Un mandato mai ricevuto

Il mio ministero attuale, da prete anziano e in pensione, è assai ridotto. In sostanza attualmente do una mano al consiglio di amministrazione della Fondazione per quelle incombenze che riesco ancora ad assolvere. Spesso ciò si limita a qualche consiglio, ma come sacerdote, oltre le celebrazioni del “don Vecchi”, mi occupo quasi esclusivamente, se si eccettua la messa mensile a Ca’ Solaro e la messa alla domenica a Carpenedo, del ministero della chiesa del cimitero.

Più volte ho detto che la comunità che si riunisce ogni domenica nella mia “cattedrale tra i cipressi” è la più bella del mondo e che il Signore non poteva farmi un dono più bello e più prezioso affidandomi questo compito ed offrendomi questa comunità cristiana così numerosa e così cara. La mia gente è veramente bella gente! Quando ci incontriamo ogni domenica si avverte l’amicizia e la gioia di incontrarci col Signore e con i fratelli. Di questa comunità mi piace tutto, perfino le chiacchiere cordiali ed affettuose che si fanno prima e dopo la messa. Un prete che si avvia verso gli 86 anni, cosa può desiderare di più?

Oltre a questo ministero, durante i giorni feriali mi capita talvolta che mi sia richiesto di celebrare il commiato cristiano per anziani fratelli che ci precedono di qualche tempo nella “casa del Padre”. Molto di frequente, anzi quasi sempre, si tratta di anziani che vivevano gli ultimi anni con la badante o in casa di riposo, talvolta però mi capita di celebrare anche per certe persone di valore, che hanno espresso nella società dei compiti importanti e che hanno dato una testimonianza valida nella professione o nella vita della comunità,

Per quanto riguarda l’aspetto religioso pian piano ho capito l’estrema importanza di questo ministero non solo per quanto riguarda la preghiera per il fratello che parte per il cielo, ma soprattutto per le brevi ma intense catechesi che posso svolgere sui temi fondamentali della vita, della morte, della paternità di Dio e su altro ancora. Provo veramente un’ebbrezza nel poter offrire il messaggio cristiano che, solo, può aprire un varco di luce e di speranza oltre il muro buio della morte. L’ambiente, la presenza delle spoglie mortali di una persona cara, mi permettono di fare delle catechesi quanto mai gradite ai fedeli e che io spero siano altrettanto efficaci. Mi fa poi altrettanto piacere che spessissimo la gente mi ringrazi per il “servizio funebre”.

Questo ufficio mi è stato ufficialmente affidato dalla Chiesa. In occasione poi dei funerali, mi arrogo invece un compito che nessuna autorità civile mi ha affidato, che però sento doveroso assumermi, ossia quello di ringraziare il fratello che se ne va per il suo impegno umano, familiare e civile che spesso è notevole e quello di offrire ai fratelli delle bellissime testimonianze di uomo, di cristiano e di cittadino che spesso questi defunti ci lasciano, testimonianze che andrebbero perdute se io non le raccogliessi e non le offrissi ai presenti come qualcosa di importante.

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