del dovere di “conquistare” i compagni sbandati e lontani dalla Chiesa. Crescendo poi, leggendo l'”Adesso” di don Mazzolari, mi nacque nel cuore l’assillo di preoccuparmi e farmi carico degli “ultimi”, e tra questi non c’erano solo i poveri e gli infelici, ma anche coloro che s’erano allontanati da Dio. Mi è sempre rimasto nell’animo il dovere e pure il bisogno di far giungere la proposta cristiana anche ai “lontani”.

Ora la Chiesa parla, sì, della nuova evangelizzazione, ma mi sembra un discorso accademico e fuori dalla vita reale.

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