Le mie vacanze

Fino a sei sette anni fa, quando giungeva la stagione estiva, a cominciare da giugno e fino alla prima metà di settembre, mi trovavo in disagio e spesso imbarazzato perché mi si rivolgeva spesso, da parte dei parrocchiani, questa domanda: «Quando va in vacanza, don Armando?», oppure: «Dove va in vacanza quest’anno?». Normalmente tergiversavo perché sembrava che facessi lo snob dicendo che avrei trascorso il periodo estivo in parrocchia come in tutti gli altri mesi dell’anno (infatti dicevamo sette messe ogni domenica).

Quello delle vacanze è stato per me un problema particolare. Da bambino mi ricordo di essere andato solamente un anno in colonia con i balilla ad Asiago. Poi, quando sono entrato in seminario, mi pareva già un privilegio andare una ventina di giorni a Villa Fietta a Paderno del Grappa. Ricordo con tanta nostalgia quelle grandi scodelle di latte bianco con due dita di panna; latte profumato dall’erba e dai fiori della montagna. Ricordo le bellissime partite alla caccia del tesoro giocate con passione ed avventura nelle colline pedemontane, le escursioni sul Monte Grappa. Ricordo che da chierico, già con la tonaca, dopo la colazione uscivamo “per il passeggio” e spesso nascondevo la tonaca tra i cespugli, salivamo per la “Scala del re” fino a Cima Grappa, 1870 metri, e per pranzo ripescavo la tonaca per presentarci puntualmente a tavola.

Da giovane prete le due settimane del campo scout erano le mie vacanze: dormire per terra nella tendina e mangiare quello che le squadriglie di ragazzini dodicenni riuscivano a cucinare. Preoccupazioni a non finire, perché sapevo di dover portare a casa i ragazzi incolumi nonostante tutto. Ricordo anche i rimedi scout un po’ empirici: quando pioveva, i ragazzi si bagnavano, la sera passavamo per le tende per un sorso di grappa contro il raffreddore. Ma che vita bella, quanta avventura, quante serate a cantare attorno al fuoco di bivacco!

Però avanti negli anni, da giovane parroco, ero riuscito ad acquistare e a restaurare una casera in una radura tra i faggi in località Masoch a Gosaldo nell’agordino. Passavo un paio di settimane con le famiglie della parrocchia appunto nella “Malga dei faggi”. Ogni sera messa e riflessione con una sessantina di “fedeli” di tutte le età. Poi, quando aprimmo “Villa Flangini” ad Asolo per gli anziani, le mie vacanze duravano da mattina a sera una volta per ogni turno di quindici giorni. Però quanto era bello in quella villa che un tempo era del patriarca veneziano, il patrizio Luigi Flangini, sentirsi amato dalla cinquantina di anziani che, forse per la prima volta, provavano l’ebbrezza della vacanza, riveriti e serviti, in una dimora regale.

Adesso le vacanze le passo al Centro don Vecchi. Quando ho un minuto libero dal ministero nella mia “cattedrale” mi concedo talvolta qualche breve passeggiata nel bellissimo parco dove il tappeto verde del prato si coniuga così bene col filare degli oleandri, col roseto e con i fiori regali degli ibiscus.

Ora poi che so che Papa Francesco condivide le mie scelte, mi sento anzitempo in Paradiso!

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