Don Camillo

A questo mondo succedono spesso delle cose strane che sorprendono e fanno pensare.

Alcuni giorni fa è venuta a trovarmi nella mia chiesa del cimitero una mia vecchia parrocchiana che per un po’ di tempo mi offrì una qualche collaborazione per “Lettera aperta”, il settimanale della mia vecchia parrocchia di Carpenedo. Un tempo le sue visite erano più frequenti ma ora, per gravi disturbi alla deambulazione, è costretta a farsi accompagnare dai figli. L’incontrai tanto volentieri perché so che mi vuol bene e perché l’ammiro per la sua fede limpida e forte e per la sua sensibilità a livello culturale ed umano.

Per l’occasione mi fece un’offerta per ricordare suo marito, morto da vent’anni, un’altra bella figura di uomo e di cristiano che ricordo quasi con tenerezza perché incorniciava anche visivamente la sua saggezza e bontà con una lunga barba bianca quasi da filosofo greco o da profeta dell’antico testamento.

In occasione della visita questa cara donna mi disse, con mia sorpresa, che aveva pensato di lasciarmi in eredità un quadro che le era caro, ma che poi aveva deciso di darmelo fin da subito. Tirò fuori dalla borsa un quadro di modeste dimensioni, ma ben incartato, come si fa quando una cosa è di pregio. La ringraziai, ma non ebbi il tempo di aprirlo perché era l’ora di celebrare la messa. Giunto a casa aprii con curiosità l’involucro e con mia sorpresa mi accorsi che il “quadro” non era che un compensato che riportava una scena di uno dei film tratti da “Mondo piccolo” di Giovannino Guareschi.

La foto inquadrava don Camillo e Peppone, ossia Fernandel e Gino Cervi, che pedalavano con forza e fatica le relative biciclette – da donna quella di don Camillo e da uomo quella del sindaco Peppone, che aveva sul portabagagli della ruota davanti una grosse valigia legata col solito spago alla maniera dei nostri vecchi.

Non sono riuscito a capire da quale film fosse tratta la foto, d’altronde mi interessava di più la lettura che questa signora dava all’immagine, perché mi parve ovvio che mi identificasse in don Camillo. Confesso che ne sono stato contento perché, tutto sommato, il don Camillo di Guareschi è un prete attivo e partecipe della vita del suo paese, di fede semplice ma convinto, un uomo che tutto sommato ha conservato una calda umanità ed una capacità di dialogo nonostante le barriere ideologiche e le scelte del partito del suo apparente “avversario”, ma in realtà caro fratello.

Se anch’io apparissi, o meglio fossi, così, ne sarei lusingato.

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